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Cinema

Il pirata Jack Sparrow conquista il suo castello

Sembra la trama di un possibile movie e invece è tutto vero: Johnny Depp sta per acquistare un castello nel Canavese. Lo confermano le cronache locali dove nei giorni scorsi l’attore ha trascorso una lunga pausa durante le riprese del film sull’artista Amedeo Modigliani.

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    Sembra la trama di un possibile movie e invece è tutto vero: Johnny Depp sta per acquistare un castello nel Canavese. Lo confermano le cronache locali dove nei giorni scorsi l’attore ha trascorso una lunga pausa durante le riprese del film sull’artista Amedeo Modigliani. Depp, Alias Jack Sparrow indimenticabile interprete della saga dei Pirati dei Caraibi, si è fatto scarrozzare tra le colline del Torinese in cerca di un maniero.

    A caccia di un castello e di un lago…per la Perla Nera

    Attualmente nel Canavese sono almeno tre i manieri in vendita: a Montalto Dora, Pavone e Andrate. Quando Depp ha visitato il Castello di Montalto Dora è rimasto impressionato dalla sua struttura e dalla spettacolare vista. Il castello, infatti, si presenta come una fortezza, inespugnabile, arroccata a 405 metri sul Monte Crovero con vista sui Cinque Laghi di Ivrea. Il maniero montaltese è uno dei simboli del Canavese, alle porte di Ivrea. Per aggiudicarselo servono 4,8 milioni di euro. Una cifra raggiungibile per l’attore anche dopo il processo contro l’ex moglie Amber Heard, che lo ha visto sborsare 15 milioni di dollari. L’edificio di circa 2000 mq di superficie si avvolge attorno a un cortile pavimentato ideale per eventi e cerimonie e set cinematografici. Si compone di 11 camere, 13 bagni e una bellissima cappella del XV secolo. Inoltre il terreno include un castelletto e una cascina.

    Johnny Depp

    Un buen retiro da 4,8 milioni di euro

    Montalto Dora, piccolo comune di 3.316 abitanti, il pirata potrebbe diventare un buen retiro dell’attore in cerca di quiete e relax. E non solo in questi giorni che lo vede impegnatonella regia del nuovo film Modì sulla vita dell’artista Amedeo Modigliani. Dopo “Il coraggioso – The Brave“, del 1997, questa è la seconda prova da regista di Depp circondato da un super cast. Riccardo Scamarcio che interpreterà Modigliani sarà affiancatoa anche da Al Pacino – tra i produttori del film – nelle vesti del collezionista Maurice Gangnat. E’ prevista anche la partecipazione di Luisa Ranieri nei panni di Rosalia Tobia, detta Rosalie, modella e fondatrice del ristorante Chez Rosalie. Il locale di ritrovo per tutti gli artisti di Montparnasse nei primi decenni del ‘900.

    I fantasmi delle Terre Ballerine

    Se l’attore dovesse aggiudicarsi per davvero il maniero nel Canavese avrebbe di che divertirsi nelle vesti di Jack Sparrow. Come mai? Perché da questa zona passa il tratto Morenico-Canavesano della Via Francigena ed è possibile scegliere tra bellissime escursioni sia a piedi sia in mountain bike. Ma soprattutto per la magia delle Terre Ballerine di Montalto Dora che racchiuderebbero fantasmi e misteri. Si tratta, infatti, di uno strato di torba appoggiato su una superficie d’acqua, formatosi a seguito del prosciugamento del Lago Coniglio. Su quella superficie si può saltellare come su un tappeto elastico, così elastico che anche le piante si muovono e, se nei giorni precedenti è caduta la pioggia, l’effetto aumenta. Chissà se Johnny Depp alias Jack Sparrow avrà voglia di scoprire cosa nasconde quella superficie? Nei pressi del lago inoltre è stato rinvenuto un insediamento palafitticolo riferibile al Neolitico dove è stato inaugurato un Parco Archeologico con palafitte in scala reale.

    Il ritorno del pirata… ma quando?

