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Cinema

Katharine Hepburn, la diva che sfidò Hollywood con pantaloni, ironia e ambiguità

Al Cinema Ritrovato di Bologna una retrospettiva celebra l’attrice più moderna della vecchia Hollywood: tra travestimenti, battute “proibite” e libertà fuori dagli schemi.

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    «Io domani mi devo sposare!» esclama disperato Cary Grant. Katharine Hepburn lo guarda e, con un sorriso beffardo, risponde: «E perché mai?». È una delle battute cult di Susanna (Bringing Up Baby, 1938), commedia slapstick diretta da Howard Hawks, in cui il “baby” del titolo è un leopardo e non una fanciulla. Il film, restaurato, sarà tra i protagonisti del Cinema Ritrovato di Bologna (fino al 29 giugno), che quest’anno dedica una retrospettiva a Katharine Hepburn, diva anticonvenzionale e icona di libertà.

    Una commedia molto anticonvenzionale

    Nonostante il rigido Codice Hays fosse già in vigore, Susanna è un concentrato di allusioni maliziose e gag audaci. In una scena, Hepburn si strappa il vestito e Grant tenta di coprirla con un cilindro, poi si incolla a lei in una posa volutamente ambigua. In un’altra, Grant – costretto a indossare un accappatoio da donna – grida: “Because I just went gay all of a sudden!“, una delle prime volte in cui la parola “gay” compare in un film con il significato moderno. Un inside joke? Probabile, considerando le voci sulla convivenza tra Grant e Randolph Scott, e la libertà con cui Hepburn sfidava i codici di genere.

    Katharine simbolo di libertà

    Katharine amava i pantaloni, lo sport, la vita indipendente. Si definiva un “tomboy”, un maschiaccio, e dopo un matrimonio lampo non volle mai più sposarsi. La sua modernità emerge anche in Il diavolo è femmina (1935), diretto da George Cukor, dove recita en travesti e si diverte a confondere i ruoli di genere. In una scena, Grant – ignaro che lei sia una donna – la invita a infilarsi sotto le coperte. Il gioco di ambiguità è continuo, e oggi appare più rivoluzionario che mai.

    Un festival dedicato a Katharine Hepburn

    Secondo il documentario Scotty Bowers and the Secret History of Hollywood, Hepburn e Spencer Tracy avrebbero usato la loro celebre relazione per coprire storie omosessuali. Ma la verità, forse, è che in quell’epoca tutto era possibile, purché non si dicesse. E Katharine, con la sua ironia tagliente e il suo stile androgino, ha saputo trasformare quella ambiguità in arte. Al Cinema Ritrovato, la sua figura sarà al centro di una rassegna che ne celebra la forza, la grazia e la capacità di essere sempre un passo avanti. Perché Katharine Hepburn non fu solo una grande attrice: fu un’idea di libertà. E quella, sul grande schermo, non passa mai di moda

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      Cinema

      “I Fantastici 4 – Gli Inizi”: Hollywood accoglie la nuova famiglia Marvel

      Pedro Pascal e il cast alla première di Los Angeles tra glamour, emozioni e nostalgia Sixties. Sotto i riflettori della città degli angeli, il reboot Marvel sfila con eleganza e cuore. Pascal commuove il pubblico: «Anche noi siamo quattro fratelli, ci siamo sentiti subito in sintonia»

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        L’universo Marvel torna a brillare sotto una luce retrò: “I Fantastici 4 – Gli Inizi”. Nuovo attesissimo reboot diretto da Matt Shakman, è stato presentato in anteprima mondiale a Los Angeles. Accendendo il red carpet con una parata di star, eleganza vintage e momenti emozionanti. I protagonisti del film, ispirato agli omonimi fumetti e ambientato in una dimensione retro-futuristica. Che richiama l’estetica degli anni Sessanta, hanno celebrato l’arrivo nelle sale con una première che ha saputo unire spettacolo e sentimento.

