Musica
Freddie, i suoi ricordi e la sorella in incognito: l’asta che ha spaccato la famiglia Mercury
Non voleva che i gilet, le giacche, i testi manoscritti e gli oggetti più personali di Freddie Mercury finissero sparsi per il mondo. Così la sorella dell’artista ha fatto offerte in incognito per più di quaranta cimeli, comprati da Sotheby’s. Mary Austin, custode dell’eredità di Freddie, aveva deciso di venderli. Un gesto che Kashmira ha vissuto come un tradimento. E che riapre vecchie ferite mai sopite.

Una giacca militare da mezzo milione, un gilet con i gatti di Freddie, pagine di testi scritti a mano, un jukebox, una lampada. E il dolore, silenzioso e personale, di chi non voleva che tutto questo diventasse oggetto da vetrina. Kashmira Bulsara, sorella di Freddie Mercury, ha fatto quello che nessuno si aspettava: ha ricomprato in incognito oltre 40 cimeli appartenuti al fratello, messi all’asta dalla storica compagna e amica dell’artista, Mary Austin.
Una spesa di circa tre milioni di sterline. Non per investimento, non per nostalgia. Ma per salvare ciò che restava. Per riportare a casa frammenti di un fratello amato, che stava per essere frantumato all’incanto. “Capisce l’amore del mondo per Freddie – ha riferito una fonte vicina – ma non accettava che oggetti così intimi finissero in mani sconosciute”. Ogni oggetto, ogni fibra di quel guardaroba iconico, parlava di lui.
Il più caro? Una giacca militare realizzata per il trentanovesimo compleanno del cantante: 457.200 sterline. Poi il gilet con i suoi sei gatti, immortalato nel video di These Are the Days of Our Lives, uno degli ultimi prima della morte: 139.700 sterline. E ancora: il jukebox Wurlitzer (406.400), i testi di Killer Queen (279.400), una lampada Art Deco, un secchiello per il ghiaccio. Ogni oggetto, un affondo.
E ogni rilancio, un atto d’amore. O di dolore. Perché quella collezione, per Kashmira, non doveva nemmeno finire in vetrina. Dopo trent’anni di silenziosa custodia, Mary Austin aveva deciso di vendere tutto. Ma a chi appartiene davvero la memoria di un uomo? Alla donna che ha vissuto con lui gli anni della gloria e della solitudine, o al sangue del suo sangue?
Lui stesso non aveva mai fatto mistero del legame profondo con Mary. “È come se fossimo sposati”, diceva. Le lasciò metà del suo patrimonio, mentre l’altra metà fu divisa tra i genitori e Kashmira. Ma alla morte di Jer e Bomi, le quote tornarono a Mary. Fu lei a riportare le ceneri di Freddie a Garden Lodge. Fu lei, nel tempo, a restare. Ma non senza ombre.
Pochi mesi dopo la morte dell’artista, fu lei a chiedere a Jim Hutton, il compagno con cui Freddie aveva vissuto i suoi ultimi sei anni, di lasciare la casa. Garden Lodge, acquistata nel 1978 per 300.000 sterline, è oggi sul mercato per 30 milioni. E l’anno scorso, con la vendita del catalogo musicale dei Queen a Sony, Mary avrebbe ricevuto un dividendo personale di 187,5 milioni di sterline.
Non stupisce, quindi, che la decisione di vendere gli oggetti più personali di Freddie non sia stata presa bene da tutti. Soprattutto dalla sorella, che ha agito con riservatezza, ma anche con rabbia. Nessuno doveva sapere. Nessuno doveva sospettare. Ha visitato l’esposizione da Sotheby’s da sola, in anticipo. Il giorno dell’asta, ha mandato l’assistente personale a fare le offerte. Lei, da lontano, ha seguito tutto.
Un gesto familiare, più che patrimoniale. Un modo per non vedere dissolversi un pezzo di sé. Perché ci sono cimeli che diventano reliquie, ma prima ancora sono resti d’affetto. E mentre il mondo celebra Mercury come icona globale, la sua famiglia – quella di sangue – continua a combattere in silenzio per non perderlo del tutto.
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Musica
Eurovision 2025: Gabry Ponte trascina San Marino in finale, Corsi incanta, Tommy Cash conquista con “Espresso macchiato”
San Marino vola in finale grazie al sound di Gabry Ponte, mentre Lucio Corsi incanta fuori gara. In finale anche l’Estonia con l’irriverente Tommy Cash. A Basilea l’Eurovision diventa una festa panitaliana, tra musica, origini comuni e qualche bizzarria.

