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Cinema

Franco Zeffirelli non riposa in pace: una nuova causa nei confronti del suo Romeo e Giulietta

Dopo una prima causa fallimentare che li vedeva opposti a Paramount Pictures, i due attori protagonisti del film diretto dal regista italiano nel 1968, hanno tentato di rivolgersi a Criterion, accusandola che la recente riedizione del film avrebbe violato i loro diritti.

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    Una nuova causa intentata da Olivia Hussey e Leonard Whiting, i due protagonisti del celebre film Romeo e Giulietta diretto da Franco Zeffirelli. E’ quella che è stata fatta contro Criterion per una scena di nudo girata quando erano ancora minorenni, respinta però da una giudice della Corte Superiore. Non si tratta della prima volta che la pellicola viene tirata in ballo: già a febbraio 2024 i due attori intentarono una causa per sfruttamento, molestie sessuali, frode, abuso sessuale, negligenza e distribuzione di immagini di nudo di minori. Ora una denuncia nei confronti della casa di distribuzione Criterion, che di recente aveva pubblicato una versione rimasterizzata del film.

    Quella scena di nuda che sarebbe stata ottenuta con una promessa

    La giudice della Corte Superiore, Holly J. Fujie, ha però respinto la seconda causa, affermando che Criterion non ha alterato in modo significativo la presentazione della scena di nudo per giustificare una deroga alla decisione iniziale, come sostenevano i due querelanti. Nella denuncia originale, i due attori protagonisti hanno spiegato che il consenso era stato ottenuto dai due tutori – essendo loro all’epoca minorenni – prima delle riprese. Fino a quel momento, secondo la loro versione, non era stata minimamente discussa una scena che prevedesse il nudo. Secondo Hussey e Whiting, Zeffirelli li convinse a girarla promettendo che non sarebbe stata inclusa nel montaggio finale.

    La controversa scena a letto

    Promessa non mantenuta, a quanto pare, visto che il film contiene una scena in cui Olivia Hussey, all’epoca 16enne, e Leonardo Whiting, all’epoca 17enne, sono nudi sul letto mentre si riprendono da quello che viene presentato implicitamente come un atto sessuale, consumato in precedenza. Nella scena si vede una porzione del seno di lei e del fondoschiena di lui.

    Una questione di qualità dell’immagine

    La prima causa intentata da Hussey e Whiting contro la Paramount aveva toccato vari aspetti legali, tra cui sfruttamento e abusive molestie. Tuttavia, la Corte aveva già respinto tutto. I due attori, nel tentativo di ottenere giustizia, si sono poi rivolti a Criterion, che ha recentemente pubblicato una versione rimasterizzata del film. Sostenendo che la qualità migliorata della scena di nudo nella riedizione avesse infranto ulteriormente i loro diritti, mostrando un rendering digitale della scena che evidenziava fotografie ritoccate dei loro corpi nudi, rendendola inaccettabile e ancora più offensiva rispetto a quanto visto precedentemente.

    Per la giudice nessun reato

    La giudice ha rapidamente respinto questa nuova denuncia, non riscontrando una modifica sostanziale che giustificasse un ricorso rispetto alla decisione precedente. Secondo il giudizio finale, il confronto tra la riedizione del 2023 e quelle precedenti non avrebbe mostrato modifiche significative. Soprattutto per quanto riguarda la controversa scena di nudo.

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      Cinema

      Aquicorto Festival, il cinema breve torna a L’Aquila: innovazione, linguaggi nuovi e una call aperta ai talenti di tutto il mondo

      Aquicorto conferma la sua vocazione: essere uno spazio di incontro, confronto e crescita per il cinema breve. Aperta ufficialmente la call internazionale su FilmFreeway. Il festival è organizzato da Abbo Production e Associazione Studio ’70, con la direzione artistica di Angelo Sateriale e Katiuscia Tomei, in collaborazione con Cabiria Magazine.

