Musica
Gianluca Grignani: ogni mattina quando mi sveglio sto male
Il cantautore milanese, classe 1972, si confessa ai media mettendosi a nudo nelle sue debolezze più intime, ricordando uno dei pochi amici speciali nel settore della musica: l’indimenticabile Lucio Dalla.
E’ una confessione a cuore aperto quella del cantautore Gianluca Grignani: “Il momento più brutto della vita è ogni mattina quando mi sveglio”. L’ammissione di un disagio concreto, che lo accompagna da tempo, il suo rapporto con la famiglia, con le donne e con il mondo della musica, dove può contare solo su pochi veri amici.
Una lucida analisi sul suo attuale stato d’animo
Nelle sue parole passano gli aspetti più importanti – ma a volte anche più complicati – che lo riguardano: un’infanzia difficile (per il rapporto con suo padre), le donne e relativi figli… ma anche l’amicizia per un collega speciale, uno dei pochi ai quali si dice ancora legatissimo: Lucio Dalla. E naturalmente il capitolo più duto del suo racconto è quello che riguarda se stesso: «Il momento più brutto della vita? Ogni volta, quando mi sveglio. Dormo male, agitato».
Da grande voleva essere Elvis
Un 52enne perennemente inquieto, che da piccolo sognava di diventare un cowboy… o Elvis Presley! Oggi per definirsi usa questa immagine: «Un artista. Una persona vulnerabile. La vulnerabilità è necessaria, la parte di te che soffre ti rende più umano. Mi piego come il giunco ma non mi spezzo. Però non significa che sia facile colpire i miei punti deboli».
Gli amici, pochi e fidati
Sono in tanti ad essere «invidiosi» di lui, questo è quello che pensa. A parte una persona speciale: «Lucio Dalla è stato il migliore amico che ho avuto in questo ambiente. La prima volta che andai a casa sua, entrando in soggiorno non vidi nessuno. Poi mi accorsi che mi stava scrutando da dietro una poltrona. Mi spiegava: “La libertà è un lavoro difficile”. Una volta telefonò a casa per invitarmi in barca, rispose mia madre. “La ammiriamo tanto, signor Dalla, ma mio figlio non è il tipo”. Quando Lucio me l’ha raccontato ci abbiamo riso un quarto d’ora».
Califano e Vasco
Di Franco Califano ha un ricordo preciso: «Lui mi aveva adottato. Diceva: “In Italia c’è un fijo de na mign…a peggio de me, è Gianluca Grignani”. L’ho preso come un complimento». Un ricordo positivo anche per Vasco Rossi: «Quando riusciamo e vederci e sentirci… sì. Una volta gli dissi: “Sei un mito”. Si incazzò. “Guarda che non sono ancora morto”».
Il rapporto coi genitori
Da bambino, sua madre Elba lo spronava a crescere con un carattere duro: «Ognuno di noi si indurisce col tempo, ti ci porta la vita». Con il padre ha avuto sempre un rapporto complesso, anche se dice che «giudicare è difficile, sono padre anche io, ho perdonato. Non si impara mai. Ha commesso molti errori, per egoismo, non aveva le attenzioni». Ora che è morto riflette che forse avrebbe voluto dirgli qualcosa in più, concetto che rappresenta anche il senso della canzone che ha portato sul palco del Festival di Sanremo nel 2023, Quando ti manca il fiato.
Ricordi d’infanzia
Prosegue sulla figura di papà Paolo «Doveva essere più sveglio con cervello. Non era né un delinquente né un ubriacone, ma ha fatto una vita che non aiutava la nostra famiglia. Poteva non lasciare tutto il peso a me. La mia non era una famiglia espansiva. Però gli abbracci di mio padre me li ricordo. E mamma che mi accarezzava i capelli. Mi piace. Quando una donna lo fa, è già a buon punto con me».
In attesa della donna giusta
Attualmente si definisce non innamorato, tracciando un piccolo ritratto di chi potrebbe rubargli il cuore: «Una donna con me deve essere sincera, diretta, non nascondermi le cavolate, tanto ti becco subito. Essere rock‘n’roll… Se incontrerò quella per cui ne vale la pena, mi spenderò fino in fondo».
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Musica
Calabria, la rockstar tradita dal borgo dei nonni: Steven Tyler diffida il Comune di Cotronei, indagine su appalti e museo fantasma
Un museo del rock mai nato, un finanziamento pubblico evaporato e la diffida del cantante: a Cotronei doveva sorgere il tempio dedicato a Steven Tyler, legato al paese dalle radici familiari. La procura di Crotone chiude le indagini: tra gli indagati sindaci, assessori e funzionari. Il sogno si trasforma in un caso giudiziario.
