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Cinema

Simona Jakstaite conquista Venezia: eleganza pura sul red carpet in Yves Saint Laurent

Anche quest’anno, Simona Jakstaite non ha semplicemente partecipato alla Mostra del Cinema. L’ha abitata, con il suo stile silenzioso e potente. Ed è così che, senza bisogno di alzare la voce, è diventata una delle immagini iconiche di questa edizione.

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    Luce discreta, ma impossibile da ignorare. Simona Jakstaite, modella e imprenditrice lituana, è stata una delle protagoniste più acclamate della cerimonia di apertura della Mostra del Cinema di Venezia. Con la sua innata raffinatezza ha incantato il red carpet, confermandosi un volto sempre più centrale nella geografia del glamour internazionale.

    Per la sua apparizione sul tappeto rosso, Simona ha scelto ancora una volta Yves Saint Laurent, indossando un abito dalle linee essenziali e dalla silhouette impeccabile, tra i più apprezzati della serata. Un richiamo deciso all’eleganza parigina, interpretata però con uno stile personale che unisce rigore e leggerezza, carisma e misura.

    Non è solo una questione di abito. Dietro ogni scelta di Jakstaite c’è un pensiero preciso: raccontare una femminilità moderna, capace di esprimersi con forza anche nella sobrietà. La sua presenza a Venezia, ormai appuntamento fisso, non è mai casuale. Simona è infatti attiva nel mondo della comunicazione visiva e della moda etica, portando avanti progetti che intrecciano estetica, sostenibilità e impresa.

    Tra eventi, collaborazioni internazionali e consulenze creative, la sua carriera la porta ogni anno da Parigi a Dubai, da Milano a New York. Eppure, ogni volta che si affaccia su un red carpet, riesce a lasciare un’impronta unica: mai urlata, mai fuori tono. Solo bellezza composta, essenziale, magnetica.

    Al suo fianco, come da tradizione, Christopher Aleo, banchiere svizzero e figura chiave della finanza internazionale, attualmente al centro di un progetto ambizioso che coinvolge la nuova Free Zone di Eswatini e l’app iSwiss per i pagamenti globali istantanei. Insieme, rappresentano un’eleganza che unisce mondi diversi: quello della moda e quello dell’economia, quello dell’immagine e quello della sostanza.

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      Cinema

      Per Tom Cruise, stavolta la missione impossibile dell’Oscar diventa realtà

      Dopo quarant’anni di inseguimenti, salti da palazzi e voli in jet, Tom Cruise riceverà finalmente l’Oscar alla carriera. Per l’Academy, “un esempio di dedizione assoluta al cinema e agli stunt”. Applausi, esplosioni e nessuna controfigura.

      L’attore simbolo del blockbuster americano verrà premiato il 16 novembre 2025 durante i Governors Awards. Dopo quattro nomination a vuoto, l’Academy si arrende all’evidenza: Cruise è una leggenda vivente. Ma per molti fan, questa statuetta arriva tardi, troppo tardi.

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        Tom Cruise in carriera ha interpretato tutto: avvocato militare in Codice d’onore, vampiro dannato in Interview with the Vampire, pilota ribelle in Top Gun, produttore da Oscar con Maverick… e poi c’è Mission: Impossible. Anzi, sette Mission: Impossible. Sessantadue anni, zero controfigure, decine di ossa sfiorate. Cruise ha trasformato il suo corpo in macchina da guerra hollywoodiana, e la sua carriera in una corsa senza freni.

        Oscar alla carriera: giustizia o contentino?

        Non ha mai vinto un Oscar competitivo, pur avendo ricevuto 4 nomination (di cui una come produttore). Ora l’Academy lo premia “per il suo straordinario impegno verso la comunità cinematografica, l’esperienza teatrale e il mondo degli stunt”. Tradotto: per non aver mai mollato, nemmeno durante il Covid, quando difendeva a spada tratta il grande schermo.
        Ma qualcuno storce il naso: “È un premio di consolazione?” si chiedono i fan. La risposta è sì… ma almeno è in oro.

        Il paracadute in fiamme e l’ultimo salto

        Lui, intanto, se ne infischia. Preferisce parlare con i fatti (e i lanci): nell’ultimo Mission: Impossible si è buttato da una scogliera con una moto, si è lanciato da un elicottero e – pare – anche da sé stesso. L’Oscar alla carriera? Sarà consegnato mentre probabilmente starà preparando il prossimo stunt, magari sulla Luna.

        Un riconoscimento anche alla coerenza

        Tom Cruise è uno degli ultimi eroi a credere nella “sala” come esperienza collettiva. Mai una serie TV, mai uno streaming, mai un cameo ironico da pensionato del cinema. Solo film, cinema, pop-corn e adrenalina. Anche questo – nel 2025 – è rivoluzionario.

