Cinema
Troppo sesso per Nicole Kidman: in Babygirl ne esce esausta
L’attrice Nicole Kidman ha di recente raccontato ai media perché ha sentito il bisogno di interrompere le riprese delle scene di sesso nel suo ultimo film Babygirl…
Il film, diretto da Halina Reijn, regista di Bodies Bodies Bodies, vede l’attrice 58enne, una delle più amate e considerate di Hollywood, interpretare un amministratore delegato che intraprende una relazione con uno stagista più giovane. Parlando al The Sun, la Kidman ha rivelato che le scene di sesso hanno avuto “un’enorme quantità di condivisione e fiducia e poi frustrazione”.
Una reazione di rifiuto totale
Parla l’attrice: “Ci sono stati momenti, durante le riprese, in cui dicevo: ‘Non voglio più raggiungere l’orgasmo. Non avvicinarti a me. Odio farlo. Non mi interessa se non sarò mai più toccata in vita mia! Non ne posso più”.
Nel film ha una relazione con un giovane stagista
La star di Un affare di famiglia ha ammesso che le intense scene di sesso alle quali ha dovuto prendere parte sono state “quasi un esaurimento”. Nel film la Kidman recita accanto al 64enne Antonio Banderas (ancora in ottima forma) che interpreta il ruolo del marito e Harris Dickinson, 28 anni, che interpreta la giovane stagista.
Inizialmente attratta dalla sceneggiatura
Il premio Oscar ha dichiarato di essere stata inizialmente attratta dal progetto perché il film esplorava “un’area in cui non era mai stata”. La Kidman è stata premiata come miglior attrice alla Mostra del Cinema di Venezia per la sua interpretazione in “Babygirl”, dopo la sua anteprima al festival.
Poi la reazione di rifiuto
Dopo questa intervista, l’attrice ha trovato conforto nel marito, quello vero. «Mio marito è un artista, quindi capisce tutto, non si lascia coinvolgere». La Kidman, negli anni, ha risposto più volte a chi le chiedeva come Keith Urban, suo compagno dal 2005, reagisse ai rapporti sessuali che lei, nella realizzazione dei film, doveva affrontare. Chiaramente una finzione da set, anche se spesso l’attrice entra talmente entrata nella parte da venirne personalmente toccata. Come, appunto, sul set del thriller Babygirl: «Ho fatto alcuni film piuttosto espliciti, ma mai così», ha rivelato. Comunque, grazie a questa pellicola ha vinto la Coppa Volpi al recente Festival di Venezia. “Mi ha lasciato a pezzi e devastata. Ad un certo punto ho pensato: ‘Non voglio essere toccata. Non voglio più farlo’, ma allo stesso tempo ero costretta a farlo». Una sorta di esaurimento da scene di sesso”
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Cinema
Sydney Sweeney in corsa per diventare la nuova Bond Girl: “Forse sì, forse no… dipende tutto dalla sceneggiatura”
Sydney Sweeney potrebbe diventare la prossima Bond Girl. Le voci, che da giorni rimbalzano sui media americani e britannici, la danno in pole position per il nuovo capitolo della saga di James Bond, il primo sotto il pieno controllo di Amazon Studios dopo l’acquisizione di MGM per 6,1 miliardi di dollari.
L’attrice di Euphoria e The White Lotus, 28 anni, è considerata una delle interpreti più richieste del momento e il suo nome circola con insistenza tra i candidati del cast. Secondo Variety, lo stesso Jeff Bezos, fondatore di Amazon, vedrebbe con entusiasmo la Sweeney nel ruolo.
Un indizio, forse, arriva anche dalla vita reale: la scorsa estate l’attrice era tra gli ospiti del matrimonio di Bezos con Lauren Sanchez a Venezia. Ma non solo. I tre collaborano anche per la distribuzione della linea di lingerie firmata Sweeney, dettaglio che alimenta i sospetti di un legame professionale sempre più stretto.
Intervistata da Variety, Sydney ha giocato sul filo della diplomazia. «Non so (pausa di sette secondi)… non posso (altra lunga pausa). Ad essere onesta, non sono a conoscenza delle voci. Ma sono sempre stata una grande fan del franchise e sono curiosa di vedere cosa faranno», ha detto sorridendo. Poi ha aggiunto: «Dipende tutto dalla sceneggiatura. In realtà, mi piacerebbe di più interpretare 007 che la Bond Girl».
Il prossimo film dell’agente segreto, il ventiseiesimo della saga, sarà diretto da Denis Villeneuve con la sceneggiatura firmata da Steven Knight, autore di Peaky Blinders.
Negli ultimi mesi la Sweeney è stata al centro di diverse controversie: la pubblicità di American Eagle di cui è protagonista è stata accusata di “promuovere l’eugenetica”, accusa amplificata dal fatto che l’attrice, rarità a Hollywood, è registrata come elettrice repubblicana.
Tra scandali, ruoli da sogno e strategie di marketing, Sydney Sweeney continua a essere il volto perfetto di una Hollywood che mescola glamour, provocazione e potere. E se davvero diventerà la nuova musa di 007, lo farà a modo suo — con la stessa sicurezza con cui, in ogni intervista, lascia che sia il silenzio a dire tutto.
Cinema
George Clooney dice stop ai baci al cinema dopo i 60 anni: “Non bacerò più una ragazza”, ma il pubblico resta perplesso
George Clooney ha deciso di dire addio alle scene di baci e romanticismo nei film. Lo ha spiegato al Daily Mail, raccontando di una scelta maturata dopo aver compiuto 60 anni e parlata con la moglie Amal. Una decisione ispirata a Paul Newman che divide pubblico e addetti ai lavori.
