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Musica

Salta l’omaggio di Domenica In a Pino Daniele: è guerra fra le sue due ex

L’ex moglie del musicista avrebbe chiamato la conduttrice Mara Venier: in una durissima conversazione telefonica l’invito alla Rai di escludere Amanda Bonini – ultima compagna dell’artista – dalla trasmissione, minacciando azioni legali. La Venier, per evitare che un tributo si trasformasse in un’arena di polemiche, avrebbe quindi preferito rimandare tutto. Le profonde diatribe familiari legate al cantautore sembrano non avere fine.

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    Celebrazione sfumata quella che doveva andare in scena nella scorsa puntata di Domenica In, un momento speciale, dedicato alla memoria del grande ed indimenticabile Pino Daniele. A presenziare questo ricordo in diretta sarebbe dovuta esserci Amanda Bonini, l’ultima compagna di Pino. Sarebbe stata lei, insieme al giornalista Pietro Perone, autore del libro “Pino Daniele. Napoli e l’anima della musica, dal Mascalzone latino a Giogiò”, ad animare il ricordo.

    Un amarcord cancellato dalla scaletta

    Un incontro che si poneva come obiettivo il ripercorrere passo passo la vita del cantante a quasi dieci anni dalla sua scomparsa. L’omaggio invece è stato annullato all’ultimo momento. A causare il dietrofront di Mara Venier, non sarebbero state priorità televisive… ma i conflitti legali che coinvolgono le due ex donne del musicista partenopeo: l’ex moglie Fabiola Sciabbarrasi e l’ultima compagna, Amanda Bonini.

    La ex moglie chiama al telefono la Venier: un colloquio molto animato

    Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, l’annullamento dell’omaggio a Pino Daniele sarebbe stato innescato da una durissima telefonata che la Sciabbarrasi avrebbe fatto alla Venier. Nella quale avrebbe minacciato una diffida legale qualora la conduttrice avesse dato spazio in trasmissione ad Amanda Bonini. Temendo che il programma si potesse trasformare in un triste palcoscenico per irose questioni private, la Venier ha deciso di stoppare tutto. Per il momento, in attesa che la questione si chiarisca, il segmento è stato posticipato a domenica 5 gennaio 2025. Una data significativa, visto si tratterà del decimo anniversario della sua scomparsa. In occasione del quale i fan sperano che si concretizzi la possibilità di celebrare la sua carriera e il suo immenso talento. Nel segno, nonostante le controversie, del ricordo del grande artista napoletano che continua a essere presente nella cultura popolare italiana.

    La Bonini avrebbe sopravvalutato la situazione

    Le due donne legate in tempi differenti a Daniele stanno combattendo da tempo una guerra legale, sin dal 2015 quando il musicista scomparve. Uno degli aspetti più dibattuti, che ha creato l’enorme tensione fra le due, sarebbe legato ad una precisa accusa da parte della ex consorte: Amanda Bonini non avrebbe prestato i soccorsi opportuni a Pino, nel momento del malore. La denuncia riguardava la decisione del musicista di recarsi a Roma per un controllo dal suo cardiologo, nonostante fosse in condizioni critiche. Secondo Fabiola Sciabbarrasi la Bonini non si prodigò abbastanza per convincere Pino a recarsi immediatamente presso l’ospedale più vicino. Uno spinoso e delicato contesto di conflitti legali e familiari, nel quale Pino Daniele rimane certamente una figura leggendaria della musica italiana ma – purtroppo – anche un simbolo di una complessa eredità emotiva. Che continua a dividere chi gli è stato vicino e lo ha amato.

    Le accuse smentite dal libro di Pietro Perone

    Il libro firmato da Perone smentisce però tutto questo, riportando una narrazione completamente diversa. Secondo l’autore, quando Daniele scelse di raggiungere in auto il suo cardiologo di fiducia al Sant’Eugenio di Roma, era era perfettamente cosciente della gravità del suo stato. Animato dalla ferma convinzione che solo lui avrebbe potuto salvarlo, non intendendo essere visitato da nessun altro. Una scelta che rappresentò un ritardo di circa un’ora e mezza nel suo ricovero.

    La denuncia è stata archiviata

    Da sottolineare, a riprova di questi fatti, che la denuncia in Procura è stata archiviata, in quanto i magistrati hanno confermato che la decisione di voler raggiungere Roma da parte dell’artista fosse stata presa in modo assolutamente consapevole.


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      Musica

      Ed Sheeran realista: Se non facessi il musicista sarei… vergine!

      In rete è apparso un video, postato da Ed Sheeran, dove l’artista britannico fa una confessione quantomeno coraggiosa. Un divertimento estemporaneo o un’abile trovata promozionale?

