Musica
10 canzoni italiane per entrare nell’atmosfera autunnale: la playlist di ottobre
L’autunno è la stagione del cambiamento e della riflessione. La musica può essere il sottofondo ideale per viverne appieno l’atmosfera. Da Carmen Consoli a Francesco Guccini, scopri dieci brani italiani che catturano i colori e le emozioni di questo periodo, con un occhio di riguardo al mese di ottobre.
L’autunno è quel momento dell’anno in cui i colori cambiano, le giornate si accorciano e una certa malinconia si insinua nell’aria. Le foglie che cadono, il vento fresco e le prime piogge creano un’atmosfera che sembra fatta apposta per essere accompagnata da una colonna sonora che sappia toccare corde profonde. Non c’è niente di meglio che immergersi in una playlist che rispecchi l’anima di questa stagione, con brani perfetti per evocare ricordi e per calarsi totalmente nella sua caratteristica atmosfera.
Abbiamo quindi selezionato per voi dieci canzoni italiane che catturano lo spirito dell’autunno, con un’attenzione particolare al mese di ottobre. Ogni canzone porta con sé il suo bagaglio di emozioni, perfetto per chi ama riflettere e godersi la bellezza del tempo che passa. Mettetevi comodi, preparate una tazza di tè caldo e lasciatevi trasportare dalla musica che meglio racconta questo periodo dell’anno.
Hit Parade: 10 Canzoni Italiane per l’Autunno e Ottobre
- “Ottobre” – Carmen Consoli
Un brano malinconico da parte della “cantantessa” che ritrae perfettamente l’amore segreto fra due ragazze negli anni ’50, con grande afflato poetico. - “Autunno” – Noemi
Una canzone che parla di sentimenti contrastanti, proprio come le emozioni che l’autunno porta con sé, tra nuovi inizi e nostalgie passate. - “Terzo intermezzo” – Fabrizio De André
De André cattura l’essenza autunnale in questo brano che parla di cambiamento, riflessione e passaggi stagionali, tipici del suo stile poetico. - “Ottobre” – Fabrizio Moro
- Un brano che richiama il vento freddo dell’autunno e il desiderio di ritrovare calore e intimità, con la voce intensa di Moro che enfatizza l’atmosfera.
- “Ottobre come settembre” – L’orso
- I testi della canzone esplorano temi profondi legati al desiderio, alla fuga e alla ricerca di guarigione emotiva, per questo progetto musicale nato ad Ivrea nel 2010.
- “Autunno” – Francesco Guccini
Guccini dedica questa canzone all’autunno come simbolo del tempo che scorre, con una poetica che abbraccia la stagione dei ricordi e delle riflessioni. - “Foglie al gelo” – Francesco Gabbani
Questa canzone da parte del due volte vincitore di Sanremo, evoca in maniera perfetta l’atmosfera autunnale. Tema portante del film Poveri ma ricchi, diretto dal Fausto Brizzi. - “Autunno dolciastro” – Carmen Consoli
Ancora la cabtautrice siciliana, che descrive in modo suggestivo l’autunno è il suo senso di attesa, desiderio e vulnerabilità emotiva. - “Piove” – Jovanotti
Un pezzo che, pur non menzionando esplicitamente l’autunno, con la sua atmosfera di pioggia e malinconia richiama fortemente la stagione, creando una perfetta colonna sonora per le giornate uggiose più classiche. - “In ottobre” – Le Orme
Terminiamo con una canzone espressamente dedicata al mese di ottobre, simbolo del tempo che passa e delle riflessioni autunnali, con la maestria di una delle più grandi band di rock progressivo italiano.
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Musica
Renato Zero: «Sono più sposato di tanti altri. Non servono garanzie per amare, serve responsabilità verso gli altri»
Settantacinque anni, un album da 19 brani e un tour di 25 date: Renato Zero celebra la sua carriera con ironia e gratitudine. «Ho dimostrato che da Zero si può diventare tanto. Continuerò a cantare finché avrò fiato».
