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Musica

Luglio: stagione di concerti da… sud a nord

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    Storicamente il mese di luglio che va a d iniziare è quello che conta più concerti in assoluto, complice la bella stagione e la fine degli impegni scolastici. Ognuno faccia le scelte migliori, assecondando i propri gusti e le proprie simpatie artistiche, tenendo qualche riserva di energia (e di soldi…) anche per settembre, altro mese ricco di appuntamenti.

    I big di casa nostra

    I primi due giorni di luglio vedranno le ultime due date della residency di Max Pezzali allo stadio Meazza di San Siro, a Milano. Si prosegue con Gazzelle, il 4, allo Sherwood Festival di Padova. Sempre il 4, ma a Milano, ci sarà Zucchero: due giorni dopo, il 6, toccherà a Ultimo, atteso allo stadio Euganeo di Padova. La medesima sera, a Roma,una serata con tre grandi nomi della canzone d’autore italiana: Fabi, Silvestri e Gazzé. A Milano, lo stesso giorno, a Milano, ci sarà il concerto della rivelazione di Sanremoo Geolier.

    Grandi appuntamenti anche a metà mese

    Verso la metà del mese: Ludovico Einaudi all’Arena di Verona il 10, Gemitaiz l’11 allo Sherwood Festival di Padova (e poi a Fermo, il 19, al Parco della Pace), Tedua il 12 (sempre al Parco della Pace di Fermo, e successivamente il 13 a Vicenza, il 17 ad Alghero, il 20 a Salerno, il 22 a Catania, il 24 a Molfetta e il 27 a Roma), e – sempre il 12 – Annalisa a Marostica.

    La seconda metà del mese

    Riflettori ancora puntati sul Parco della Pace di Fermo, il 13, per Tommaso Paradiso: una settimana dopo, la stessa location farà da cornice allo show di Salmo e Noyz Narcos, irrinunciabile data per tutti gli appassionati di rap. Si torna a Milano, il 17, con Calcutta, proseguendo al Parco Gondar di Lecce con Capo Plaza, il 21. Nella stessa sera a Fermo, il 21, i leggendari CCCP, freschi di reunion. Gran finale con Mecna a Parco Gondar (il 24), Irama (il 25 a Piazzola sul Brenta, il 31 anche lui a Parco Gondar), Naska (il 26, Parco Gondar), Teenage Dream & Sonohra (sempre il 26, ma a Fermo), e Il Tre e La Sad, rispettivamente il 27 e 30 luglio, ancora a Parco Gondar.

    Per gli esterofili

    Il 2 luglio a Milano ci sono gli Arcade Fire. Il giorno successivo, il 3, la scelta è tra Flor Bertotti a Napoli, la leggenda punk dei Bad Religion a Padova e la bella voce di Nicki Minaj a Milano. Gli stener Queens of the Stone Age sono attesi per tre date il 4 a Roma, il 5 a Vicenza e il 6 a Milano. I nostalgici del rock anni ’90 non possono lasciarsi scappare l’unica data italiana degli Smashing Pumpkins in Italia il 6 a Lucca. I Take That hanno un poker di date italiane a Marostica (il 7), Roma (l’8), Trani (il 10) e Bologna (l’11).

    Il 9, a Milano, nella stessa sera (e nella stessa città) a tenere banco saranno da una parte l’ex skater-girl Avril Lavigne e dall’altra il rapper Don Toliver. A metà mese è prevista la doppietta dei Coldplay allo stadio Olimpico di Roma il 12 e 13 e quella di Taylor Swift a Milano il 13 e 14.

    Trip-hop e pop da leggenda

    Sempre il 13 a Mantova ci sono gli alfieri del trip-hop Massive Attack, mentre gli appassionati di rap americano contemporaneo non si lascino sfuggire – il 16, a Roma – 21 Savage. Ancora il 16 a Milano i Black Eyed Peas, che anticipano di tre giorni la calata su Lucca (il 19) di Mika. E ancora i Rammstein a Reggio Emilia, mentre sul palco del Lucca Summer Festival i protagonisti sono una delle leggende pop degli anni ’80: i Duran Duran.

    Suoni pesanti

    Il Metal Park è un festival in programma il 6 e 7 luglio a Romano d’Ezzelino, in provincia di Vicenza, che schiera il frontman degli Iron Maiden Bruce Dickinson, i Darkness, gli Emperor, gli Stratovarius, i Dark Tranquillity e altre star del panorama hard & heavy internazionale.

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      Musica

      Renato Zero e la storia con Enrica Bonaccorti: un amore giovanile tra passione e spettacolo

      Dalla manager Lucy Morandi all’intensa relazione con Enrica Bonaccorti: gli amori che hanno accompagnato il percorso umano e artistico di Renato Zero.

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        Renato Zero è un’icona della musica italiana, capace di conquistare intere generazioni con il suo talento unico e i suoi brani indimenticabili. Ma oltre alla sua carriera stellare, anche la sua vita privata ha lasciato spazio a relazioni significative che hanno contribuito a definirlo non solo come artista, ma anche come uomo.

