Musica
Katy Perry in caduta libera: da principessa del pop a flop interstellare
Katy Perry vola nello spazio ma atterra tra i fischi. Il suo nuovo album è un disastro, il singolo un manifesto femminista da discount, e il tour parte tra il sarcasmo dei colleghi. Tra accuse di plagio e maledizioni, la popstar sembra aver perso il tocco magico. E anche un po’ il senso della misura.

C’era una volta Katy Perry. Quella dei record, dei tormentoni, dei fuochi d’artificio e dei reggiseni che sparavano panna montata. La principessa del pop americano, l’alternativa glamour e un po’ fumettosa alla seriosità della scena indie o al cinismo da club. Oggi, quella Katy sembra essersi persa da qualche parte tra la stratosfera e il reparto meme. Perché sì: Katy Perry è andata nello spazio. Ma ci ha lasciato la reputazione.
Il viaggio con Blue Origin, la compagnia spaziale di Jeff Bezos, doveva essere un evento epocale. Lo è stato, ma non nel senso previsto. L’atterraggio in Texas, con bacio teatrale al suolo e lacrime di gioia, è stato definito “cringe” e “gluttonous” (ingordo) da più parti. E non solo dagli hater seriali: Olivia Wilde, Olivia Munn ed Emily Ratajkowski hanno ironizzato pubblicamente sull’evento. Joe Rogan l’ha liquidata con una battuta velenosa: “Katy Perry si crede una guru adesso”.
E poi c’è Trace Cyrus, fratello meno celebre di Miley, che ha accusato Katy di aver copiato proprio Miley nel tentativo di tornare rilevante. “Ho capito che erano disperati quando le hanno fatto tagliare e decolorare i capelli come mia sorella”, ha scritto sui social con la delicatezza di una bomba a mano.
Non che il contesto musicale fosse più clemente. Il settimo album di Katy, 143, è stato un disastro commerciale, e il singolo “Woman’s World” – che avrebbe dovuto essere il suo inno femminista – è stato bollato come femminismo da saldi di fine stagione. E la collaborazione con Dr. Luke, produttore controverso coinvolto nelle note accuse di Kesha (poi archiviate), ha ulteriormente avvelenato il clima. Non mancava altro che il ritorno della leggenda nera: la “maledizione della suora”.
Sì, perché qualcuno ricorda che nel 2018, durante una battaglia legale per l’acquisto di un convento, una suora coinvolta nel caso morì subito dopo aver lanciato un appello a Katy: “Per favore, fermati. Stai facendo solo del male”. Oggi c’è chi lo cita con malcelata ironia: superstizione o coincidenza, il colpo d’immagine resta.
Eppure, in mezzo alle macerie, Katy non molla. Forte dell’abbraccio familiare con Orlando Bloom e della piccola Daisy, ha lanciato il Lifetimes Tour. L’esordio a Città del Messico è stato una dichiarazione d’intenti: body argentato, luci sparate e un grido dal palco – “Vi hanno mai detto che i vostri sogni sono folli?”. È il suo modo per dire che il gioco non è finito.
Certo, resta da capire se sarà un ritorno o un ultimo atto. Ma se l’obiettivo era restare sulla bocca di tutti, missione compiuta. Anche senza un altro volo orbitale.
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Musica
Al Bano si sfoga: “Preso in giro da Amadeus e Carlo Conti. Sanremo mi ha deluso”
Il cantante si racconta a “Storie al bivio Show”: dalla nostalgia per il Festival alle accuse su Ylenia, fino all’amore con Loredana Lecciso. “Sono amareggiato, solo il pubblico può giudicarmi”

Al Bano Carrisi non le manda a dire. Ospite del programma “Storie al bivio Show”, in onda su Rai 2 martedì 24 giugno in prima serata, il cantante di Cellino San Marco si è lasciato andare a uno sfogo che tocca corde personali, artistiche e familiari. Dal rapporto con Sanremo alle vicende legate alla figlia Ylenia, passando per Loredana Lecciso, il suo intervento ha restituito l’immagine di un uomo segnato dalla vita ma ancora capace di mettersi in gioco.
