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Musica

Gli eredi della popstar Prince: questo docufilm non s’ha da fare

Bloccata dagli eredi la messa in onda di una serie di 6 ore dedicata alla vita e alle opere di Prince Rogers Nelson, personalità musicale di indiscusso valore, compositore, arrangiatore, produttore e cantante. Noto per la sua attività pionieristica sia in campo artistico che commerciale, essendo stato fra i primi a sfruttare il web per la promozione e la vendita online sul suo sito web.

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    Un documentario in sei parti su Prince pensato per Netflix diretto da Ezra Edelman è stato bloccato, dopo che i rappresentanti del patrimonio del defunto artista hanno dichiarato che una prima versione del film era piena di “drammatiche” inesattezze fattuali e di rappresentazioni “sensazionalizzate” di alcuni eventi della sua vita. Lo riporta l’autorevole testata Variety.

    La proprietà dei diritti blocca l’operazione

    Edelman, noto soprattutto per il documentario O.J.: Made in America, ha lavorato in silenzio al film per quattro anni e si dichiaro “devastato” dal problema. Sebbene l’accordo per il documentario preveda una serie di sei ore, Edelman ne ha consegnate nove. Una violazione dell’accordo che presumibilmente ha permesso alla proprietà di non autorizzare l’uso dei diritti musicali. D’altronde un documentario su Prince senza la sua musica si troverebbe di fronte a ostacoli scoraggianti, rendendo privo di valore l’intero prodotto.

    La droga non c’entra

    L’accordo originale per il documentario, mai annunciato ufficialmente ma riportato in esclusiva sempre da Variety nel 2018, era stato sottoscritto tra Netflix e i rappresentanti della Comerica Bank, l’esecutore provvisorio del patrimonio del genietto di Minneapolis. Edelman, arrivato in corsa per sostituire la regista originale Ava DuVernay, ha potuto godere di un ampio accesso agli archivi di Prince. Realizzando una versione del film che è stata proiettata di recente per gli addetti ai lavori. I dettagli precisi sulle inesattezze che conterrebbe non sono stati chiariti. Una fonte misteriosa ha insistito che “non si tratta di rivelazioni sull’uso di droghe o di cose sessuali”.

    Il regista proprio non ci sta

    La proprietà avrebbe invece ritenuto che alcuni eventi siano stati “sensazionalizzati” e non adeguatamente verificati. Affermazioni che non incontrano il parere del regista: “Come puoi dire la verità su qualcuno visto che, quando parli con le persone, hanno tutte cose diverse da dire? Come puoi dire la verità su qualcuno che non ha mai detto la verità su se stesso?”

    Un patrimonio che fa gola a molti e che divide

    Il patrimonio di Prince è stato ed è oggetto di parecchi interessi da quando il cantante è morto nel 2016 senza che venisse ritrovato un testamento. I riscontri commerciali sono ottimi da quando i diritti, dei quali godono i sei eredi nominati dal tribunale, sono stati divisi in due campi. Da una parte tre dei sei eredi del musicista, precedentemente rappresentati dall’avvocato ed ex manager di Prince L. Londell McMillan, sotto la Prince Legacy; dall’altra la Primary Wave Music, che ha acquisito le quote degli altri tre beneficiari.

    Nuovi progetti, sia al cinema che a Broadway

    In sintesi, il documentario prodotto da Netflix non lo vedremo mai. Anche se nuove iniziative si muovono sulla sua immagine. Universal Pictures ha avviato la produzione di un film musicale su di lui: il progetto vede coinvolti il già regista di Black Panther Ryan Coogler e lo sceneggiatore Bryan Edward Hill. Novità anche dal mondo del teatro: si parla di una prossima riduzione di Purple Rain, pellicola cinematografica del 1984 che vedeva come protagonista proprio il cantante, performer e compositore in persona.

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      Musica

      Emis Killa sotto attacco: «Non vado a tirare i sampietrini». Selvaggia Lucarelli lo demolisce

      Il rapper si sfoga in radio: “Non sono io a dover cambiare le cose, sono benestante e non scendo in piazza”. Sui social piovono critiche: Selvaggia Lucarelli affonda il colpo, ricordandogli le vecchie passioni da stadio.

