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Musica

Quel Modugno sconosciuto che amava la vita e la poesia

“Mister Volare” era un cultore della poesia. amante della vita come poche volte è emerso dalle sue canzoni. Un innovatore con un piede saldo nella tradizione del passato.

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    A trent’anni dalla sua scomparsa, la storia di un personaggio di assoluto valore come Domenico Modugno viene ricordata in un libro. Si intitola Mister Volare (Vallecchi) e a firmarlo è Giancarlo Governi, giornalista, scrittore e autore televisivo. Il libro contempla anche un saggio che il musicologo e cantautore Leoncarlo Settimelli aveva scritto prima di morire, nel 2011.

    Innovatore, senza dimenticare la tradizione

    Un artista rivoluzionario, perchè la rivoluzione si può fare anche con le canzoni. Un anticipatore ed oggi ancora moderno, in grado di cogliere stimoli e suggestioni anche fuori d’Italia. Pensiamo, per esempio a Il vecchio frac, una canzone che sembra arrivare dal repertotio di uno chansonnier francese… Un grande innovatore con la capacità di guardare sia avanti, senza dimenticare il passato, coniugandolo a nuova vita.

    Il sogno più intimo: il cinema

    Modugno aveva un sogno, quello di fare l’attore. La sua aspirazione massima sarebbe stata quella di essere diretto da Vittorio De Sica e recitare accanto ad un gigante di Hollywood Spencer Tracy. Ma anche al fianco di Totò e di Totò e della bellissima soubrette Isa Barzizza. In realtà con questi ultimi due il contatto ci fu, comparendo in qualità di comparsa in I pompieri di Viggiù (1949).

    L’incontro con Vittorio De Sica

    Con De Sica le cose andarono diversamente: Modugno studiava presso il Centro Sperimentale di Cinematografia (dove conobbe Flora Gandolfi che diventerà sua moglie) e si presentò al regista – forte della sua già concreta fama – per chiedere una qualsiasi parte in uno dei suoi film. De Sica, per liquidarlo, gli dette 2000 lire senza starlo ad ascoltare ulteriormente. Quando, anni dopo, i due si ritrovarono, il regista gli chiese se quelle duemila lire gliel’avesse mai restituite. Alla risposta positiva del cantante, Vittorio si lamentò: peccato, mi servivano ora!

    Ma divenne famoso con le canzoni

    Un’aspirazione, quella attoriale, che non ha mai abbandonato quel ragazzone del Sud, riccioli e baffi che gli davano un’aria ancor più guascona. A Modugno – bisogna dirlo – il mondo della canzone andava stretto. Meglio certamente del futuro da ragioniere che i genitori sognavano per lui. Quando da Polignano si trasferirono a San Pietro Vernotico Mimmo aveva deciso: via da casa a rincorrere il suo sogno. Ma a farlo diventare quello che è stato e che rappresenta anche oggi sarà più la musica che la recitazione.

    Superstar in tv

    La sua passione per la recitazione diventò anche una superstar delle commedie musicali e degli sceneggiati tv: Rinaldo in campo, Liolà, L’opera da tre soldi, Cyrano, Scaramouche, Don Giovanni in Sicilia. Un uomo che non si risparmiava mai, un atteggiamento viscerale nei confronti del lavoro che gli causò addirittura un ictus durante le registrazioni di un programma nella neonata tv commerciale di Silvio Berlusconi.

    Il suo impegno nei confronti degli ultimi

    Quel “Volare… oh oh” che tutto il mondo canta, il suo più grande successo che ha fatto il giro del mondo, sembra strano… ma non è rappresentativo del Modugno più vero ed intimo. Semmai Lu pisci spada, caratterizzata dai suoni della pesca al pesce spada. Suonava decorosamente la chitarra ma, soprattutto, scriveva testi importanti. Senza dubbio rappresenta il primo “cantautore” che rivoluzionò la musica italiana. Nel blu dipinto di blu (1958) che tutto il mondo conosce come Volare e Piove (1959) fanno parte dell’immaginario collettivo di una generazione, quando l’Italia si preparava a vivere il boom economico. All’epoca Modugno non pensava alla politica, ambito nel quale – a fine carriera e malato – diventerà una paladino delle lotte sociali in difesa degli ultimi. Fu in Senato e alla presidenza del Partito Radicale, paladino di chi non aveva giustizia. All’ultimo congresso, volle alzarsi in piedi – anche se a fatica ed intonare con un filo di voce “Volare… oh oh”, un’ultima volta.

