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Spettacolo

Paura in Costa Smeralda per Amos Bocelli: sospetto botulino e corsa in ospedale a Olbia

L’episodio è avvenuto nella notte tra il 10 e l’11 agosto. Amos Bocelli, 30 anni, è stato visitato all’ospedale di Olbia dopo un malessere improvviso. Negli stessi giorni, in Calabria e Sardegna, focolai di botulismo hanno causato tre morti e diversi ricoveri.

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    Vacanza con spavento per Amos Bocelli, primogenito di Andrea Bocelli, colpito da un malore improvviso in Costa Smeralda. Il 30enne, ingegnere, si trovava a Porto Cervo quando, dopo aver mangiato un panino in un chiosco, ha accusato forti dolori addominali, nausea e altri disturbi.

    Con il padre al fianco, Amos è stato portato al pronto soccorso dell’ospedale Giovanni Paolo II di Olbia nella notte tra il 10 e l’11 agosto. I sintomi avevano fatto temere un caso di botulismo, soprattutto alla luce dei focolai registrati negli ultimi giorni in Calabria e in Sardegna, dove si sono verificati tre decessi e numerosi ricoveri.

    Il tenore ha atteso in sala d’aspetto parlando con i sanitari e con alcune persone presenti, mentre i medici eseguivano gli accertamenti. Dopo poche ore è arrivato l’esito rassicurante: nessun collegamento con la tossina botulinica e condizioni di salute buone. Padre e figlio hanno lasciato l’ospedale poco dopo la mezzanotte.

    Nel frattempo, l’emergenza botulismo in Italia resta alta. In Calabria due persone sono morte, altre sei sono in rianimazione, tre in pediatria e cinque nei reparti ordinari. Un ulteriore decesso è stato registrato in Sardegna. Sotto inchiesta cinque medici, un commerciante ambulante e i responsabili delle aziende produttrici del cibo contaminato.

    La Società italiana di igiene (SItI) ha diffuso raccomandazioni ai consumatori: evitare il consumo di conserve con tappi gonfi o contenitori deformati e, in caso di sospetto, non assaggiare il prodotto ma gettarlo via. Secondo l’Istituto superiore di sanità, i cibi più a rischio sono olive nere in acqua, conserve di funghi sott’olio, cime di rapa e conserve di pesce o carne.

    Il botulismo è provocato dalle tossine del Clostridium botulinum, tra i veleni più potenti al mondo. Bastano quantità infinitesimali per causare gravi danni neurologici fino alla paralisi respiratoria. Prevenzione e attenzione restano le armi migliori.

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      Musica

      Renato Zero e la storia con Enrica Bonaccorti: un amore giovanile tra passione e spettacolo

      Dalla manager Lucy Morandi all’intensa relazione con Enrica Bonaccorti: gli amori che hanno accompagnato il percorso umano e artistico di Renato Zero.

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        Renato Zero è un’icona della musica italiana, capace di conquistare intere generazioni con il suo talento unico e i suoi brani indimenticabili. Ma oltre alla sua carriera stellare, anche la sua vita privata ha lasciato spazio a relazioni significative che hanno contribuito a definirlo non solo come artista, ma anche come uomo.

        I grandi amori di Renato Zero
        Il primo grande amore di Renato Zero è stato Lucy Morandi, sorella di Massimo Morante, il chitarrista dei Goblin. I due si conobbero negli anni ’70, in un periodo in cui Zero muoveva i primi passi nel panorama musicale italiano. Lucy non fu solo la sua compagna, ma anche un’importante collaboratrice: per anni fu la sua manager, aiutandolo a costruire una carriera che sarebbe poi diventata leggendaria.

        Nonostante la fine della loro relazione, Renato Zero conserva un bellissimo ricordo di Lucy, sottolineando il legame speciale che li ha uniti in passato.

        La relazione con Enrica Bonaccorti
        Dopo la rottura con Lucy Morandi, nella vita di Renato Zero arrivò Enrica Bonaccorti, nota conduttrice e autrice televisiva. Il loro fu un amore giovanile, intenso e ricco di passione. “Ricordo la nostra passione per lo spettacolo, l’ingenuità dei nostri vent’anni, i baci rubati nei portoni. Ho riconosciuto il suo talento da subito,” ha raccontato Enrica in alcune interviste.

        La loro relazione, seppur breve, lasciò un segno indelebile in entrambi. Tuttavia, le ragioni della loro separazione non sono mai state rese pubbliche, lasciando un alone di mistero su uno dei capitoli più affascinanti della vita privata di Renato Zero.

        Un uomo riservato ma generoso
        Nonostante le sue relazioni passate, Renato Zero ha sempre mantenuto un forte riserbo sulla sua vita privata. Tuttavia, ciò non gli ha impedito di costruire legami profondi. Tra questi spicca il rapporto con Roberto Anselmi Fiacchini, il figlio che Zero ha adottato. Negli anni, il loro legame è diventato indissolubile, mostrando un lato umano e generoso dell’artista che pochi conoscono.

        L’eredità di un artista completo
        Renato Zero non è solo un simbolo della musica italiana, ma anche un uomo capace di vivere con intensità i suoi rapporti umani. Dalle storie d’amore del passato alla dedizione verso il figlio adottivo, la sua vita privata riflette la stessa passione e autenticità che hanno caratterizzato la sua carriera artistica. Un artista e un uomo che continuano a ispirare, lasciando un’impronta indelebile nel cuore di chi lo ama.