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        Aquicorto Festival Internazionale per Cortometraggi entra ufficialmente nella sua terza edizione e prepara il ritorno nell’estate 2026 a L’Aquila, nel cuore del centro storico. Un appuntamento che si inserisce nel percorso di crescita culturale della città e nel grande scenario di L’Aquila Capitale Italiana della Cultura 2026. Portando al centro il cinema e le sue forme più contemporanee. Il festival nasce e cresce con un obiettivo preciso: dare spazio al cortometraggio come linguaggio autonomo. Originale e potente, capace di raccontare mondi, storie e visioni con immediatezza e profondità.

        L’organizzazione è già in movimento e da pochi giorni è stata ufficialmente aperta la call per filmmaker italiani e internazionali. Aquicorto vuole essere un luogo di promozione e dialogo, una casa per registi, sceneggiatori, attori e operatori del settore che trovano in questo festival un contesto in cui confrontarsi, crescere e condividere esperienze. A promuoverlo sono la Casa di Produzione Abbo Production e l’Associazione Culturale Studio ’70. La direzione artistica è affidata ad Angelo Sateriale e alla regista aquilana Katiuscia Tomei, in collaborazione con Cabiria Magazine, che seguirà anche il Premio della Critica attraverso il lavoro del caporedattore Attilio Pietrantoni.

        Molte le sezioni previste: Internazionale, Nazionale, Abruzzese, “No alla violenza” e Video Art. Saranno assegnati premi per il Miglior Corto Internazionale, Italiano e Abruzzese, oltre al Premio Broken Blossom per le opere che affrontano i temi legati alla violenza, il Premio Cabiria Magazine, il Premio Anemic Cinema dedicato alla Video Art e il Premio del Pubblico. La selezione sarà curata da un comitato scientifico composto da esperti del settore che valuteranno qualità tecnica, valore artistico e capacità narrativa delle opere.

        Le iscrizioni dovranno avvenire esclusivamente tramite la piattaforma FilmFreeway, seguendo indicazioni, scadenze e costi. I titoli selezionati saranno resi noti sul sito ufficiale del festival entro il 16 luglio 2026. Nei prossimi mesi arriveranno ulteriori aggiornamenti su ospiti, eventi collaterali e programma.

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          Cinema

          Sydney Sweeney in corsa per diventare la nuova Bond Girl: “Forse sì, forse no… dipende tutto dalla sceneggiatura”

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            Sydney Sweeney potrebbe diventare la prossima Bond Girl. Le voci, che da giorni rimbalzano sui media americani e britannici, la danno in pole position per il nuovo capitolo della saga di James Bond, il primo sotto il pieno controllo di Amazon Studios dopo l’acquisizione di MGM per 6,1 miliardi di dollari.

            L’attrice di Euphoria e The White Lotus, 28 anni, è considerata una delle interpreti più richieste del momento e il suo nome circola con insistenza tra i candidati del cast. Secondo Variety, lo stesso Jeff Bezos, fondatore di Amazon, vedrebbe con entusiasmo la Sweeney nel ruolo.

            Un indizio, forse, arriva anche dalla vita reale: la scorsa estate l’attrice era tra gli ospiti del matrimonio di Bezos con Lauren Sanchez a Venezia. Ma non solo. I tre collaborano anche per la distribuzione della linea di lingerie firmata Sweeney, dettaglio che alimenta i sospetti di un legame professionale sempre più stretto.

            Intervistata da Variety, Sydney ha giocato sul filo della diplomazia. «Non so (pausa di sette secondi)… non posso (altra lunga pausa). Ad essere onesta, non sono a conoscenza delle voci. Ma sono sempre stata una grande fan del franchise e sono curiosa di vedere cosa faranno», ha detto sorridendo. Poi ha aggiunto: «Dipende tutto dalla sceneggiatura. In realtà, mi piacerebbe di più interpretare 007 che la Bond Girl».

