Cinema
Il bacio perfetto secondo Sharon Stone? “Solo Robert De Niro. Avrebbe potuto colpirmi con un martello e… wow”
Niente baci da copertina o scene hot alla Hollywood, per Sharon Stone il massimo della passione è arrivato da Robert De Niro sul set di Casinò. “Lo ammiravo così tanto che anche se mi avesse steso con un martello, avrei sorriso. Ma è stato un bacio meraviglioso”.

Altro che giovani divi muscolosi o attori da poster adolescenziale. Per Sharon Stone, il bacio più bello della sua vita professionale è arrivato da Robert De Niro. Lo ha confessato lei stessa in un’intervista che ha fatto il giro del web: “Ero follemente innamorata di lui come attrice e lo ammiravo così tanto che quel bacio è stato il momento culminante. Ero incantata. Avrebbe potuto colpirmi in testa con un martello e avrei comunque detto: ‘Oh, sì!’. Ma è stato favoloso”.
Parole che suonano come una dichiarazione d’amore artistico più che sentimentale. Perché in fondo, lo sappiamo, nella lista dei sogni proibiti Sharon Stone ha avuto un posto d’onore per decenni, ma quando parla di De Niro sembra diventare una spettatrice qualsiasi, persa nel mito. E non si tratta nemmeno di un partner particolarmente passionale – almeno sullo schermo. Il loro bacio avviene in Casinò di Martin Scorsese, film cupo, violento, duro. Eppure, per lei, è stato magia pura.
“Con gli altri colleghi si ride, si scherza, ci si aiuta. Ma con De Niro c’era una tensione sacra, quasi religiosa”, ha spiegato l’attrice. E non è la prima volta che lo dice. In varie occasioni, Sharon ha ribadito quanto quella collaborazione sia stata importante nella sua carriera. Non tanto per il ruolo – pur meraviglioso – di Ginger McKenna, ma proprio per il confronto con l’attore che più ha segnato il cinema americano degli ultimi 50 anni.
Un bacio, insomma, come coronamento. E che bacio. Nessuna coreografia da videoclip, niente labbra socchiuse alla francese, nessuna lingua in primo piano: “Un gesto semplice, ma pieno di senso. E poi… era lui”, ha detto Sharon. Il sottotesto è chiaro: ci sono baci e baci. E poi c’è quello con chi incarna per te il cinema, la potenza, la bravura assoluta.
E pensare che molti, all’epoca, credevano che la vera chimica di Sharon fosse con Michael Douglas, o magari con Richard Gere. Ma lei no, non ha dubbi. Nessuno regge il confronto con Bobby D.
Anzi, pare che dopo il ciak non abbia nemmeno voluto replicarlo. “Non volevo rovinare la magia di quel momento. Era perfetto. E certe cose si fanno una volta sola”. Un bacio e via. Da leggenda.
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Cinema
John Goodman, addio a 90 chili e a quel riflesso che non voleva più vedere
Dal rifiuto dello specchio alla rinascita: l’attore statunitense si mostra con una nuova silhouette dopo un percorso iniziato nel 2007. Niente scorciatoie, solo costanza, sport e dieta mediterranea. E un messaggio potente sul rapporto tra corpo e identità.

L’attore statunitense, indimenticato interprete di Fred Flintstones nella celebre pellicola prodotta da Spielberg nel 1994, ha lasciato tutti senza parole alla première del nuovo film dei Puffi a Los Angeles. Occhi puntati su di lui, o meglio sul suo nuovo corpo: in abito blu e con una figura molto più asciutta, John Goodman ha sfoggiato una forma smagliante. E la sorpresa è stata generale.
Non è la prima volta che l’attore, oggi 73enne, mostra i risultati del percorso iniziato nel 2007, ma a ogni apparizione pubblica il cambiamento appare sempre più radicale. Non si tratta di una “dieta per un ruolo”, ma di una trasformazione profonda, cercata e voluta con determinazione. Il punto di rottura, raccontava tempo fa a People, è arrivato quando non riusciva più a guardarsi allo specchio. Con i suoi 180 chili e una relazione complessa con il cibo, Goodman aveva imboccato una strada pericolosa fatta di abbuffate e disordine.
Il primo passo? Dire addio all’alcol. Il secondo, reinventarsi: sport regolare, attenzione alle porzioni, e una dieta ispirata al modello mediterraneo, seguita con l’aiuto di un nutrizionista. Risultato? Oltre 90 chili in meno, ma soprattutto un nuovo equilibrio. Un approccio semplice ma rigoroso che, nel tempo, ha dato i suoi frutti e gli ha permesso di mantenere la forma conquistata.
Oggi, Goodman è un uomo diverso. Non solo fisicamente, ma anche nel modo in cui si espone: più sereno, più centrato. E se nei suoi ruoli iconici – da Il grande Lebowski ad Arizona Junior – la sua stazza era parte del personaggio, ora è la sua trasformazione a parlare. E a ispirare.
Cinema
Una frustata da 450mila euro: l’iconica arma di Indiana Jones venduta all’asta dopo un lungo viaggio… reale
Utilizzata da Harrison Ford in Indiana Jones e l’ultima crociata, la frusta è stata battuta all’asta per 525mila dollari. Il cimelio passò di mano da Ford a Carlo, da Carlo a Diana, fino all’anonimo collezionista che oggi se la porta a casa con discrezione… e portafogli più leggero.

