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Musica

I fan inviperiti sulla scelta di far esibire Lady Gaga al Forum di Assago

I tanti sostenitori dell’artista americana sono davvero infuriati per la scelta della venue, che ha visto polverizzarsi i biglietti per le due date in pochi minuti. Il Forum di Assago esplode di fan… che restano fuori. Sui social scoppia la polemica: “Solo 16mila posti? Ma che senso ha?”

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    È bastato un clic sulla tastiera – o meglio.. non riuscire a farlo in tempo – per trasformare la gioia in frustrazione. Il ritorno di Lady Gaga in Italia ha scatenato un’isteria collettiva da record: i biglietti per le due date previste al Forum di Assago si sono volatilizzati in pochi minuti, lasciando a bocca asciutta decine di migliaia di fan.

    I preziosi tagliandi, com’era prevedibile, si sono rivelati insufficienti

    Coda virtuale, sala d’attesa, altra coda… e infine, prezzi da capogiro o la classica schermata: “Biglietti non disponibili”. Il tutto condito dal déjà-vu di rivendite online con tariffe triplicate. Il risultato? 32mila posti in due serate per un’artista da milioni di follower. Troppo pochi.

    Perché proprio Assago?

    A far discutere non è solo la rapidità con cui i tagliandi sono andati esauriti, ma soprattutto la scelta della location. Il Forum di Assago, con la sua capienza massima di 16.000 posti, viene considerato da molti fan “una location sottodimensionata per una superstar globale come Lady Gaga”. Sui social impazzano i commenti indignati:

    “Avete idea di quanti italiani aspettano da anni di vederla live?”
    “Con 69mila follower solo nella fanpage italiana, era logico che non bastasse uno stadio… figuriamoci un palazzetto”.

    Il tono generale? Quello di una comunità musicale tradita, che si interroga sulle scelte di organizzatori e promoter.

    Un problema europeo, anche se in Italia fa più male

    Non si tratta di un caso isolato: anche le date europee sono andate sold out nel giro di pochi minuti. Ma in Italia il problema è amplificato da una cronica carenza di grandi spazi per eventi musicali internazionali. E i fan, già esasperati dall’esperienza vissuta con Coldplay e Oasis, oggi vivono il concerto come un lusso per pochi eletti. E non è solo questione di prezzo: è un tema di accessibilità e rispetto verso chi supporta l’artista da anni.

    La rivendite alle stelle

    Nel frattempo, online sono già comparsi biglietti in rivendita a prezzi maggiorati, in alcuni casi oltre i 700 euro. Il fenomeno del cosiddetto secondary ticketing si ripete puntuale, mentre i sistemi di distribuzione sembrano sempre meno efficaci nel proteggere i veri fan.

    E ora? Attese nuove date… o nuove proteste

    Al momento non ci sono annunci ufficiali su eventuali date aggiuntive o spostamenti in spazi più grandi. Ma se il malcontento online dovesse crescere, chissà che qualcosa non cambi. La speranza, per migliaia di fan italiani, è che la voce dei Little Monsters venga ascoltata anche fuori dal palco.

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      Musica

      Cesare Cremonini furioso: «Una mia ex ha scritto un libro su di me senza neanche considerarmi». Lo sfogo a Cattelan

      «Le ho dato l’anima, l’ho amata e aiutata, ma ha scritto della mia vita intima senza avvisarmi», racconta Cremonini nel podcast di Alessandro Cattelan. Un racconto personale che rivela il lato più umano del cantautore bolognese.

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        Cesare Cremonini è abituato a trasformare il dolore in canzoni, ma questa volta il colpo lo ha lasciato senza parole. Nel podcast di Alessandro Cattelan, l’artista bolognese si è lasciato andare a una confessione inaspettata, raccontando la delusione vissuta dopo l’uscita del libro Che stupida ragazza, scritto dalla sua ex compagna Martina Margaret Maggiore.
        «Quest’anno è successo che una ragazza con cui sono stato, a cui ho dato l’anima, con la quale ho avuto un confronto umano importantissimo, ha scritto un libro e l’ha pubblicato raccontando la mia vita intima senza neanche considerarmi» ha detto con tono fermo ma amareggiato.

        Una ferita di fiducia
        Il cantante, da sempre riservato sulla sua vita privata, non nomina mai direttamente l’autrice, ma il riferimento è chiaro. «Le ho dedicato tantissimo tempo, cercando di aiutarla, di amarla, di stare bene con lei» spiega. Poi aggiunge: «Non è stata una questione di gossip o di immagine: è stato un tradimento umano, perché certe cose appartengono solo a due persone».
        Cremonini non alza i toni, ma lascia trapelare una delusione profonda, quella di chi si è sentito messo a nudo contro la propria volontà.

        Il rispetto oltre la fama
        Negli anni il cantautore ha sempre difeso il confine tra palco e vita privata, costruendo un rapporto di fiducia con il pubblico basato sulla sincerità artistica, non sull’esposizione personale. «Non cerco il perdono, cerco solo il rispetto» ha detto nel dialogo con Cattelan, lasciando intendere che il suo disagio nasce più dal gesto che dal contenuto.
        Lui, che di sé ha scritto molto — da Nessuno vuole essere Robin a Poetica —, non ha mai trasformato gli altri in materia narrativa.

        L’uomo dietro le canzoni
        Lo sfogo, arrivato in un momento di pausa tra un tour e l’altro, mostra un Cremonini più diretto, forse più fragile ma anche più vero. «Non c’è rabbia — conclude —, c’è solo la voglia di tornare a cantare senza sentirmi usato».
        Un sentimento che molti dei suoi fan hanno letto come l’ennesimo capitolo di una storia più grande: quella di un artista che, anche quando non scrive, continua a raccontarsi.