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          Cinema

          Pretty Woman, il retroscena clamoroso: Richard Gere disse no, Julia Roberts lo convinse con un biglietto

          La commedia romantica più amata di sempre rischiava di essere un dramma sociale con un finale amaro. Richard Gere non voleva il ruolo, Julia Roberts non era la prima scelta. Ma poi successe la magia: tra imprevisti, risate vere e giacche comprate per strada, Pretty Woman diventò leggenda.

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            Pretty Woman è entrato nella storia come il film che ha consacrato Julia Roberts a icona planetaria e ha rilanciato Richard Gere come protagonista romantico per eccellenza. Ma dietro la favola metropolitana da quasi mezzo miliardo di dollari al botteghino, si nasconde un retroscena che in pochi conoscono.

            Nella prima versione della sceneggiatura, scritta da J.F. Lawton, il film finiva in tragedia. Vivian veniva abbandonata da Edward e la sua amica Kit moriva di overdose durante una gita a Disneyland. Altro che commedia: un cupissimo dramma sociale, senza lieto fine. Fu solo con l’arrivo della Disney e del regista Garry Marshall che il copione prese una svolta radicale. Si decise di trasformare la storia in una fiaba urbana, con un finale romantico e memorabile.

            Anche il casting fu un percorso a ostacoli. Julia Roberts, all’epoca una promessa ancora in ombra, dovette sostenere due audizioni per conquistare il ruolo. I dirigenti Disney volevano nomi più noti: Meg Ryan, Jennifer Connelly, persino Winona Ryder vennero considerate. Tutte rifiutarono, in parte per via del tono iniziale troppo duro del film.

            Quanto a Richard Gere, il no fu quasi categorico. L’attore rifiutò più volte il ruolo di Edward, finché Julia non si presentò a New York con un biglietto scritto a mano: “Per favore, dì di sì”. Fu il gesto decisivo. La chimica tra i due, una volta sul set, fece il resto.

            Molte delle scene più amate furono improvvisate. La chiusura del portagioie sul dito di Vivian? Inventata sul momento. La risata fragorosa davanti alla TV? Vera, provocata da Marshall che solleticava i piedi di Julia. Anche la celebre giacca rossa fu comprata per strada dai costumisti dopo averla vista indosso a una sconosciuta.

            Oggi Pretty Woman è un classico senza tempo. E se un sequel non si farà mai — per volontà del cast e dopo la scomparsa di Garry Marshall — resta intatto il fascino di un film nato da mille imprevisti, ma entrato nel cuore di tutti.

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              Cinema

              Brad Pitt sorprende tutti: “Mai avuto esperienze gay. Me ne pento un po’”

              “Non ho mai avuto un’esperienza omosessuale, ho perso quell’occasione”, rivela Brad Pitt, parlando anche della sua rinascita dopo il divorzio e dell’amore ritrovato con Ines de Ramon. Ma i nodi con i figli restano.

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                Brad Pitt si racconta senza maschere. Ospite del podcast “Armchair Expert” condotto da Dax Shepard, l’attore 60enne ha regalato al pubblico una chiacchierata intima, disarmante e piena di ironia. E proprio con una battuta ha ammesso quello che nessuno si aspettava: “Non ho mai avuto un’esperienza omosessuale. Ho perso quell’occasione”, ha detto con il suo sorriso sornione, aggiungendo: “E se mai dovessi averla, non saresti tu”, rivolgendosi al conduttore.

                Una frase leggera, ma che racconta anche una certa libertà interiore, lontana da rigidità o mascolinità tossiche. Brad Pitt si è mostrato per quello che è: un uomo consapevole dei propri limiti, ma anche capace di riderci su.

                Durante l’intervista, l’attore ha poi affrontato temi ben più seri, come il periodo buio seguito alla separazione da Angelina Jolie nel 2016. “Ero in ginocchio”, ha confessato. Un dolore che lo ha spinto a cercare aiuto: “Ho iniziato a frequentare gli Alcolisti Anonimi. Stavo provando qualsiasi cosa. Avevo bisogno di un reset totale”.

                Il percorso, avviato in sordina e senza proclami, lo ha portato a una nuova consapevolezza. “In quei gruppi ti senti autorizzato a dire: ‘Ok, vado oltre il mio limite e vedo che succede’. E poi ho iniziato ad amarli”, ha spiegato, parlando con rispetto di quel periodo delicato.

                Oggi, accanto a lui c’è Ines de Ramon, con cui ha una relazione dal 2022. La serenità sembra essere tornata, almeno sul piano sentimentale. Ma resta tesa la situazione con alcuni dei sei figli avuti con Jolie: secondo indiscrezioni, alcuni di loro avrebbero deciso di abbandonare il suo cognome, segnando una distanza ancora profonda.

                Brad Pitt, però, non si nasconde. Parla di sé con leggerezza quando può, con dolore quando serve. E in entrambi i casi, lascia il segno. Meno icona da copertina e più uomo reale, fatto di ferite, cambiamenti e, perché no, anche di qualche rimpianto ironico.

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