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La “coca” e il mascara sulle guance: Fedez spoilera il nuovo brano e scatena i sospetti sulla dedica

Dopo il clamore di Sanremo e le polemiche con Chiara Ferragni e Angelica Montini, Fedez lancia lo spoiler del suo nuovo brano: versi crudi, accenni alla droga e al dolore di una donna che ha pianto troppo. Chi è la destinataria del pezzo? L’artista tace, ma i follower iniziano a connettere i puntini.

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    Sembra tornato il Fedez che gioca a destabilizzare. Con l’attenzione mediatica calata dopo l’esplosione sanremese e i titoli su Ferragni, Montini e affini, ecco che arriva lo spoiler a sorpresa. Senza titolo, senza data di uscita, ma con un messaggio che fa rumore: questa mattina, prima delle nove, sul profilo Instagram del rapper è comparsa una storia con l’anteprima del suo prossimo brano. Pochi secondi, ma intensi come una stilettata.

    Nell’audio si sentono versi che fanno male:
    “Un valzer di parole crude / Non dire che non hai problemi con la coca / Lo fai solo se ti offrono e ne prendi pure poca / Ti circondi di persone ma ti senti sempre vuota / Io pensavo fossi un angelo / È la vista che si sfoca”.
    Poi, nella seconda parte:
    “Raccolgo i cocci della tua pace rotta che si infrange / Non c’è niente di peggio di una donna che rimpiange / Ti avevo detto in questa storia non si piange / Ti ho visto quasi sempre con il mascara sulle guance”.

    Parole che sembrano il resoconto amaro di una storia finita, una relazione intensa e tormentata, fatta di ferite reciproche. Il riferimento a una donna è chiaro. Ed è altrettanto chiaro che chi parla — Fedez — l’ha vista crollare più volte. Con il trucco sciolto, metafora (non troppo poetica) di un dolore costante.

    Impossibile non chiedersi: a chi è rivolto tutto questo? Ai fan non sfugge nulla, e le teorie si rincorrono. Dopo la separazione da Chiara Ferragni, vissuta tra paparazzi e comunicati congiunti, e la frequentazione (forse già terminata) con Angelica Montini, i sospetti si dividono. In molti si chiedono se non sia proprio a quest’ultima che Fedez dedichi il brano. D’altronde, già a Sanremo aveva accennato a una rielaborazione del classico Bella stronza di Marco Masini che sembrava contenere riferimenti personali. Ma anche allora, zero conferme.

    Fedez è uno che sa dosare silenzi e provocazioni. E mentre i suoi follower si arrovellano sulle storie passate, lui rilancia, ma non spiega. Nessun titolo, nessuna data, nessun nome. Solo versi duri, lividi, spogli di retorica.

    L’unica certezza è che questo nuovo brano si innesta perfettamente nella narrativa personale del rapper, sempre in bilico tra confessione e strategia. Un’autobiografia musicale a puntate, in cui ogni strofa è un colpo di scena. La domanda, ora, è una sola: chi è la donna che lui pensava fosse “un angelo”?

    E soprattutto, sarà lei a rispondere?

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      Musica

      Ed Sheeran realista: Se non facessi il musicista sarei… vergine!

      In rete è apparso un video, postato da Ed Sheeran, dove l’artista britannico fa una confessione quantomeno coraggiosa. Un divertimento estemporaneo o un’abile trovata promozionale?

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        Un video che è diventato virale in pochissimo tempo. Quello dove la popstar Ed Sheeran sui suoi canali pubblica una clip estremamente auto-ironica che, ad oggi, conta più di 20 milioni di visualizzioni. Che oltretutto la dice lunga sul livello di popolarità del rosso cantautore.