        I grandi amori di Renato Zero
        Il primo grande amore di Renato Zero è stato Lucy Morandi, sorella di Massimo Morante, il chitarrista dei Goblin. I due si conobbero negli anni ’70, in un periodo in cui Zero muoveva i primi passi nel panorama musicale italiano. Lucy non fu solo la sua compagna, ma anche un’importante collaboratrice: per anni fu la sua manager, aiutandolo a costruire una carriera che sarebbe poi diventata leggendaria.

        Nonostante la fine della loro relazione, Renato Zero conserva un bellissimo ricordo di Lucy, sottolineando il legame speciale che li ha uniti in passato.

        La relazione con Enrica Bonaccorti
        Dopo la rottura con Lucy Morandi, nella vita di Renato Zero arrivò Enrica Bonaccorti, nota conduttrice e autrice televisiva. Il loro fu un amore giovanile, intenso e ricco di passione. “Ricordo la nostra passione per lo spettacolo, l’ingenuità dei nostri vent’anni, i baci rubati nei portoni. Ho riconosciuto il suo talento da subito,” ha raccontato Enrica in alcune interviste.

        La loro relazione, seppur breve, lasciò un segno indelebile in entrambi. Tuttavia, le ragioni della loro separazione non sono mai state rese pubbliche, lasciando un alone di mistero su uno dei capitoli più affascinanti della vita privata di Renato Zero.

        Un uomo riservato ma generoso
        Nonostante le sue relazioni passate, Renato Zero ha sempre mantenuto un forte riserbo sulla sua vita privata. Tuttavia, ciò non gli ha impedito di costruire legami profondi. Tra questi spicca il rapporto con Roberto Anselmi Fiacchini, il figlio che Zero ha adottato. Negli anni, il loro legame è diventato indissolubile, mostrando un lato umano e generoso dell’artista che pochi conoscono.

        L’eredità di un artista completo
        Renato Zero non è solo un simbolo della musica italiana, ma anche un uomo capace di vivere con intensità i suoi rapporti umani. Dalle storie d’amore del passato alla dedizione verso il figlio adottivo, la sua vita privata riflette la stessa passione e autenticità che hanno caratterizzato la sua carriera artistica. Un artista e un uomo che continuano a ispirare, lasciando un’impronta indelebile nel cuore di chi lo ama.

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          Musica

          Rose Villain, tra musica e provocazione: «Le foto deepfake di me nuda? Mi sessualizzano tutti i giorni»

          Dopo un tour nei club e un doppio sold out a Milano, Rose Villain punta al Forum di Assago nel 2025. Tra nuove canzoni e provocazioni, parla del suo lato oscuro, della scelta vegana e delle sfide per essere apprezzata come artista, oltre il look provocante.

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            Rose Villain, icona dalle mille sfumature – a tratti dolce, a tratti dark, tra urban e pop – è decisa a raggiungere la luna, e il prossimo passo è fissato per il Forum di Assago, il 23 settembre 2025. L’artista, che ha da poco chiuso un tour nei club con un doppio sold out a Milano, è pronta per una nuova sfida: «Da ragazzina, passando davanti al Forum, pensavo: “Prima o poi io e te ci incontreremo”. Quando ho saputo che ce l’avevo fatta, ho pianto per due giorni – racconta emozionata – So che è un bel gradino, ma a volte bisogna anche buttarsi».

            Rose ha avuto un “allenamento” speciale la scorsa estate, aprendo i concerti dei Coldplay a Roma: «È stato incredibile, un’esperienza che mi è rimasta dentro. Sul palco sono seri, ma appena li ho conosciuti mi hanno sorpreso per la loro solarità». L’impegno dei Coldplay per la sostenibilità ha lasciato un segno su di lei, che è da sempre sensibile a queste tematiche: «Loro sono una grande ispirazione per il futuro, su questi argomenti sono un po’ bacchettona, infatti i miei fan mi chiamano “madre badessa”».

            Attenta all’etica anche nella dieta, Rose è vegana, anche se ammette di non essere perfetta: «Sono vegetariana da sette-otto anni e vegana “non rigorosa” da quattro o cinque. In Italia siamo un po’ indietro rispetto a New York, dove si trova di tutto. Però vorrei essere più rigida e brava».

            Il lato oscuro della sua musica ha radici profonde, come racconta: «Sono sempre stata molto fragile e malinconica. Ho una vena blu, come i miei capelli. Quest’inquietudine mi accompagna da sempre. All’inizio avevo paura di parlarne, ma appena l’ho fatto si è creata un’unione incredibile con chi ascolta la mia musica».

            Una solitudine che risale all’infanzia, dice: «Ero una bambina sola, con pochi amici, e sono ancora così. Ho un lato intimista che mi porta a chiudermi e, allo stesso tempo, un grande estro. Sono sempre stata divisa tra questi due poli».

