Musica
Liam Payne, la tragedia dietro le quinte: overdose e isolamento prima della fine
Liam Payne, devastato da un periodo di isolamento forzato e pressioni del management, ha vissuto mesi di profonda crisi prima di morire. La sua tragica fine ha lasciato fan e colleghi in stato di shock.
La notizia della scomparsa di Liam Payne, cantante dei One Direction, continua a sollevare interrogativi e a riempire le cronache con nuovi aggiornamenti. Il 16 ottobre, Payne è morto a seguito di una caduta dal terzo piano di un albergo a Buenos Aires, un evento che ha generato immediatamente speculazioni sul suo stato di salute e sulle possibili cause della tragedia. Secondo quanto riportato dalla rivista “Page Six,” il cantante non avrebbe dovuto essere coinvolto nella serie Netflix “Building the Band” a causa di gravi problemi di salute mentale e fisica che ne avrebbero compromesso l’idoneità al lavoro.
Il malessere di Payne
Negli ultimi giorni, sono emerse informazioni dettagliate sul malessere che Payne stava affrontando. Le stesse fonti, vicine al mondo della musica, parlano di un tentativo di rianimazione avvenuto solo un anno fa a causa di un’overdose, episodio che solleva domande sulla scelta di reinserirlo così rapidamente nell’ambiente lavorativo. Alcuni amici e conoscenti del cantante hanno criticato apertamente l’intervento del suo nuovo manager, il quale, dopo averlo spostato a Miami, sembra aver limitato i suoi contatti, isolandolo da amici e colleghi storici. Un isolamento, sostengono in molti, che non ha fatto altro che peggiorare il suo stato emotivo e psicologico.
Netflix al centro della polemica
Al centro della polemica, però, c’è anche Netflix: ci si interroga se siano stati adottati tutti i controlli necessari prima di affidare a Payne il ruolo di giudice nello show. Gli amici del cantante mettono in dubbio la decisione di coinvolgerlo in una produzione così impegnativa nonostante i suoi problemi di dipendenza e depressione, difficoltà che lo avrebbero reso vulnerabile. Secondo fonti interne alla produzione, Netflix ha scelto di limitare il suo coinvolgimento a un ruolo marginale, considerandolo non troppo impegnativo; tuttavia, in tanti mettono in discussione la scelta stessa di offrirgli un impiego, specie considerando i rischi legati alla sua fragilità emotiva.
Mentre le autorità argentine proseguono con le indagini, la causa della morte di Payne non è stata ancora chiarita. L’autopsia, che richiede tempi più lunghi del previsto, potrebbe essere determinante per fare luce sull’accaduto, mentre tra i fan e gli amici del cantante crescono interrogativi e angoscia. Al centro della discussione rimane un quesito pressante: Payne era realmente nelle condizioni per affrontare il lavoro nella serie, o qualcuno ha sottovalutato il suo bisogno d’aiuto?
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Musica
Sanremo 2026, i grandi esclusi sono 270 e tra loro spicca Alberto Urso: fuori dalla rosa di Conti dopo il singolo Reale
Il cantante, vincitore di Amici, aveva presentato un nuovo brano dopo l’uscita estiva di “Reale”, ma non è rientrato tra i 30 big scelti da Carlo Conti. Intorno a lui, un elenco lunghissimo di esclusi che accende già il dibattito sul prossimo Sanremo. Numeri che raccontano quanto la selezione sia diventata un imbuto spietato.
La corsa verso Sanremo 2026 passa anche, e soprattutto, da chi resta fuori. E i numeri, quest’anno, fanno impressione: sono circa 270 gli artisti esclusi dalla selezione finale. Una vera e propria folla di nomi che si è fermata prima del traguardo dei 30 big. Tra questi, a sorpresa, spunta anche un vincitore di Amici: Alberto Urso. Un nome che, solo qualche tempo fa, sembrava destinato a una traiettoria molto diversa, ora costretto a guardare il Festival dalla platea.
Il colpo per Alberto Urso
Urso aveva appena pubblicato il suo singolo estivo, “Reale”, e aveva deciso di giocarsi la carta più importante: presentare un nuovo brano direttamente a Carlo Conti. Un passaggio che, per molti artisti, rappresenta la porta d’accesso al grande palcoscenico dell’Ariston. Porta che, questa volta, per lui è rimasta chiusa. Il suo nome non compare nella rosa dei 30 big e l’esclusione pesa doppio proprio perché arriva dopo una fase in cui il cantante sembrava pronto a rilanciarsi con decisione.