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          Musica

          Dieci canzoni per Halloween: da Michael Jackson a Lady Gaga, la colonna sonora perfetta per una notte da brividi

          Dal rock oscuro ai ritmi pop più inquieti: dieci brani che fanno ballare, tremare e brillare la notte del 31 ottobre.

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          Dieci canzoni per Halloween

            Quando il pop incontra il brivido

            Halloween è anche una questione di ritmo. Ci sono canzoni che bastano a evocare zucche illuminate, ombre e passi nel buio. Su tutte, Thriller di Michael Jackson, la più iconica di sempre: un mini-film in musica con il celebre monologo di Vincent Price. Poi Zombie dei Cranberries, che con la voce graffiata di Dolores O’Riordan racconta un dolore collettivo diventato inno dark.
            E nella playlist non può mancare The Dead Dance di Lady Gaga, una delle sue incursioni più cupe e teatrali, dove il ritmo elettronico incontra l’estetica del macabro con ironia perfetta per Halloween.

            Rock, metal e fuoco infernale

            Il lato più infernale della festa appartiene al rock. King of the Night Time World dei Kiss è pura energia notturna: chitarre incandescenti e un invito al peccato sotto le luci viola del palco.
            Segue Bark at the Moon di Ozzy Osbourne, la quintessenza dell’horror metal, un urlo alla luna che riassume il gusto gotico anni Ottanta. People Are Strange dei The Doors, con la voce ipnotica di Jim Morrison, resta invece il ritratto perfetto dell’alienazione: inquietante, magnetico, impossibile da ignorare.

            Dalle tenebre al dancefloor

            Chi vuole ballare può puntare su Disturbia di Rihanna, pop elettronico dal battito ossessivo, o su Bad Guy di Billie Eilish, che sembra scritta per una festa di Halloween contemporanea. Highway to Hell degli AC/DC aggiunge la dose giusta di ironia infernale, mentre Sympathy for the Devil dei Rolling Stones chiude il cerchio con la classe del rock immortale.
            Dieci brani, dieci mondi diversi: tra chitarre, synth e voci spettrali, la notte del 31 ottobre ha sempre una colonna sonora che vibra tra il peccato e la seduzione. Perché la paura, se ha ritmo, diventa irresistibile.

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              Morgan, chiesti nove mesi di reclusione per oltraggio a pubblico ufficiale: «Ero in profonda sofferenza»

              La Procura ha chiesto nove mesi di reclusione per Marco Castoldi, in arte Morgan, accusato di aver offeso le forze dell’ordine nel giorno in cui veniva eseguito lo sgombero del suo appartamento di via Adamello, a Milano.

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                «Mostri, ignoranti, becchini». Così, secondo l’accusa, Morgan avrebbe apostrofato gli agenti presenti sotto casa sua durante lo sfratto del 2019. Oggi quelle parole, pronunciate in un momento di rabbia e disperazione, gli costano una richiesta di condanna a nove mesi di reclusione per oltraggio a pubblico ufficiale.

                Era il 25 giugno 2019 quando l’ufficiale giudiziario bussò alla porta del suo appartamento di via Adamello, a Milano, per dare esecuzione al pignoramento disposto dopo anni di contenziosi e debiti. Un episodio che si trasformò presto in un piccolo show: le telecamere di cronaca appostate sotto casa, i fan accorsi a sostenere il cantautore, e lui – visibilmente agitato – che si affacciava al balcone per denunciare “l’ingiustizia” subita.

                Oggi, a distanza di cinque anni, quella scena arriva in tribunale. Secondo la ricostruzione della Procura, Morgan avrebbe insultato le forze dell’ordine con toni aggressivi e offese ripetute, arrivando a paragonarle a “boia” e “ridicoli”. Il tutto mentre tentava di opporsi allo sfratto da quella che, oltre a essere la sua abitazione, era anche il suo studio di registrazione, un luogo simbolico dove erano nati alcuni dei suoi progetti musicali più intimi.

                Nel corso dell’udienza, Morgan ha scelto di parlare e di raccontare la propria versione dei fatti. «Mi trovavo in uno stato di profonda sofferenza – ha dichiarato – nel lasciare quella che era non solo la mia casa, ma anche il mio luogo di lavoro, dove avevo i miei strumenti. Ero in grande difficoltà psicologica». Il musicista ha aggiunto di non aver riconosciuto gli agenti perché «non si erano qualificati come tali, non indossavano la divisa e uno di loro mi stava riprendendo con una telecamera».

                L’episodio arrivò al culmine di un periodo già complesso per l’artista, segnato da difficoltà economiche, cause legali e tensioni familiari. Quello sfratto, che lui stesso aveva raccontato in diretta sui social, rappresentò per molti fan la caduta di un mito ribelle ma fragile.

                L’accusa, però, non ha ritenuto sufficienti le attenuanti legate al suo stato emotivo, sottolineando come le espressioni rivolte agli agenti fossero «gravemente offensive» e «non giustificabili neppure in un contesto di stress o disperazione».

                La difesa, invece, punta tutto sulla componente umana: «Non fu un atto di disprezzo verso le istituzioni – sostengono i suoi legali – ma una reazione di dolore e frustrazione di un uomo che in quel momento stava perdendo tutto».

                La sentenza è attesa nelle prossime settimane. Nel frattempo, Morgan – oggi impegnato tra musica e televisione – sembra voler tenere a distanza quella parte di passato che continua a inseguirlo. «Io sono un uomo libero – ha detto di recente – ma la libertà, a volte, costa carissimo».

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