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Cinema

Altro che Disney… il nuovo Topolino fa davvero paurissima (trailer)

Anche i cartoni animati cambiano e si evolvono coil passare del tempo. E’ la sorte che è toccata anche all’eroe Disney per eccellenza, Mickey Mouse.

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    La nuova pellicola intitolata ScreamBoat, che sfrutta la scadenza dei diritti di Steamboat Willie (l’esordio di Topolino al cinema, datato 1928), divenuta di pubblico dominio, è uno slasher horror incentrato su un gruppo di abitanti della Grande Mela che, durante un viaggio in traghetto, diviene il bersaglio di un topo assassino. Il film è scritto e diretto da Steven LaMorte (il suo nome è un manifesto d’intenti…), noto anche per l’horror The Mean One, uscito nel 2022.

    La prima immagine resa nota dal magazine Variety

    La prestigiosa rivista Variety ha svelato un’immagine del raccapricciante topo al centro della pellicola, in arrivo nei cinema americani a fine mese. A interpretare la versione horror di Topolino è David Howard Thornton, ormai una garanzia nel genere. Ecco il trailer ufficiale:

    Parla il regista

    “Sono così entusiasta di condividere il nostro dispettoso mostro topo con il mondo. ScreamBoat è il mio modo di rendere omaggio alla Disney dando una svolta sinistra, ma comica al classico”, ha detto Steven LaMorte. Proseguendo: “Guardare David Howard Thornton dare vita a Steamboat Willie con i maghi di Quantum Creation FX è stato a dir poco sorprendente: è esilarante e incredibilmente divertente. Non vedo l’ora che il pubblico incontri Willie e sperimenti il caos che abbiamo creato”.

    La sinossi

    Come recita la la descrizione ufficiale del film, diramata dalla produzione “la pellicola segue un gruppo di newyorkesi durante un viaggio in traghetto a tarda notte che si trasforma in un’avventura mortale quando un topo dispettoso inizia a scatenarsi, prendendo di mira i passeggeri ignari. L’improbabile equipaggio deve unire le forze per contrastare la minaccia omicida prima che il loro rilassante tragitto si trasformi in un incubo”.

    Il gruppo di lavoro

    Steven LaMorte ha diretto il film ispirato a Mickey Mouse usando una sceneggiatura co-scritta con Matthew Garcia-Dunn. A fianco di David Howard Thornton, il cast include Allison Pittel, Tyler Posey, Amy Schumacher, Jesse Posey, Jesse Kove, Kailey Hyman, Rumi C Jean-Louis, Jarlath Conroy e Charles Edwin Powell, oltre ai cameo di Brian Quinn e del comico Joe DeRosa. Gli effetti pratici utilizzati per trasformare Thornton nel topo assassino sono stati progettati da Christian Cordella e realizzati da Quantum Creation FX.

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      Cinema

      Jenna Ortega: un successo da vertigine… ma per i fratelli deve sempre lavare i piatti

      Dal successo adolescenziale nella serie Disney “Harley in mezzo” all’iconico personaggio di Mercoledì, in grado di riscrivere l’immagine della Famiglia Addams. Ora Jenna si sente pronta alla definitiva consacrazione e ricorda i tempi degli esordi.

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        Giovane ma già così maledettamente famosa. Una celebrità per la quale deve ringraziare il personaggio di Mercoledì nell’omonima seconda serie targata Netflix e diretta da Tim Burton, un vero e proprio fenomeno di massa mondiale.

        Ha recentemente chiuso il suo account X

        Un successo sconfinato ottenuto nel corso degli ultimi due anni, la Ortega è attualmente uno dei personaggi più in vista del panorama internazionale. E se questo, da un lato ha aumentato il suo peso specifico a Hollywood e l’ha portata ad avere numerosi fan, dall’altra l’ha trasformata in un facile bersaglio per gli haters che ora, grazie all’AI, possono aggiungere nuove modalità di attacco nel loro arsenale di stupidità. L’attrice, infatti, è stata costretta a chiudere l’account X a causa di una serie di foto pedopornografiche generate con la tecnologia deepfake dell’intelligenza artificiale. Una modalità che consiste nel mettere il volto di una persona su altre immagini o altre video che, con quella persona, non hanno niente a che fare. In queste vergognose immagini generate artificialmente l’attrice viene raffigurata nella sua versione adolescente in pose intime.

