Cinema
Gli Oscar 2025 risorgono dalle ceneri di L.A.: tutti i vincitori, Italia a bocca asciutta
La 97ª edizione degli Academy Awards si è svolta la scorsa notte al Dolby Theatre di Los Angeles, riportando luce e speranza in una città recentemente colpita da devastanti incendi. Nonostante le difficoltà, Hollywood ha dimostrato ancora una volta la sua resilienza, celebrando il meglio del cinema mondiale.

Dall’8 gennaio 2025, Los Angeles è stata teatro di incendi che hanno devastato aree come Pasadena, Altadena, San Fernando Valley e Pacific Palisades, causando vittime e distruggendo quartieri iconici. Più di 10.000 edifici sono stati distrutti, lasciando migliaia di residenti senza casa. Tuttavia, la città ha mostrato una straordinaria capacità di ripresa, con comunità che si sono unite per supportare i colpiti e iniziare la ricostruzione. La notte degli Oscar 2025 ha rappresentato più di una semplice celebrazione cinematografica; è stata un simbolo della resilienza e della capacità di rinascita della “città degli angeli”. Nonostante le avversità recenti, la città ha dimostrato che l’arte e la comunità possono illuminare anche i momenti più bui, offrendo speranza e ispirazione al mondo intero.
Una magia che illumina la notte
In questo contesto resiliente, la cerimonia degli Oscar di stanotte ha assunto un significato ancora più profondo. Conan O’Brien, al suo debutto come presentatore, ha aperto la serata con un monologo carico di umorismo e speranza, sottolineando la forza della comunità di Los Angeles. Una serata arricchita da performance musicali di artisti del calibro di Ariana Grande, Cynthia Erivo, Doja Cat, Lisa dei BLACKPINK e Raye, che hanno regalato momenti indimenticabili al pubblico presente.
I vincitori
Il film indipendente Anora è stato il grande trionfatore della serata, aggiudicandosi cinque premi, tra cui Miglior Film e Miglior Regia per Sean Baker. Mikey Madison ha vinto il premio come Miglior Attrice Protagonista per la sua interpretazione in Anora, mentre Adrien Brody è stato premiato come Miglior Attore Protagonista per The Brutalist. I premi per i migliori attori non protagonisti sono andati a Zoe Saldaña per Emilia Pérez e Kieran Culkin per A Real Pain. Delusione italiana, rimasta senza statuette: quella per Isabella Rossellini candidata migliore attrice non protagonista per Conclave (il premio è andato a Zoe Saldana di Emilia Perez). Niente da fare neanche per Cynthia Sleiter, set decorator del medesimo film.
Momenti indimenticabili
La serata è stata caratterizzata da momenti toccanti e sorprese varie. Timothée Chalamet e Kylie Jenner hanno condiviso un dolce momento, catturato dalle telecamere, che ha fatto parlare i media. Halle Berry ha ricreato il famoso bacio degli Oscar del 2003 con Adrien Brody, suscitando l’entusiasmo del pubblico. Inoltre, sotto ogni poltrona del teatro, gli ospiti hanno trovato snack box a sorpresa, un’idea del presentatore O’Brien per mantenere alto l’umore durante la cerimonia.
Tributi a Quincy Jones e Gene Hackman
La manifestazione ha reso omaggio a leggende del cinema come Quincy Jones e Gene Hackman. Queen Latifah ha eseguito un’emozionante performance in tributo a Jones, mentre Morgan Freeman ha onorato Hackman con un sentito discorso. Questi momenti hanno ricordato al pubblico l’importanza e l’eredità lasciata da queste icone nel mondo del cinema. Da segnalare l’assenza di una benchè minima menzione per Alain Delon, scomparso lo scorso agosto.
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Cinema
Amal Clooney nel mirino di Trump: rischia sanzioni e divieto d’ingresso negli Stati Uniti
Amal Alamuddin Clooney, stimata giurista internazionale, rischia di finire nella lista nera del presidente Trump per aver collaborato alla richiesta di mandato d’arresto internazionale contro il premier israeliano. Il provvedimento, anticipato dal Financial Times, potrebbe coinvolgere anche i suoi beni e la sua vita a Los Angeles.

È la legge contro la politica. E per una volta, la legge rischia di soccombere.
Amal Alamuddin Clooney, icona globale della giustizia e dei diritti umani, potrebbe presto non poter più rimettere piede negli Stati Uniti, paese dove ha costruito casa, famiglia e futuro. La colpa? Aver osato sfidare uno degli alleati più potenti dell’America di Donald Trump: il premier israeliano Benjamin Netanyahu.
La rivelazione, firmata Financial Times, è di quelle che fanno tremare. Il ministero degli Esteri britannico ha allertato diversi avvocati residenti negli Stati Uniti sul rischio imminente di sanzioni personali. Tra loro spicca il nome di Amal, la cui carriera si è spesso intrecciata con le cause più scomode della geopolitica internazionale.