«Sono più sposato di tanti altri». Così Renato Zero accende la sala gremita del Superstudio di Milano, durante la serata del Festival dello Spettacolo, dove il direttore di Tv Sorrisi e Canzoni, Aldo Vitali, gli consegna il Telegatto. Lui, con il suo inconfondibile humour, replica: «Grazie, anche se avrei preferito un Telesorcino».
Il pubblico si alza in piedi, parte un video tributo, la sala canta, lui canta con loro. «Non mi posso permettere di commuovermi – scherza – sennò divento nero per il trucco!».
È un Renato Zero in stato di grazia, che festeggia i suoi 75 anni con un album uscito proprio nel giorno del compleanno: Uno, due, tre… Zero! «Sono diciannove brani che rappresentano diciannove esternazioni di stati d’animo che avete convissuto con me» racconta. «Un artista deve avere il coraggio di lasciare da parte i numeri, i dischi di platino, e mandare un messaggio. Questo disco lo dedico alla pace: basta guerre. È uno dei lavori più belli e più riusciti della mia vita».
Poi il tono si fa più intimo. «Ho dimostrato che da Zero si può diventare tanto. C’è stata tanta gelosia nei nostri confronti, ricordo quando chiusero un tendone di Zerolandia. C’è stata mancanza di libertà. Ecco perché dobbiamo continuare a parlarne: la libertà è il vero amore di tutta la mia vita».
E parlando di amori, Zero si definisce “sposatissimo”: «Gli errori nella vita si fanno, ma l’importante è non ripeterli. Gli errori servono per condividere, per questo ci si sposa. Io vi assicuro che sono più sposato di tanti altri. Non servono garanzie per esserlo, basta sentire la responsabilità verso gli altri. In questo Paese, io sono straposato!».
Tra un sorriso e una riflessione, arriva anche un rimpianto: «Fonopoli. Avevamo un progetto bellissimo, ma ce l’hanno bocciato. In Italia, se fai le cose buone, spesso non te le fanno fare. Ma non mi arrendo, perché credo ancora nella condivisione e nella musica come casa comune».
A gennaio ripartirà con un tour di 25 date, un viaggio musicale lungo oltre tre ore a sera. «Mi rimproverano perché canto troppo, ma non riesco a scegliere. Ho scritto troppo, lo ammetto. Forse in futuro dovrò farmi aiutare dai medley».
C’è spazio anche per il sogno, che lui chiama “una carezza”. «I sogni vanno presi con le pinze. Ti devi chiedere perché sogni una cosa e non un’altra. Ho sognato mia madre una sola volta: le ho chiesto se avesse sofferto quando è andata via. Mi ha risposto: “Sono andata via molto prima di quanto pensi”. È stato un regalo».
E quando gli chiedono quale sia oggi il suo sogno, Renato sorride e chiude con la sua filosofia più vera: «Ancora con i sogni? La mia realtà è quella di non perdermi».
Musica
Victoria Beckham: «Da ragazzina mi chiamavano stupida e mi tiravano lattine». Il bullismo, la dislessia che l’ha resa più forte
Ospite del podcast Call Her Daddy, Victoria Beckham rivela le ferite mai guarite del passato: bullismo, acne, dislessia e la sensazione di sentirsi “sbagliata”. «Quell’esperienza mi ha temprata, mi ha preparato alla cattiveria dei media».
Dietro la perfezione di Victoria Beckham c’è una ragazza che ha conosciuto la crudeltà e la solitudine. A raccontarlo è lei stessa, senza filtri, nel podcast Call Her Daddy. «Ero una bambina e un’adolescente un po’ strana» dice, ricordando gli anni in cui sentirsi diversa sembrava una colpa.
«A scuola ero vittima di bullismo. Gli altri ragazzi dopo le lezioni fumavano, uscivano, io andavo a danza o a teatro. Non riuscivo a integrarmi».