Una bella frustata, sì. Ma al portafogli. È costata infatti 525mila dollari (circa 450mila euro) la leggendaria frusta usata da Harrison Ford in Indiana Jones e l’ultima crociata, uno degli oggetti più iconici della saga firmata Steven Spielberg.
Il cimelio è stato messo all’asta e venduto a un collezionista che ha preferito rimanere anonimo. E ci sta: dopo aver versato una somma da capogiro per una frusta, è comprensibile che voglia evitare occhiatacce da amici e parenti. Ma la vera notizia è che quella frusta, prima di finire in una teca super blindata, ha avuto una vita… reale.
Il protagonista di questa storia è ovviamente Harrison Ford, che nel 1989 interpretava per la terza volta il professore-archeologo con cappello e giacca di pelle. Proprio in occasione della premiere britannica del film, Ford decise di donare la frusta usata sul set a Carlo d’Inghilterra — che all’epoca principe, ora re — come omaggio speciale. Ma la catena di custodia non finisce lì.
Carlo, secondo quanto riportato, regalò la frusta a Lady Diana, grande appassionata di cinema. Diana, a sua volta, la cedette a un proprietario privato, di cui non si conosce il nome. Ed è proprio questo oggetto, con dentro un pezzo di storia del cinema e della famiglia reale, che oggi è finito all’asta.
La vendita arriva a poche ore da un altro record hollywoodiano: la slitta di Quarto Potere, capolavoro di Orson Welles, è stata battuta per 14,75 milioni di dollari, diventando l’oggetto di scena più costoso nella storia del cinema — secondo solo alle scarpette rosse di Judy Garland, vendute a dicembre scorso per 32,5 milioni.
Per i fan di Indiana Jones, sapere che la frusta originale è finita in buone mani (e non in un museo… ancora!) è un sollievo. Per tutti gli altri, resta il fascino di un oggetto che ha attraversato set, palazzi e decenni. E che, oggi, vale più dell’oro.
Cinema
Krypto conquista Hollywood (e i cuori): boom di adozioni canine dopo l’uscita di Superman
La presenza scenica di Krypto, il fedele amico a quattro zampe di Superman, ha ispirato migliaia di persone a cercare un cane da adottare. Ma gli esperti mettono in guardia: servono consapevolezza e responsabilità.

Il nuovo capitolo cinematografico dedicato a Superman, firmato da James Gunn, è un successo su più fronti. Non solo ha convinto il pubblico e rassicurato la Warner Bros. Ma ha anche innescato un fenomeno curioso e positivo nel mondo reale: un’impennata nelle ricerche online per adottare cani. E il merito, almeno in parte, è tutto di Krypto, il supercane.
Fin dai primi trailer era chiaro che il cane venuto da Krypton avrebbe avuto un ruolo centrale, rubando spesso la scena al nuovo Clark Kent interpretato da David Corenswet. Nato nei fumetti nel 1955 come semplice spalla di Superboy. Krypto si è presto guadagnato un posto stabile nell’universo DC, diventando protagonista di svariate versioni animate e cinematografiche.
Nel film di Gunn, il legame tra Superman e Krypto si ispira direttamente all’esperienza personale del regista con il proprio cane adottato, Ozu, uno Schnauzer mix che ha cambiato la sua vita. La relazione tra Kal-El e il suo compagno peloso è definita come una “foster situation”. Ovvero un’adozione temporanea, ma come spesso accade, si trasforma in qualcosa di molto più profondo. Chi ha mai accolto un cane in casa sa bene che, a un certo punto, diventa difficile stabilire chi ha salvato chi.
Ma l’effetto-Krypto non si è fermato allo schermo. Secondo quanto riportato da The Wrap, citando i dati dell’app di addestramento Woofz, subito dopo l’uscita del film le ricerche su Google per “adottare un cane vicino a me” sono aumentate del 513%. Mentre “adozione di un cane da salvataggio” ha registrato un balzo del 163%. Anche le ricerche specifiche per la razza Schnauzer sono salite alle stelle (+299%), proprio perché Krypto – e Ozu – appartengono in parte a questa categoria.
James Gunn ha commentato con emozione la notizia: “Questo film mi ha portato tante benedizioni. Forse la più grande è questa ondata di attenzione verso l’adozione. Ozu non capisce cosa sta succedendo, ma se lo sapesse, ne sarebbe fiero”.
Tuttavia, come sottolinea Natalia Shahmetova, CEO di Woofz, è fondamentale non lasciarsi guidare solo dall’entusiasmo: “Adottare un cane è un impegno reale. L’euforia passerà, ma il vostro amico a quattro zampe resterà. Bisogna essere certi di potergli dedicare tempo, amore e l’educazione necessaria”.
Non sarebbe la prima volta che un trend cinematografico porta con sé adozioni impulsive, seguite da abbandoni. È già accaduto con i dalmata dopo La Carica dei 101 o con i labrador dopo Io & Marley. In questi casi, sono proprio i cani – e le strutture che li accolgono – a pagare il prezzo più alto.
Krypto ha sicuramente fatto la sua parte nel promuovere l’adozione. Ma sarebbe il primo a ricordarci che ogni cane ha bisogno di una casa stabile, amorevole e duratura. Adottate, ma solo se siete pronti davvero a essere una famiglia.
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