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          Musica

          La scienza rivela la canzone più allegra di sempre: ecco quale brano ha conquistato il primo posto!

          Jacob Jolij, dell’Università di Groningen, ha stilato una classifica delle canzoni più gioiose di sempre, analizzandone ritmo, accordi e testi. Il primo posto spetta a un brano che incarna energia e libertà, ma la top ten include anche successi intramontabili come “Dancing Queen” degli ABBA e “Good Vibrations” dei Beach Boys.

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            La canzone più festosa mai creata: grazie a una formula matematica, il ricercatore Jacob Jolij ha classificato i brani più “feel-good” della storia, incoronando il celebre brano dei Queen. Jacob Jolij, ricercatore dell’Università di Groningen, ha sviluppato un algoritmo capace di individuare le canzoni più gioiose di sempre. Al primo posto della playlist c’è “Don’t Stop Me Now” dei Queen, il brano del 1978 che trasmette energia e libertà assoluta. Nella top ten dei brani più allegri anche classici di Gloria Gaynor, Billy Joel e gli ABBA.

            Una formula per la felicità musicale: la playlist di Jolij
            Qualche anno fa, il neuroscienziato Jacob Jolij, su commissione del marchio britannico Alba, ha studiato i brani identificati come “felici” da migliaia di ascoltatori, analizzandoli secondo una formula che valuta caratteristiche come velocità, accordi e contenuto del testo. La sua ricerca ha portato a una playlist scientificamente calibrata: 10 canzoni “feel-good” dove gioia, spensieratezza e ritmo creano una formula perfetta di felicità musicale. In cima alla lista si trova “Don’t Stop Me Now” dei Queen, con il suo ritmo energico e un testo che celebra la libertà assoluta. È un brano che, dai film cult agli spot pubblicitari, è entrato nel cuore degli ascoltatori, mantenendo intatta la sua capacità di farci sentire bene.

            La top ten dei brani più allegri
            Oltre ai Queen, Jolij ha selezionato classici come “Dancing Queen” degli ABBA e “Good Vibrations” dei The Beach Boys. Tra gli elementi ricorrenti di queste canzoni, Jolij ha individuato testi che celebrano eventi positivi o sono privi di un significato troppo impegnativo, con sonorità vivaci e ritmi elevati. Ecco la lista completa delle dieci canzoni più allegre di sempre:

            1. Don’t Stop Me Now – Queen
            2. Dancing Queen – ABBA
            3. Uptown Girl – Billy Joel
            4. Eye of the Tiger – Survivor
            5. I’m a Believer – The Monkees
            6. Girls Just Want to Have Fun – Cyndi Lauper
            7. Livin’ On a Prayer – Bon Jovi
            8. Walking On Sunshine – Katrina & The Waves
            9. I Will Survive – Gloria Gaynor
            10. Good Vibrations – The Beach Boys
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              Anna Tatangelo: «Per anni mi sono sentita sbagliata. Mi descrivevano come la rovinafamiglie»

              Nell’intervista al Corriere della Sera, Anna Tatangelo ripercorre i momenti più duri: il rapporto con il padre, le accuse ai tempi di Gigi D’Alessio, la malattia della madre e la voglia di non fermarsi mai.

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                Anna Tatangelo oggi ha 38 anni, un pancione di cinque mesi e un sorriso che la illumina. Accanto, il barboncino Chupita e, su una mensola, i tre Leoni vinti a Sanremo. «Non avevo etichette, solo una valigia e mio padre. Ero tutta istinto, incoscienza», ricorda pensando al debutto a 15 anni con Doppiamente fragili.

                Cresciuta a Sora, tra mercati e profumo di pane, la musica era la sua valvola di sfogo. «Da piccola vendevo ciambelle, poi tornavo a casa e cantavo. Da maggiorenne, sono andata a Roma e per due anni non ho parlato con mio padre. Col successo, erano nati meccanismi tossici: voleva essere il mio manager anche dopo i miei 18 anni. Ora l’ho perdonato».

                Il capitolo più esposto è quello dell’amore con Gigi D’Alessio. «Per anni, mi sono sentita sbagliata. Gigi aveva vent’anni più di me, una famiglia, e io venivo descritta come la rovinafamiglie, anche se era già separato. Il nostro sentimento era puro ed è durato 15 anni. Non ho mai risposto, per proteggere quell’amore e non alimentare tensioni. Volevo sembrare forte, ma dentro soffrivo».

                Il carattere chiuso le derivava da un’educazione severa: «In gita non si andava, a dormire da un’amica nemmeno. Ho visto volare qualche schiaffo su mamma e su noi figli. Ho perdonato, ma da lei ho imparato che una donna deve essere rispettata e amata».

                La separazione è stata seguita da anni difficili: «Ho cambiato casa, mio figlio non capiva cosa succedeva, poi il Covid e la malattia di mia madre. Al San Raffaele stavo settimane, cercando di tenere insieme tutto. Sono stati gli anni più brutti della mia vita, ma non ho rimpianti: ogni momento libero l’ho passato con lei».

                Oggi, col nuovo compagno Giacomo, la cantante affronta il tour in gravidanza. «Settembre, forse ottobre, dipende da come sto. Mi piace salire sul palco e trasmettere serenità. È un periodo speciale, la ripartenza personale coincide con quella musicale. Nel prossimo disco mi racconto come mai, e c’è anche una Ragazza di periferia 2.0».

                Il tatuaggio sul braccio sintetizza il suo approccio alla vita: «Lavora per una causa, non per un applauso… Vivi per esprimere, non per impressionare».

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