Cinema
Alvaro Vitali: dal successo di Pierino alla depressione, rinato grazie all’amore
Alvaro Vitali rappresenta una figura unica nel panorama cinematografico italiano. Dalla collaborazione con Fellini al successo di Pierino, fino alla sua lotta contro la depressione, la sua storia è quella di un artista che ha vissuto tutte le sfaccettature della carriera attoriale. Oggi, grazie all’amore e alla determinazione, continua a essere un simbolo della comicità italiana, amato da generazioni di spettatori.
Vitali, icona del cinema italiano, ha lasciato un segno indelebile nel panorama cinematografico, grazie a interpretazioni che hanno fatto la storia della commedia anni ’80. Dopo un’incredibile carriera iniziata sotto l’ala di Federico Fellini, l’attore ha vissuto momenti difficili, segnati dall’assenza di ruoli e dalla conseguente depressione. Ma oggi racconta la sua rinascita grazie all’amore di sua moglie, Stefania Corona.
L’Incontro con Federico Fellini
Tutto ebbe inizio per caso. Vitali, allora un giovane elettricista, venne a sapere di un provino per un film di Federico Fellini. “Alvà, cercano un ragazzetto minuto per un film, vieni?”, gli disse un amico. Il provino si tenne a Cinecittà, nello Studio 5. Tra una folla di aspiranti attori, Vitali si distinse per la sua spontaneità. Quando Fellini chiese chi sapesse imitare il verso del merlo, Alvaro si lanciò in un’interpretazione esilarante. Il regista non ebbe dubbi: lo scelse per il film. Da quel momento, la collaborazione tra i due si consolidò con quattro pellicole, culminando in Amarcord.
Il Passaggio alla Commedia degli Anni ’80
Dopo l’esperienza con Fellini, Vitali trovò fortuna nel genere comico. Nel 1974, ottenne una piccola parte in La poliziotta di Steno, dove il suo talento comico non passò inosservato. Il produttore Luciano Martino, impressionato dalla sua capacità di far ridere, lo segnalò alla Medusa. Da quel momento, la sua carriera prese il volo.
La Nascita di Pierino, icona della commedia all’italiana
Il vero punto di svolta arrivò con il personaggio di Pierino. L’idea nacque quasi per caso: la Medusa cercava un’idea per un nuovo film, e il regista Marino Girolami suggerì di portare sullo schermo le celebri barzellette su Pierino, scegliendo Vitali come protagonista. Quando uscì Pierino contro tutti, nessuno credeva nel successo del film, tanto che rischiò di non essere completato. Ma il pubblico reagì con entusiasmo: le sale si riempirono e il film divenne un cult, dando vita a una saga indimenticabile.
Il Declino: dieci anni di oblio
Dopo il successo degli anni ’80, la carriera di Vitali subì una battuta d’arresto. “Ho passato dieci anni fermo, senza ruoli, senza opportunità”, racconta. Il teatro non riusciva a dargli la stessa soddisfazione del cinema, che per lui era una passione viscerale: “Fellini diceva che nelle mie vene non scorre sangue, ma pellicola”. Il dolore per l’esclusione dal mondo dello spettacolo lo portò a chiudersi in sé stesso, rifiutando contatti con amici e colleghi. La depressione prese il sopravvento, rendendo quegli anni particolarmente difficili.
Devo dire grazie alla mia Stefania
A salvarlo da quel tunnel buio fu l’amore. L’incontro con Stefania Corona gli restituì la voglia di vivere e di tornare a sorridere. Grazie al suo sostegno, Vitali ha ritrovato la luce e, sebbene il cinema non gli abbia mai garantito una ricchezza economica, oggi si sente un uomo fortunato: “A mia nonna dicevo sempre: ‘Adesso possiamo mangiare l’abbacchio tutti i giorni'”.
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Cinema
Caterina Murino, la maternità a 47 anni dopo due perdite: “Otto anni di punture, ormoni e zero umanità. Poi è arrivato Dametrio Tancredi”
Caterina Murino è diventata mamma a 47 anni, dopo anni di tentativi e due gravidanze perse. “Ho girato 15 ginecologi tra Francia e Italia, ho fatto otto anni di ormoni e punture. Gli errori medici fanno male, ma l’assenza di umanità ancora di più”. Oggi stringe il piccolo Dametrio Tancredi: “La mia gioia più grande”.