La vicenda prende corpo mesi fa, quando la Corte Penale Internazionale dell’Aia, sotto la guida del procuratore capo britannico Karim Khan, emette un mandato di arresto contro Netanyahu e l’ex ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, accusandoli di crimini di guerra e crimini contro l’umanità nella devastata Striscia di Gaza.
Un’azione che ha scatenato l’ira del presidente Trump, insediato nuovamente alla Casa Bianca da gennaio 2025, deciso a proteggere gli alleati israeliani anche a costo di colpire chiunque osi contestarli.
«Come avvocata per i diritti umani, non accetterò mai che la vita di un bambino abbia meno valore di quella di un altro», aveva dichiarato senza esitazione Amal, rivendicando il proprio ruolo nel gruppo di esperti che ha sostenuto il procuratore Khan. Un’affermazione che oggi potrebbe costarle molto cara.
L’ordine esecutivo firmato da Trump lo scorso febbraio prevedeva già sanzioni contro Khan. Ora però il cerchio si stringe, e rischia di coinvolgere direttamente anche Amal Clooney: divieto d’ingresso negli Stati Uniti, congelamento dei conti correnti, sequestro delle proprietà sul territorio americano.
Rimarrebbe salva, per ora, soltanto la residenza britannica lungo il Tamigi, acquistata insieme a George Clooney come rifugio discreto fuori dai riflettori hollywoodiani.
Amal, da sempre impegnata nelle sfide più ardite del diritto internazionale, non è nuova alle tempeste mediatiche e politiche.
Dopo gli studi a Oxford e il lavoro negli studi londinesi più prestigiosi, ha difeso giornalisti perseguitati, donne vittime di violenza, popolazioni dimenticate in conflitti dimenticati.
Una carriera brillante, culminata nella collaborazione con le Nazioni Unite e in una visibilità globale rafforzata anche dal matrimonio con una delle star più amate di Hollywood.
Ma proprio il cognome Clooney ha reso inevitabile il bersaglio. George, attore e regista apertamente democratico, ha sempre criticato Donald Trump, accusandolo più volte di voler soffocare la libertà di stampa: «Vediamo un governo che multa e intimidisce le aziende per controllare i media», aveva dichiarato alla CBS.
Un attacco al quale Trump aveva replicato senza mezzi termini, definendolo «una star di serie B e un opinionista fallito». Non certo il clima ideale per sperare nella clemenza presidenziale.
Oggi Amal tace, ma il suo pensiero è scolpito nelle dichiarazioni rese alla Corte Penale Internazionale: «Non esistono conflitti al di sopra della legge. Non esistono leader al di sopra della legge.»
Un messaggio chiaro, che difficilmente lascerà spazio a compromessi.
Secondo il Financial Times, insieme a lei rischiano sanzioni anche figure di spicco come l’ex giudice britannico Adrian Fulford, la baronessa Helena Kennedy e l’avvocato Danny Friedman. Una lista di nomi illustri pronti a pagare il prezzo della loro fedeltà alla giustizia internazionale.
In questo nuovo scenario, la battaglia di Amal Clooney non è più solo quella di un avvocato per i diritti umani.
È diventata la battaglia di chi crede che anche davanti al potere più feroce, la legge debba poter ancora parlare.
Anche se la voce dovesse arrivare da oltre oceano, filtrata dalle sanzioni, dalle rappresaglie e dal gelo diplomatico di una nuova America.
Cinema
“I cocci rotti non si riaggiustano”: Micaela Ramazzotti riavvolge il nastro sul suo ex
L’attrice torna alla ribalta con “30 notti con il mio ex”, ma è la sua vita privata ad attirare i riflettori: la separazione burrascosa da Paolo Virzì, l’amore ritrovato con Claudio Pallitto, una rissa pubblica e la riscoperta di sé. Un racconto che intreccia arte, emozioni e resilienza, tra cinema e realtà.

Il 17 aprile arriva nelle sale 30 notti con il mio ex di Guido Chiesa, una commedia per famiglie che segna il ritorno sul grande schermo di Micaela Ramazzotti. Ancora una volta interpreta una delle sue “pazzerelle”, personaggi eccentrici e vulnerabili, ma stavolta il copione sembra fondersi con la vita vera. Micaela non si nasconde più. Non solo nel film, ma soprattutto fuori dal set.
La verità fa male (ma libera): la scelta di esporsi
«La verità è bella perché è libera e ti mette in pace con te stessa», dichiara l’attrice. Dopo anni di silenzi, ha deciso di raccontare pubblicamente la sua verità, anche a costo di esporsi al giudizio. La separazione con Paolo Virzì non è stata indolore: accuse, insulti (“Brutta merda, mignotta”, le avrebbe urlato il regista), una lite che coinvolse anche il suo nuovo compagno Claudio Pallitto. «Quando c’è stata quella bufera, ho sentito cose brutte sul mio compagno. Mi hanno fatto male. Difendendolo, ho difeso anche me». Una presa di posizione netta, forte, che rivela una nuova Ramazzotti: più determinata, più consapevole.