“Dicono che ho la ‘sanremite’? È vero”, ammette Al Bano con il sorriso amaro di chi, però, non ci sta a sentirsi messo da parte. “Ci tenevo a tornare al Festival, ma sono stato preso in giro prima da Amadeus e poi anche da Carlo Conti. Io ho sempre difeso Sanremo quando tutti lo attaccavano. Riprovarci? Vedremo, ma sono molto amareggiato dalle promesse non mantenute. E poi, perché io dovrei essere giudicato da Amadeus o Conti? Con tutta la mia esperienza? Solo il pubblico mi può giudicare, e il pubblico è sempre stato dalla mia parte”.
Una dichiarazione che pesa, soprattutto perché arriva da un artista che a Sanremo ha legato gran parte della sua carriera. E che ha sempre mostrato rispetto per quel palco, anche nei momenti in cui molti lo criticavano.
Ma non è solo la musica al centro del racconto. Carrisi ricorda anche gli esordi: “Canto da quando ero piccolo. La prima canzone l’ho dedicata a mio padre. Mi disse: ‘Hai fatto tanto successo con una sola canzone? E adesso che succede?’. Seppe subito che avrei lasciato Cellino”. Il viaggio a Milano, la fame, le difficoltà: “Mi fermai a Milano perché sentivo che lì c’era qualcosa per la musica, ma facevo la fame. Non sapevo cosa fosse l’ananas e ne comprai delle scatolette, pensando fosse carne. Era il cibo che costava meno. Mangiai pane e ananas per una settimana”.
E ancora: “Quando stavo a Milano guadagnavo 25mila lire al mese e 10mila li mandavo a mamma e papà”.
I ricordi si intrecciano ai sentimenti. E Al Bano racconta anche il legame con Loredana Lecciso: “Quando l’ho conosciuta, Romina era già fuori dalla mia vita. La nostra grande casa era vuota e Loredana ha portato la gioia della nascita di Yasmine e Bido. Non credo sia necessaria una carta da bollo per dirsi ‘ti amo’. Ma è vero che ho pensato al matrimonio. Quando ho conosciuto Lory, le mandavo tantissime rose. Poi una volta, andando a casa sua, ho visto che metteva i fiori anche in bagno. Da quel momento ho smesso di farlo”.
Non manca neppure il risentimento per voci che, negli anni, lo hanno ferito: “La cosa più squallida che ho subito riguarda mia figlia Ylenia. Mi hanno accusato di tenerla nascosta in casa per farmi pubblicità. Questo mi ha fatto davvero male”.
E un’ultima stoccata arriva sulla percezione pubblica del rapporto con Lecciso: “La cosa che mi ha dato più fastidio? Che la gente credesse che fossi stato io a raccomandarla”.
Un Al Bano diretto, a tratti disilluso, ma ancora combattivo. Che non nasconde il bisogno di essere ascoltato. E, forse, anche di essere capito.
Musica
Basta tormentoni: “Per Sanremo sogno una ballad”, l’aspirazione festivaliera di Baby K (audio)
Dopo anni in cima alle classifiche con hit esplosive da spiaggia, Baby K cambia pelle. Ospite al 71° Taormina Film Fest, l’artista racconta un nuovo capitolo della sua carriera, più intimo, più cinematografico, dove il desiderio di rallentare incontra la voglia di raccontare storie diverse. “Dopo tante estati vissute al massimo, a un certo punto ho sentito il bisogno di fermarmi. È ora di fare spazio a nuove emozioni”, confessa.

Un desiderio che ha già preso forma con Follia mediterranea, un brano che mantiene le radici ritmiche del suo stile, ma alza l’asticella narrativa. “È una canzone che parla di libertà femminile, senza filtri e senza scuse”, dice. “Non è solo provocazione: è rivendicazione di un piacere vissuto con consapevolezza. Il divertimento non esclude la profondità”.
Pensando alla kermesse per eccellenza
Baby K rivendica con forza l’identità di una donna capace di dominare la scena e la narrazione, stanca però di essere incasellata nel ruolo di regina dell’estate. “L’estate si presta, certo, ma non voglio più limitarmi a quello. Sto lavorando su una ballad, sto pensando all’inverno. E, sì, sto pensando a Sanremo“. Un annuncio che sorprende, ma che lei motiva con coerenza: “Sanremo è il palco dove la musica italiana si prende il suo tempo. E io ho bisogno di tempo per raccontare una storia diversa”.
Una musica può fare
La riflessione si allarga poi al legame tra musica e cinema, tema centrale del Festival di Taormina. “Credo che siano due arti che si intrecciano profondamente. Un film può cambiare il modo in cui guardiamo alla vita, come fa una canzone. Mi piacerebbe provare a recitare. Ho studiato in Inghilterra, e da sempre nutro una passione per il cinema”.