Diventare madre non è sempre un viaggio lineare. Per Caterina Murino, 47 anni, è stata una traversata lunga, faticosa e carica di dolore. Ospite a Verissimo, l’attrice ha condiviso un racconto personale intenso, lontano dai riflettori scintillanti con cui il pubblico è abituato a vederla.
«È stato un percorso difficile perché ho perso due bimbi», ha detto senza giri di parole. Nelle sue frasi la delicatezza di chi sa cosa significhi attendere, sperare, e poi affrontare il vuoto. Una maternità arrivata dopo anni di pazienza, forza e ostinazione.
Murino ha spiegato di aver intrapreso un lungo iter medico: “Ho iniziato questo percorso di tante punture e ormoni per otto anni. Ho conosciuto 15 ginecologi in Francia e alcuni anche in Italia”. Un labirinto di appuntamenti, diagnosi, farmaci, aspettative che sembrano avvicinarsi alla meta e poi allontanarsi di nuovo.
Ma oltre agli aspetti clinici, c’è una ferita che l’attrice sottolinea con maggiore amarezza: quella emotiva. «Al di là degli errori che hanno fatto anche medicalmente, è mancata proprio l’umanità». In quelle parole, il senso di una battaglia combattuta non solo contro il proprio corpo che non rispondeva subito, ma anche contro un sistema che troppo spesso dimentica quanto fragile possa essere chi lo attraversa.
Oggi, però, è tempo di luce. È nato Dametrio Tancredi, il primo figlio di Caterina Murino, e la sua voce cambia quando lo nomina: insieme al racconto della fatica, c’è spazio per la tenerezza e per un sorriso che non ha bisogno di essere spiegato.
La strada per diventare madre, per lei, è stata costellata di ostacoli e momenti bui. Eppure, nonostante tutto, ha trovato un approdo: “La mia gioia più grande”, lascia intendere.
Un racconto che non cerca spettacolarizzazione, ma che apre una finestra su una realtà condivisa da molte donne. E che, detto nel salotto di Verissimo, diventa anche un invito a guardare oltre le apparenze, a riconoscere la forza silenziosa di chi non smette di credere nell’amore, nemmeno quando la vita sembra mettere alla prova ogni speranza.
Cinema
Monica Guerritore e quel grazie a Mara Venier: tre anni di attesa, lacrime e tenacia per portare Anna Magnani sul grande schermo
Era il 3 gennaio 2023 quando Mara Venier la accolse a Domenica In per annunciare il progetto. Oggi, dopo un lavoro lungo e faticoso, Monica Guerritore rivive quell’abbraccio e ringrazia la “zia Mara” per il sostegno. Il film su Anna Magnani, icona assoluta del cinema italiano, arriva finalmente in sala: una scommessa d’autrice trasformata in realtà, tra emozione, determinazione e memoria.
A volte la strada verso il cinema passa per uno studio televisivo. Era il 3 gennaio 2023 quando Monica Guerritore varcò la soglia di Domenica In per raccontare per la prima volta il suo progetto: un film dedicato ad Anna Magnani, simbolo irripetibile di autenticità e forza scenica. All’epoca era un annuncio pieno di entusiasmo e visione. Oggi, quasi tre anni dopo, quell’idea è diventata realtà.



«Il 3 gennaio 2023 Mara Venier mi accoglie a Domenica In per annunciare il mio film su Anna Magnani. Sono passati quasi tre anni. Non pensavo ci sarebbe voluta tanta fatica. Ma ora il film c’è e il 6 novembre sarà nelle sale. Ieri con grande emozione ho abbracciato Mara e l’ho ringraziata per la sua accoglienza allora e ora. Mara, grazie ancora…», ha scritto Guerritore, commossa.
