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Cancellato da Netflix il documentario su Prince: gli eredi hanno avuto la meglio

40 anni fa usciva Purple Rain di Prince, l’album e il film della consacrazione. Il documentario previsto su Netflix è stato cancellato, in accordo con gli eredi che lo trovavano troppo impreciso. Ne verrà realizzato uno in sostituzione

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    La famosa piattaforma di streaming ha reso noto di aver cancellato dalla programmazione il film sull’artista. La famiglia dell’artista di Minneapolis ha diffuso un comunicato, dopo le polemiche avanzate per la scarsa qualità del prodotto. Sui social si può leggere che: “Gli eredi di Prince e Netflix hanno raggiunto un accordo reciproco che consentirà alla tenuta di sviluppare e produrre un nuovo documentario con contenuti esclusivi dall’archivio di Prince. Di conseguenza, il documentario di Netflix non verrà rilasciato”.

    Troppe imprecisioni ed invenzioni sensazionalistiche

    Secondo quanto riportato dall’autorevole testata Variety, gli eredi dell’artista americano, scomparso improvvisamente nell’aprile 2016, avevano affermato in precedenza che il documentario destinato alla messa in onda conteneva parti imprecise. Notizie additittura inventate e talvolta sensazionalistiche su alcuni aspetti della sua vita. Il New York Times ha affermato che il documentario avrebbe mostrato le ex fidanzate di Prince che lo accusano di abusi fisici ed emotivi. Il quotidiano di New York afferma che il documentario Netflix in sei episodi diretto da Erza Edelman avrebbe dovuto raccontare la carriera di Prince attraverso i racconti della sua infanzia travagliata e, successivamente, dell’abbandono della giovane moglie Mayte Garcia dopo la perdita del figlio.

    Il nuovo documentario realizzato in stretta collaborazione con la Prince Estate

    Niente da fare quindi per lo sfortunato film di Netflix su Prince, l’epico documentario da nove ore composto da sei parti. Anche se per i fan del leggendario cantante è stato trovato un accordo definitivo che si spera possa accontentare tutti. In una dichiarazione condivisa da Netflix e dalla Prince Estate, infatti, è stato annunciato un nuovo documentari. Il prodotto è in fase di sviluppo con contenuti esclusivi tratti dall’archivio del vincitore di 7 Grammy. Questo nuovo progetto sarà realizzato da Netflix e dalla Prince Estate, ma vedrà la luce a scapito del precedente documentario da nove ore diretto da Ezra Edelman.

    Non c’è pace per i morti: guai anche per il biopic su Michael Jackson

    “Prince Estate e Netflix hanno raggiunto un accordo reciproco che consentirà alla tenuta di sviluppare e produrre un nuovo documentario. Con contenuti esclusivi tratti dall’archivio di Prince”, hanno affermato. Nel frattempo, ironicamente, anche il film biopic di Michael Jackson starebbe attraversando alcune beghe legali.

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      Musica

      Giorgia perde la bussola etero a X Factor: la battuta hot per Paola Iezzi con il reggiseno fetish che infiamma il backstage

      La cantante, conduttrice della serata, lancia una battuta diventata virale nello spazio di pochi secondi. Il reggiseno fetish di Paola Iezzi accende X Factor prima ancora che inizi lo show, tra sorrisi, provocazioni e un clima da vera complicità.

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        Dietro le quinte di X Factor, dove in genere si respira tensione creativa, ieri l’aria si è scaldata per tutt’altro motivo. A scatenare il fuoco è stata Paola Iezzi, che si è presentata con una camicia lasciata strategicamente aperta e un reggiseno fetish nero, lucido, pensato per catturare ogni sguardo. E infatti lo ha catturato. Soprattutto uno: quello di Giorgia, conduttrice impeccabile del live, che appena l’ha vista non ha resistito alla battuta. «Non posso togliere gli occhi da lì, tu metti in crisi la mia eterosessualità», le ha detto ridendo, mentre lo staff faticava a trattenere un’ovazione da spogliatoio pop.

        La scena, ripresa da alcuni presenti, ha fatto il giro dei social in pochi minuti. Giorgia, da sempre lontana dalle pose a effetto, stavolta ha ceduto al clima da backstage, lasciandosi andare a un commento che in altri contesti avrebbe fatto arrossire. Qui invece ha funzionato: ironia perfetta, tono leggero, complicità evidente. Paola Iezzi, dal canto suo, ha incassato con il sorriso malizioso che la contraddistingue da una vita, facendo un mezzo inchino come se quel complimento – molto poco implicito – fosse parte della scaletta.

        il look che accende il backstage

        La camicia aperta, il reggiseno fetish, il mood “sono qui per divertirmi”: Paola Iezzi ha deciso di trasformare il backstage in un piccolo show parallelo. Il reggiseno, rigido, sagomato, da estasi clubber anni Novanta filtrata attraverso la lente del glamour televisivo, non poteva passare inosservato. Un mix di moda, provocazione e sicurezza di sé che – a giudicare dalle reazioni – ha funzionato alla grande.

        la frase virale di Giorgia

        È stato però il commento di Giorgia a far esplodere la bolla. Una frase nata come un gioco ma che racconta anche quanto la cantante si senta a proprio agio nei panni di padrone di casa. Libera, spontanea, lontana da qualunque rigidità. E soprattutto in sintonia con la collega, a cui ha regalato una dichiarazione che il web sta già trasformando in meme.

        la reazione del pubblico

        Sui social è partita la festa. C’è chi celebra la Iezzi come “icona queer involontaria”, chi scherza sul “risveglio saffico” di Giorgia, chi semplicemente apprezza la leggerezza del momento in una tv che spesso si prende troppo sul serio. In mezzo a tutto questo, loro due: amiche, complici, professioniste che conoscono bene il potere di una battuta piazzata al momento giusto.