        Pedro Pascal, volto di Reed Richards/Mister Fantastic, ha catturato tutti i riflettori, presentandosi all’evento in compagnia delle sorelle Lux e Javiera Pascal. «È stato un set speciale, quasi familiare», ha raccontato ai microfoni, ricordando come anche lui provenga da una famiglia di quattro fratelli, proprio come i protagonisti del film. «Ci siamo sentiti subito in tema. Reed è un uomo straordinario, ma pieno di conflitti. La sua forza? La famiglia che si è scelto».

        Accanto a lui, Vanessa Kirby ha incantato nel ruolo di Sue Storm/Donna Invisibile, presentata in questa versione come incinta, un dettaglio narrativo che aggiunge profondità e sfida ai consueti cliché del genere. «È invisibile, ma è anche il cuore del gruppo», ha dichiarato Kirby. «Volevamo raccontare una donna complessa, che lotta, ama, protegge. Questa, prima che una storia di supereroi, è una storia d’amore».

        Nel cast anche Joseph Quinn, giovane rivelazione di Stranger Things, nei panni della Torcia Umana. E Ebon Moss-Bachrach, volto acclamato di The Bear, che interpreta un Ben Grimm/La Cosa più umano che mai. A minacciare il loro equilibrio, la presenza oscura di Galactus, impersonato da Ralph Ineson, e la sua misteriosa Araldo, una sorprendente Silver Surfer al femminile affidata a Julia Garner.

        Prodotto da Kevin Feige, il film segna un ritorno importante per la prima “famiglia Marvel”, rinnovata nei toni e nei volti ma fedele allo spirito originale. L’equilibrio tra commedia, introspezione e azione ha già conquistato la critica americana, e il pubblico non vede l’ora di vedere questi quattro eroi affrontare la sfida più grande: essere uniti, nonostante tutto.

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          Cinema

          Julia Garner sarà Madonna: nel biopic “Who’s That Girl” la trasformazione più ambiziosa di Hollywood

          La scelta è ufficiale: sarà Julia Garner a interpretare la popstar più iconica di tutti i tempi. Un ruolo intenso, preparato a lungo e inseguito con determinazione. La lavorazione del film, rimandata per anni, prende finalmente forma con una protagonista d’eccezione.

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          Julia Garner

            Dopo anni di attesa, rinvii e misteri produttivi, il biopic dedicato alla vita e alla carriera di Madonna entra finalmente in produzione. E a interpretare la regina del pop sarà Julia Garner, attrice trentunenne già nota per le sue interpretazioni intense e premiate. La conferma è arrivata nei giorni scorsi, durante un’intervista in un podcast americano, in cui la stessa Garner ha raccontato l’audizione fiume durata ben 11 ore, tra canto, danza e recitazione.

            Il film, che al momento ha il titolo provvisorio “Who’s That Girl”, sarà diretto da Madonna in persona, che ha supervisionato anche la sceneggiatura. Dopo un lungo processo creativo — iniziato nel 2020 e rallentato da diversi ostacoli, tra cui disaccordi interni sulla scrittura — l’artista ha preso in mano le redini del progetto, scrivendo una versione definitiva del copione. Solo ora, dopo il successo del suo Celebration Tour, la produzione è ufficialmente partita.

            Julia Garner, nata a Riverdale, nel Bronx, ha costruito una carriera solida e poliedrica. Con alle spalle un debutto cinematografico nel 2010 (The Dreamer), ha ottenuto la fama internazionale grazie al ruolo di Ruth Langmore in Ozark, che le è valso tre Emmy Awards. Nel 2023 ha anche vinto il Golden Globe come miglior attrice non protagonista. Oltre al mondo delle serie TV, Garner si è recentemente affacciata anche al cinema di grande incasso, partecipando al reboot Marvel dei Fantastici 4 nel ruolo della Silver Surfer.

            La sua trasformazione in Madonna non sarà solo estetica, ma anche vocale e fisica: l’attrice ha iniziato da mesi una preparazione intensiva tra lezioni di canto, danza e uno studio approfondito della figura di Louise Veronica Ciccone, da Detroit a New York, fino al successo planetario.

