Cinema
“Jurassic World. La rinascita”: dinosauri trumpiani e messicani in fuga. Scarlett spara, il pubblico sorride
Nel nuovo “Jurassic World. La rinascita”, i dinosauri tornano a inseguire umani, i buoni scappano, i cattivi complottano e Scarlett Johansson mena le mani. Ma il vero colpo di scena? Un T. Rex trumpiano che rincorre messicani nel deserto. Esagerato? Sì. Ma lo spettacolo non manca.

Se pensavate che la saga di Jurassic Park avesse già detto tutto, preparatevi al ritorno dei dinosauri con un’agenda politica. Jurassic World. La rinascita è l’ultimo reboot di un franchise che ha più vite di un Velociraptor, diretto dal sobrio Gareth Edwards e scritto da David Koepp, che dopo il primo film del 1993 evidentemente aveva voglia di farsi un regalo nostalgico.
Il film parte con Scarlett Johansson versione mercenaria da palestra, alias Zora, che imbraccia un fucile grande quanto un frigorifero e si lancia in missione accanto a Duncan, interpretato da Mahershala Ali, basco in testa e carisma rilassato. Il compito? Recuperare campioni di sangue da tre dinosauri iper-mutati nascosti su un’isola vietatissima. Classico.
Nel mezzo, un’adorabile famigliola messicana in vacanza (male) si ritrova inseguita da un T. Rex con la faccia – o almeno l’atteggiamento – di Donald Trump. Un’idea sottile come un meteorite, ma che funziona: il D. Rex (Distortus Rex, giuro) irrompe come un politico in campagna elettorale e semina il panico. Ed è qui che il film trova il suo groove: esagerato, caricaturale, senza alcuna intenzione di prendersi sul serio.
I dinosauri, ovviamente, sono i veri protagonisti: alcuni sembrano usciti da una sfilata punk, altri ricordano i vecchi amici di “Gioele” nei caroselli Rai, ma quando entra in scena il T. Rex originale nella palude – sì, proprio lui – tutto si fa più epico. C’è anche un baby-dinosauro che mangia dolcetti e fa amicizia con una bambina: una deriva alla Spielberg degli anni Ottanta che strappa sorrisi.
I dialoghi? Boh. Servono a malapena a tenere insieme le scene. I personaggi? Si reggono sul carisma degli attori, più che sulla scrittura. Ma a salvarci è il ritmo da videogame e l’azione scatenata, tra giungle tropicali, laboratori segreti e una nave cargo che sembra uscita da Skull Island.
Il messaggio di fondo – combattere le multinazionali farmaceutiche assetate di profitti usando dinosauri come cavie – è meno chiaro di quanto sembri, ma chi se ne importa? Quando un T. Rex trumpiano rincorre messicani armati di machete, ogni sottotesto politico passa in secondo piano.
Scarlett ce la mette tutta. I dinosauri fanno il loro dovere. E il pubblico, alla fine, applaude.
E allora? Non sarà il film dell’anno. Ma per due ore di fuga, zanne e assurdità ben piazzate, va più che bene.
INSTAGRAM.COM/LACITYMAG
Cinema
Ema Stokholma madrina della Festa del Cinema di Roma: “Il cinema mi ha salvato, mi ha fatto capire che non stavo male solo io”
“Resto una persona traumatizzata, ma anche fortunata: sono nata in Europa e il mondo mi ha accolta. Non voglio più nessuno da mantenere. L’amore? Non ci credo più. L’unico che mi fa pensare sia possibile è Luca Barbarossa.”

Sarà Ema Stokholma la madrina della prossima Festa del Cinema di Roma, in programma alla fine di ottobre. Un ruolo che la conduttrice, pittrice e scrittrice accoglie con entusiasmo, come una nuova sfida in una vita sempre in movimento. «Il cinema è fondamentale per raccontare le nostre vite e ne ho molto rispetto – racconta a F –. Ci sono film che per me sono stati cruciali, mi hanno fatto capire che non stavo male solo io».
Ema, oggi 41 anni, non ha mai nascosto le ombre del proprio passato. Le violenze subite da bambina, gli abusi, il trauma che l’ha segnata per sempre: «Un trauma che non si supera mai. Io resto una persona traumatizzata. I bambini che vivono la guerra resteranno segnati a vita, come quelli che vedono certe scene sui social o che hanno vissuto il Covid».
Ma dentro quel dolore c’è anche la forza di chi ha imparato a salvarsi da sola. «Sono stata fortunata a nascere in Europa, dove a 15 anni ho potuto prendere un treno e scappare dalla Francia per venire in Italia. Ho dormito per strada, ma c’era il sole, non morivo di fame. Il mondo mi ha accolta».
