Musica
Dua Lipa, Lucio Corsi e… tanta birra: guida semiseria ai festival musicali 2025
Se l’estate per te significa sudore, folla e soundcheck eterni… sei sulla pagina giusta. Dall’Idroscalo alle montagne friulane, passando per spiagge glamour e boschi techno, ecco la guida ai festival italiani della primavera-estate 2025. Headliner internazionali, location sorprendenti, vibe uniche: il concerto perfetto esiste (o quasi). Prepara il powerbank, la crema solare e la voglia di dire: “Io c’ero”.

Cominciamo col MI AMI Festival a Milano: indie, amore e tanta Italia (22-24 maggio). Tre giorni, quattro palchi, 70 artisti e un tema poetico quanto una canzone di Battiato: Il veleno e la cura. L’Idroscalo di Milano ospita artisti come Diodato, Noyz Narcos, Joan Thiele e Offlaga Disco Pax, ma anche rarità internazionali come The Pains of Being Pure at Heart. Porta un cuore grande e un paio di scarpe comode: ne avrai bisogno…
A Lecco immersi nell’elettronica
Nameless: da Lecco con elettronica (31 maggio – 2 giugno). Martin Garrix, Armin Van Buuren, Chainsmokers. Serve aggiungere altro? Ok: 100.000 persone, tre paesi sul Lago di Lecco (fra Annone, Molteno e Bosisio Parini) e un mix letale di musica EDM, energia e afterparty infiniti. Si consiglia l’uso responsabile delle playlist motivazionali pre-festival.
I-Days Milano: solo nomi grossi, grazie (giugno-agosto)
Un’estate sotto il cielo di Milano con i big del pop e del rock mondiale: Justin Timberlake (2 giugno), Dua Lipa (7 giugno), Linkin Park (24 giugno), Olivia Rodrigo (15 luglio), Post Malone (27 agosto). Se non sai scegliere, lancia una monetina. O vendi l’anima, apri il portafoglio e vai a tutti.
La Prima Estate: Camaiore chiama, l’indie risponde (21-29 giugno)
Spiaggia, tramonto, i Kings of Leon. Serve davvero un motivo in più? Aggiungiamo St. Vincent, Air, TV on the Radio e il nostro Lucio Corsi. L’evento è diviso in due weekend e mescola atmosfere da Coachella con lo spirito della Versilia anni ‘60.
Kappa FuturFestival: techno e cemento armato (4-6 luglio, Torino)
Nel Parco Dora di Torino il cemento vibra. I deejay più potenti del mondo si alternano su palchi spettacolari. Se non hai mai ballato alle 10 del mattino dopo solo tre ore di sonno, questo è il tuo rito di passaggio!
Altri appuntamenti da segnare in agenda
Limbo Festival (10-13 luglio, Toscana): musica, arte, sport e vino. Luca Bacchetti ti aspetta per un’esperienza sensoriale.
Wonderlast Festival (12-13 luglio, Gubbio): l’Umbria fa nord Europa, tra Rkomi, Villabanks e paesaggi da favola.
No Borders Music Festival (luglio-agosto, Udine): musica senza confini tra i laghi e le montagne. Da Mika a Ben Harper.
Robbie Williams a Trieste (17 luglio): una data unica, tra nostalgia e showman-attitude, per l’ex Take That.
Green Valley Pop Fest (3 agosto, Trapani): musica e messaggi green sotto il sole siciliano.
Festival = sopravvivenza con stile
Che tu sia team techno, pop addicted o romantico da palco indie, l’estate 2025 ti offre un catalogo a cielo aperto di emozioni musicali. Ricorda: il festival perfetto non esiste, ma una birra tiepida sotto le stelle ascoltando il tuo artista preferito… sì, per brindare (con moderazione, occhio che l’alcol test è sempre in agguato) al tuo artista prediletto.
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Musica
Elodie sotto attacco in tv: “Quando manca l’arte, si mostra altro”
Davide Maggio la accusa di puntare tutto sulla provocazione, Marina La Rosa la difende: “Venderebbe così tanto se non fosse brava?”. Intanto Elodie sceglie il silenzio, e divide ancora una volta il pubblico.

Quando Elodie entra in una discussione pubblica, non passa mai inosservata. Ma stavolta è stata tirata in ballo senza nemmeno essere presente, e a farlo è stato Davide Maggio, giornalista televisivo e commentatore affilato, che nel salotto di Pomeriggio Cinque ha deciso di affondare il colpo: “Quando c’è poca arte da mostrare, evidentemente si mostra dell’altro”.