I numeri dell’esclusione
Duecentosettanta esclusi non sono solo una statistica, ma il segnale di una competizione sempre più feroce. Ogni anno il Festival diventa un imbuto stretto in cui passano in pochissimi, mentre fuori restano intere generazioni di artisti, nomi storici e nuovi tentativi di ritorno. Sanremo 2026 nasce così, nel segno di una selezione durissima che comincia molto prima delle luci dell’Ariston.
Da Amici all’Ariston mancato
Il percorso di Alberto Urso ha avuto una vetrina fortissima con la vittoria ad Amici. Da lì, l’idea condivisa era quella di una crescita rapida e di una carriera capace di spingersi oltre i confini italiani. Il Festival avrebbe potuto rappresentare un’altra tappa chiave di questa traiettoria. L’esclusione, invece, apre una fase diversa, fatta di riflessioni, attese e nuove strategie. Senza drammi ufficiali, ma con un dato che resta: Sanremo, per ora, non è arrivato.
La corsa ai 30 big e la lista che brucia
Nel frattempo, la macchina sanremese continua a macinare aspettative. Trenta posti, centinaia di brani, una lista lunghissima di chi ci ha provato e non ce l’ha fatta. Il nome di Urso si aggiunge a un elenco che resta per ora nell’ombra, ma che rappresenta la faccia meno raccontata del Festival: quella di chi resta fuori, mentre i riflettori si concentrano su chi ce l’ha fatta.
Sanremo 2026 si prepara così, tra sogni che entrano e sogni che restano dietro la porta. E per Alberto Urso, come per altri duecentosettanta artisti, l’appuntamento con l’Ariston è solo rimandato, non cancellato.
Musica
Emma Marrone tra impegno, musica e fragilità: dalle battaglie social rifiutate come slogan al tumore e alla rivincita dei live
Emma Marrone parla di impegno vero, tumore, Eurovision 2014 e nuovi concerti negli ippodromi nel 2026. Niente slogan, dice, ma scelte quotidiane. E sul palco continua a esporsi come ha sempre fatto.
Emma Marrone non ama le etichette facili e lo ribadisce senza troppi giri di parole. Quando parla di impegno, prende subito le distanze dagli slogan buoni per i social: «Non bastano slogan sui social per fare gli artisti impegnati», dice, e rivendica un altro modo di stare al mondo. «Le mie rivoluzioni le faccio giorno dopo giorno con i miei atteggiamenti». Una posizione netta, che divide, ma che lei porta avanti da anni senza arretrare di un millimetro.
Lo schiaffo agli slogan e le battaglie vere
Emma rivendica di essersi sempre esposta, anche quando non conveniva. «Mi sono sempre esposta. La Palestina? Dissi che era un genocidio senza fine. Sono salita sul primo carro LGBTQIAP+ 10 anni fa quando era meglio non esporsi». E aggiunge: «Sono 15 anni che dico e sono quello che penso». La sua è una forma di militanza che non passa più dalle storie Instagram, ma da un percorso personale che non ha mai nascosto scelte, prese di posizione e anche inevitabili contraccolpi mediatici.
Eurovision 2014, il flop che non rinnega
Tra i passaggi più diretti c’è anche quello sull’Eurovision 2014, esperienza spesso ricordata per il risultato deludente. Lei, però, oggi la guarda con occhi diversi. Alla domanda se lo rifarebbe, risponde senza esitazioni: «Sì, ma allora erano tempi diversi, parliamoci chiaro, l’Eurovision non se lo ca…va nessuno. L’ho fatto in un periodo storico dove non c’era questa ansia da prestazione. Andai con mio papà e ci divertimmo tanto, per questo non rinnego nulla di quella esperienza». Un ricordo che oggi è meno zavorra e più tassello di una carriera lunga quindici anni.