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        Un video che è diventato virale in pochissimo tempo. Quello dove la popstar Ed Sheeran sui suoi canali pubblica una clip estremamente auto-ironica che, ad oggi, conta più di 20 milioni di visualizzioni. Che oltretutto la dice lunga sul livello di popolarità del rosso cantautore.

        Un’ammissione piuttosto coraggiosa

        Nella clip si vede lui seduto sul pavimento di uno stadio gigante, dove si trova attualmente nel bel mezzo del suo tour europeo Mathematics. Girandosi verso la telecamera confessa: “Se non fossi un musicista, sarei vergine”. E se lo dice lui… perchè non credergli. Sheeran non è certo il propotipo del bellone alla Ricky Martin. Anche se dalla sua, come effettivamente ammette, c’è la capacità di scrivere canzoni che scaldano i cuori di tanti fan. Contenti loro…

        600mila biglietti polverizzati in un’ora

        La telecamera inquadra successivamente un enorme schermo led nello stadio, rivelando che Sheeran stava giocando a Pokémon Stadium. Un video fatto per divertirsi e basta o una azzeccata trovata pubblicitaria da agenzia? Le visualizzazioni comunque parlano chiaro e la “missione” può dirsi brillantemente terminata. Il musicista ha recentemente confermato di aver venduto 600.000 biglietti in soli 60 minuti per il suo ultimo tour musicale Per questo motivo, ha aggiunto una serie di nuove date per la sua attuale tournée. Neanche il tempo di concludere quello attuale, che terminerà il 7 settembre alla Merkur Spiel-Arena di Dusseldorf, dopo 168 show e un incasso superiore ai 650 milioni di dollari, che Ed Sheeran ha già annunciato un nuovo tour. Il rosso cantautore di Halifax, visto in Italia lo scorso mese (il 14 giugno si è esibito allo Stadio Olimpico di Roma con l’unica data di quest’anno del suo “+–=÷× Tour”), ha svelato i primi appuntamento del “The loop tour”, così come ha scelto di battezzare la tournée che partirà il prossimo gennaio. La serie di concerti partirà dal Go Media Stadium di Auckland, in Nuova Zelanda, il 16 gennaio 2026: undici gli appuntamenti annunciati per ora, tutti in Oceania. Sheeran si esibirà – tra le altre città- a Sydney (13 e 15 febbraio, Accord Stadium), Brisbane (20 e 21 febbraio, Suncorp Stadium) e Melbourne (26 e 27 febbraio, Marvel Stadium). 

        “Comincerò un nuovo tour il prossimo anno, intitolato ‘The loop tour’. Nuovo palco, nuovi trucchi, nuovo allestimento, nuove canzoni e tutti i classici aggiunti alla scaletta”, ha fatto sapere Ed Sheeran. 

        Qualcosa su di lui

        Vero nome Edward Christopher Sheeran, il suo stile musicale prevalentemente pop con elementi folk, soul e contemporary R&B, oltre a forti influenze derivanti dalla musica tradizionale irlandese. Ha ottenuto grande successo e popolarità in America del Nord, Oceania ed Europa, soprattutto nel Regno Unito, suo paese natale, dove ha infranto svariati record di vendite. Il suo primo album del 2011 è stat certificato sette volte disco di platino. Molto attivo nel mondo delle attività benefiche, Sheeran è anche un apprezzato compositore, tanto da essere divenuto autore di brani per diversi artisti. Fra i numerosi premi vinti, vi sono 4 Grammy Award e 6 BRIT Award. Secondo l’autorevole rivista americana Forbes, con un patrimonio personale stimato in 57 milioni di dollari, nel 2015 Ed Sheeran ricopriva la posizione numero 27 fra le celebrità più ricche del pianeta. Due anni dopo Times lo nomina fra le 100 personalità più influenti del pianeta.

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          Musica

          Gino Paoli: “La mia polemica con le cantanti che mostrano il culo e con Elodie? Non sapevo chi fosse”

          “Non volevo offendere Elodie. Semplicemente il mio era un discorso generale. Poi mia moglie mi ha mostrato una sua foto. È una bella donna”.

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            Il vecchio Gino Paoli, novantuno anni portati come un pirata in pensione, apre il baule dei ricordi e ci infila dentro di tutto: bordelli viola, puttane innamorate, whisky, sigarette, tentativi di suicidio e polemiche pop. Intervistato da Aldo Cazzullo, il cantautore che ha scritto l’inno generazionale del desiderio, Il cielo in una stanza, spara senza filtro.

            «Un anno e mezzo fa dissi che un tempo avevamo Mina e Vanoni, adesso emergono le cantanti che mostrano il culo», ricorda. «Non ce l’avevo con nessuna in particolare. Giuro che non sapevo chi fosse Elodie. Poi mia moglie mi ha mostrato una sua foto: è una bella donna».

