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Gigi D’Alessio, il nonno che diventa papà per la sesta volta

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    Gigi D’Alessio, uno dei simboli della musica partenopea, è diventato papà per la sesta volta, con l’arrivo di Ginevra. Con un post sui social l’artista condivide coi fan la lieta novella: “Benvenuta Ginevra!” ha scritto, postando sui social la targhetta d’identità del servizio neonatale con i dettagli della culla.

    La numero due con la mamma Denise

    Si tratta della sua secondogenita con la compagnia Denise Esposito dopo Francesco, salito sul palco per cantare insieme in uno dei concerti sold out a Napoli, in Piazza del Plebiscito. Gigi D’Alessio è anche papà di Claudio, Ilaria e Luca, tutti e tre dal matrimonio con Carmela Barbato, poi Andrea dalla relazione con Anna Tatangelo.

    Papà o nonno?!? Facciamo entrambi!

    La cosa singolare che il neo-papà è già anche nonno di Joseluí, primo nipotino maschio figlio della secondogenita Ilaria e poi tre femmine Noemi, Sofia e Giselle, figlie del suo primogenito Claudio. Insomma… la classica bella e numerosa famiglia meridionale. Che, quando ci si trova per le feste comandate… necessita di una bella prolunga per la tavola da pranzo!

    Chi fermerà la musica?

    Chiaramente giusto il tempo di festeggiare e poi, come ogni musicista, pronto per ripartire a girare l’Italia, portando la sua musica dappertutto. Dopo gli 8 concerti nella sua Napoli, il tour Gigi-uno come te-l’emozione continua prosegue questa estate in tutto il sud, risalendo poi l’Italia con date tra novembre e dicembre con Gigi Palasport.

    La sua attuale vita con Denise

    Classe 1992, la ragazza è originaria di Napoli ma sconosciuta al mondo dello spettacolo. Il primo incontro pare risalga al 2020 proprio grazie ad un concerto del cantautore e tramite un’amica in comune. Inizia così un corteggiamento che, oggi, si è concretizzato in una splendida famiglia costruita all’insegna dell’amore e impreziosita dai figli. Lui dichiara: “Ho accanto una ragazza dolcissima; la mia vita con le a Roma è molto felice”.


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      Cucina

      Panbiscotto ai frutti rossi: una ricetta dalle origini antiche che anche la dieta perdona!

      Il panbiscotto è una ricetta che ha origini antiche e si prestava a essere preparato con ingredienti semplici, spesso disponibili in dispensa. L’aggiunta dei frutti rossi, oltre a dare un tocco di colore e freschezza, arricchisce il dolce di vitamine e antiossidanti, rendendolo non solo gustoso ma anche nutriente

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        Combina la croccantezza del biscotto con la morbidezza e la dolcezza dei frutti rossi. Una scelta eccellente per chi cerca un dolce facile da preparare, ma che sia allo stesso tempo raffinato e delizioso.
        Puoi personalizzare il tuo panbiscotto aggiungendo gocce di cioccolato o noci tritate per un tocco in più di sapore e croccantezza.
        Il panbiscotto ai frutti rossi si conserva bene per diversi giorni se tenuto in un contenitore ermetico. Può anche essere congelato e scongelato all’occorrenza.

        Panbiscotto ai frutti rossi

        Ingredienti per uno stampo medio da plumcake
        200 g di farina 00
        100 g di zucchero semolato
        100 g di burro fuso freddo
        2 uova
        3 cucchiai di nocciole tritate
        1 bustina di lievito per dolci
        1 pizzico di sale
        150 g di frutti rossi misti (lamponi, mirtilli, ribes)

        Procedimento
        Inizia lavando e asciugando bene i frutti rossi. Se i frutti sono grandi, tagliali a metà. In una ciotola grande, sbatti le uova con lo zucchero fino a ottenere un composto chiaro e spumoso. Aggiungi il burro fuso e continua a mescolare.

        Setaccia la farina insieme al lievito, alle nocciole e al pizzico di sale, poi incorporali gradualmente al composto di uova e zucchero. Delicatamente, aggiungi i frutti rossi all’impasto, mescolando con cura per evitare di romperli troppo.

        Versa l’impasto in uno stampo da plumcake imburrato e infarinato. Livella la superficie con una spatola. Cuoci in forno preriscaldato a 170°C ventilato per circa 30-35 minuti, o fino a quando il panbiscotto non sarà dorato in superficie e uno stecchino inserito al centro ne uscirà pulito. Lascia raffreddare completamente il panbiscotto prima di tagliarlo a fette.

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          In primo piano

          Renato Zero si racconta a 360° senza nascondersi: “Cari sorcini, mi confesso…”

          Cari sorcini, anche io sono stato bullizzato: parola di Renato Zero. La sua intervista lascia il campo ad un racconto molto personale.