Il riferimento, neanche troppo implicito, è a Elodie e al suo modo di comunicare anche attraverso il corpo, con look spesso audaci e una presenza scenica che non fa nulla per passare inosservata. Ma è proprio questo, per Maggio, il problema: “Se la musica fosse davvero forte, non ci sarebbe bisogno di compensarla con altro”, ha detto senza mezzi termini.
Il dibattito si è acceso subito nello studio di Myrta Merlino. A prendere le difese della cantante è stata Marina La Rosa, ex gieffina e oggi opinionista: “Se ci fosse poca arte, Elodie non venderebbe così tanto. È una grandissima artista, punto”. Ma il giornalista ha rincarato la dose, tirando in ballo i dati delle prevendite: “I suoi stadi non sono ancora sold out, e i biglietti sono in vendita da un anno. Forse la provocazione serve a coprire una mancanza”.
Arte o marketing? Il corpo al centro del dibattito
La discussione, a quel punto, si è fatta più ampia e più accesa. Non si trattava più solo di Elodie, ma di un tema più grande: il diritto delle donne, e in particolare delle artiste, di esprimersi attraverso il corpo senza essere tacciate di superficialità.
“Non è marketing, è un grido di libertà contro una società ancora maschilista”, ha dichiarato La Rosa, riportando la questione sul piano del linguaggio e del simbolismo, più che del mercato. E il pubblico si è spaccato: c’è chi appoggia la tesi di Maggio, parlando di “volgarizzazione dell’immagine” e “strategia a tavolino”, e chi invece sottolinea quanto la libertà artistica debba includere anche l’uso del corpo, soprattutto quando vissuto con consapevolezza.
Il silenzio di Elodie: una scelta che pesa
Elodie, da parte sua, non ha risposto. Non un post, non una storia, nessun commento. E forse è proprio questo il suo modo di rispondere: non dare importanza a chi riduce il suo talento alla quantità di pelle mostrata. Un silenzio che può essere letto come indifferenza, oppure come una dichiarazione più potente di mille parole. Perché chi sa di essere libera, non ha bisogno di giustificarsi.
Nel frattempo, i suoi fan si stringono attorno a lei. I numeri sulle piattaforme parlano chiaro: il nuovo singolo Black Nirvana è una delle canzoni più ascoltate della settimana, e l’estate che si avvicina promette di essere ancora una volta targata Elodie. Con o senza l’approvazione degli opinionisti.
Musica
Assistere al concerto di Lucca di Jennifer Lopez: roba da ricchi!
Il 21 luglio l’unica data italiana della pop star: tra biglietti stellari e pacchetti Vip da capogiro, il lusso di dire “io c’ero” ha un prezzo… esorbitante

Il prossimo 21 luglio la cantante portoricana farà tappa in Italia con l’unica data del suo tour mondiale Up All Night Live. La città scelta è Lucca, nell’ambito del Lucca Summer Festival, e l’evento promette spettacolo, musica, coreografie e… prezzi fuori scala. Non solo per il biglietto, ma per l’eventualità di immortalarsi in un selfie con la popstar. Servono oltre 1400 euro… e nemmeno vi basta per entrare al concerto.
La vera festa è per chi può spendere
Il costo dei biglietti per il concerto parte da circa 100 euro per un posto in piedi, salendo fino a 290 euro per una seduta garantita. Fin qui nulla di nuovo, considerando i costi medi dei grandi eventi. Ma chi vuole vivere l’esperienza davvero “vicina a JLo”, deve puntare in alto. Anzi, altissimo.
L’upgrade da 1400 euro: un selfie da collezione (e da finanziamento)
Per i fan che sognano l’incontro ravvicinato con la star, esiste l’Upgrade Vip: 1403 euro per un Meet & Greet e una foto con Jennifer Lopez. Sì, una singola foto. Ma attenzione: questa cifra non include l’ingresso al concerto. Serve aggiungere almeno altri 100 euro per entrare, o salire fino a 550 euro se si vuole anche il “Diamond Vip Package” — che, paradossalmente, non include la presenza della star nella “photo opportunity”. In sintesi, per vedere Jennifer dal vivo e stringerle la mano, si arriva a una spesa che oscilla tra 1503 e 1953 euro. Tutto “non rimborsabile, non trasferibile, non modificabile”, precisa l’organizzazione. Come un tatuaggio… o un mutuo.
Vip sì, ma senza Jennifer: i pacchetti più ambigui
A metà tra lusso e beffa, il Diamond Vip Package da 550 euro include un’infinità di benefit (fast lane, area riservata, gadget, staff personale), ma niente Jennifer. La foto? Solo davanti a un backdrop con il suo nome. In pratica, l’effetto “sposa in cartone” da centro commerciale, ma griffato.