Tumore, lacrime trattenute e forza sul palco
La parte più delicata arriva quando parla della malattia. «Ricordo che quella mattina mi svegliai e lessi tutta una trafila di auguri da tantissime persone che non mi immaginavo», racconta. «Avevo fatto una storia su Instagram e mi scese la lacrimuccia: lo dico, non ho mai voluto fare quella dura a tutti i costi». Poi aggiunge una frase che spiega molto del suo carattere: «Mi permetto poche lacrime perché sono così di carattere, ma è stata dura». Anche sul palco, ammette, l’emotività è arrivata più volte, ma senza mai fermare la corsa.
Il 2026 dei grandi live e il disco misterioso
Lo sguardo adesso è puntato sul futuro. Due date che pesano: 2 luglio 2026 all’ippodromo di Roma e 9 settembre a quello di Milano. «Ci arriverò con un nuovo progetto al quale sto lavorando da mesi con un sacco di amici», racconta, citando Giorgia, «mia sorella» Elisa, Olly, Baby Gang, Lazza, Fabri Fibra. E sul disco frena l’ansia: «Non mi faccio tritare dall’hype. Finché non è come dico io, l’album non esce». Anche “Brutta storia”, confessa, è stato riscritto tre volte. Segno che dietro la grinta, Emma resta artigiana della parola e della melodia.
Musica
Dieci canzoni per accendere lo spirito delle feste: la playlist perfetta per il Natale
Una selezione di canzoni che mescola tradizione e modernità, ideali per riempire la casa di atmosfera natalizia, accompagnare una cena, un viaggio o semplicemente una serata di relax.
Quando si avvicina dicembre, una delle prime cose che facciamo per entrare nello spirito delle feste è cercare la musica giusta. Le canzoni natalizie hanno un potere unico: riportano alla mente ricordi, rituali familiari e sensazioni di calore che nessun’altra colonna sonora sa evocare. Preparare una playlist, dunque, è quasi un gesto rituale. Ma quali brani scegliere per creare l’atmosfera perfetta?
Dai classici americani alle hit internazionali più recenti, alcune canzoni sono diventate veri e propri pilastri del Natale contemporaneo. Molte di esse, infatti, registrano ogni anno nuovi record di ascolti, segno che la tradizione musicale legata alle feste è viva e continua a rinnovarsi.
1. “All I Want for Christmas Is You” – Mariah Carey
Pubblicata nel 1994, è ancora oggi uno dei brani più ascoltati al mondo durante il periodo natalizio, tanto da raggiungere spesso la vetta delle classifiche internazionali.
2. “Last Christmas” – Wham!
Un altro evergreen, uscito nel 1984 e rimasto uno dei simboli più pop del Natale. La sua melodia malinconica ma irresistibile è ormai immancabile in ogni playlist.
3. “It’s the Most Wonderful Time of the Year” – Andy Williams
Classico del 1963, richiama in pochi secondi tutto ciò che associamo alle feste: luci, riunioni familiari e gioia condivisa.
4. “Jingle Bell Rock” – Bobby Helms
Vivace e immediatamente riconoscibile, dal 1957 è la scelta perfetta per dare una spinta di energia ai momenti di festa.
5. “Santa Tell Me” – Ariana Grande
Tra le hit natalizie moderne più amate, uscita nel 2014, unisce pop contemporaneo e atmosfera brillante, diventando rapidamente un nuovo classico.
6. “Rockin’ Around the Christmas Tree” – Brenda Lee
Registrata quando Brenda Lee aveva solo 13 anni (1958), è tornata in auge negli ultimi anni grazie ai social e alle playlist digitali.
7. “Let It Snow! Let It Snow! Let It Snow!” – Dean Martin
Una delle melodie più iconiche legate all’inverno: romantica, rilassante e perfetta come sottofondo per una serata in casa.
8. “Feliz Navidad” – José Feliciano
Brano del 1970 diffusissimo a livello globale, unisce lingua inglese e spagnola e porta con sé un’energia contagiosa.
9. “Underneath the Tree” – Kelly Clarkson
Pubblicata nel 2013, è considerata una delle migliori canzoni natalizie degli ultimi anni, grazie alla sua produzione brillante e alla voce potente della cantante.
10. “White Christmas” – Bing Crosby
È il singolo più venduto di sempre nella storia della musica (dato Guinness World Records). Un capolavoro intramontabile che chiude la playlist con eleganza.
Questa selezione unisce stili diversi e decenni lontani, dimostrando quanto la musica natalizia riesca a superare il passare del tempo mantenendo intatto il suo fascino.
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