Lifestyle
Treno in ritardo? Ecco quanto e come farsi rimborsare il costo del biglietto. Almeno parzialmente…
Viaggiare in treno può essere una piacevole esperienza, ma i ritardi possono rovinare i piani. Le principali compagnie ferroviarie europee offrono rimborsi per ritardi significativi. Vediamo a chi richiedere i rimborsi per i treni Eurostar, Eurocity e Intercity, e quale modulistica è necessaria.
Viaggiare in treno è una delle modalità di trasporto più utilizzate in Europa, grazie alla sua comodità e capillarità. Tuttavia, lo sappiamo bene si possono verificare ritardi. A volte accettabili, altre volte snervanti. Soprattutto se il biglietto che ci troviamo n mano è costato molto. E soprattutto se si perdono coincidenze con altri treni. E’ importante, quindi, conoscere i propri diritti in termini di rimborsi. Ma quali sono le politiche di rimborso adottate per i treni Eurostar, Eurocity e Intercity? A quanto può ammontare la cifra rimborsata e come facciamo per richiederla?
Quando scatta il rimborso per i treni Eurostar
Se il treno Eurostar arriva con un ritardo compreso tra 60 e 119 minuti, è possibile richiedere un rimborso del 25% del costo del biglietto. Una cifra che aumenta fino al 50% del costo del biglietto se il ritardo è superiore a 120 minuti.
Se viaggiamo sugli Eurocity
Per i treni Eurocity, il rimborso è previsto se il ritardo supera i 60 minuti. In questo caso il rimborso del 25% del costo del biglietto. Se il ritardo è superiore ai 120 minuti il rimborso è del 50% del costo del biglietto.
I rimborsi per gli Intercity
Per i treni Intercity, il rimborso si applica per ritardi superiori ai 30 minuti. Dai 30 ai 59 minuti il rimborso previsto è del 25% del costo del biglietto. Tra 60 e 119 minuti il rimborso è del 50% del costo del biglietto. E infine se il ritardo è superiore ai 120 minuti il costo del biglietto verrà interamente rimborsato.
Come richiedere il risarcimento
Per richiedere il rimborso con Eurostar, è possibile farlo online attraverso il sito ufficiale o contattando il servizio clienti. Solitamente, è necessario fornire il numero del biglietto e la prova del ritardo. I rimborsi per i treni Eurocity possono essere richiesti presso le biglietterie delle stazioni o tramite il servizio clienti della compagnia ferroviaria operante. Anche in questo caso, bisogna fornire il biglietto e la prova del ritardo. Per i treni Intercity, il rimborso può essere richiesto presso le biglietterie, tramite il sito ufficiale della compagnia ferroviaria, o attraverso l’app mobile. È necessario avere con sé il biglietto e la conferma del ritardo per completare la richiesta. Per richiedere il rimborso è sempre obbligatorio avere con sé il biglietto.
E’ possibile farsi rimborsare anche in biglietteria
Per Trenitalia la richiesta di rimborso si può effettuare presso. Le biglietterie abilitate e l’agenzia emittente; la biglietteria abilitata della stazione di partenza per la richiesta di rimborso avanzata entro 30’ dalla convalida. L’azienda Trenitalia Tper S.c.a.r.l. – Direzione Commerciale – Post Vendita Reclami e Rimborsi- Via Del Lazzaretto, 16 – 40131 Bologna, tramite posta o e-mail da inviarsi all’indirizzo: info@trenitaliatper.it; online tramite il webform.
Il rimborso può anche essere richiesto in forma verbale se il biglietto è rimborsabile a vista e senza necessità di ulteriori approfondimenti. In forma scritta compilando l’apposito modulo di richiesta di Trenitalia Tper, oppure il modulo Europeo (Regolamento di esecuzione UE n. 949 del 27 marzo 2024) selezionando la lingua desiderata; online tramite il webform.
Anche i treni Regionali hanno diritto a essere risarciti
I rimborsi sono altresì previsti per i treni regionali. In questo caso, gli stessi avvengono nei seguenti modi: 25% del prezzo del biglietto per ritardi tra 60 e 119 minuti, se il costo del biglietto è almeno 16 euro. E’ previsto un rimborso del 50% del prezzo del biglietto per ritardi pari o superiori a 120 minuti, se il biglietto costa almeno 8 euro.
Ma in alcuni casi nulla è dovuto
Quali sono i casi in cui non spetta nessuna indennità? Per ritardi inferiori a quelli specificati. Per i biglietti gratuiti o di importo inferiore a 4 euro; per ritardo comunicato prima dell’acquisto del biglietto e per ritardo inferiore a 60 minuti continuando il viaggio con un altro servizio o percorso alternativo.