            Il film ripercorrerà i primi anni della carriera di Madonna, l’ascesa al successo, le sfide del mondo musicale degli anni Ottanta e il coraggio di imporsi in un ambiente maschile con uno stile provocatorio e rivoluzionario. “Raccontare la mia storia è un atto di sopravvivenza artistica”, aveva dichiarato Madonna in un’intervista del 2021, spiegando il desiderio di firmare lei stessa la regia del proprio biopic, per evitare interpretazioni superficiali o sbagliate.

            L’uscita del film è prevista per il 2026, con produzione affidata a Universal Pictures. Per Julia Garner, questa potrebbe essere la performance che segna la definitiva consacrazione: un ruolo ambizioso e carico di aspettative, ma anche una delle scommesse più interessanti del cinema contemporaneo.

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              Cinema

              Matthew McConaughey e la pausa dalla recitazione: il motivo dietro i sei anni lontano dal set

              Dal memoir ai film d’animazione, fino alla riscoperta dell’amore per la recitazione: McConaughey spiega cosa lo ha spinto a prendersi una lunga pausa e cosa lo ha riportato sul set.

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                Dopo sei anni di assenza, Matthew McConaughey è pronto a tornare sul grande schermo con The Rivals of Amziah King, un crime thriller diretto da Andrew Patterson e ambientato nel mondo dell’apicoltura. L’attore ha confessato a Variety di aver provato un certo nervosismo il primo giorno di riprese, dopo un lungo periodo lontano dai set cinematografici. Ma cosa ha fatto in tutto questo tempo?

                Lontano dai riflettori di Hollywood, McConaughey ha dedicato gli ultimi anni a scrivere il suo memoir Greenlights, a doppiare personaggi nei film d’animazione come Sing 2 e, soprattutto, a trascorrere più tempo con la sua famiglia. “Avevo bisogno di scrivere la mia storia, di dirigere la mia storia sulla pagina”, ha spiegato, sottolineando il bisogno di prendersi una pausa per ritrovare un senso di autenticità.

                Ma poi è arrivata la sceneggiatura di The Rivals of Amziah King, e qualcosa è cambiato. Il film racconta la storia di un carismatico proprietario di un’azienda di miele in Oklahoma e del suo rapporto con il figlio adottivo. “Non è il posto in cui sono cresciuto, ma conosco questi luoghi e questi personaggi”, ha spiegato l’attore. “Questa comunità del sud-est dell’Oklahoma conosce la Costituzione, conosce le proprie regole e non cerca l’approvazione del mondo. Li capisco”.

                La decisione di tornare al cinema è stata naturale, ma al tempo stesso illuminante. “Mi sono ricordato un paio di cose”, ha rivelato McConaughey. “La prima è che amo davvero recitare. La seconda è che, ehi, McConaughey, sei dannatamente bravo in questo. E la terza è che recitare è per me una vacanza”. Con “vacanza”, l’attore intende un momento in cui può concentrarsi solo sul suo lavoro, senza dover dividere le energie tra mille impegni. “Quando esco di casa la mattina, mia moglie mi dice: ‘Vai a fare del tuo meglio. Ho i bambini, stiamo bene’. Questa è una vacanza, perché mi permette di focalizzarmi completamente sul mio personaggio”.

                McConaughey è convinto che l’esperienza della scrittura lo abbia reso un attore migliore. “Il libro era estremamente onesto e mi ha costretto a essere onesto con me stesso. Mi ha aiutato a chiarire pensieri su cui riflettevo da 35 anni, e questo mi ha dato più sicurezza. Ora ho meno da nascondere e questo mi rende più autentico anche come attore”.

                Il ritorno alla recitazione, quindi, non è solo un ritorno alla sua carriera, ma un ritorno a sé stesso. Con The Rivals of Amziah King, McConaughey si riafferma come uno degli attori più carismatici di Hollywood, pronto a riconquistare il pubblico con un’interpretazione intensa e autentica.

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