“I cocci a Roma finiscono al monte de’ cocci”: niente kintsugi, solo realtà
Il film propone una riflessione delicata: è possibile ricostruire un rapporto finito? Ramazzotti risponde senza esitazioni: «Il kintsugi (l’arte orientale di riparare oggetti con l’oro, ndr) è poetico, ma non ci credo. Se si rompe qualcosa di profondo, resta rotto». E no, i cocci non si riaggiustano con l’oro: si buttano. Una dichiarazione che sembra una sentenza definitiva sul suo passato con Virzì. Nessuna possibilità di riconciliazione, solo l’accettazione delle crepe. E la forza di andare avanti.
Una madre sincera, un’artista rinata
Micaela non filtra nemmeno con i figli: «Con loro c’è sempre stata onestà intellettuale». Un esempio di maternità moderna, lontana dalla retorica zuccherosa. E come artista? Dice di essere cambiata. «Mi sentivo fragile, ho scoperto di essere una lottatrice». La famosa rissa con l’ex – dove avrebbe persino strappato e lanciato gli occhiali di Virzì – non è solo una scena da rotocalco, ma l’istantanea di un passaggio cruciale nella sua evoluzione personale e creativa.
Dall’inferno al riscatto: l’amore con Pallitto e il futuro
Claudio Pallitto, suo attuale compagno, presto marito, è stato bersaglio di critiche e commenti feroci. Ma Micaela lo ha difeso a spada tratta. «Non si attacca una persona per il fisico. Basta, se ne parla una volta sola. Colpo secco, stop». Una donna che si rialza, che non si lascia più mettere all’angolo, che trasforma le ferite in forza. Ramazzotti non solo torna al cinema, ma sembra voler riscrivere il proprio copione di vita: da protagonista, senza censure.
Cinema
Il prossimo James Bond berrà tequila? Con Alfonso Cuarón potrebbe succedere…
Il regista premio Oscar Alfonso Cuarón ha confermato le trattative per dirigere il prossimo film della saga di James Bond, ora nelle mani di Amazon MGM. Cosa succede quando l’eleganza britannica incontra la passione latina e se il genio dietro Roma prenderà davvero il timone?

Avete letto bene. Il celebre regista messicano Alfonso Cuarón ha rivelato di essere in trattativa per dirigere il prossimo capitolo dell’iconica saga di James Bond! Una notizia che ha scatenato entusiasmo e curiosità tra i fan del franchise. Dopo anni di eleganza british, intrighi internazionali e martini “agitati, non mescolati”, 007 potrebbe finalmente parlare… spagnolo?
Da Roma a Londra (passando per Città del Messico)
Cuarón, che non dirige un film dal 2018 — anno in cui ha trionfato agli Oscar con Roma — ha dichiarato:
“C’è effettivamente questo progetto in discussione e ho il desiderio, se dovesse accadere, di rivisitare questa storia a modo mio”.
Una dichiarazione che lascia intendere non solo un ritorno alla regia, ma anche un desiderio di reinventare Bond secondo la sua sensibilità cinematografica. E se pensiamo a quanto siano stati rivoluzionari film come Gravity o I figli degli uomini, il risultato potrebbe essere esplosivo.
Amazon MGM cambia le carte in tavola
Con l’acquisizione dei diritti della saga da parte di Amazon MGM, l’universo di 007 è pronto per una svolta epocale. I fan si aspettano innovazione, diversità e un tono meno “vecchia scuola”. Cuarón, con la sua visione umana e profonda, potrebbe essere la scelta perfetta per questa nuova era.
Ma chi sarà il prossimo Bond?
Ancora nessuna conferma sul volto che interpreterà James Bond, ma con Cuarón alla regia, c’è da aspettarsi un personaggio più sfaccettato, emotivamente complesso e, chissà, magari anche con radici culturali diverse. Un Bond meno freddo e più umano? Potremmo davvero essere di fronte al 007 più rivoluzionario di sempre.
Uno 007 latinoamericano? Sì, grazie!
Immagina le sequenze d’azione tra i mercati di Oaxaca, inseguimenti tra le piramidi maya o dialoghi intensi sullo sfondo del Día de los Muertos. Il tocco visivo e narrativo di Cuarón potrebbe arricchire l’universo di Bond con nuove prospettive culturali e visive.
Il ritorno di un maestro
Dopo anni di silenzio, Alfonso Cuarón potrebbe tornare dietro la macchina da presa con una delle saghe più amate al mondo. E se il progetto andasse in porto, ci aspetta un Bond mai visto prima: più passionale, più profondo, forse persino più reale.
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