INSTAGRAM.COM/LACITYMAG
TikTok Star
Niente cellulari a scuola? Non per i prof: esplode il caso dei “TeachTokers”, i docenti-influencer che filmano le lezioni per i social
C’è chi li accusa di trasformare gli alunni in “oggetti di scena” e chi invece li considera pionieri di un nuovo modo di insegnare. “Non è show, è ludodidattica”, spiega la professoressa Rosita Barbella. Ma l’avvocata Castagnola avverte: “In Italia filmare e diffondere immagini di studenti non è legittimo”.
Benvenuti nelle aule 2.0, dove si impara e si “posta”. Smartphone in mano, musica in sottofondo e bambini che sorridono davanti all’obiettivo: è il nuovo mondo dei TeachTokers, i docenti-influencer che filmano lezioni, verifiche e momenti di classe per condividerli su TikTok o Instagram.
Un fenomeno che divide. Da una parte chi applaude questi insegnanti per la loro capacità di rendere virale la scuola e avvicinare i ragazzi al sapere; dall’altra chi denuncia una deriva pericolosa che trasforma l’aula in un set e gli alunni in comparse inconsapevoli.
Tra i volti più seguiti c’è la professoressa Rosita Barbella, docente di spagnolo in una scuola media della Campania. Nei suoi video, balla con gli studenti o spiega i verbi con giochi e canzoni. «Siamo autorizzati dai dirigenti e dai genitori – chiarisce –. Alcuni video vengono girati nel pomeriggio durante progetti sull’educazione digitale. Il mio non è spettacolo, è ludodidattica. Divulgo un metodo che può aiutare altri docenti».
Sulla stessa linea Gabriele Camelo, maestro in una scuola primaria di Palermo, ex autore televisivo e oggi star dei social. I suoi video mostrano quaderni pieni di cuori, sorrisi e frasi motivazionali come “Fiero di te” o “Stai crescendo splendida”. «Uso i social per far fiorire il seme che c’è in ogni bambino», spiega. «Raccontare le emozioni è terapeutico. I miei alunni imparano a essere protagonisti, non oggetti».
Ma il web si infiamma. “Serve un intervento del ministro Valditara”, scrivono molti colleghi, chiedendo regole chiare e una social media policy per le scuole. “I social svuotano l’autenticità educativa”, sostengono i critici. “Questi insegnanti costruiscono un personal brand, non un percorso formativo”.
A prendere posizione è anche Cristina Gallo, professoressa seguitissima online come “La prof Spettinata”. Pur difendendo l’uso educativo dei social, invita alla cautela: «È un attimo e l’algoritmo condiziona anche i buoni propositi. Serve deontologia, decoro e rispetto dell’istituzione che rappresentiamo».
Decisa, invece, la posizione di Iside Castagnola, avvocata esperta in tutela dei minori: «Trasformare bambini e ragazzi in strumenti di produzione di contenuti per aumentare i follower è inaccettabile. Anche con l’autorizzazione dei genitori, filmare gli alunni e diffondere i video sui social non è legittimo. È lecito solo in casi eccezionali».
E così, mentre agli studenti viene chiesto di tenere i cellulari spenti, i loro insegnanti diventano protagonisti online. Tra chi parla di “scuola del futuro” e chi di “spettacolo dell’educazione”, resta aperta una domanda: dove finisce la lezione, e dove comincia lo show?
Società
Lo Zingarelli 2026 parla inglese: da “ghostare” a “skillato”, l’italiano è sempre più “social”
Entrano “gaslighting”, “retrogaming” e “mansplaining”, ma anche ibridi come “whatsappare”, “flexare” e “culturalizzare”. Bartezzaghi: «Parole che sembrano mostriciattoli, ma ormai fanno parte del nostro modo di parlare».
Lo Zingarelli 2026 fotografa un’Italia sempre più anglofona e digitale. Nella nuova edizione del celebre dizionario, l’inglese dilaga come mai prima: “retrogaming”, “gaslighting”, “ghostare”, “mansplaining”, “skillato”, “tokenizzare”. Parole nate nei social e nei videogame che oggi entrano a pieno titolo nella lingua di Dante, trasformandola in un esperimento continuo di ibridazione.
Secondo Stefano Bartezzaghi, i nuovi termini «sembrano mostriciattoli artificiali, invenzioni un po’ ridicole, ma reali». “Breccare”, “whatsappare” o “flexare” – adattamenti italiani di verbi inglesi – fanno ormai parte del linguaggio comune, specie tra i giovani. E anche se a leggerli su carta fanno storcere il naso, nessuno può negare che si siano imposti per forza d’uso.
Il dizionario, del resto, non giudica: registra. Così “quadricottero”, sinonimo di drone, ottiene finalmente cittadinanza linguistica, mentre termini come “perculare” e “pezzotto” entrano dopo anni di uso popolare. “Perché l’italiano”, spiegano i lessicografi, “è una lingua viva, non un museo”.
Non mancano le creazioni ibride, costruite con radici italiane ma spirito burocratico: “culturalizzare”, “turistificare”, “eventificio”, “rinazionalizzare”. Parole goffe, ma utili a descrivere un Paese che organizza eventi più che idee.