        Un’ammissione piuttosto coraggiosa

        Nella clip si vede lui seduto sul pavimento di uno stadio gigante, dove si trova attualmente nel bel mezzo del suo tour europeo Mathematics. Girandosi verso la telecamera confessa: “Se non fossi un musicista, sarei vergine”. E se lo dice lui… perchè non credergli. Sheeran non è certo il propotipo del bellone alla Ricky Martin. Anche se dalla sua, come effettivamente ammette, c’è la capacità di scrivere canzoni che scaldano i cuori di tanti fan. Contenti loro…

        600mila biglietti polverizzati in un’ora

        La telecamera inquadra successivamente un enorme schermo led nello stadio, rivelando che Sheeran stava giocando a Pokémon Stadium. Un video fatto per divertirsi e basta o una azzeccata trovata pubblicitaria da agenzia? Le visualizzazioni comunque parlano chiaro e la “missione” può dirsi brillantemente terminata. Il musicista ha recentemente confermato di aver venduto 600.000 biglietti in soli 60 minuti per il suo ultimo tour musicale Per questo motivo, ha aggiunto una serie di nuove date per la sua attuale tournée. Neanche il tempo di concludere quello attuale, che terminerà il 7 settembre alla Merkur Spiel-Arena di Dusseldorf, dopo 168 show e un incasso superiore ai 650 milioni di dollari, che Ed Sheeran ha già annunciato un nuovo tour. Il rosso cantautore di Halifax, visto in Italia lo scorso mese (il 14 giugno si è esibito allo Stadio Olimpico di Roma con l’unica data di quest’anno del suo “+–=÷× Tour”), ha svelato i primi appuntamento del “The loop tour”, così come ha scelto di battezzare la tournée che partirà il prossimo gennaio. La serie di concerti partirà dal Go Media Stadium di Auckland, in Nuova Zelanda, il 16 gennaio 2026: undici gli appuntamenti annunciati per ora, tutti in Oceania. Sheeran si esibirà – tra le altre città- a Sydney (13 e 15 febbraio, Accord Stadium), Brisbane (20 e 21 febbraio, Suncorp Stadium) e Melbourne (26 e 27 febbraio, Marvel Stadium). 

        “Comincerò un nuovo tour il prossimo anno, intitolato ‘The loop tour’. Nuovo palco, nuovi trucchi, nuovo allestimento, nuove canzoni e tutti i classici aggiunti alla scaletta”, ha fatto sapere Ed Sheeran. 

        Qualcosa su di lui

        Vero nome Edward Christopher Sheeran, il suo stile musicale prevalentemente pop con elementi folk, soul e contemporary R&B, oltre a forti influenze derivanti dalla musica tradizionale irlandese. Ha ottenuto grande successo e popolarità in America del Nord, Oceania ed Europa, soprattutto nel Regno Unito, suo paese natale, dove ha infranto svariati record di vendite. Il suo primo album del 2011 è stat certificato sette volte disco di platino. Molto attivo nel mondo delle attività benefiche, Sheeran è anche un apprezzato compositore, tanto da essere divenuto autore di brani per diversi artisti. Fra i numerosi premi vinti, vi sono 4 Grammy Award e 6 BRIT Award. Secondo l’autorevole rivista americana Forbes, con un patrimonio personale stimato in 57 milioni di dollari, nel 2015 Ed Sheeran ricopriva la posizione numero 27 fra le celebrità più ricche del pianeta. Due anni dopo Times lo nomina fra le 100 personalità più influenti del pianeta.

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          Musica

          Gino Paoli: “La mia polemica con le cantanti che mostrano il culo e con Elodie? Non sapevo chi fosse”

          “Non volevo offendere Elodie. Semplicemente il mio era un discorso generale. Poi mia moglie mi ha mostrato una sua foto. È una bella donna”.

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            Il vecchio Gino Paoli, novantuno anni portati come un pirata in pensione, apre il baule dei ricordi e ci infila dentro di tutto: bordelli viola, puttane innamorate, whisky, sigarette, tentativi di suicidio e polemiche pop. Intervistato da Aldo Cazzullo, il cantautore che ha scritto l’inno generazionale del desiderio, Il cielo in una stanza, spara senza filtro.

            «Un anno e mezzo fa dissi che un tempo avevamo Mina e Vanoni, adesso emergono le cantanti che mostrano il culo», ricorda. «Non ce l’avevo con nessuna in particolare. Giuro che non sapevo chi fosse Elodie. Poi mia moglie mi ha mostrato una sua foto: è una bella donna».

            Il cantautore di Genova sorride, seduto a tavola con la moglie Paola, la figlia Amanda e la suocera Leda, 93 anni, che prepara ancora le tagliatelle come se il tempo fosse rimasto fermo. Padre e figlia hanno gli stessi occhi. Amanda racconta: «Tutte le volte che andavo da Maurizio Costanzo scoppiava a ridere: “Non ti offendere Amanda, ma sembri Gino Paoli con la parrucca”».