        X Factor non era ancora iniziato, ma lo show aveva già il suo primo highlight. E a giudicare dal clima, non sarà l’ultimo.

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          Musica

          Beatles forever: 55 milioni di euro di fatturato nel 2025 per la Apple Corps. Yoko Ono, Paul McCartney, Ringo Starr e Olivia Harrison ancora soci in parti uguali

          I conti 2024-2025 della Apple Corps Limited confermano l’incredibile potenza economica del marchio Beatles. Fatturato a 55 milioni di euro e utili da 4 milioni. I quattro soci – McCartney, Starr, Olivia Harrison e Yoko Ono – mantengono ciascuno il 25% delle quote. Per la vedova Lennon anche un gettone “ad personam”, mai chiarito nel dettaglio.

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            Non c’è fine alla Beatlemania. Cinquantasei anni dopo l’ultima esibizione sul tetto della sede di Savile Row, i Beatles restano un marchio che fattura come una multinazionale. La Apple Corps Limited – la holding fondata nel 1963 come The Beatles Limited – ha chiuso il bilancio 2024-2025 con un fatturato lordo vicino ai 50 milioni di sterline (circa 55 milioni di euro). Una cifra da record per una società che continua a gestire il mito dei Fab Four, tra diritti musicali, licenze, merchandising e progetti audiovisivi.

            La cassaforte di Liverpool
            La società, con sede a Londra, è oggi divisa in quattro quote perfettamente uguali: il 25% a Yoko Ono, 92 anni; il 25% a Paul McCartney, 83; il 25% a Ringo Starr, 85; e il restante 25% a Olivia Harrison, 77, vedova di George, tramite un trust familiare. Ciascun socio siede nel consiglio di amministrazione – per la quota Lennon in due: Yoko e il figlio Sean Ono Lennon, 49 anni – e partecipa ai dividendi, pari a 3,4 milioni di sterline ciascuno, oltre a fee personali da 4,3 milioni.

            Ma tra i dettagli più curiosi del bilancio, firmato il 23 ottobre 2025 dal direttore Bruce Grakal, storico legale di Ringo Starr, c’è un’annotazione che non passa inosservata: la società ha riconosciuto un pagamento “extra” di 850 mila sterline a Yoko Ono, dopo i 500 mila del 2024 e i 4,1 milioni del 2023. Un “bonus personale” di cui non è mai stata spiegata la natura, probabilmente legato ad accordi interni tra gli eredi.

            L’industria del mito
            Dal 2020, i quattro nuclei familiari hanno incassato complessivamente oltre 100 milioni di sterline tra provvigioni e dividendi. I ricavi netti – pari a 32 milioni di sterline – sono in crescita rispetto all’anno precedente (26,6 milioni), mentre gli utili, poco sotto i 4 milioni, risultano in lieve calo per l’aumento dei costi legati a un nuovo progetto cinematografico in sviluppo.

            Un dato che conferma come i Beatles restino, oltre che leggenda culturale, una macchina industriale perfetta. Tra ristampe, documentari, diritti digitali e revival, il “marchio Liverpool” continua a generare ricchezza, dimostrando che l’amore — e i profitti — per i Fab Four non passano mai di moda.

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              Iva Zanicchi ricorda Ornella Vanoni: «L’ho amata tantissimo», ma riaffiora una vecchia frase che oggi suona davvero imbarazzante

              L’Aquila di Ligonchio parla di un legame artistico profondo, ma nella memoria riaffiora un giudizio lontano che oggi stride con il dolore per la scomparsa della cantante milanese

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                Sono giorni di ricordi, nostalgia e parole pesanti di emozione attorno alla figura di Ornella Vanoni. Tra le voci che l’hanno salutata con calore c’è quella di Iva Zanicchi, che in queste ore ha raccontato di averla «sempre amata tantissimo», ripercorrendo decenni di palcoscenico condiviso. «Insieme abbiamo fatto tante cose. Ho tanti ricordi con lei, abbiamo fatto Sanremo insieme, la Mostra internazionale di musica leggera, Canzonissima. L’ho sempre amata e stimata tantissimo, lei era sincera, spietatamente sincera», ha dichiarato la Zanicchi con evidente commozione.

                Due regine della musica italiana

                Vanoni e Zanicchi hanno attraversato, da protagoniste, stagioni irripetibili della musica italiana. Diversissime nella voce, nella presenza scenica e nell’immaginario, sono però rimaste legate da un percorso artistico parallelo fatto di incontri, tensioni e rispetto reciproco. Iva oggi ne restituisce un ritratto affettuoso, quasi intimo, ricordando una collega capace di «spietata sincerità», in scena come nella vita.

                Quel vecchio giudizio che torna a galla

                Eppure, scavando nella memoria collettiva, riaffiora un episodio curioso: quando, molti anni fa, proprio Iva Zanicchi si lasciò sfuggire, con ironia o con leggerezza, la frase secondo cui Ornella Vanoni «non sapesse cantare». Un giudizio che all’epoca fece rumore e che oggi, riletto alla luce delle sue parole, assume tutt’altro sapore. Non c’è polemica, non c’è rievocazione amara: solo il gioco spesso crudele del tempo.

                Un addio segnato dall’affetto

                Oggi resta la riconoscenza e resta il senso di perdita per una figura che ha segnato un’epoca, oltre la musica, oltre le polemiche e le battute. E nelle parole di Iva c’è l’eco di una stagione in cui due donne, così diverse, hanno visto e costruito pezzi importanti della stessa storia.

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