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Musica

Sta succedendo davvero: Fausto Lama e California dei Coma_Cose finalmente sposi!

Dopo mesi di speculazioni e un’estate di successi, i Coma_Cose hanno coronato il loro amore con una cerimonia a Palazzo Reale di Milano. La promessa fatta a Sanremo si è finalmente realizzata. Una promessa mantenuta, dopo crisi e tormentoni: Fausto Zanardelli e Francesca Mesiano sono diventati marito e moglie.

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    Era nell’aria da tempo, i fan lo chiedevano a gran voce, e finalmente è successo. Fausto Zanardelli, conosciuto come Fausto Lama, e Francesca Mesiano, alias California, hanno coronato il loro amore convolando a nozze. La coppia, tanto amata nella scena musicale italiana con il nome Coma_Cose, ha scelto una cornice iconica per il grande giorno: la Sala degli Specchi di Palazzo Reale a Milano, un luogo ricco di storia e fascino, perfetto per una coppia che ha saputo raccontare con sensibilità e autenticità il loro percorso, sia musicale che personale.

    L’annuncio del matrimonio è stato dato direttamente dai due artisti attraverso una storia su Instagram: “Sta succedendo”, con un cuore rosso accanto, accompagnato da una breve clip che li mostra mentre si scambiano sorrisi e baci emozionati. Un matrimonio civile, intimo ma carico di significato, che è arrivato dopo mesi di speculazioni e insistenti domande da parte dei fan, curiosi di sapere quando la coppia avrebbe deciso di fare il grande passo.

    Il momento, attesissimo dai loro sostenitori, arriva dopo un’estate trionfale sul piano musicale. Il loro brano Malavita ha conquistato le radio, diventando uno dei tormentoni della stagione estiva, confermando ancora una volta il loro talento nel creare canzoni che riescono a entrare nel cuore del pubblico.

    Ma la vera promessa che Fausto e Francesca hanno mantenuto risale a Sanremo 2023, quando portarono sul palco dell’Ariston il brano L’addio, una canzone che raccontava con straordinaria sincerità la crisi che avevano vissuto come coppia. In quell’occasione, davanti ai giornalisti presenti in sala stampa, avevano dichiarato che la loro storia d’amore non sarebbe finita. “L’addio non è una possibilità”, cantavano, e oggi quelle parole trovano la loro concretizzazione più bella con il matrimonio.

    La loro relazione, tanto pubblica quanto vera, ha fatto sognare migliaia di fan che li seguono non solo per la loro musica, ma anche per la loro capacità di raccontarsi senza filtri, tra successi e difficoltà. Questa unione è il segno tangibile di una storia d’amore che ha superato le avversità e che, oggi, si rafforza con un “sì” detto davanti a una cornice di specchi e riflessi, metafora perfetta di un amore che si guarda allo specchio e si riconosce, nonostante tutto.

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      Musica

      Rosa Chemical: «Quel bacio con Fedez era organizzato, oggi mostro la mia parte vera»

      Rosa Chemical si scrolla di dosso il ruolo del provocatore puro e semplice. In tv ammette che il famoso bacio con Fedez a Sanremo era studiato, non un impulso anarchico. Niente tatuaggi in vista, tono pacato, pensieri più che performance: il cantante cambia pelle e racconta infanzia, fragilità e rinascita, spiegando perché oggi preferisce la semplicità (consiglio di mamma incluso).

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        C’era un tempo in cui bastava una passerella in latex, un gesto fuori copione e un bacio rubato in diretta per mandare l’Italia in cortocircuito. Ora Rosa Chemical si presenta in tv con un completo sobrio, nessun tatuaggio a invadere la scena e la voglia – rara, quasi disarmante – di parlare più che stupire.

        Ospite di Da noi… a ruota libera, l’artista ha spiazzato ancora una volta, ma in un modo diverso: niente scandalo, niente teatralità. Solo parole. Quelle giuste.

        «Sono molto contento della performance, un po’ meno dei voti… ma si prende tutto con filosofia», scherza, mostrando che l’ironia è rimasta, anche se il volume è più basso. La novità vera, però, è l’intenzione: guardarsi allo specchio senza filtri. «Come diceva Picasso, bisogna tornare bambini per guardare se stessi con occhi nuovi. Ho voluto farlo anch’io», racconta. Un viaggio interiore, aiutato da un’alleata speciale: «Mia madre mi ha detto che mi preferisce così, più semplice. È sempre stata la mia prima fan».