    Johnny Depp ci sta pensando. La tentazione di affiancare il regista Terry Gilliam nella sesta avventura dei Pirati dei Caraibi “Pirates of the Caribbean: Demons of the Corsair” in uscita il prossimo anno, è forte. Sarà disposto? L’attore ha sempre negato di voler tornare ad interpretare l’eccentrico capitano Jack Sparrow. Per il prossimo capitolo della saga comunque sono già stati ingaggiati Craig Mazin e Ted Elliott. Il produttore Jerry Bruckheimer ha dichiarato di aspettarsi la presenza di Depp.

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      Cinema

      Paul Haggis firma il RIFF 2025 e incorona Violent Butterflies e E se mio padre: Roma torna capitale del cinema indipendente

      Con 88 opere in anteprima e una direzione artistica che ha rilanciato il ruolo del cinema indipendente, il RIFF 2025 ha premiato Adolfo Dávila per Violent Butterflies e Solange Tonnini per E se mio padre, restituendo a Roma la sua vocazione internazionale

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        Dal 21 al 28 novembre Roma è tornata a essere la capitale del cinema indipendente con la XXIV edizione del RIFF – Rome Independent Film Festival, un appuntamento che da oltre vent’anni offre spazio alle voci più libere della scena internazionale. L’edizione 2025 ha segnato il debutto del Premio Oscar Paul Haggis alla direzione artistica, presenza che ha acceso una nuova attenzione sul festival e sul futuro del settore. Fin dall’apertura Haggis aveva chiarito la sua posizione: «Il RIFF è diventato uno dei festival più importanti dedicati al cinema indipendente. L’Italia ha una lunga tradizione di sostegno a queste voci, e Roma ne è sempre stata il cuore».

        La sua riflessione è diventata il filo conduttore dell’intera settimana, soprattutto quando il regista ha denunciato il rischio di un’industria dominata dagli algoritmi. «Non molto tempo fa un regista coraggioso poteva trovare un finanziatore disposto a fidarsi del suo istinto. Oggi è raro trovare produttori o acquirenti che non dipendano dagli streamer». Parole che hanno risuonato con forza mentre scorrevano le 88 opere presentate in anteprima italiana, testimonianza concreta di una creatività che continua a muoversi fuori dalle logiche del mercato globale.

        La giuria internazionale ha assegnato il premio come Miglior Film a Violent Butterflies di Adolfo Dávila, riconosciuto per la capacità di coniugare intensità politica e sensibilità poetica. Il titolo di Miglior Lungometraggio Italiano è andato a E se mio padre di Solange Tonnini, apprezzato per la delicatezza con cui racconta legami familiari e fragilità emotive. Premi che hanno confermato lo spirito del RIFF: valorizzare opere che difficilmente troverebbero spazio nei circuiti mainstream.

        Con l’annuncio dei vincitori il festival si è chiuso riaffermando la sua identità. «Sarebbe un vero peccato perdere le voci indipendenti di oggi, perché sono quelle che ci entusiasmeranno maggiormente», ha ricordato Haggis. Un messaggio che ha accompagnato la fine dell’edizione e che guarda già al futuro, in una Roma che continua a essere un rifugio creativo per chi sceglie di raccontare storie senza chiedere il permesso agli algoritmi.

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          Cinema

          George Clooney confessa: “Quel maledetto di Brad Pitt! Mi soffiò Thelma & Louise e ci ho messo anni a perdonarlo”

          Nel 1991 Clooney e Pitt erano entrambi emergenti e in corsa per lo stesso ruolo. Pitt lo ottenne, diventò una star e Clooney non guardò il film per anni. Ora l’attore ammette: “Doveva farlo lui”. E Geena Davis rivela: “Ho scelto il ragazzo biondo”.

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            A volte il cinema scrive i suoi destini con un casting, un provino e un po’ di karma. E George Clooney, che oggi è uno degli uomini più potenti di Hollywood, non ha problemi a raccontare quando quel destino gli è passato davanti… con il volto perfettamente scolpito di Brad Pitt.

            Parlando con Screen Rant, Clooney ha ricordato il provino più amaro della sua carriera: quello per Thelma & Louise, il film del 1991 di Ridley Scott che avrebbe lanciato Pitt nell’Olimpo del cinema. «Eravamo io e Brad. Entrambi in difficoltà, agli inizi. Lui ce l’ha fatta, io no. E sì, ero incazzato», ha confessato con la sua ironia elegante. «Non ho guardato il film per anni. Pensavo: “Quel maledetto…”».