Un milione e trecentomila euro, una promessa internazionale, un intero territorio pronto a costruire un piccolo mito identitario. E invece, a Cotronei, nel cuore della Calabria, resta solo un cantiere giudiziario, tra diffide, carte sequestrate e un museo del rock mai nato. Una storia che parte da lontano e che porta con sé un nome capace di attirare i riflettori del mondo: Steven Tyler, voce e anima degli Aerosmith, 150 milioni di dischi venduti e doppia consacrazione nella Songwriter e nella Rock & Roll Hall of Fame.

Il legame con questo borgo dell’entroterra crotonese è reale e affonda nelle radici familiari. Qui nacque il nonno Giovanni Tallarico, emigrato poi negli Stati Uniti. Qui, nel 2013, Tyler arrivò per la prima volta sulle orme dei suoi avi, accompagnato dal cugino Nino Grassi, avvocato del posto: «I nostri nonni erano fratelli», spiegava. Un incontro emozionante, raccontato con fotografie e lettere di famiglia. Un ritorno alle origini che accende l’idea: creare un museo dedicato alla storia del rock e alla figura della star, con una scuola di musica per giovani e famiglie meno abbienti.


L’idea piace. Tyler promette un concerto per l’inaugurazione e persino la presenza della figlia Liv. Condizione irrinunciabile: che il museo nasca a Palazzo Bevilacqua, storica residenza di famiglia nel centro antico. La macchina amministrativa parte, la Regione assegna i fondi: 1,3 milioni per trasformare Cotronei in un piccolo santuario del rock internazionale.
Poi la trama si inceppa. Palazzo Bevilacqua è in stato di abbandono, ma ha proprietari e, secondo gli inquirenti, il Comune non avvia mai davvero l’esproprio. La soluzione che emerge dalle indagini è molto più opaca: il progetto viene dirottato su un altro immobile, acquistato a prezzo giudicato sproporzionato. Tyler viene informato, non gradisce. Diffida formalmente l’ente dall’usare il suo nome e dal proseguire il progetto con il suo marchio. E rifiuta di mettere a disposizione anche un solo cimelio.

Da quel momento si apre un vortice giudiziario. Secondo la procura, per mantenere vivo il finanziamento nonostante lo stravolgimento del progetto originale, l’amministrazione avrebbe prodotto documenti ingannevoli, imputando i ritardi alla Soprintendenza, che però risulta mai contattata. Da lì parte l’esposto dell’avvocato Grassi e l’inchiesta che oggi coinvolge 15 persone: due ex sindaci, assessori, consiglieri e funzionari comunali.
La contestazione è pesante: appalti pilotati, concussione, corruzione, false attestazioni e gestione irregolare del finanziamento pubblico. Per loro la procura ha chiuso le indagini: nelle prossime settimane potrebbe arrivare la richiesta di rinvio a giudizio.



Cotronei aveva immaginato di diventare un punto di riferimento culturale, un ponte tra Calabria e America, tra storia di emigrazione e sogno rock. Oggi resta un progetto fantasma, un palazzo mai recuperato e l’amaro sapore di un’occasione persa, mentre gli investigatori ricostruiscono flussi, atti e responsabilità.
Un sogno nato sulle note degli Aerosmith, finito con una diffida formale e un’inchiesta giudiziaria. E una domanda che rimbalza tra le strade del paese: quante occasioni ancora potrà permettersi di perdere questa terra?
Foto prese dalla RETE
Musica
Tragedia a Bologna, muore Ettore Pausini, zio di Laura: travolto da un’auto pirata mentre rientrava in bici.
Ettore Pausini stava pedalando verso Bologna quando un’Opel Astra lo ha travolto in pieno, senza fermarsi. Testimoni parlano di una scena “terribile”, con la bici distrutta e l’uomo riverso sull’asfalto. Il pirata ha abbandonato l’auto ed è fuggito a piedi: caccia all’uomo della polizia locale e dei carabinieri.
Un rientro in bici come tanti, concluso nel modo più drammatico. Ettore Pausini, 78 anni, zio di Laura Pausini, ha perso la vita ieri sugli Stradelli Guelfi, alla periferia di Bologna, travolto da un’auto che dopo l’impatto è fuggita senza prestare soccorso. L’uomo, fratello di Fabrizio Pausini, padre della cantante, era nato a Solarolo ma da anni viveva nel capoluogo emiliano. Amava pedalare, e proprio durante una delle sue uscite quotidiane è stato falciato.