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        Emis Killa finisce nel mirino dopo un intervento a Say Waaad, il programma radiofonico in cui ha commentato le pressioni ricevute da parte dei fan su temi politici e sociali. «C’è una cosa che mi fa molto arrabbiare — ha detto il rapper — quando mi arrivano certi messaggi di gente scontenta, tipo per lo sgombero del Leoncavallo a Milano. La frase che mi manda fuori di testa è: “Dovete esporvi voi che siete famosi, vi dovete far sentire”».

        Un’affermazione che non sarebbe bastata a sollevare il polverone, se non fosse arrivata la chiosa: «Perdonami, ma se aumentano i prezzi della benzina a me girano le scatole, però sono benestante… Se guadagnassi poco, allora sì che mi verrebbe da dire “mi faccio sentire perché finisco in mezzo alla strada”. Ma io cosa dovrei fare, andare in piazza a tirare i sampietrini?».

        Una dichiarazione che ha immediatamente diviso il pubblico. Molti hanno accusato Emis Killa di aver tradito le origini e di non riconoscere più quel mondo da cui lui stesso proviene. Altri, più indulgenti, hanno difeso il diritto a un discorso “onesto”, come lui lo ha definito.

        Ma la replica più pungente è arrivata da Selvaggia Lucarelli, che su Instagram ha ironizzato: «Ora sappiamo perché è rimasto l’unico amico del Falena (Fedez)». Da lì in poi, il botta e risposta è esploso nei commenti. «Ma non erano quelli che venivano dalla strada?», ha scritto un utente. La Lucarelli ha rincarato la dose: «Se lo ricorda, a dire il vero. Andava allo stadio con Lucci, lì il rischio gli piaceva».

        Il rapper, almeno per ora, non ha risposto. Ma il caso è già diventato virale. La sensazione è che Emis Killa abbia voluto rivendicare una posizione scomoda, senza filtri. Solo che, a giudicare dalle reazioni, rischia di passare più per distacco elitario che per sincerità.

        Nell’epoca in cui le star della musica vengono chiamate a esporsi non solo sul palco ma anche nelle piazze virtuali e reali, la sua difesa “sono benestante, non scendo in piazza” suona come una frase destinata a perseguitarlo a lungo.

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          Musica

          Sanremo 2026, il toto–cast impazza: Carlo Conti tace, ma la lista dei big sembra un’enciclopedia della musica italiana

          Il direttore artistico blinda il Festival, ma All Music Italia lancia le prime indiscrezioni: da Blanco a Mahmood, da Giorgia a Tiziano Ferro, passando per Elettra Lamborghini e i ritorni inattesi. Cast già monumentale o fantasanremo?

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            Carlo Conti, si sa, è un signore delle sorprese. Non lascia trapelare nulla, sorride e annuisce, mentre intorno a lui cresce l’ansia da Sanremo. Ma a rompere il silenzio ci pensa All Music Italia, che ha messo nero su bianco un elenco che più che una lista di indiscrezioni sembra la formazione completa dei Mondiali della canzone italiana.

            Pronti? Eccoli: Alfa, Blanco, Mahmood, Giorgia, Noemi, Irama, Fausto Leali, Patty Pravo, Sarah Toscano, Serena Brancale, Arisa, Anna Tatangelo, Malika Ayane, Elettra Lamborghini, California, Ermal Meta, Michele Bravi, Enrico Nigiotti, Leo Gassmann, Sal Da Vinci, Virginio, Settembre, Sangiovanni, Tananai, Amara, La Niña, Ste, Eugenio in Via di Gioia, Cioffi, Benji & Fede, Coez, Matteo Bocelli, Luchè, Tommy Cash, Tommaso Paradiso, Tiziano Ferro, Madame, LDA, Aka 7even, Emma Nolde, Motta, Fedez, Francesca Michielin e Marco Masini.

            Se fosse tutto vero, sarebbe un cast mastodontico, un crocevia di generazioni, stili e nostalgie. Dai veterani Fausto Leali e Patty Pravo fino ai fenomeni pop Tananai e Blanco, passando per l’eterna promessa (che promessa non è più) Mahmood e la granitica Giorgia. C’è persino chi sussurra la suggestione Viola Valentino, perché a Sanremo non si butta via niente e tutto può diventare revival.