            Brad Pitt, in effetti, in quel ruolo di J.D. — jeans larghi, cappello da cowboy, sorriso da rapina — diventò immediatamente un’icona. «Poi l’ho rivisto e ho pensato: doveva farlo lui. Funziona così: certe cose sfuggono, ma per buone ragioni. Non puoi vivere pensando: “Quello dovevo farlo io”».

            Una battuta d’altri tempi, eppure la storia del provino perfetto ha un retroscena ancora più gustoso. A raccontarlo è stata Geena Davis, protagonista del film. Ai microfoni del Graham Norton Show ha ricordato la “finalissima” per il ruolo di J.D.: Brad Pitt, George Clooney, Grant Show e Mark Ruffalo. Tutti belli, tutti bravi, tutti castani.

            Finché non entra Pitt.
            «Era così carismatico che mi ha mandato in tilt. Ho dimenticato tutte le battute. Pensavo soltanto: “Mamma mia, che talento”. Quando mi hanno chiesto una preferenza ho risposto subito: “Il ragazzo biondo!”».

            Una scelta impulsiva che ha riscritto la carriera di tutti: Brad Pitt è diventato la star che conosciamo, Clooney avrebbe trovato la sua consacrazione qualche anno dopo, e Thelma & Louise è rimasto nella storia come un film cult capace di rigenerarsi a ogni generazione.

            Oggi i due attori sono amici, complici sul set della saga di Ocean’s, e perfettamente consapevoli che a Hollywood le strade si incrociano, si perdono e poi tornano a unirsi. Ma Clooney quel sassolino se l’è tolto, con un sorriso che vale più di mille red carpet: «Per anni ho pensato: “Quel maledetto di Brad”…».

            E in fondo, chi non l’avrebbe pensato?

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              Cinema

              Sydney Sweeney in corsa per diventare la nuova Bond Girl: “Forse sì, forse no… dipende tutto dalla sceneggiatura”

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                Sydney Sweeney potrebbe diventare la prossima Bond Girl. Le voci, che da giorni rimbalzano sui media americani e britannici, la danno in pole position per il nuovo capitolo della saga di James Bond, il primo sotto il pieno controllo di Amazon Studios dopo l’acquisizione di MGM per 6,1 miliardi di dollari.

                L’attrice di Euphoria e The White Lotus, 28 anni, è considerata una delle interpreti più richieste del momento e il suo nome circola con insistenza tra i candidati del cast. Secondo Variety, lo stesso Jeff Bezos, fondatore di Amazon, vedrebbe con entusiasmo la Sweeney nel ruolo.

                Un indizio, forse, arriva anche dalla vita reale: la scorsa estate l’attrice era tra gli ospiti del matrimonio di Bezos con Lauren Sanchez a Venezia. Ma non solo. I tre collaborano anche per la distribuzione della linea di lingerie firmata Sweeney, dettaglio che alimenta i sospetti di un legame professionale sempre più stretto.

                Intervistata da Variety, Sydney ha giocato sul filo della diplomazia. «Non so (pausa di sette secondi)… non posso (altra lunga pausa). Ad essere onesta, non sono a conoscenza delle voci. Ma sono sempre stata una grande fan del franchise e sono curiosa di vedere cosa faranno», ha detto sorridendo. Poi ha aggiunto: «Dipende tutto dalla sceneggiatura. In realtà, mi piacerebbe di più interpretare 007 che la Bond Girl».

                Il prossimo film dell’agente segreto, il ventiseiesimo della saga, sarà diretto da Denis Villeneuve con la sceneggiatura firmata da Steven Knight, autore di Peaky Blinders.

                Negli ultimi mesi la Sweeney è stata al centro di diverse controversie: la pubblicità di American Eagle di cui è protagonista è stata accusata di “promuovere l’eugenetica”, accusa amplificata dal fatto che l’attrice, rarità a Hollywood, è registrata come elettrice repubblicana.

                Tra scandali, ruoli da sogno e strategie di marketing, Sydney Sweeney continua a essere il volto perfetto di una Hollywood che mescola glamour, provocazione e potere. E se davvero diventerà la nuova musa di 007, lo farà a modo suo — con la stessa sicurezza con cui, in ogni intervista, lascia che sia il silenzio a dire tutto.

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