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      Musica

      Jennifer Lopez, un grillo sul palco non la ferma: “Mi stava facendo il solletico”

      L’episodio è avvenuto al Central Stadium di Almaty, tappa del tour mondiale Up All Night: Live in 2025. Dopo il piccolo incidente, J Lo ha scherzato col pubblico, dimostrando ancora una volta sangue freddo e professionalità.

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      J Lo

        Un imprevisto decisamente insolito ha movimentato il concerto di Jennifer Lopez domenica sera ad Almaty, in Kazakhstan. Sul palco del Central Stadium, gremito di fan per una delle tappe del suo tour mondiale Up All Night: Live in 2025. La popstar si è ritrovata a fare i conti con un ospite inatteso: un grosso grillo, comparso in piena esibizione.

        Il momento, ripreso dai presenti e diventato virale sui social, mostra la cantante intenta a interpretare uno dei suoi successi quando l’insetto le si arrampica lungo il corpo, fino a fermarsi sul collo. Per qualche secondo Jennifer resta immobile davanti al microfono, mantenendo la concentrazione. Poi, senza perdere il ritmo, si libera dell’insetto con un gesto rapido, regalando subito dopo un sorriso al pubblico. “Mi stava facendo il solletico”, ha commentato con ironia, scatenando applausi e risate.

        La reazione di Lopez è stata lodata online come esempio di professionalità. Nessun segno di fastidio, nessuna interruzione, solo la determinazione di portare a termine lo show senza intoppi. D’altronde, la cantante è abituata a esibirsi in contesti internazionali e a gestire l’imprevisto con calma.

        Il tour Up All Night: Live in 2025 sta attraversando Europa, Medio Oriente e Asia Centrale, e si concluderà con una residency di dodici date al Caesars Palace – The Colosseum di Las Vegas, a partire dal 30 dicembre. Un’agenda fitta che conferma il momento particolarmente intenso della carriera di J Lo.

        Non è la prima volta che l’artista dimostra nervi saldi anche fuori dal palco: di recente, a Istanbul, ha affrontato con eleganza un episodio spiacevole quando le è stato negato l’accesso a un negozio Chanel. In entrambe le occasioni, la reazione è stata la stessa: sorriso, autocontrollo e la capacità di trasformare una potenziale gaffe in un momento di leggerezza.

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          Musica

          Dimmi che canzone ascolti d’estate e ti dirò chi sei (spoiler: se canti “Vamos a la playa” sei irrimediabilmente vintage)

          Dall’invasione reggaeton ai nostalgici degli anni ’80, passando per chi ascolta Battisti come se fosse un mantra zen, la musica estiva disegna profili psicologici più precisi di un test della personalità. E sì, c’è una ragione scientifica se il cervello ama i tormentoni ripetitivi (anche quando tu fingi di odiarli).

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            Che estate sarebbe senza una canzone da canticchiare – o subire – fino allo sfinimento? Che ti piaccia o no, la tua colonna sonora balneare dice molto di te. Non è solo questione di gusti musicali: è proprio un identikit psicologico da playlist. Perché in fondo, dimmi cosa ascolti sotto l’ombrellone e ti dirò chi sei. E quanto sei disposto a farti compatire.

            Cominciamo da quelli che mettono “Vamos a la playa” appena poggiano l’asciugamano. Sono i nostalgici incalliti. Cresciuti a Festivalbar e cocomeri in spiaggia, indossano con orgoglio infradito fluo e credono ancora che Righeira sia uno stato mentale. Li riconosci perché sorridono da soli mentre aprono l’ombrellone: stanno già ascoltando la loro hit nel cervello.