Oggi si definisce una donna libera, indipendente, e anche felice nella sua solitudine: «Sto benissimo da sola e non voglio più nessuno da mantenere. È sempre andata così: trovavo uomini da accudire, da aiutare, e poi ci rimettevo io. Mi ritrovavo invasa, senza soldi e senza rispetto. Non accadrà più».
Dell’amore parla con disincanto, ma non senza tenerezza. «Non ci credo più. L’unico che ogni tanto mi fa pensare che potrebbe essere diverso è Luca Barbarossa. Lo ammiro per la famiglia che ha saputo costruire, quando parla di sua moglie gli brillano gli occhi».
Della madre, invece, conserva un ricordo complesso. «Quando è morta non ho provato nulla. Solo ascoltando un album di George Michael che le piaceva ho capito di averla perdonata». Oggi il suo punto debole resta il fratello: «Per farmi piangere basta nominarlo. Siamo due persone buone. Con quello che abbiamo vissuto, potevamo diventare serial killer».
Un’anima sopravvissuta che ha scelto di splendere, e ora porta la sua luce sul red carpet più importante d’Italia.
Cinema
“Bombolo core de Roma”: al Rome Film Fest il documentario che racconta il mito popolare di Franco Lechner
Con interviste ai figli, agli amici e agli attori che lo hanno affiancato, il documentario ripercorre la parabola umana e artistica del comico romano, icona del cinema popolare degli anni Settanta e Ottanta.

Arriva alla Festa del Cinema di Roma 2025 il documentario Bombolo core de Roma, diretto da Stefano Calvagna, autore di ventidue film di culto e già regista del biopic Non escludo il ritorno dedicato a Franco Califano. Un tributo sentito a Franco Lechner, in arte Bombolo, attore simbolo della romanità verace, protagonista di una lunga stagione del cinema popolare italiano.
Il film, presentato oggi nella sezione dedicata ai documentari italiani, ripercorre la carriera dell’attore attraverso materiali d’archivio, testimonianze e una galleria di immagini che raccontano il suo legame profondo con Roma. Ampio spazio è dedicato ai film che ne hanno consacrato la fama, dai polizieschi con Tomas Milian e Nico Giraldi alle commedie cult come W la foca, È forte un casino e Remo e Romolo, due figli di una lupa.
Cuore del documentario è la puntata del 1984 di Che fai ridi?, firmata da Pier Francesco Pingitore, in cui Bombolo raccontava con ironia la propria vita tra Trastevere e Campo de’ Fiori, dove da giovane vendeva piatti e improvvisava gag di strada che gli valsero l’attenzione degli autori del Bagaglino.
Calvagna alterna scene d’epoca e interviste ai figli, agli amici e agli attori che hanno condiviso con lui il set, come Carmine Faraco e Tony Morgan, oltre ai ristoratori dei locali che frequentava abitualmente – dal Costanza al Lilli – custodi di aneddoti e ricette entrate nella leggenda, come i celebri rigatoni “alla cacamesotto”.
Nel racconto emerge un ritratto sincero e umano: Bombolo come incarnazione del “core de Roma”, genuino, diretto, inimitabile. Calvagna sottolinea come l’attore rappresenti una memoria collettiva, un linguaggio universale fatto di spontaneità e sarcasmo popolare.
Non mancano i riferimenti all’eco internazionale del personaggio: il regista Eli Roth e Quentin Tarantino lo hanno citato come fonte d’ispirazione, raccontando di aver imitato i suoi celebri “tzé tzé” durante le riprese di Inglourious Basterds. Un omaggio che dimostra quanto l’energia di Bombolo abbia travalicato i confini del cinema italiano.
Con Bombolo core de Roma, Calvagna firma un affettuoso atto d’amore verso un artista capace di far ridere generazioni intere e di restare, a distanza di decenni, il volto più autentico della comicità romana.
Cinema
Quando Patrick Swayze salvò Whoopi Goldberg: la verità dietro il ruolo leggendario in Ghost
L’attrice, già celebre prima del 1990, rischiava di non essere scelta per interpretare la medium Oda Mae Brown. A convincere la produzione fu proprio Patrick Swayze, che minacciò di lasciare il film se non avessero scritturato Whoopi.

Il set di Ghost – Fantasma sta prendendo forma. La sceneggiatura di Bruce Joel Rubin, premiata poi con l’Oscar, è pronta, e la regia è affidata a Jerry Zucker. Il progetto mescola amore, dramma e sovrannaturale, una formula allora considerata rischiosa. Ma ciò che pochi sanno è che uno dei ruoli più iconici del film, quello della medium Oda Mae Brown, interpretato magistralmente da Whoopi Goldberg, stava per sfumare ancora prima di iniziare.