Alla St. Jakobs-Halle di Basilea, la prima semifinale dell’Eurovision 2025 si chiude con una pioggia di emozioni e un bel carico di tricolore. Perché se Lucio Corsi canta per l’Italia e Gabry Ponte per San Marino, il sabato sera della finale si preannuncia pieno di Italia anche altrove: alla conduzione Michelle Hunziker, mentre in gara ci saranno pure Marti Zambotto per l’Australia (ma di sangue francese e origini napoletane), e la maltese Miriana Conte, figlia di un partenopeo doc.
Corsi ha incantato con la sua “Volevo essere un duro”, fuori gara perché l’Italia è tra i Paesi fondatori, quindi già in finale. Ma lo stile, le spalline da farfalla, il pianoforte infinito e l’omaggio a Toy Story con “Andy” scritto sotto la suola della scarpa hanno fatto il giro della sala stampa. Diverso l’impatto di Gabry Ponte, che con la sua “Tutta l’Italia” ha fatto ballare tutti: potente, tamarra al punto giusto, orecchiabile quanto basta per entrare in testa. Non era dato tra i favoriti, ma il dj torinese ha spaccato. Standing ovation e finale meritata per lui.
E a proposito di outsider, spazio anche a Tommy Cash che ha superato la semifinale con la sua provocatoria “Espresso macchiato”: bar sul palco, scritta “Winners Café” lampeggiante e un atteggiamento che gridava vittoria già prima dell’annuncio. L’Estonia c’è, e anche con stile.
L’Eurovision di quest’anno segna il record assoluto di lingue in gara: ben 20. Dall’armeno al finlandese, dal francese all’albanese. Un arcobaleno sonoro che dimostra quanto la musica possa davvero superare confini e confusione geopolitica. Gli organizzatori lo hanno detto: “Vogliamo amplificare le culture”. Missione riuscita.
Tra i momenti da ricordare c’è sicuramente l’Islanda con i VÆB e il loro metallook da cosplay di Guerre Stellari, la polacca Justyna Steczkowska che ha duettato (idealmente) con Smaug, e la slovena Klemen che ha cantato a testa in giù pur di farsi notare. La Spagna, fuori gara, ha mandato Melody, femme fatale che ti pietrifica con lo sguardo, mentre l’Ucraina ha emozionato con Ziferblat, un inno struggente in tempi di guerra.
I favoriti? Gli svedesi Kaj, ovvio. Con una canzone dal titolo onomatopeico “Bara Bada Bastu” che sembra uscita da un rito tribale. E proprio per questo, probabilmente, funziona.
Intanto, il numero degli eliminati si allunga. Tornano a casa Belgio, Cipro, Slovenia, Croazia e Azerbaigian. Ma la partita vera si gioca sabato, e lì tutto può succedere. Compreso un colpo di scena tricolore. Gabry, ora tocca far saltare la sala.
Passano il turno: Norvegia, Albania, Svezia, Islanda, Paesi Bassi, Polonia, San Marino, Estonia, Portogallo e Ucraina.
Eliminati: Belgio, Cipro, Slovenia, Croazia, Azerbaigian.
Musica
Giallo a Basilea: Lucio Corsi potrebbe essere squalificato dall’Eurovision. Tutta colpa dell’armonica…
Il cantautore toscano, in gara all’Eurovision Song Contest 2025 con Volevo essere un duro, potrebbe essere escluso dalla competizione a causa dell’uso di un’armonica sul palco. Vediamo perché e quali sono le regole del concorso che lo mettono a rischio.

Lucio Corsi è, dall’ultimo Sanremo, quotidianamente sulla bocca di tutti, sia addetti ai lavori che amanti della canzone. L’artista toscano classe 1992, è diventato uno dei nomi più discussi della scena musicale italiana grazie al suo stile originale e, soprattutto, alla recente partecipazione al Festival di Sanremo 2025. Con il brano Volevo essere un duro, si è classificato secondo dietro Olly, che ha però rinunciato a rappresentare l’Italia all’Eurovision. Così, la responsabilità è ricaduta su Corsi, che parteciperà alla competizione europea in programma dal 13 al 17 maggio a Basilea.
Perché rischia l’esclusione dalla kermesse svizzera
Durante un’intervista con Fabio Fazio a Che tempo che fa, Corsi ha svelato di voler suonare l’armonica a bocca durante la sua esibizione all’Eurovision. Una scelta che, per quanto innocente, potrebbe costargli la partecipazione. Il regolamento dell’ESC vieta infatti l’utilizzo di strumenti dal vivo sul palco, consentendo solo basi musicali pre-registrate. Suonare l’armonica in diretta, come accaduto a Sanremo, infrangerebbe questa regola.