            La lista è talmente affollata che qualcuno scherza: serviranno due Festival, o magari un turno eliminatorio come a Wimbledon. Ma dietro l’ironia c’è la consapevolezza che Conti, maestro dell’equilibrio, non potrà davvero portare tutti. Sanremo è il grande baraccone delle canzoni, ma non è una sagra di paese: servono dosi precise di pop, veterani, indie, provocazioni e, naturalmente, polemiche.

            Intanto sui social impazza il fantasanremo anticipato. Chi duetterà con chi? Chi rischia la stroncatura dei critici e chi conquisterà i meme? È il solito gioco: Conti tace, i fan sognano, gli addetti ai lavori scommettono. E già basta per tenere alta l’attesa.

            Il verdetto arriverà solo a dicembre, quando i nomi saranno ufficializzati. Fino ad allora, la sfera di cristallo resta nelle mani di chi osa indovinare. E il bello è proprio questo: Sanremo, prima ancora che musica, è un gigantesco romanzo collettivo scritto a colpi di indiscrezioni.

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              In primo piano

              Renato Zero si racconta a 360° senza nascondersi: “Cari sorcini, mi confesso…”

              Cari sorcini, anche io sono stato bullizzato: parola di Renato Zero. La sua intervista lascia il campo ad un racconto molto personale.

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                Un’intervista, per molti personaggi può rappresentare una sorta di… seduta dallo psicologo. Dove raccontarsi a ruota libera, facendo emergere sensazioni, ansie, ricordi e propositi per il futuro. Con la differenza sostanziale di non essere stesi sull’iconico divanetto e di essere, oltre che al cospetto del medico… di fronte a milioni di lettori.

                Zero o Fiacchini… resta sempre un uomo coi suoi problemi

                Recentemente, anche il “Re dei sorcini” ha avuto l’occasione di raccontarsi in una lunga intervista. Dove ha condiviso alcuni dei momenti più ardui della sua vita, evidenziando le sfide personali più che quelle professionali. Essere Renato Fiacchini non è sempre così semplice come alcuni potrebbero immaginare. I privilegi, certo, sono numerosi, ma il primo tra tutti è l’affetto di milioni di persone.

                Sono stato bullizzato

                Zero ha condiviso il racconto di un’esperienza traumatizzante. Ovvero l’essersi confrontato in prima persona con il fenomeno degradante del bullismo. Essendo riuscito a vincere le personali paure con una forza d’animo non comune. . Ma vediamo che cosa ha rivelato.

                Non nasconde l’emozione

                Zero dice: “Vorrei farvi notare le gambe come tremano… Perdere l’emozione per un artista significa che forse è arrivato il momento di lasciare il palcoscenico, ma finché ‘ste gambe tremano, io resto qui”.

                Una pratica vergognosa che bisogna combattere

                Poi il suo racconto si avventura su un piano ulteriormente personale e umano: “C’è stato un periodo che avevo paura a uscire di casa” ha rivelato il cantautore, riferendosi proprio alla questione bullismo. “Se fossi arrivato alla fermata dell’autobus 93 incolume, avrei vinto una guerra. Mi scoraggia il fatto che malgrado i tempi siano maturi, siano cambiati, il bullismo e queste forme stronze e crudeli di certuni hanno ancora campo libero e ancora vengono praticate“.

                Una confessione che può servire da esempio per molte altre vittime di questa piaga
                Di fronte all’attento e partecipe pubblico in studio, Renato ha rivelato il suo personale atteggiamento con il quale si è posto nei confronti del problema: “Questo confronto con la gente io l’ho vinto semplicemente affrontando l’inquisitore: tornavo indietro e gli chiedevo ma t’ho fatto qualcosa di male? Che cosa può averti indotto ad avercela con me, solo per il fatto che magari non mi vesto come te? In questo modo li metteva talmente in difficoltà tra di loro che se ne andavano”.

                L’incredibile potere del coraggio

                Concludendo il racconto con la chiave di volta della questione: “Piano piano si era sparsa la voce che avevo coraggio e in quei frangenti, e in quella popolazione, avere coraggio per loro era destabilizzante, questo ce tana”.

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