L’omaggio a una leggenda
La fatica, il tempo, l’attesa: ingredienti che restituiscono tutto il peso storico e emotivo di un’operazione del genere. Anna Magnani non è solo un’attrice, è un pezzo di memoria nazionale. Raccontarla significa affrontare un’eredità titanica, rispettare un mito, entrare in punta di piedi in un tempio di verità, lacrime e talento incendiario.
Guerritore lo ha fatto con rigore e sensibilità, costruendo un racconto che promette di restituire la fragilità e la potenza di una donna che non recitava: viveva in scena. Portarla sullo schermo significa parlare di passione, dignità, rabbia, amore. E della fatica che ogni donna affronta quando sceglie di non abbassare lo sguardo.
Un grazie che pesa
Nel riabbracciare Mara Venier, Guerritore ha riconosciuto non solo l’amicizia, ma l’importanza dei luoghi che accolgono i sogni prima che diventino opere compiute. Domenica In fu la prima tappa di questo viaggio, e oggi quell’abbraccio sancisce un cerchio che si chiude.
Tra memoria, cinema e gratitudine, il film arriva nelle sale per restituire al pubblico l’eredità di Magnani e, insieme, la tenacia di chi crede nei progetti fino in fondo.
Il 6 novembre lo schermo si accenderà, e per una notte Magnani — e con lei Guerritore — tornerà a occupare il posto che le spetta: al centro della scena.
Cinema
Robert De Niro: la figlia Airyn racconta il coming out trans e le parole del padre che commuovono Hollywood
In un nuovo racconto personale, Airyn, figlia transgender di Robert De Niro, ricorda il momento del coming out e il supporto totale dell’attore, padre di sette figli. «Era felice per me, ha incontrato il mio fidanzato e mi ha detto che sono amata per ciò che sono». Il divo, 82 anni, sarà a Roma il 6 e 7 novembre per Alice nella città, dove riceverà la Lupa Capitolina e presenterà i suoi prossimi progetti.
Essere leggenda del cinema non ti prepara automaticamente a essere un buon genitore. Eppure, a volte, le lezioni più importanti arrivano lontano dai set e dai riflettori. Robert De Niro, 82 anni, ha dimostrato ancora una volta che il ruolo più serio della sua carriera resta quello di padre.
Airyn, una dei suoi sette figli, ha raccontato nuovamente il momento in cui ha fatto coming out come transgender. A 30 anni, attrice e cantante, ha voluto condividere un frammento di vita privata che mette in luce un De Niro intenso, affettuoso e istintivamente protettivo. «Ho ricevuto da lui un sostegno continuo, e ne sono davvero grata», ha detto.
Non solo parole di incoraggiamento, ma una presenza concreta. «Mi ha detto di essere felicissimo per me perché ho un fidanzato incredibile che ha incontrato: “Hai qualcuno che ti ama per quello che sei e non devi cambiare per nessuno al mondo”». De Niro, spiegano, ha partecipato anche a sedute terapeutiche durante il percorso di transizione della figlia: un gesto silenzioso che racconta più di mille dichiarazioni pubbliche.
Poi la frase che Airyn non ha dimenticato: «Non c’è niente da fare se non accettare i tuoi figli per quello che sono e per come decidono di vivere la loro vita». Parole semplici, sì, ma che pesano, soprattutto in un’industria che spesso punisce l’autenticità.
Airyn, che ha un gemello, Julian, è nata dalla relazione dell’attore con Toukie Smith. Nel 2022 la famiglia si è allargata ancora: De Niro ha accolto la sua figlia più piccola, Gia, con la compagna Tiffany Chen. «Io amo tutti i miei figli», aveva detto l’attore, respingendo l’idea che sostenere un figlio LGBTQ+ sia un gesto straordinario.
Una visione che si continua a intrecciare con una carriera monumentale. De Niro sarà a Roma il 6 e 7 novembre per l’evento conclusivo di Alice nella città, dove riceverà la Lupa Capitolina e racconterà i suoi progetti, tra cui l’arrivo su Sky e NOW del gangster movie The Alto Knights – I due volti del crimine. Un ritorno nella capitale in cui il mito del cinema porterà anche una storia di paternità e rispetto che, fuori dal set, vale più di un Oscar.
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