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            Un’intervista, per molti personaggi può rappresentare una sorta di… seduta dallo psicologo. Dove raccontarsi a ruota libera, facendo emergere sensazioni, ansie, ricordi e propositi per il futuro. Con la differenza sostanziale di non essere stesi sull’iconico divanetto e di essere, oltre che al cospetto del medico… di fronte a milioni di lettori.

            Zero o Fiacchini… resta sempre un uomo coi suoi problemi

            Recentemente, anche il “Re dei sorcini” ha avuto l’occasione di raccontarsi in una lunga intervista. Dove ha condiviso alcuni dei momenti più ardui della sua vita, evidenziando le sfide personali più che quelle professionali. Essere Renato Fiacchini non è sempre così semplice come alcuni potrebbero immaginare. I privilegi, certo, sono numerosi, ma il primo tra tutti è l’affetto di milioni di persone.

            Sono stato bullizzato

            Zero ha condiviso il racconto di un’esperienza traumatizzante. Ovvero l’essersi confrontato in prima persona con il fenomeno degradante del bullismo. Essendo riuscito a vincere le personali paure con una forza d’animo non comune. . Ma vediamo che cosa ha rivelato.

            Non nasconde l’emozione

            Zero dice: “Vorrei farvi notare le gambe come tremano… Perdere l’emozione per un artista significa che forse è arrivato il momento di lasciare il palcoscenico, ma finché ‘ste gambe tremano, io resto qui”.

            Una pratica vergognosa che bisogna combattere

            Poi il suo racconto si avventura su un piano ulteriormente personale e umano: “C’è stato un periodo che avevo paura a uscire di casa” ha rivelato il cantautore, riferendosi proprio alla questione bullismo. “Se fossi arrivato alla fermata dell’autobus 93 incolume, avrei vinto una guerra. Mi scoraggia il fatto che malgrado i tempi siano maturi, siano cambiati, il bullismo e queste forme stronze e crudeli di certuni hanno ancora campo libero e ancora vengono praticate“.

            Una confessione che può servire da esempio per molte altre vittime di questa piaga
            Di fronte all’attento e partecipe pubblico in studio, Renato ha rivelato il suo personale atteggiamento con il quale si è posto nei confronti del problema: “Questo confronto con la gente io l’ho vinto semplicemente affrontando l’inquisitore: tornavo indietro e gli chiedevo ma t’ho fatto qualcosa di male? Che cosa può averti indotto ad avercela con me, solo per il fatto che magari non mi vesto come te? In questo modo li metteva talmente in difficoltà tra di loro che se ne andavano”.

            L’incredibile potere del coraggio

            Concludendo il racconto con la chiave di volta della questione: “Piano piano si era sparsa la voce che avevo coraggio e in quei frangenti, e in quella popolazione, avere coraggio per loro era destabilizzante, questo ce tana”.

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              Cinema

              John Goodman, addio a 90 chili e a quel riflesso che non voleva più vedere

              Dal rifiuto dello specchio alla rinascita: l’attore statunitense si mostra con una nuova silhouette dopo un percorso iniziato nel 2007. Niente scorciatoie, solo costanza, sport e dieta mediterranea. E un messaggio potente sul rapporto tra corpo e identità.

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                L’attore statunitense, indimenticato interprete di Fred Flintstones nella celebre pellicola prodotta da Spielberg nel 1994, ha lasciato tutti senza parole alla première del nuovo film dei Puffi a Los Angeles. Occhi puntati su di lui, o meglio sul suo nuovo corpo: in abito blu e con una figura molto più asciutta, John Goodman ha sfoggiato una forma smagliante. E la sorpresa è stata generale.

                Non è la prima volta che l’attore, oggi 73enne, mostra i risultati del percorso iniziato nel 2007, ma a ogni apparizione pubblica il cambiamento appare sempre più radicale. Non si tratta di una “dieta per un ruolo”, ma di una trasformazione profonda, cercata e voluta con determinazione. Il punto di rottura, raccontava tempo fa a People, è arrivato quando non riusciva più a guardarsi allo specchio. Con i suoi 180 chili e una relazione complessa con il cibo, Goodman aveva imboccato una strada pericolosa fatta di abbuffate e disordine.

                Il primo passo? Dire addio all’alcol. Il secondo, reinventarsi: sport regolare, attenzione alle porzioni, e una dieta ispirata al modello mediterraneo, seguita con l’aiuto di un nutrizionista. Risultato? Oltre 90 chili in meno, ma soprattutto un nuovo equilibrio. Un approccio semplice ma rigoroso che, nel tempo, ha dato i suoi frutti e gli ha permesso di mantenere la forma conquistata.

                Oggi, Goodman è un uomo diverso. Non solo fisicamente, ma anche nel modo in cui si espone: più sereno, più centrato. E se nei suoi ruoli iconici – da Il grande Lebowski ad Arizona Junior – la sua stazza era parte del personaggio, ora è la sua trasformazione a parlare. E a ispirare.

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