Tra lusso, marketing e fanservice… chi ci guadagna davvero?
Il concerto di Jennifer Lopez a Lucca sarà sicuramente un grande show, ma lascia l’amaro in bocca per una gestione che sembra pensata più per monetizzare ogni secondo che per avvicinare davvero l’artista ai suoi fan. Certo, il lusso ha un prezzo. Ma 1953 euro per dire “ho fatto un selfie con JLo” rischia di trasformare l’esperienza musicale in una corsa a ostacoli finanziaria. Il fan medio si chiede: vale davvero la pena accendere un mutuo per un minuto con la diva?
Musica
Annalisa, la cantante blasfema? Bufera su “Maschio” tra accuse di satanismo, sarcasmo e streaming alle stelle
Simone Pillon guida la crociata contro Annalisa: il brano “Maschio” è accusato di dileggiare Cristo e la Madonna. Ma mentre il web si divide tra indignazione e ironia, il pezzo vola in classifica. Ennesimo caso in cui la musica pop fa saltare i nervi ai puristi della morale.

A pochi giorni dall’uscita, “Maschio”, il nuovo singolo di Annalisa, è già un caso. Ma non solo per i quasi due milioni di streaming su Spotify o per l’ingresso al settimo posto nella classifica radiofonica EarOne. A far discutere, stavolta, sono le parole. E in particolare, quelle che secondo alcuni — tra cui l’ex senatore leghista Simone Pillon — sarebbero blasfeme, offensive verso la religione cattolica e addirittura «sataniche».
Tutto nasce da un post pubblicato su X (ex Twitter) proprio da Pillon, tra gli organizzatori storici del Family Day, che rilancia un articolo del quotidiano La Verità. Nel mirino finiscono i versi del brano in cui si pronunciano i nomi di Maria e di Gesù in un contesto amoroso, ironico, persino spregiudicato: “Ma te lo giuro su Maria / L’amore cieco è una teoria”, oppure “Perdona i miei peccati / Come ha fatto Gesù”. Secondo Pillon, Annalisa «dileggia Cristo e la Beata Vergine» per «rilanciare le vendite» in modo “patetico”. Accuse che hanno raccolto migliaia di consensi e cuoricini online, ma anche una pioggia di commenti tra il grottesco e l’apocalittico: qualcuno la paragona a Madonna, altri parlano di “messaggi subliminali satanici”, uno arriva a sottolineare che “Maschio” è uscito nel giorno dell’elezione del Papa. Coincidenza? Per i cospirazionisti, chiaramente no.
Nel video ufficiale, segnalano i più attenti, ci sarebbe persino “un essere con le corna”, dettaglio sufficiente a evocare il diavolo e far ripartire l’eterno tormentone della musica venduta al maligno. Nulla di nuovo sotto il sole: lo stesso sospetto fu gettato su Elvis, Lennon, i Led Zeppelin, Madonna, i Metallica, Lady Gaga, persino sul povero Lucio Battisti. Ora tocca ad Annalisa.
Tra le accuse più ricorrenti anche quella di “non avere mai il coraggio di prendere in giro l’Islam”, come se i testi pop fossero programmi di geopolitica. Oppure la nostalgia per “quando era una ragazza timida e senza strappi nei jeans”, come se il look fosse vincolo morale.
Eppure, nonostante le invettive e i toni da inquisizione 2.0, Annalisa non ha replicato. Non ne ha bisogno. In carriera ha venduto oltre 4,5 milioni di dischi solo in Italia, ed è la cantante italiana più venduta nell’era FIMI. I suoi brani superano il miliardo di stream. E il nuovo tour nei palazzetti — in partenza a novembre — ha già registrato numerosi sold out. Insomma: se davvero ha venduto l’anima al diavolo, come ironizza più di un utente su X, è stato un ottimo affare.
Sui social, intanto, le risposte al moralismo arrivano a frotte: «Ma di cosa stiamo parlando, una popstar non può nemmeno più citare Maria senza scatenare i crociati?», chiede una ragazza. «Se questa è blasfemia, allora dovremmo cancellare metà della musica italiana», scrive un altro. E c’è chi, scherzando, suggerisce alla cantante di pubblicare il prossimo singolo con il titolo “Pater Nostro Techno Remix”, giusto per non deludere nessuno.
Nel frattempo, le parole di “Maschio” continuano a rimbalzare su radio e piattaforme. Forse non porteranno all’inferno. Di certo, fanno parlare. E nel mondo del pop, è spesso questo l’obiettivo.
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