L’impatto e la fuga
Era circa l’ora di pranzo, poco dopo le 13.30, quando un’Opel Astra che procedeva in direzione opposta lo ha centrato. Un urto violentissimo che ha fatto “volare via la bici”, hanno raccontato i testimoni che per primi hanno dato l’allarme. La mountain bike è rimasta accartocciata a lato strada, mentre l’uomo è crollato sull’asfalto in un lago di sangue.
Il conducente, invece di fermarsi, ha proseguito verso San Lazzaro a tutta velocità. Ha abbandonato il veicolo pochi chilometri dopo, poi è scappato a piedi. L’auto è stata recuperata dai carabinieri, ma del guidatore si sono perse le tracce. Da subito è partita la caccia all’uomo, con ricerche nell’area del Pilastro e controlli casa per casa.
Tentativi disperati di salvarlo
Sul posto sono arrivati polizia locale, carabinieri, ambulanza ed elisoccorso. I sanitari hanno tentato di rianimare Pausini per un’ora intera, ma le ferite erano troppo gravi. L’uomo è morto prima ancora di essere trasportato all’ospedale Maggiore. Nessuna possibilità di salvezza, nonostante l’intervento rapidissimo dei soccorsi.
La strada è rimasta temporaneamente chiusa per permettere i rilievi e raccogliere testimonianze utili alle indagini. Gli inquirenti stanno analizzando anche le telecamere della zona per rintracciare il fuggitivo e ricostruire l’esatta dinamica dello scontro.
Dolore e sgomento
La comunità di Solarolo, dove la famiglia Pausini è radicata da sempre, è stata raggiunta in poche ore dalla notizia. Un dolore profondo che investe non solo la famiglia, ma anche chi conosceva Ettore come uomo riservato, appassionato di ciclismo e legatissimo alle sue origini.
Ora resta l’inchiesta per identificare e fermare il pirata della strada che lo ha travolto e ha scelto di scappare. Un gesto che aggiunge amarezza a una tragedia già durissima. In silenzio, Bologna piange una vita spezzata e attende giustizia.
Musica
Billie Eilish fulmina i miliardari (con Zuckerberg in sala): «Date i vostri soldi a chi ne ha bisogno»
Billie Eilish, 23 anni, donerà 11,5 milioni di dollari a enti contro fame e cambiamento climatico. Premiata agli Innovator Awards del Wall Street Journal, ha invitato il pubblico – tra cui Mark Zuckerberg e Priscilla Chan – a sostenere chi è in difficoltà: «Il mondo è buio, servono empatia e aiuto». Applausi in sala. Tranne uno.
Billie Eilish non ha scelto la via diplomatica. Dal palco del Museum of Modern Art di New York, dove ha ricevuto il Music Innovator Award agli Innovator Awards del Wall Street Journal, la popstar ha rivolto un appello diretto ai miliardari: «Se avete soldi, sarebbe fantastico usarli per cose buone, magari darli a chi ne ha bisogno».
Un invito pronunciato davanti a una platea che di certo non fatica a pagare l’affitto. Tra gli ospiti, nomi da rubrica finanziaria: Mark Zuckerberg e Priscilla Chan, Hailey Bieber, George Lucas, Spike Lee, Ben Stiller. E proprio Zuckerberg, racconta People, sarebbe rimasto immobile mentre tutto il MoMA applaudiva.
Eilish ha parlato con il tono di chi non intende fare sermoni, ma nemmeno girarsi dall’altra parte. «Siamo in un momento in cui il mondo è davvero brutto e davvero buio», ha detto. «Le persone hanno bisogno di empatia e aiuto più che mai, soprattutto nel nostro Paese». Poi la frase che ha acceso la sala: «Vi voglio bene, ma ci sono alcune persone qui che hanno molti più soldi di me. Se siete miliardari, perché lo siete? Senza odio, ma sì, date via i vostri soldi, piccolini».
La cantante, 23 anni, non si limita alle parole. Nei giorni scorsi è trapelata la decisione di donare 11,5 milioni di dollari a organizzazioni impegnate contro fame e cambiamento climatico. Un gesto che ha fatto rumore quanto il suo discorso.
Zuckerberg e la moglie erano presenti perché quest’ultima ha ricevuto il riconoscimento come Innovatrice della Filantropia nella Scienza 2025 per il lavoro della Chan Zuckerberg Initiative, che sostiene la ricerca medica e ha promesso di devolvere in beneficenza il 99% delle azioni Meta.
Un incontro simbolico tra due mondi: da una parte la beneficenza come progetto miliardario a lungo termine, dall’altra la provocazione schietta di una popstar che parla alla sua generazione e chiede immediatezza, responsabilità, partecipazione.
New York ha applaudito. E qualcuno ha scelto il silenzio.
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