            Poi si apre la porta del bordello dei ricordi. «Sì, Il cielo in una stanza era proprio quella stanza. Ebbi un amoretto con una puttana. Mi piaceva tanto e io piacevo a lei. Andai in quella stanza due, tre, quattro volte. Fino a quando finii i soldi». E allora il giovane Gino si inventò ladro: «Rubai i libri a mio padre, una vecchia enciclopedia che rivendetti. Così potei rivederla ancora qualche volta. Poi le dissi: questa è l’ultima volta. E lei: “Ma no, vieni lo stesso!”. La prendevo al mattino e giravamo come due fidanzati. Poi arrivò la decisione: lei doveva lasciare Genova e mi chiese di seguirla. Ci pensai seriamente, ma prevalse il senso del dovere. Non l’ho mai più rivista».

            E l’orgasmo di quella canzone immortale? «È il momento in cui entra l’armonica», ride lui.

            L’uomo che voleva spararsi al cuore («Avevo tutto, il successo, le donne, e non sentivo più nulla. Volevo vedere cosa c’era dall’altra parte») non ha mai superato la morte del figlio Giovanni, e oggi si concede alla vita con un cinismo da sopravvissuto. Il segreto per arrivare a 90 anni in forma? «Con lo stile di vita più malsano possibile. Ho fumato per decenni due pacchetti di sigarette al giorno e bevuto una bottiglia di whisky. L’ho detto a un convegno di gerontologi e mi hanno applaudito dieci minuti. Il mio medico mi vuole rigare la macchina».

            Tra Elodie, i bordelli di Genova, le puttane dal cuore tenero e un cielo che ancora profuma di desiderio proibito, Gino Paoli resta fedele al suo personaggio: un vecchio ragazzo che non ha mai fatto pace con la vita, e per questo è ancora vivo.

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              Ozzy Osbourne, la morte assistita? Il biografo sgancia la bomba: “Ha scelto l’eutanasia per non soffrire”

              Ozzy è morto davvero per cause naturali? Nessuna indicazione sul luogo o sulla dinamica del decesso. Ora la biografia di Ken Paisli rilancia l’ipotesi della dolce morte: “Aveva paura della sofferenza, non della fine. E ha sempre detto che non voleva morire come suo padre”. Gli indizi ci sono.

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                Ozzy Osbourne è morto. Ma come è morto davvero il Principe delle tenebre? È questa la domanda che scuote oggi il mondo del rock. Perché, a pochi giorni dall’annuncio della famiglia, arriva una rivelazione che cambia tutto: Ozzy avrebbe scelto l’eutanasia per evitare la sofferenza.

                A insinuarlo è Ken Paisli, autore del libro Ozzy – La storia, in uscita il 6 agosto. Una bomba sganciata con fredda lucidità: “Non temeva la morte, ma il dolore. E credo che sia riuscito a evitarlo”, scrive Paisli, ricordando un’intervista del 2022 in cui Ozzy dichiarava: “Se hai una malattia terminale, è giusto poter decidere. Ho visto mio padre morire tra atroci dolori. Io non voglio finire così”.

                Ozzy lottava da anni con il Parkinson, e da mesi era visibilmente peggiorato. Ma lunedì, poco prima dell’annuncio, sui suoi social è apparsa un’immagine che ora suona come un addio: una foto davanti al camerino del suo ultimo concerto a Birmingham, sotto una scritta chiara: “The final show”. Lo show finale.

                Poi, il buio. Il comunicato diffuso dalla famiglia parla solo di “morte avvenuta circondato dall’amore”, nessun dettaglio su dove sia avvenuta, nessun accenno alle cause. Nessun ospedale, nessun testamento artistico. Solo silenzio.

                Un silenzio che pesa. E alimenta la tesi del biografo: una scelta consapevole, intima, lucida. Non una fuga, ma un atto di controllo. Ozzy, che ha sempre vissuto al limite, potrebbe aver deciso di chiudere la partita a modo suo, evitando la tragedia del lento decadimento fisico.

                Un gesto estremo. Ma profondamente coerente con la sua leggenda.

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