Cinema
9 settimane e 1/2?!? Ma va… sono bastati solo 6 giorni a Mickey Rourke per essere espulso dal reality
Dal ring di The Wrestler al ring verbale di Celebrity Big Brother UK, l’ex sex symbol anni ’90 Mickey Rourke si è guadagnato un’uscita di scena anticipata e rumorosa. Tra battute infelici, tensioni e polemiche, il reality britannico ha detto “ciao ciao” al divo ribelle, a tempo di record.

L’attore da tempo ci ha abituati alle uscite di scena teatrali, ma questa volta ha superato sé stesso. Bastano appena sei giorni nella casa del Celebrity Big Brother UK per trasformare il suo ritorno in tv in un caso mediatico che neppure il miglior sceneggiatore di Hollywood avrebbe osato immaginare.
Quell’infelice uscita omofoba
A 72 anni, l’attore noto per le sue performance in 9 settimane e ½ e The Wrestler, si è lanciato con foga (e forse poca lucidità) nel vortice del reality più seguito d’Oltremanica. Ma invece di conquistare il pubblico con storie di redenzione o inedite fragilità da icona decadente, ha preferito optare per il filone “tormentone trash”, inanellando una serie di uscite infelici culminate con una frase giudicata omofoba rivolta a JoJo Siwa, giovane cantante e influencer americana.
Durante una conversazione apparentemente innocua, Rourke ha chiesto a JoJo se preferisse “i ragazzi o le ragazze”. Lei, con la naturalezza di chi non ha nulla da nascondere, ha risposto di avere una compagna non binaria. La replica dell’attore? «Se rimango più di quattro giorni, non sarai più gay». Boom! Il tempo di far girare la clip sui social e l’internet è esploso come un popcorn scaduto nel microonde.
Le scuse pubbliche a nulla sono servite
Nonostante le sue scuse pubbliche — goffe, vagamente imbarazzate, e probabilmente suggerite dal suo agente — la produzione non ha avuto dubbi: cartellino rosso e porta aperta. Come se non bastasse, Rourke aveva già collezionato un richiamo per atteggiamenti aggressivi e un vivace alterco con il concorrente Chris Hughes, confermando che la casa del Grande Fratello Vip non è esattamente il posto ideale per lui. Forse nemmeno il pianeta Terra lo è, in certi giorni.
Si accomodi all’uscita
Il comunicato ufficiale del programma è stato l’equivalente reality del “non sei tu, siamo noi”: sobrio, professionale, ma con un chiaro messaggio tra le righe – Mickey, vai a fare il ribelle altrove. I produttori hanno sottolineato l’importanza di creare un ambiente rispettoso e inclusivo. Parole che sembrano scontate, ma che diventano fondamentali quando il confine tra “personaggio sopra le righe” e “comportamento inaccettabile” viene superato senza troppi complimenti.
I limini naturali dell’ironia
Così, Rourke ha fatto le valigie e se n’è andato. Niente nomination, niente televoto. Solo un biglietto di sola andata per l’uscita laterale. Il pubblico si divide: c’è chi lo difende evocando il “politically correct impazzito” e chi, giustamente, sottolinea che l’ironia ha dei limiti, specie quando diventa offensiva e fuori tempo massimo. Mickey forse voleva fare il ribelle anche stavolta, ma ha dimenticato una regola base della tv di oggi: puoi essere controverso, ma non puoi essere irrispettoso. E il confine, oggi più che mai, non è sottile.
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Cinema
Il metodo Fenech contro i molestatori: “Una ginocchiata al momento giusto e capivano che non ero una da mettere sotto”
L’icona del cinema erotico italiano parla senza rancore del lato oscuro degli esordi: “All’epoca la parola di una ragazza non valeva niente”. Poi il messaggio alle nuove generazioni: “La vera libertà è poter dire di no, senza paura”. E sul MeToo: “Non dimentichi le donne comuni, non solo le star”.