        Il limite dei social

        Al New York Times, parlando proprio di questo brutto episodio ha detto: “Odio l’IA. Voglio dire: l’intelligenza artificiale può essere usata per cose grandiose. Credo di aver letto da qualche parte che l’intelligenza artificiale può individuare un cancro al seno quattro anni prima che progredisca. È grandioso. Continuiamo così. Mi è piaciuto aver creato un account Twitter a quattordici anni perché dovevo e vedere delle contenuto sporco ed editato su di me bambina? No. È terrificante. È marcio. È sbagliato e disgustoso e mi ha fatto stare male. Mi ha fatto sentire a disagio. Ed è per questo che ho cancellato Twitter, perché non riuscivo più a dire nulla senza trovarmi con qualcosa di questo genere. Non ne avevo bisogno.”

        Sempre sul set

        Al momento, afferma di non nascondere nulla di particolarmente glamour. Passa gran parte del suo tempo a viaggiare da un set all’altro. «Vivo praticamente lavorando, è molto raro che veda il sole». Ultimamente sta lentamente iniziando ad accettare il fatto che la sua vita è cambiata per sempre e che probabilmente cambierà ancora: «È talmente tanta la pressione che si respira in questo lavoro che è quasi comico ed è bello, e terribile».

        Il rapporto con il personaggio di Mercoledì

        «Gran parte dell’ultimo anno e mezzo l’ho sentito molto distante da me, molto dissociativa, aliena ed extra-corporea. Chi avrebbe mai immaginato che un personaggio tanto dark, contorto e sarcastico come Mercoledì potesse suscitare una tale gioia?». Aggiungendo: «Non ho mai avuto una stanza tutta per me da piccola», mi dice. «E ora posso viaggiare per il mondo».

        Non voglio parlare d’amore

        Su una cosa però si mostra intransigente: «Non parlo della mia vita amorosa perché è mia. Quando sai troppo della vita privata di qualcuno, poi guardi i film e vedi solo quello»

        Il giudizio del visionario Burton

        Il regista non ha dubbi: «Lei è una delle persone con cui preferisco lavorare, diversa da chiunque altro». Anche se si rende conto pure lui che il personaggio di Mercoledì ha arrecato non poche sofferenze alla ragazza Ortega, che ha iniziato a girare la prima stagione nel 2021 a 18 anni, più o meno l’età in cui i suoi coetanei andavano al college. La serie, che ha debuttato nel 2022, è diventata improvvisamente oggetto di culto, riformulando il franchising della Famiglia Addams proprio intorno al personaggio dell’afflitta figlia adolescente. Frantumando i record di Netflix e facebdole guadagnare il titolo di serie in lingua inglese più vista di sempre.

        Una bambina che cercava una via d’uscita

        Quarta di sei figli, la madre infermiera di pronto soccorso e il padre ex sceriffo che lavora presso l’ufficio del procuratore distrettuale della California, è cresciuta in una comunità del deserto insieme ad altre famiglie messicane. Fin da piccola desiderava di più: «Sono grata a quella bambina di sei anni che voleva diventare presidente o astronauta… perché ora mi rendo conto che ero sempre alla ricerca di una via d’uscita».

        La reazione indifferente dei fratelli

        Avendo cominciato a lavorare molto presto nella serie Disney Harley in mezzo (2016-2018) la madre l’ha sempre seguita, dovendo trascurare gli altri figli. Di quel periodo Jenna ricorda: «Quando tornavo a casa mi dicevano: “Jenna, prima di partire non hai lavato i piatti, quindi adesso devi lavarli tutta la settimana”». I suoi fratelli rimangono «del tutto indifferenti, a loro non potrebbe importare di meno, lo trovo molto dolce».

        Foto prese dalla rete

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          Cinema

          Paul Haggis firma il RIFF 2025 e incorona Violent Butterflies e E se mio padre: Roma torna capitale del cinema indipendente

          Con 88 opere in anteprima e una direzione artistica che ha rilanciato il ruolo del cinema indipendente, il RIFF 2025 ha premiato Adolfo Dávila per Violent Butterflies e Solange Tonnini per E se mio padre, restituendo a Roma la sua vocazione internazionale

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            Dal 21 al 28 novembre Roma è tornata a essere la capitale del cinema indipendente con la XXIV edizione del RIFF – Rome Independent Film Festival, un appuntamento che da oltre vent’anni offre spazio alle voci più libere della scena internazionale. L’edizione 2025 ha segnato il debutto del Premio Oscar Paul Haggis alla direzione artistica, presenza che ha acceso una nuova attenzione sul festival e sul futuro del settore. Fin dall’apertura Haggis aveva chiarito la sua posizione: «Il RIFF è diventato uno dei festival più importanti dedicati al cinema indipendente. L’Italia ha una lunga tradizione di sostegno a queste voci, e Roma ne è sempre stata il cuore».