        Sì, dietro il personaggio c’è un figlio, e oggi quello spazio privato viene mostrato senza timore. «Ho parlato della mia infanzia, cose che non avevo mai raccontato. È stato il passo più sincero», ammette. Altro che trasgressione come shock: «Trasgredire significa superare se stessi, affrontare la verità anche quando fa paura».

        E poi, inevitabile, il momento-Sanremo. Il bacio con Fedez, la polemica, le accuse, la miccia accesa ovunque. Rosa oggi la racconta senza giri: «Era organizzato. Una trovata artistica. Non una cosa personale». Con buona pace dei teorici del “colpo di testa”. E aggiunge, secco: «Non ci sentiamo più». Fine del capitolo, senza nostalgia.

        Perfino la stoccata ricevuta da Renato Zero viene digerita con stile. «Mi ha fatto male, certo. Ma viene da un artista enorme. Non ho condiviso quando ha messo in dubbio la mia gavetta: la mia strada me la sono fatta passo dopo passo». Un modo elegante per dire: provocatore sì, improvvisato mai.

        Nel nuovo corso di Rosa Chemical c’è calma, c’è visione, c’è quella dolcezza un po’ punk che nasce quando smetti di cercare conferme nel rumore. Non rinnega il passato – come potrebbe? – ma lo assesta. Lo supera. E mentre la tv si riempie di chi urla per restare a galla, lui abbassa la voce.
        E paradossalmente fa più rumore così.

        Vuoi virarla in versione più “tagliente-gossip” o più “approfondimento culturale”? Dimmi e te la rifinisco, Luca. Sempre io, sempre Alex.

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          Musica

          Calabria, la rockstar tradita dal borgo dei nonni: Steven Tyler diffida il Comune di Cotronei, indagine su appalti e museo fantasma

          Un museo del rock mai nato, un finanziamento pubblico evaporato e la diffida del cantante: a Cotronei doveva sorgere il tempio dedicato a Steven Tyler, legato al paese dalle radici familiari. La procura di Crotone chiude le indagini: tra gli indagati sindaci, assessori e funzionari. Il sogno si trasforma in un caso giudiziario.

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            Un milione e trecentomila euro, una promessa internazionale, un intero territorio pronto a costruire un piccolo mito identitario. E invece, a Cotronei, nel cuore della Calabria, resta solo un cantiere giudiziario, tra diffide, carte sequestrate e un museo del rock mai nato. Una storia che parte da lontano e che porta con sé un nome capace di attirare i riflettori del mondo: Steven Tyler, voce e anima degli Aerosmith, 150 milioni di dischi venduti e doppia consacrazione nella Songwriter e nella Rock & Roll Hall of Fame.

            Il legame con questo borgo dell’entroterra crotonese è reale e affonda nelle radici familiari. Qui nacque il nonno Giovanni Tallarico, emigrato poi negli Stati Uniti. Qui, nel 2013, Tyler arrivò per la prima volta sulle orme dei suoi avi, accompagnato dal cugino Nino Grassi, avvocato del posto: «I nostri nonni erano fratelli», spiegava. Un incontro emozionante, raccontato con fotografie e lettere di famiglia. Un ritorno alle origini che accende l’idea: creare un museo dedicato alla storia del rock e alla figura della star, con una scuola di musica per giovani e famiglie meno abbienti.

            L’idea piace. Tyler promette un concerto per l’inaugurazione e persino la presenza della figlia Liv. Condizione irrinunciabile: che il museo nasca a Palazzo Bevilacqua, storica residenza di famiglia nel centro antico. La macchina amministrativa parte, la Regione assegna i fondi: 1,3 milioni per trasformare Cotronei in un piccolo santuario del rock internazionale.

            Poi la trama si inceppa. Palazzo Bevilacqua è in stato di abbandono, ma ha proprietari e, secondo gli inquirenti, il Comune non avvia mai davvero l’esproprio. La soluzione che emerge dalle indagini è molto più opaca: il progetto viene dirottato su un altro immobile, acquistato a prezzo giudicato sproporzionato. Tyler viene informato, non gradisce. Diffida formalmente l’ente dall’usare il suo nome e dal proseguire il progetto con il suo marchio. E rifiuta di mettere a disposizione anche un solo cimelio.