Una ginocchiata, e passava la paura. Così Edwige Fenech, 76 anni, ha raccontato in diretta su Rai1, ospite di Francesca Fialdini a Da noi… a ruota libera, come ha imparato a difendersi da giovane dalle molestie. “Ero all’inizio del mio percorso e in certi ambienti la prepotenza era la norma. La parola di una ragazza non valeva niente. Non avevi strumenti, né sostegno. Ti difendevi come potevi”, ha ricordato l’attrice, simbolo del cinema sexy italiano degli anni Settanta.
Con la voce ferma e un sorriso che non cancella la memoria, Fenech ha aggiunto: “Io ho sempre reagito a modo mio: una vigorosa ginocchiata al momento giusto bastava a far capire che non ero una da mettere sotto”. Una frase che riassume un’epoca in cui le giovani attrici, spesso sole davanti al potere dei produttori, dovevano trovare il modo di sopravvivere a un sistema spietato.
Senza mai cedere al vittimismo, Fenech ha raccontato di aver trasformato quelle esperienze in forza. “Non rinnego nulla, nemmeno le ferite. Mi hanno resa più forte, più consapevole. Ora so che la vera libertà è poter dire di no, senza paura”.
Nel corso dell’intervista, l’attrice e produttrice ha anche commentato una riflessione della scrittrice femminista Susan Faludi, secondo cui il movimento MeToo avrebbe perso forza quando è diventato una battaglia delle star di Hollywood. “Non deve essere così – ha replicato –. Il MeToo è nato per difendere le donne comuni, quelle che non hanno un nome famoso o una telecamera accesa. La libertà e il rispetto devono valere per tutte”.
Oggi, Edwige Fenech guarda al passato con lucidità. Da icona di un cinema spesso frainteso a donna che ha saputo reinventarsi, il suo messaggio è semplice ma potentissimo: il rispetto non si chiede, si impone. Anche con una ginocchiata, se serve.
Cinema
Charlize Theron ignora Johnny Depp a Parigi: gelo tra le star venticinque anni dopo La moglie dell’astronauta
A distanza di venticinque anni dal film che li vide protagonisti, la scena si ripete ma al contrario: lui pronto a sorridere, lei lo evita con eleganza glaciale. Sui social si moltiplicano i video del momento e gli interrogativi sulle ragioni di un gelo tanto evidente.

Parigi, notte di gala per LVMH. Tappeti rossi, fotografi, flash e abiti da sogno. Ma il momento più commentato non è quello della sfilata o della cena di gala: è il mancato saluto tra Charlize Theron e Johnny Depp, che si sono ritrovati a pochi passi l’uno dall’altra dopo più di venticinque anni dal film La moglie dell’astronauta (1999).
Lui, elegantissimo in smoking scuro, era accanto a Brigitte Macron; lei, in abito dorato e sorriso impeccabile, è avanzata tra le autorità salutando il presidente di LVMH Bernard Arnault e la first lady francese. Tutto sembrava pronto per il consueto scambio di convenevoli tra due divi che avevano condiviso un set entrato nella memoria degli anni Novanta. E invece no: Charlize ha rivolto un breve cenno di saluto a Brigitte Macron e ha proseguito oltre, senza nemmeno incrociare lo sguardo di Depp.
Il gesto, immortalato dai presenti e rilanciato in poche ore su tutti i social, ha scatenato un’ondata di commenti. “Sembrava lo stesse aspettando”, ha scritto un utente su X, “ma lei lo ha letteralmente ignorato”. I più maliziosi parlano di vecchie ruggini legate alle difficoltà durante le riprese di La moglie dell’astronauta, quando — secondo alcune voci di set — tra i due non correva buon sangue.
Altri ipotizzano invece un gesto deliberato: Theron, oggi paladina delle cause femministe a Hollywood, non avrebbe gradito le polemiche e le controversie legate al lungo processo tra Depp e Amber Heard, chiusosi nel 2022 ma ancora oggetto di dibattito pubblico.