            Il prossimo film dell’agente segreto, il ventiseiesimo della saga, sarà diretto da Denis Villeneuve con la sceneggiatura firmata da Steven Knight, autore di Peaky Blinders.

            Negli ultimi mesi la Sweeney è stata al centro di diverse controversie: la pubblicità di American Eagle di cui è protagonista è stata accusata di “promuovere l’eugenetica”, accusa amplificata dal fatto che l’attrice, rarità a Hollywood, è registrata come elettrice repubblicana.

            Tra scandali, ruoli da sogno e strategie di marketing, Sydney Sweeney continua a essere il volto perfetto di una Hollywood che mescola glamour, provocazione e potere. E se davvero diventerà la nuova musa di 007, lo farà a modo suo — con la stessa sicurezza con cui, in ogni intervista, lascia che sia il silenzio a dire tutto.

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              Cinema

              George Clooney dice stop ai baci al cinema dopo i 60 anni: “Non bacerò più una ragazza”, ma il pubblico resta perplesso

              George Clooney ha deciso di dire addio alle scene di baci e romanticismo nei film. Lo ha spiegato al Daily Mail, raccontando di una scelta maturata dopo aver compiuto 60 anni e parlata con la moglie Amal. Una decisione ispirata a Paul Newman che divide pubblico e addetti ai lavori.

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                L’ultimo bacio di George Clooney non è stato sulle labbra di una donna, ma su una dichiarazione che fa discutere. L’attore ha raccontato al Daily Mail di aver deciso di chiudere definitivamente con le scene romantiche e i baci nei film. Una scelta personale, maturata dopo aver compiuto 60 anni e dopo una conversazione con la moglie Amal. Parole che hanno immediatamente acceso il dibattito.

                “Ho cercato di seguire la strada di Paul Newman. Ok, bene, non bacerò più una ragazza”, ha spiegato Clooney, lasciando intendere che il romanticismo sullo schermo, a un certo punto, può diventare fuori tempo massimo. Un’uscita che sorprende, soprattutto detta da uno degli attori più iconici del cinema romantico degli ultimi decenni.

                La conversazione con Amal e la soglia dei 60
                Il punto di svolta arriva con l’età e con la vita privata. Clooney racconta di averne parlato apertamente con Amal, scegliendo una linea che separa in modo netto il lavoro dalla sfera sentimentale. Non un addio al cinema, ma a un certo tipo di ruoli, quelli che prevedono baci e relazioni amorose sullo schermo. Una decisione che lui stesso presenta come naturale, quasi inevitabile.

                L’ombra lunga di Paul Newman
                Il riferimento a Paul Newman non è casuale. Newman aveva scelto, con il passare degli anni, di allontanarsi dai ruoli romantici tradizionali, privilegiando personaggi più asciutti e complessi. Clooney sembra voler seguire quella traiettoria, rivendicando una maturità artistica che non passa più dal bacio cinematografico. Il paragone, però, pesa: Newman era Newman, e non tutti sono pronti a riconoscere lo stesso percorso come automatico.

                Tra fascino iconico e ruoli che cambiano
                La reazione del pubblico è divisa. Da un lato c’è chi apprezza la coerenza e la consapevolezza di un attore che decide di non forzare la mano su ruoli che non sente più suoi. Dall’altro, resta la sensazione di una rinuncia che sa di autocensura, soprattutto considerando che il cinema è pieno di storie d’amore raccontate a tutte le età. Clooney, piaccia o no, resta per molti un simbolo di fascino senza data di scadenza.

                La sua decisione non cambia ciò che è stato, né cancella decenni di scene diventate iconiche. Ma apre una domanda che rimbalza tra spettatori e addetti ai lavori: smettere di baciare sullo schermo è davvero un segno di eleganza, o solo un limite che il cinema non ha mai davvero riconosciuto?

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