L’esempio ispiratore dell’amica Ilenia
Tra le fonti d’ispirazione, Baby K cita l’amica Ilenia Pastorelli, protagonista in Lo chiamavano Jeeg Robot. “È stata magnifica. Vederla in quel ruolo mi ha fatto pensare: perché non provarci anche io?”. E non è solo un sogno a occhi aperti. “Non voglio improvvisare, ma se dovesse arrivare il ruolo giusto, lo prenderei molto sul serio”. La metamorfosi di Baby K è appena cominciata. Lontana dai cliché e dai tormentoni che l’hanno consacrata, l’artista sembra pronta ad affrontare nuove sfide, senza perdere il gusto per il ritmo ma con la voglia di raccontare di più, e meglio. Un inverno con Baby K? Forse ci siamo quasi.
Musica
La stroncatura di Maria Elena Barnabi su Elodie divide il pubblico: noi di LaCity Mag l’avevamo preceduta!
L’attacco frontale della collega Maria Elena Barnabi su Gente al concerto-evento di Elodie a San Siro riaccende un dibattito mai sopito: è autentica evoluzione del pop italiano o un’imitazione tardiva di Madonna? La polemica sull’“erotic pop” divide pubblico e critica: noi di LaCity Mag l’avevamo già sottolineato: la messa in scena da sola non basta. Tra mise sexy, concerti a prezzo scontato e coreografie studiate, resta una domanda scomoda: è tutto marketing o c’è ancora spazio per la musica vera?

Maria Elena Barnabi non le manda a dire. Sul settimanale Gente, la giornalista firma una vera e propria requisitoria contro Elodie e la sua svolta pop-erotica. Il bersaglio? Il maxi show a San Siro, evento da prima pagina in Italia, che però secondo la Barnabi si sarebbe risolto in una sequenza prevedibile di tutine, pizzi, ammiccamenti e coreografie forzate. Il titolo scelto per l’articolo è una domanda al veleno: “Ha senso provare a rifare Madonna in Italia 40 anni dopo Madonna?”.
Dov’è la novità?
Un’accusa esplicita: Elodie, soprannominata “la Beyoncé del Quartaccio”, secondo la giornalista insegue con troppa convinzione un modello ormai distante e irripetibile, senza aggiungere una reale novità al panorama musicale italiano.
Lo avevamo già scritto: “Show curato, ma senz’anima”
Non è la prima critica arrivata al live di San Siro. Su LaCity Mag, qualche giorno fa, avevamo definito l’esibizione uno spettacolo formalmente impeccabile, ma assolutamente privo di tensione emotiva reale. Secondo noi, a mancare è stata proprio l’urgenza artistica, quella forza che separa un evento curato nei dettagli da un momento davvero iconico.
L’audience divisa in due
E mentre Barnabi rincara la dose, parlando apertamente di “stanchezza” nei confronti del look sexy e delle hit da club, il pubblico resta spaccato: da un lato chi applaude una donna libera, autodeterminata, capace di dominare il palco con sensualità e presenza scenica; dall’altro chi sente puzza di copia, di modello importato male.
Musica o spettacolo? Il dilemma eterno del pop italiano
Elodie non è sola. La critica sfiora anche Dua Lipa, accusata implicitamente di offrire lo stesso tipo di intrattenimento confezionato. Ma mentre la popstar anglo-albanese gioca in Serie A mondiale, Elodie – sostiene Barnabi – resta ancora prigioniera della sua italianità. “Lei è troppo italiana per essere davvero internazionale”, scrive la giornalista, con una frase che è già diventata virale. Eppure, anche in questo caso, il nodo resta: può una donna che balla, canta e usa il corpo per comunicare essere presa sul serio in Italia? O è ancora condannata a doversi giustificare, a ogni passo di danza? La nostra risposta è… sì, può farlo, a patto di unire un’equivalente dose di talento.
Critica feroce o paura del cambiamento?
Elodie divide, provoca, scuote. E forse è proprio questo il segno che qualcosa si sta muovendo. Che piaccia o no, ha imposto un’estetica nuova al pop italiano, fatta di corpi, politica, femminilità fluida e potenza scenica. Ma resta la domanda, legittima e pungente: serve davvero tutto questo per fare musica? O basterebbe solo… cantare?
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