Nessuno dei due ha commentato l’accaduto, ma i video del “gelo di Parigi” continuano a macinare visualizzazioni. C’è chi parla di “freddezza diplomatica”, chi di “classe inavvicinabile”, chi ancora ironizza: “Charlize Theron ha fatto in due secondi quello che la giuria ha fatto in sei settimane”.
Per ora resta solo un fatto: a distanza di un quarto di secolo dal loro film insieme, Johnny e Charlize non sembrano più appartenere allo stesso universo. Anche nel mondo dorato delle star, certe orbite non si incrociano due volte.
Cinema
Benigni e Braschi, il bilancio (in calo) di una coppia d’oro: Melampo scende sotto il milione ma in vent’anni ha fruttato oltre 100 milioni di euro
Fondata nel 1991, la Melampo resta una miniera d’oro per Roberto Benigni e Nicoletta Braschi, che in due decenni hanno incassato oltre 100 milioni di euro grazie ai diritti dei loro film. Ma ora i numeri raccontano un rallentamento fisiologico, dopo vent’anni senza nuove produzioni cinematografiche.

C’erano una volta Roberto Benigni e Nicoletta Braschi, coppia d’arte e d’amore, e la loro creatura produttiva: Melampo Cinematografica srl. Una società nata nel 1991, cresciuta sull’onda di successi internazionali come La vita è bella, Il mostro e La tigre e la neve, e capace di trasformare l’estro del comico toscano in un piccolo impero economico. Oggi, però, i numeri raccontano un fisiologico rallentamento.
Nel bilancio dell’ultimo anno, Melampo ha registrato un fatturato di 852.683 euro, per la prima volta sotto il milione, contro gli 1,4 milioni dell’anno precedente. L’utile netto si è attestato a 184.353 euro, ben lontano dai 733.782 del 2023. Un calo significativo, accompagnato da una decisione inedita: per la prima volta, Benigni e Braschi non si sono distribuiti dividendi, lasciando l’intero utile in azienda.
Il dato segna la chiusura di un ciclo. L’ultimo film prodotto dalla Melampo risale al 2005 — La tigre e la neve — ma negli anni la società ha continuato a generare profitti grazie ai diritti d’autore e di sfruttamento delle opere più celebri. In bilancio la voce “diritti di utilizzazione opere dell’ingegno” ammonta infatti a oltre 106,8 milioni di euro, una cifra che da sola racconta il valore del patrimonio costruito dalla coppia.
Un tesoro accumulato tra Oscar e incassi miliardari, che permette a Benigni e Braschi di dormire sonni tranquilli nonostante il declino dei numeri recenti. Del resto, la Melampo è stata per decenni una macchina perfetta: dopo La vita è bella (1997), vincitore di tre Oscar e campione d’incassi nel mondo, arrivarono Pinocchio e Asterix e Obelix contro Cesare, meno fortunati ma comunque redditizi.
Oggi, la società vive dei ricavi provenienti dalle repliche televisive, dalle distribuzioni internazionali e dagli spettacoli teatrali e televisivi su Dante, la Costituzione e l’Europa, che hanno visto Benigni ancora protagonista. In parallelo, i due artisti controllano anche la Tentacoli Edizioni Musicali, che gestisce i diritti musicali dei loro film. Qui il fatturato è cresciuto a 158 mila euro, ma l’utile netto si è dimezzato a 40 mila euro.
Nessun dramma, assicurano i contabili: la Melampo resta una delle case di produzione indipendenti più solide d’Italia, con un patrimonio netto imponente e una storia che pochi possono vantare. Per ora niente nuovi film all’orizzonte, ma Benigni e Braschi — come il titolo del loro capolavoro — possono dire che la vita è ancora bella, anche con un utile più piccolo.
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