Cosa prevede il regolamento dell’Eurovision
Le norme dell’Eurovision sono molto rigide e puntano a garantire uniformità tra esibizioni provenienti da paesi diversi. Oltre al divieto di strumenti dal vivo, non è ammesso l’uso di autotune o qualsiasi altro software di correzione vocale. Inoltre, le canzoni devono avere una durata massima di 3 minuti: Volevo essere un duro rispetta questo limite, ma l’armonica non è presente nella versione ufficiale inviata all’organizzazione.
Una questione tecnica: come verrà usata l’armonica
Corsi ha dichiarato che stasera intende usare l’armonica “con la bocca nel microfono”, senza amplificarla separatamente. In teoria, ciò potrebbe non violare le regole, poiché lo strumento non verrebbe considerato “in gara”. Tuttavia, c’è il rischio che venga interpretato come un effetto di modifica vocale, equiparabile a un autotune, e quindi vietato. L’ambiguità tecnica rende incerta la decisione finale.
Cosa potrebbe accadere ora
La scelta è nelle mani di Corsi: rinunciare all’armonica per non correre rischi, oppure insistere con una performance più autentica ma a rischio squalifica. In un contesto come l’Eurovision, ogni dettaglio è sottoposto a regolamenti rigidi, spesso lontani dalla spontaneità dei palchi italiani come quello di Sanremo. Rispettare le regole o restare fedele al suo stile? In entrambi i casi, la sua presenza all’Eurovision 2025 promette di lasciare il segno, tra polemiche, creatività e coerenza artistica. Anche in caso di squalifica, il suo messaggio musicale potrebbe comunque conquistare l’Europa, con o senza armonica.
Musica
Yuval Raphael: dall’orrore del Nova Festival al palco dell’Eurovision 2025
Yuval Raphael, sopravvissuta all’attacco del Nova Festival del 7 ottobre 2023, rappresenta Israele all’Eurovision Song Contest 2025 con il brano “New Day Will Rise”. La sua partecipazione, simbolo di resilienza e speranza, è accompagnata da polemiche e minacce, ma anche da un forte sostegno internazionale.

Il 7 ottobre 2023, durante l’attacco di Hamas al Nova Festival nel deserto del Negev, Yuval si è salvata fingendosi morta sotto i corpi di altre vittime per otto ore. Di circa 50 persone presenti nel rifugio, solo 11 sono sopravvissute. Lei ha riportato ferite da schegge alla testa e alla gamba, ma ha trovato nella musica una via di guarigione, definendola “uno degli ingredienti più forti nel mio processo di guarigione”.
La strada verso l’Eurovision
Dopo l’attacco, Yuval ha partecipato e vinto il talent show israeliano HaKokhav HaBa (The Next Star), conquistando il pubblico con una versione di Dancing Queen degli ABBA, dedicata “a tutti gli angeli” uccisi al festival . Questa vittoria le ha garantito il diritto di rappresentare Israele all’Eurovision Song Contest 2025, che si terrà a Basilea, Svizzera.
Un messaggio di speranza
Il brano che Yuval porterà sul palco si intitola New Day Will Rise, scritto da Keren Peles. La canzone, che include versi in ebraico tratti dal Cantico dei Cantici, trasmette un messaggio di resilienza e speranza: “Le molte acque non possono spegnere l’amore, né i fiumi travolgerlo” . Yuval ha descritto il brano come “un inno alla guarigione e alla speranza”, sottolineando l’importanza dell’amore e della forza interiore.
Polemiche e minacce: la controversia sulla partecipazione di Israele
La partecipazione di Israele all’Eurovision 2025 ha suscitato polemiche, con richieste di esclusione da parte di alcuni paesi e artisti, che ritengono la presenza israeliana in contrasto con i valori di pace e unità del concorso . Durante l’evento inaugurale a Basilea, Yuval è stata vittima di minacce di morte da parte di un manifestante, che ha mimato il gesto del taglio della gola e sputato nella sua direzione. L’aggressore è stato identificato, ma non ancora arrestato. La televisione pubblica israeliana Kan ha presentato denuncia alla polizia svizzera.
Il sostegno internazionale e il significato della sua partecipazione
Nonostante le minacce di morte e le controversie, Yuval ha ricevuto un ampio sostegno internazionale. La sua storia di sopravvivenza e la sua determinazione a trasformare il dolore in arte hanno ispirato molte persone. La sua partecipazione all’Eurovision è vista come un simbolo di resilienza e speranza, un messaggio potente in un contesto di conflitto e divisione. Un’artista che rappresenta non solo Israele… ma anche e soprattutto la capacità dell’essere umano di superare le tragedie e trovare forza nella creatività. La sua presenza all’Eurovision 2025 è un richiamo alla solidarietà e alla speranza, valori fondamentali in tempi difficili.
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