Tra le curiosità, spunta “amichettismo”, la parola dell’anno: definisce con sottile veleno quel sistema di conoscenze e favori che in Italia funziona meglio di qualsiasi curriculum. E, come se non bastasse, il lessico del web si arricchisce di “bromance”, “omosociale” e “riciclone”.
Lo Zingarelli 2026 racconta così un’Italia che non ha più paura dell’inglese, ma rischia di dimenticare il proprio lessico. È una lingua in perenne mutazione, dove si “flexa”, si “posta” e si “ghostano” le persone. E dove, per dirla con Bartezzaghi, «anche i mostriciattoli linguistici, a forza di essere usati, finiscono per diventare di famiglia».
Cucina
Spaghetti all’Assassina: il piatto cult che ha conquistato l’Italia
Gli spaghetti all’Assassina rappresentano una delle ricette più audaci della cucina pugliese, una vera celebrazione della semplicità degli ingredienti combinata a una tecnica di cottura unica. La tostatura degli spaghetti conferisce loro quel sapore affumicato e croccante che li rende così irresistibili, trasformando un piatto di pasta in un’esperienza da provare almeno una volta.
Gli spaghetti all’Assassina sono diventati, negli ultimi anni, una ricetta cult che ha affascinato non solo i palati pugliesi, ma anche i buongustai di tutto il mondo. Questo piatto nasce a Bari negli anni ’70, nelle cucine popolari della città, come una versione “spinta” della classica pasta al pomodoro. Il nome stesso, “all’Assassina”, suggerisce un piatto audace, forte, quasi “pericoloso”, grazie al suo sapore deciso e alla particolare tecnica di cottura che gli conferisce una croccantezza unica.
La particolarità degli spaghetti all’Assassina sta nel modo in cui vengono cotti: non sono bolliti come di consueto, ma risottati, ovvero cotti direttamente in padella con un sugo di pomodoro molto concentrato. Questa tecnica permette alla pasta di assorbire tutto il gusto del pomodoro e del peperoncino, lasciando gli spaghetti ben tostati e croccanti. La croccantezza che si ottiene sulla parte esterna della pasta è ciò che rende questo piatto unico e tanto amato, un piatto che combina il sapore intenso della cucina pugliese con una consistenza quasi “bruciata”, in perfetto stile street food.
Proprietà nutrizionali
Come tutti i piatti di pasta, anche gli spaghetti all’Assassina forniscono una buona quantità di carboidrati complessi, che rappresentano una fonte di energia a lungo termine per il corpo. Il pomodoro, uno degli ingredienti principali, è ricco di licopene, un potente antiossidante che favorisce la salute del cuore e della pelle. Tuttavia, è importante notare che la quantità di olio utilizzata nella preparazione potrebbe rendere il piatto piuttosto calorico. Inoltre, l’uso del peperoncino contribuisce ad accelerare il metabolismo grazie alla capsaicina, una sostanza presente in questa spezia piccante.
Un piatto di spaghetti all’Assassina è ricco di sapore, ma va gustato con moderazione, soprattutto se si è attenti alla propria dieta. La versione tradizionale prevede un uso generoso di olio e il processo di tostatura della pasta può aumentare il contenuto calorico, rendendolo meno adatto per chi cerca piatti leggeri.
Ricetta originale
Gli spaghetti all’Assassina richiedono pochi ingredienti, ma la tecnica di preparazione è essenziale per ottenere il risultato giusto. Ecco i passaggi principali:
Ingredienti:
- 400 g di spaghetti (rigorosamente crudi)
- 500 ml di passata di pomodoro
- 2 cucchiai di concentrato di pomodoro
- 2 spicchi d’aglio
- Olio extravergine d’oliva (q.b.)
- Peperoncino (a piacere)
- Brodo di pomodoro (acqua e passata diluita)
- Sale (q.b.)
Preparazione:
- In una padella ampia, fate soffriggere l’aglio e il peperoncino nell’olio extravergine d’oliva fino a doratura.
- Aggiungete il concentrato di pomodoro e mescolate fino a che non si scioglie nell’olio.
- Unite gli spaghetti crudi direttamente nella padella e iniziate a tostarli a fuoco medio, mescolandoli spesso.
- A poco a poco, iniziate ad aggiungere il brodo di pomodoro, come se fosse un risotto, facendo in modo che la pasta lo assorba poco a poco. Continuate a mescolare e a tostare gli spaghetti.
- Quando gli spaghetti saranno cotti e croccanti all’esterno, aggiustate di sale e servite ben caldi.
Varianti
Nel tempo, sono nate diverse varianti di questo piatto. Alcuni preferiscono aggiungere un tocco di formaggio, come pecorino o parmigiano, per conferire una maggiore cremosità. Altri optano per un’aggiunta di olive nere o capperi per dare un tocco salato. Una versione più moderna prevede l’uso di pomodori ciliegini freschi insieme alla passata, per dare un sapore più dolce e meno concentrato.
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