            Nel brano «Il mio funerale» Rose canta “sono la figlia che un padre forse non vorrebbe”, ma tiene a chiarire: «Mio padre è la persona più importante della mia vita, e abbiamo un rapporto meraviglioso. Certo, forse non sono stata una figlia facilissima, tra il sogno artistico e il carattere inquieto, ma quando ha ascoltato “Radio Gotham” mi ha chiesto preoccupato “Tu non stai male, vero?” Gli ho risposto che anche io ho i miei problemi. È una canzone un po’ bastarda, e sono una peste». Quando lui è presente ai concerti, racconta, «cambia tutto, come se il live fosse solo per lui. Sento il cuore esplodere».

            Anche suo marito, il produttore Sixpm, condivide con lei il palco: «In alcuni pezzi suona con me, poi si sposta di lato e diventa il mio coach. È sempre lì che mi incita, “Vai amore, vai!” Condividiamo davvero tutto, gioie e dolori, è una magia».

            Sulle pressioni estetiche che riceve sui social, Rose è schietta: «Sono felice di essere considerata una bella ragazza, ma un “sei bravissima” vale mille volte più di un “sei bellissima”. Non voglio che la mia musica passi in secondo piano: se qualcuno vede solo il lato estetico, non mi interessa».

            Senza rinunciare a un abbigliamento sensuale quando lo desidera: «Mi piace sentirmi bella, e a volte sensuale, ma non sempre. In certi momenti amo mettere le gonne corte, in altri preferisco vestirmi da maschiaccio. Sul palco, quasi preferirei cantare in pigiama piuttosto che fare la “stra-fregna”».

            La questione delle foto deepfake, circolate qualche mese fa, è stata però un’esperienza difficile: «Mi sessualizzano quasi tutti i giorni, quella è stata la ciliegina sulla torta. È imbarazzante e pericoloso: è un reato, e mi ha fatto incazzare. Sono fortunata a potermi difendere, ma capita a tutte. Non c’è una mia amica che non abbia ricevuto molestie».

            E per Sanremo? La risposta di Rose è ambigua e divertita: «Chissà. Se Carletto mi richiama… Le canzoni ci sono sempre, ne ho tantissime pronte. Vedremo».

            Riflettendo sul successo, si definisce ambiziosa e un po’ insoddisfatta: «Sono contenta, ma voglio la luna, e ce la andremo a prendere».

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              Cristina D’Avena tra successi e ricordi: «Ai miei esami cantavano I Puffi. La scollatura? Mi rappresenta»

              Cristina racconta gli esordi con lo Zecchino d’Oro, l’aneddoto sull’esame di Chimica e il segreto di un successo che non l’ha mai allontanata dalle sue radici.

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                Cristina D’Avena, una vita fatta di musica, sogni e cartoni animati. In un’intervista a Il Giorno, l’amatissima cantante ha ripercorso le tappe della sua carriera, dagli esordi con lo Zecchino d’Oro fino al successo planetario delle sue sigle, senza dimenticare qualche curiosità inaspettata: come l’esame di Chimica in cui le fu chiesto di cantare la canzone dei Puffi.

                «Non capivo perché ai miei esami ci fosse sempre tanta gente. Mentre cercavo di concentrarmi sulle domande del professore, sentivo urlare ‘i Puffi, i Puffi’», ha raccontato Cristina, ricordando con un sorriso quel momento surreale della sua vita universitaria. «Mandavano tutto all’aria, ma non mi arrabbiavo: era solo il segno di quanto quella sigla fosse entrata nel cuore delle persone».

                E di strada ne ha fatta, come lei stessa ammette: «Quando incisi Bambino Pinocchio nel 1981, la mia massima aspirazione era cantare altre due o tre sigle. Oggi sono arrivata a oltre 750. Direi che posso ritenermi soddisfatta». Ma il successo, dice Cristina, non l’ha mai cambiata: «Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia che mi ha sempre fatta sentire Cristina, non Cristina D’Avena. E ho mantenuto stretti i legami con amici e famiglia, nonostante i tanti impegni».

                Cristina ricorda anche i suoi esordi, attribuendo il merito a una figura inaspettata: Suor Cellina, che suggerì a suo padre di iscriverla alle selezioni dello Zecchino d’Oro. «Mio papà, che era medico, mi portava spesso in ospedale. Cantavo per le suorine che lavoravano con lui, ed erano loro a chiamare i frati dell’Antoniano. Così sono finita nelle mani di grandi maestri come Padre Berardo e Mariele Ventre. È grazie a loro che sono diventata ciò che sono».

                Oggi Cristina è un’icona che riesce a parlare a diverse generazioni. E se qualcuno la accusa di essere troppo sensuale, lei risponde con ironia: «La scollatura? Sì, sono molto apprezzata… ma resto sempre la bambina che cantava per le suorine».

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