L’ultimo bacio di George Clooney non è stato sulle labbra di una donna, ma su una dichiarazione che fa discutere. L’attore ha raccontato al Daily Mail di aver deciso di chiudere definitivamente con le scene romantiche e i baci nei film. Una scelta personale, maturata dopo aver compiuto 60 anni e dopo una conversazione con la moglie Amal. Parole che hanno immediatamente acceso il dibattito.
“Ho cercato di seguire la strada di Paul Newman. Ok, bene, non bacerò più una ragazza”, ha spiegato Clooney, lasciando intendere che il romanticismo sullo schermo, a un certo punto, può diventare fuori tempo massimo. Un’uscita che sorprende, soprattutto detta da uno degli attori più iconici del cinema romantico degli ultimi decenni.
La conversazione con Amal e la soglia dei 60
Il punto di svolta arriva con l’età e con la vita privata. Clooney racconta di averne parlato apertamente con Amal, scegliendo una linea che separa in modo netto il lavoro dalla sfera sentimentale. Non un addio al cinema, ma a un certo tipo di ruoli, quelli che prevedono baci e relazioni amorose sullo schermo. Una decisione che lui stesso presenta come naturale, quasi inevitabile.
L’ombra lunga di Paul Newman
Il riferimento a Paul Newman non è casuale. Newman aveva scelto, con il passare degli anni, di allontanarsi dai ruoli romantici tradizionali, privilegiando personaggi più asciutti e complessi. Clooney sembra voler seguire quella traiettoria, rivendicando una maturità artistica che non passa più dal bacio cinematografico. Il paragone, però, pesa: Newman era Newman, e non tutti sono pronti a riconoscere lo stesso percorso come automatico.
Tra fascino iconico e ruoli che cambiano
La reazione del pubblico è divisa. Da un lato c’è chi apprezza la coerenza e la consapevolezza di un attore che decide di non forzare la mano su ruoli che non sente più suoi. Dall’altro, resta la sensazione di una rinuncia che sa di autocensura, soprattutto considerando che il cinema è pieno di storie d’amore raccontate a tutte le età. Clooney, piaccia o no, resta per molti un simbolo di fascino senza data di scadenza.
La sua decisione non cambia ciò che è stato, né cancella decenni di scene diventate iconiche. Ma apre una domanda che rimbalza tra spettatori e addetti ai lavori: smettere di baciare sullo schermo è davvero un segno di eleganza, o solo un limite che il cinema non ha mai davvero riconosciuto?
Cinema
Asia Argento torna Scarlet Diva venticinque anni dopo: omaggio al film cult e incontro speciale alla Fondazione Prada
A venticinque anni dall’uscita nelle sale, Scarlet Diva torna al centro dell’attenzione con una proiezione-evento alla Fondazione Prada. Asia Argento introdurrà il film al pubblico e dialogherà con Manlio Gomarasca, direttore di Nocturno, ripercorrendo il senso e l’eredità di un’opera diventata cult.
Venticinque anni possono trasformare un film in un documento, in un oggetto di culto o in una ferita ancora aperta. Scarlet Diva, esordio al lungometraggio di Asia Argento come regista, appartiene un po’ a tutte queste categorie.Stasera il film torna sul grande schermo con un omaggio speciale al cinema Godard della Fondazione Prada, alla presenza della sua autrice.
Asia Argento introdurrà personalmente la proiezione e incontrerà il pubblico in dialogo con Manlio Gomarasca, direttore della rivista Nocturno, in un appuntamento che promette di andare oltre la semplice celebrazione anniversaria.
Un esordio visionario diventato cult
Uscito nel 2000, Scarlet Diva è stato fin da subito un film divisivo, radicale, lontano da qualsiasi comfort narrativo. Un’opera autobiografica e provocatoria, che racconta il corpo, il desiderio, la dipendenza e l’industria dello spettacolo con uno sguardo crudo e personale. Col tempo, quello che all’epoca sembrava eccesso è diventato cifra stilistica riconoscibile.
Rivederlo oggi significa anche rileggerlo alla luce di un contesto completamente diverso, in cui molte delle ossessioni raccontate nel film risuonano con nuove consapevolezze.
L’incontro con Manlio Gomarasca
Accanto ad Asia Argento ci sarà Manlio Gomarasca, storico direttore di Nocturno, voce autorevole del cinema di genere e delle opere più borderline. Il dialogo tra i due promette di scavare nella genesi del film, nelle sue influenze e nella sua ricezione, senza filtri celebrativi.
Un confronto che mette insieme memoria, critica e sguardo contemporaneo, restituendo a Scarlet Diva la sua natura di opera viva, ancora capace di interrogare chi la guarda.
Il cinema Godard e la Fondazione Prada
La scelta del cinema Godard della Fondazione Prada non è casuale. Spazio dedicato al cinema come esperienza culturale e non solo come intrattenimento, è il contesto ideale per accogliere un film che ha sempre rifiutato le etichette e i percorsi prevedibili.
L’evento si inserisce in una linea curatoriale che guarda al cinema come linguaggio artistico totale, capace di dialogare con il presente anche quando nasce nel passato.
Un ritorno che è anche una rilettura
Per Asia Argento, tornare a Scarlet Diva significa confrontarsi con un’opera che porta impresso il segno di un’epoca e di una fase personale. Non un’operazione nostalgica, ma una rilettura consapevole, davanti a un pubblico chiamato a guardare oltre la superficie.
A venticinque anni dall’uscita, Scarlet Diva non chiede indulgenza. Chiede attenzione. E forse è proprio per questo che continua a far parlare di sé.
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