            Da quel momento si apre un vortice giudiziario. Secondo la procura, per mantenere vivo il finanziamento nonostante lo stravolgimento del progetto originale, l’amministrazione avrebbe prodotto documenti ingannevoli, imputando i ritardi alla Soprintendenza, che però risulta mai contattata. Da lì parte l’esposto dell’avvocato Grassi e l’inchiesta che oggi coinvolge 15 persone: due ex sindaci, assessori, consiglieri e funzionari comunali.

            La contestazione è pesante: appalti pilotati, concussione, corruzione, false attestazioni e gestione irregolare del finanziamento pubblico. Per loro la procura ha chiuso le indagini: nelle prossime settimane potrebbe arrivare la richiesta di rinvio a giudizio.

            Cotronei aveva immaginato di diventare un punto di riferimento culturale, un ponte tra Calabria e America, tra storia di emigrazione e sogno rock. Oggi resta un progetto fantasma, un palazzo mai recuperato e l’amaro sapore di un’occasione persa, mentre gli investigatori ricostruiscono flussi, atti e responsabilità.

            Un sogno nato sulle note degli Aerosmith, finito con una diffida formale e un’inchiesta giudiziaria. E una domanda che rimbalza tra le strade del paese: quante occasioni ancora potrà permettersi di perdere questa terra?

            Foto prese dalla RETE

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              Musica

              Tragedia a Bologna, muore Ettore Pausini, zio di Laura: travolto da un’auto pirata mentre rientrava in bici.

              Ettore Pausini stava pedalando verso Bologna quando un’Opel Astra lo ha travolto in pieno, senza fermarsi. Testimoni parlano di una scena “terribile”, con la bici distrutta e l’uomo riverso sull’asfalto. Il pirata ha abbandonato l’auto ed è fuggito a piedi: caccia all’uomo della polizia locale e dei carabinieri.

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                Un rientro in bici come tanti, concluso nel modo più drammatico. Ettore Pausini, 78 anni, zio di Laura Pausini, ha perso la vita ieri sugli Stradelli Guelfi, alla periferia di Bologna, travolto da un’auto che dopo l’impatto è fuggita senza prestare soccorso. L’uomo, fratello di Fabrizio Pausini, padre della cantante, era nato a Solarolo ma da anni viveva nel capoluogo emiliano. Amava pedalare, e proprio durante una delle sue uscite quotidiane è stato falciato.

                L’impatto e la fuga
                Era circa l’ora di pranzo, poco dopo le 13.30, quando un’Opel Astra che procedeva in direzione opposta lo ha centrato. Un urto violentissimo che ha fatto “volare via la bici”, hanno raccontato i testimoni che per primi hanno dato l’allarme. La mountain bike è rimasta accartocciata a lato strada, mentre l’uomo è crollato sull’asfalto in un lago di sangue.

                Il conducente, invece di fermarsi, ha proseguito verso San Lazzaro a tutta velocità. Ha abbandonato il veicolo pochi chilometri dopo, poi è scappato a piedi. L’auto è stata recuperata dai carabinieri, ma del guidatore si sono perse le tracce. Da subito è partita la caccia all’uomo, con ricerche nell’area del Pilastro e controlli casa per casa.

                Tentativi disperati di salvarlo
                Sul posto sono arrivati polizia locale, carabinieri, ambulanza ed elisoccorso. I sanitari hanno tentato di rianimare Pausini per un’ora intera, ma le ferite erano troppo gravi. L’uomo è morto prima ancora di essere trasportato all’ospedale Maggiore. Nessuna possibilità di salvezza, nonostante l’intervento rapidissimo dei soccorsi.

                La strada è rimasta temporaneamente chiusa per permettere i rilievi e raccogliere testimonianze utili alle indagini. Gli inquirenti stanno analizzando anche le telecamere della zona per rintracciare il fuggitivo e ricostruire l’esatta dinamica dello scontro.

                Dolore e sgomento
                La comunità di Solarolo, dove la famiglia Pausini è radicata da sempre, è stata raggiunta in poche ore dalla notizia. Un dolore profondo che investe non solo la famiglia, ma anche chi conosceva Ettore come uomo riservato, appassionato di ciclismo e legatissimo alle sue origini.

                Ora resta l’inchiesta per identificare e fermare il pirata della strada che lo ha travolto e ha scelto di scappare. Un gesto che aggiunge amarezza a una tragedia già durissima. In silenzio, Bologna piange una vita spezzata e attende giustizia.

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