            La sua riflessione è diventata il filo conduttore dell’intera settimana, soprattutto quando il regista ha denunciato il rischio di un’industria dominata dagli algoritmi. «Non molto tempo fa un regista coraggioso poteva trovare un finanziatore disposto a fidarsi del suo istinto. Oggi è raro trovare produttori o acquirenti che non dipendano dagli streamer». Parole che hanno risuonato con forza mentre scorrevano le 88 opere presentate in anteprima italiana, testimonianza concreta di una creatività che continua a muoversi fuori dalle logiche del mercato globale.

            La giuria internazionale ha assegnato il premio come Miglior Film a Violent Butterflies di Adolfo Dávila, riconosciuto per la capacità di coniugare intensità politica e sensibilità poetica. Il titolo di Miglior Lungometraggio Italiano è andato a E se mio padre di Solange Tonnini, apprezzato per la delicatezza con cui racconta legami familiari e fragilità emotive. Premi che hanno confermato lo spirito del RIFF: valorizzare opere che difficilmente troverebbero spazio nei circuiti mainstream.

            Con l’annuncio dei vincitori il festival si è chiuso riaffermando la sua identità. «Sarebbe un vero peccato perdere le voci indipendenti di oggi, perché sono quelle che ci entusiasmeranno maggiormente», ha ricordato Haggis. Un messaggio che ha accompagnato la fine dell’edizione e che guarda già al futuro, in una Roma che continua a essere un rifugio creativo per chi sceglie di raccontare storie senza chiedere il permesso agli algoritmi.

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              Cinema

              George Clooney confessa: “Quel maledetto di Brad Pitt! Mi soffiò Thelma & Louise e ci ho messo anni a perdonarlo”

              Nel 1991 Clooney e Pitt erano entrambi emergenti e in corsa per lo stesso ruolo. Pitt lo ottenne, diventò una star e Clooney non guardò il film per anni. Ora l’attore ammette: “Doveva farlo lui”. E Geena Davis rivela: “Ho scelto il ragazzo biondo”.

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                A volte il cinema scrive i suoi destini con un casting, un provino e un po’ di karma. E George Clooney, che oggi è uno degli uomini più potenti di Hollywood, non ha problemi a raccontare quando quel destino gli è passato davanti… con il volto perfettamente scolpito di Brad Pitt.

                Parlando con Screen Rant, Clooney ha ricordato il provino più amaro della sua carriera: quello per Thelma & Louise, il film del 1991 di Ridley Scott che avrebbe lanciato Pitt nell’Olimpo del cinema. «Eravamo io e Brad. Entrambi in difficoltà, agli inizi. Lui ce l’ha fatta, io no. E sì, ero incazzato», ha confessato con la sua ironia elegante. «Non ho guardato il film per anni. Pensavo: “Quel maledetto…”».

                Brad Pitt, in effetti, in quel ruolo di J.D. — jeans larghi, cappello da cowboy, sorriso da rapina — diventò immediatamente un’icona. «Poi l’ho rivisto e ho pensato: doveva farlo lui. Funziona così: certe cose sfuggono, ma per buone ragioni. Non puoi vivere pensando: “Quello dovevo farlo io”».

                Una battuta d’altri tempi, eppure la storia del provino perfetto ha un retroscena ancora più gustoso. A raccontarlo è stata Geena Davis, protagonista del film. Ai microfoni del Graham Norton Show ha ricordato la “finalissima” per il ruolo di J.D.: Brad Pitt, George Clooney, Grant Show e Mark Ruffalo. Tutti belli, tutti bravi, tutti castani.

                Finché non entra Pitt.
                «Era così carismatico che mi ha mandato in tilt. Ho dimenticato tutte le battute. Pensavo soltanto: “Mamma mia, che talento”. Quando mi hanno chiesto una preferenza ho risposto subito: “Il ragazzo biondo!”».

                Una scelta impulsiva che ha riscritto la carriera di tutti: Brad Pitt è diventato la star che conosciamo, Clooney avrebbe trovato la sua consacrazione qualche anno dopo, e Thelma & Louise è rimasto nella storia come un film cult capace di rigenerarsi a ogni generazione.

                Oggi i due attori sono amici, complici sul set della saga di Ocean’s, e perfettamente consapevoli che a Hollywood le strade si incrociano, si perdono e poi tornano a unirsi. Ma Clooney quel sassolino se l’è tolto, con un sorriso che vale più di mille red carpet: «Per anni ho pensato: “Quel maledetto di Brad”…».

                E in fondo, chi non l’avrebbe pensato?

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