Una star “troppo ingombrante”
All’epoca, Goldberg era già un volto noto del cinema americano grazie a film come Il colore viola di Steven Spielberg (1985), che le era valso la prima candidatura all’Oscar. La sua fama, però, rappresentava un ostacolo. Il team di produzione di Ghost temeva infatti che la sua presenza potesse oscurare i due protagonisti, Demi Moore e Patrick Swayze, scelti per incarnare la struggente storia d’amore tra Molly e Sam.
Lo sceneggiatore Rubin, in particolare, pensava che il personaggio della medium dovesse essere affidato a un’attrice meno conosciuta, in modo da non distogliere l’attenzione dal cuore romantico del film. Whoopi, pur entusiasta della parte, aveva saputo che la produzione non la voleva e decise di rinunciare senza neppure presentarsi al provino.
Il colpo di scena: l’intervento di Swayze
Fu proprio Patrick Swayze, allora all’apice del successo dopo Dirty Dancing (1987), a cambiare tutto. Durante un incontro con i produttori, l’attore chiese se avessero preso in considerazione Goldberg per il ruolo di Oda Mae Brown. Alla risposta negativa, Swayze insistette: “O è lei, o non faccio il film”.
La determinazione dell’attore ebbe effetto immediato. La produzione, colpita dal suo gesto, accettò di far sostenere un provino a Whoopi Goldberg — che, naturalmente, lo superò brillantemente. Anni dopo, l’attrice ha raccontato l’episodio durante il talk show britannico Loose Women, ammettendo di non aver mai dimenticato quel gesto di fiducia:
“Se Patrick non avesse insistito, non credo che avrei mai ottenuto quel ruolo. Gli devo moltissimo. Ha creduto in me quando altri avevano paura.”
Un legame profondo
Sul set, tra Whoopi Goldberg e Patrick Swayze nacque un’amicizia autentica e immediata. I due condividevano lo stesso senso dell’umorismo e un grande rispetto professionale.
In un’intervista al The Howard Stern Show, Goldberg ha ricordato con emozione quei momenti:
“Tra noi c’era una connessione difficile da spiegare. Ci capivamo senza parlare. Patrick era generoso, protettivo e incredibilmente determinato. Mi ha insegnato tanto.”
Quando Swayze morì nel 2009, dopo una lunga battaglia contro il cancro al pancreas, Goldberg gli dedicò un commovente messaggio in diretta televisiva:
“Mi ha cambiato la vita”.
Il trionfo agli Oscar
Il successo di Ghost superò ogni aspettativa. Uscito nelle sale nel 1990, incassò oltre 500 milioni di dollari in tutto il mondo, diventando il film romantico più redditizio del decennio.
Nonostante le recensioni iniziali contrastanti, il pubblico ne fece un fenomeno culturale.
Il personaggio di Oda Mae Brown, la medium truffaldina ma dal cuore buono che aiuta l’anima di Sam a comunicare con Molly, conquistò tutti.
Goldberg vinse nel 1991 l’Oscar come Miglior Attrice non Protagonista, diventando la seconda donna afroamericana nella storia ad aggiudicarsi la statuetta.
Un’eredità senza tempo
Oggi, a più di trent’anni dall’uscita del film, Ghost resta un capolavoro di equilibrio tra romanticismo, commedia e paranormale.
E la performance di Whoopi Goldberg è diventata parte della storia del cinema: ironica, intensa, indimenticabile.
“Quel film mi ha dato tutto — ha raccontato l’attrice in un’intervista recente —. Mi ha permesso di essere me stessa e di far ridere e piangere le persone. Patrick ha visto in me qualcosa che io, allora, non vedevo ancora.”
Un gesto di fiducia che non solo ha cambiato una carriera, ma ha scritto una pagina indelebile nella storia di Hollywood.
-
Gossip2 anni fa
Elisabetta Canalis, che Sex bomb! è suo il primo topless del 2024 (GALLERY SENZA CENSURA!)
-
Sex and La City1 anno fa
Dick Rating: che voto mi dai se te lo posto?
-
Cronaca Nera1 anno fa
Bossetti è innocente? Ecco tutti i lati deboli dell’accusa
-
Speciale Grande Fratello1 anno fa
Helena Prestes, chi è la concorrente vip del Grande Fratello? Età, carriera, vita privata e curiosità
-
Speciale Olimpiadi 20241 anno fa
Fact checking su Imane Khelif, la pugile al centro delle polemiche. Davvero è trans?
-
Speciale Grande Fratello1 anno fa
Shaila del Grande Fratello: balzi da “Gatta” nei programmi Mediaset
-
Gossip1 anno fa
La De Filippi beccata con lui: la strana coppia a cavallo si rilassa in vacanza
-
Gossip1 anno fa
È crisi tra Stefano Rosso e Francesca Chillemi? Colpa di Can?