            Poi ci sono i devoti del reggaeton. Per loro ogni estate ha un solo suono: quello della cassa dritta che batte come un cuore impazzito. Ascoltano Bad Bunny, Peso Pluma o chiunque abbia una vocale accentata nel nome. Ballano anche se stanno facendo la fila per un ghiacciolo. E hanno una convinzione incrollabile: se la canzone non ti fa venire voglia di muovere il bacino, non è estate.

            All’opposto ci sono gli indie-snob del lettino, cuffie grandi, sguardo assorto, e playlist che spazia tra artisti islandesi e remix ambient di canzoni che nessuno conosce. D’estate, fingono di odiare i tormentoni. Ma poi li becchi, a settembre, che canticchiano “Italodisco” sotto la doccia.

            E che dire dei battistiani da spiaggia? Sguardo nostalgico verso il mare, leggono Pavese mentre “La canzone del sole” fa da sottofondo. Non cercano il tormentone, cercano l’assoluto. Ma se gli parte “E penso a te”, non rispondono più di loro stessi.

            Infine ci sei tu, che ti sei detto “quest’anno cambio playlist” e poi ti sei ritrovato per l’ottava estate di fila a battere il piede con “Despacito”. Perché sì, la colpa è del cervello: in estate la corteccia uditiva si “rilassa” e preferisce suoni semplici, ripetitivi, prevedibili. Il caldo appanna le sinapsi, e i tormentoni sono come granite musicali: dolci, freddi, sempre uguali. E dannatamente irresistibili.

            Quindi la prossima volta che senti partire l’ennesimo “oh oh oh” sulla spiaggia, non arrabbiarti. È la tua amigdala che balla.

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              Matia Bazar, scontro aperto: Piero Cassano accusa Antonella Ruggiero di “mancanza di rispetto e verità”

              Il fondatore della band risponde con un post infuocato alle parole della cantante, contestandone i ricordi e accusandola di aver dimenticato i nomi dei compagni scomparsi.

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                Tra i Matia Bazar e Antonella Ruggiero volano ancora stracci, a cinquant’anni dalla nascita della band. L’ultima scintilla l’ha accesa un’intervista dell’artista genovese al Corriere della Sera, in cui ha ripercorso l’esordio, il rapporto con la Pfm e la vita nel gruppo. Un racconto che non è piaciuto a Piero Cassano, fondatore e storico autore della formazione di Vacanze romane.

                Il musicista, 76 anni, ha replicato con un lungo post su Facebook, senza giri di parole: “Gentilissima Sig.ra Ruggiero, certe tue dichiarazioni non ti fanno onore. Hanno fatto venir fuori la persona che, seppur bravissima nel cantare, non racconta molte verità, se le gira e le racconta alla sua maniera. Irriconoscente verso un grande passato di gruppo e priva di rispetto per Giancarlo Golzi e Aldo Stellita, che non hai nemmeno nominato”. Cassano le rimprovera anche di aver dimenticato Mauro Sabbione, Carlo Marrale, Sergio Cossu e lui stesso: “Se sei la grandissima Antonella Ruggiero lo devi alla tua voce, ma anche a tutti noi indistintamente”.

                Particolarmente duro il passaggio sui “due funerali” citati dalla cantante come unico contatto con l’ex band: “Imperdonabile la tua insensibile risposta. Due di loro? E i nomi? Inaccettabile”. Cassano contesta anche la versione dell’ingresso della Ruggiero nei Matia Bazar: “Non fu la Pfm a presentarti, ma il tuo ragazzo di allora, Eros. Ti feci fare i cori nel disco Fede Speranza Carità, poi passammo un mese nelle sale prova a lavorare su Cavallo Bianco”.

                Parole che smontano la narrazione della cantante, la quale nell’intervista aveva detto che il gruppo “si sarebbe dovuto fare i fatti propri” e che non aveva mai sognato di fare la cantante. Dichiarazioni che, per Cassano, confermano un “carattere poco sensibile” e un atteggiamento da diva.

                A decenni di distanza, la frattura resta aperta. E se le canzoni restano nella storia, i rancori, a giudicare dai toni, non sembrano avere intenzione di andare in pensione.

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