A rendere tutto più difficile c’erano anche l’acne, i capelli piatti e l’insicurezza. «Ricordo quando ero nel cortile della scuola, tutta sola, e i bambini raccoglievano le lattine di Coca-Cola dalle pozzanghere per tirarmele addosso. È stato umiliante».
Un dolore amplificato dalle difficoltà scolastiche: «Guardando i miei figli ora mi rendo conto di essere dislessica e di soffrire di discalculia. All’epoca però non si parlava di queste cose. Mi chiamavano semplicemente “stupida”».
Nemmeno il college fu un rifugio. «Mi dissero che non ero abbastanza brava o bella, troppo grassa per salire sul palco». Un giudizio che avrebbe potuto distruggerla, ma che invece l’ha resa più determinata. «Quel bullismo mi ha preparata a quello dei media» racconta. «Mi ha temprata».
Oggi, a cinquant’anni, Victoria Beckham è icona di stile e fondatrice di un marchio di moda di successo, ma non dimentica la ragazzina insicura che era. «Allora non si parlava di salute mentale come si fa oggi. Io cercavo solo di sopravvivere, di restare me stessa».
Dietro l’immagine impeccabile della Posh Spice resta così la forza di una donna che ha trasformato la vergogna in disciplina e le ferite in eleganza. Perché la vera bellezza — quella che resiste — nasce sempre da un difetto accettato.
Musica
Sabrina Salerno: «La terapia ormonale è dura, ma continuo a ballare». Dopo il tumore, la cantante si racconta
Scoperto in tempo grazie alla prevenzione, il tumore di Sabrina Salerno non ha richiesto chemioterapia. Oggi l’artista affronta gli effetti delle cure ormonali, ma non perde entusiasmo: «Mi chiedo come nel 2025 non si sia ancora trovata una terapia più leggera».
Sabrina Salerno non si ferma. A un anno dalla diagnosi di tumore al seno, la cantante e showgirl è tornata in scena con la stessa grinta che l’ha resa un’icona degli anni ’80. Lo scorso luglio il singolo, Bollente, realizzato in collaborazione con Ludwig (Ludovico Franchitti), ha rappresentato un inno all’energia e alla rinascita. Ma dietro la luce del palco c’è anche il racconto di una battaglia personale.
Nell’agosto 2024 Sabrina aveva rivelato ai suoi follower di aver scoperto un nodulo maligno al seno. Una lesione non palpabile, individuata grazie a una mammografia di routine. «È stata la prevenzione a salvarmi» aveva scritto sui social. Diagnosticato in fase iniziale, il tumore non ha richiesto chemioterapia ma solo radioterapia mirata.
Oggi la cantante sta affrontando una terapia ormonale specifica, necessaria per prevenire recidive. «Mi chiedo come mai nel 2025 non si sia ancora trovato un metodo per far andare le cose meglio» ha raccontato in un’intervista a Libero Quotidiano, denunciando le difficoltà e gli effetti collaterali del trattamento. Una testimonianza sincera che mette in luce la necessità di continuare a investire nella ricerca.
Nonostante tutto, la sua carriera non si è mai fermata. «Continuo a lavorare, a fare musica e a crederci» ha dichiarato con il sorriso che l’ha sempre contraddistinta. Bollente è un brano ironico e sensuale, ma anche simbolico: racconta la voglia di restare viva, di muoversi, di non lasciarsi definire dalla malattia.
Sabrina non parla solo di sé. Nella stessa intervista ha espresso stima per Elodie, Alfa, Jennifer Lopez e Cher, donne che, come lei, hanno trasformato la sensualità in linguaggio artistico. «Il corpo è uno strumento di comunicazione, non un tabù» ha detto.
Tra forza, ironia e consapevolezza, la Salerno dimostra ancora una volta che si può essere fragili e indistruttibili allo stesso tempo.
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