            Il cantautore di Genova sorride, seduto a tavola con la moglie Paola, la figlia Amanda e la suocera Leda, 93 anni, che prepara ancora le tagliatelle come se il tempo fosse rimasto fermo. Padre e figlia hanno gli stessi occhi. Amanda racconta: «Tutte le volte che andavo da Maurizio Costanzo scoppiava a ridere: “Non ti offendere Amanda, ma sembri Gino Paoli con la parrucca”».

            Poi si apre la porta del bordello dei ricordi. «Sì, Il cielo in una stanza era proprio quella stanza. Ebbi un amoretto con una puttana. Mi piaceva tanto e io piacevo a lei. Andai in quella stanza due, tre, quattro volte. Fino a quando finii i soldi». E allora il giovane Gino si inventò ladro: «Rubai i libri a mio padre, una vecchia enciclopedia che rivendetti. Così potei rivederla ancora qualche volta. Poi le dissi: questa è l’ultima volta. E lei: “Ma no, vieni lo stesso!”. La prendevo al mattino e giravamo come due fidanzati. Poi arrivò la decisione: lei doveva lasciare Genova e mi chiese di seguirla. Ci pensai seriamente, ma prevalse il senso del dovere. Non l’ho mai più rivista».

            E l’orgasmo di quella canzone immortale? «È il momento in cui entra l’armonica», ride lui.

            L’uomo che voleva spararsi al cuore («Avevo tutto, il successo, le donne, e non sentivo più nulla. Volevo vedere cosa c’era dall’altra parte») non ha mai superato la morte del figlio Giovanni, e oggi si concede alla vita con un cinismo da sopravvissuto. Il segreto per arrivare a 90 anni in forma? «Con lo stile di vita più malsano possibile. Ho fumato per decenni due pacchetti di sigarette al giorno e bevuto una bottiglia di whisky. L’ho detto a un convegno di gerontologi e mi hanno applaudito dieci minuti. Il mio medico mi vuole rigare la macchina».

            Tra Elodie, i bordelli di Genova, le puttane dal cuore tenero e un cielo che ancora profuma di desiderio proibito, Gino Paoli resta fedele al suo personaggio: un vecchio ragazzo che non ha mai fatto pace con la vita, e per questo è ancora vivo.

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              Musica

              Ozzy Osbourne, la morte assistita? Il biografo sgancia la bomba: “Ha scelto l’eutanasia per non soffrire”

              Ozzy è morto davvero per cause naturali? Nessuna indicazione sul luogo o sulla dinamica del decesso. Ora la biografia di Ken Paisli rilancia l’ipotesi della dolce morte: “Aveva paura della sofferenza, non della fine. E ha sempre detto che non voleva morire come suo padre”. Gli indizi ci sono.

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                Ozzy Osbourne è morto. Ma come è morto davvero il Principe delle tenebre? È questa la domanda che scuote oggi il mondo del rock. Perché, a pochi giorni dall’annuncio della famiglia, arriva una rivelazione che cambia tutto: Ozzy avrebbe scelto l’eutanasia per evitare la sofferenza.

                A insinuarlo è Ken Paisli, autore del libro Ozzy – La storia, in uscita il 6 agosto. Una bomba sganciata con fredda lucidità: “Non temeva la morte, ma il dolore. E credo che sia riuscito a evitarlo”, scrive Paisli, ricordando un’intervista del 2022 in cui Ozzy dichiarava: “Se hai una malattia terminale, è giusto poter decidere. Ho visto mio padre morire tra atroci dolori. Io non voglio finire così”.

                Ozzy lottava da anni con il Parkinson, e da mesi era visibilmente peggiorato. Ma lunedì, poco prima dell’annuncio, sui suoi social è apparsa un’immagine che ora suona come un addio: una foto davanti al camerino del suo ultimo concerto a Birmingham, sotto una scritta chiara: “The final show”. Lo show finale.

                Poi, il buio. Il comunicato diffuso dalla famiglia parla solo di “morte avvenuta circondato dall’amore”, nessun dettaglio su dove sia avvenuta, nessun accenno alle cause. Nessun ospedale, nessun testamento artistico. Solo silenzio.

                Un silenzio che pesa. E alimenta la tesi del biografo: una scelta consapevole, intima, lucida. Non una fuga, ma un atto di controllo. Ozzy, che ha sempre vissuto al limite, potrebbe aver deciso di chiudere la partita a modo suo, evitando la tragedia del lento decadimento fisico.

                Un gesto estremo. Ma profondamente coerente con la sua leggenda.

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