Personaggi e interviste
Anna Lou Castoldi: tra danza, coraggio e il coming out a Ballando con le Stelle
Ha dimostrato di essere più di una semplice concorrente di un talent show. Voce forte e indipendente usa la sua esperienza per smascherare i pregiudizi e ricordare che l’amore non dovrebbe mai essere motivo di odio o paura.

Figlia di Asia Argento e Morgan, Anna Lou Castoldi, ha vissuto un’esperienza unica e trasformativa partecipando a Ballando con le Stelle, il celebre show di Rai 1 condotto da Milly Carlucci. Se all’inizio il programma rappresentava per lei un mondo distante, con il tempo ha imparato ad affrontarlo con determinazione e leggerezza. Nel ballo ha trovato un modo per rafforzare la propria sicurezza e aprirsi al pubblico. Durante la trasmissione, Anna Lou ha mostrato una personalità spontanea e autentica. Ha raccontato le sue emozioni e il percorso di crescita che l’ha portata a sentirsi sempre più a suo agio davanti alle telecamere. Ospite a Domenica In, intervistata da Mara Venier, ha sorpreso tutti con un coming out pubblico, dichiarando di essere felicemente innamorata della sua fidanzata Sofia.
“Sì, ho una ragazza, sono innamorata. Si chiama Sofia. Ci siamo conosciute a una festa, ci siamo scritte messaggi per un po’“, ha raccontato con un sorriso, facendo di quel momento un’importante dichiarazione di libertà e autenticità.
Dopo il coming out: insulti e minacce sui social
Dopo la sua intervista, Anna Lou ha dovuto fare i conti con una valanga di critiche e insulti omofobi, che ha denunciato apertamente su Instagram con un lungo sfogo. Ha raccontato che, nonostante il suo desiderio di proteggere la privacy della sua fidanzata, in diretta televisiva si è trovata a rivelare il suo nome spinta dalla pressione del momento.
L’apertura di Anna Lou ha avuto conseguenze difficili
“Adesso ricevo insulti al secondo“, ha scritto su Instagram. “Non tanto per farmi compatire, ma per mostrarvi quanto omofobia e discriminazione siano ancora molto presenti in questo Paese. Questo mi ferisce e mi disgusta“. Le critiche non si sono limitate alla sua identità sessuale, ma si sono estese alla sua famiglia, al suo aspetto fisico, al suo modo di essere. Una prova dura, ma che non ha scalfito la sua determinazione nel difendere la libertà di espressione e il diritto di vivere senza paura. “Siamo ancora convinti che essere gay significhi avere un disturbo mentale. Siamo ancora convinti di conoscere qualcuno solo dall’apparenza. Siamo ancora convinti. E parliamo, parliamo, parliamo“, ha scritto, con un tono forte e deciso.
Il coraggio di esporsi
Nonostante le difficoltà, Anna Lou non ha intenzione di arretrare. Con Ballando con le Stelle ha imparato a gestire il palcoscenico e la pressione del pubblico. Ora sta imparando a difendere il suo spazio e la sua identità in un contesto ancora pieno di ostacoli. Ha accettato le critiche, ma non si lascia intimidire.
INSTAGRAM.COM/LACITYMAG
Personaggi e interviste
Riccardo Rossi, il re del “tampinamento seriale”: una vita tra cinema, tv e star
L’attore romano, sempre pronto a una battuta, ci racconta la sua carriera costellata di incontri con le celebrità e la sua scelta di vita da scapolo convinto.

Riccardo Rossi, volto noto del cinema e della televisione italiana, è un personaggio eclettico e dalla verve inconfondibile. Con la sua simpatia e la sua ironia ha conquistato il pubblico, diventando uno degli attori più amati del nostro paese. Ma chi è davvero Riccardo Rossi dietro la maschera del comico?
Un inizio tra cinema e tv
Nato a Roma nel 1962, Rossi ha debuttato al cinema a soli 22 anni, nel film “College“. Da lì in poi, la sua carriera è stata costellata di ruoli in film e serie tv di successo, come “I ragazzi della 3ª C” e “Dio c’è”. Negli anni ’90 ha conquistato il pubblico televisivo con la sua partecipazione a programmi come “Non è la Rai” e “Forum”.
Riccardo Rossi o meglio il “tampinatore seriale”
Ma è forse per la sua passione per le celebrità che Rossi è diventato famoso. Autodefinitosi un “tampinatore seriale”, ha raccontato in numerose interviste i suoi incontri con star del cinema e dello spettacolo. Da Sean Connery a Fanny Ardant, da Alberto Sordi a Raffaella Carrà, Rossi ha collezionato una serie di aneddoti divertenti e curiosi. E nonostante il successo e le numerose conquiste, Rossi ha scelto di rimanere single. “Ho pensato tanto all’amore eterno, all’anima gemella, ma poi ho capito che non fa per me“, ha confessato in un’intervista. L’attore ha spiegato che preferisce la libertà e l’indipendenza, e che non crede nel matrimonio come istituzione.
Un’esistenza tra cinema, tv e… cucina
Oltre alla carriera di attore, Rossi è un appassionato di cucina. Ha partecipato a numerosi programmi televisivi dedicati al cibo e ha scritto diversi libri di ricette. La sua passione per il buon cibo lo ha portato a viaggiare in lungo e in largo, alla scoperta di nuovi sapori e tradizioni culinarie. In tavola la sua solita simpatia, la sua ironia e la sua voglia di vivere. Tre qualità con le quali è riuscito a conquistare il pubblico e a ritagliarsi un posto speciale nel cuore degli italiani.
Personaggi e interviste
Tuona Alessandro Gassmann: No a raduni fascisti nel teatro dedicato a mio padre!
Alessandro Gassmann chiede la rimozione del nome del padre, Vittorio, dal Teatro Condominio di Gallarate, dopo che la struttura ha ospitato un evento dell’estrema destra. La vicenda solleva interrogativi sull’uso degli spazi culturali pubblici e sull’eredità dei grandi artisti italiani.

Il Teatro Condominio di Gallarate, fondato nel 1862 come Teatro Sociale, è stato per decenni un punto di riferimento culturale nella provincia di Varese. Dopo anni di chiusura, nel 2006 è stato riaperto e intitolato a Vittorio Gassman, uno dei più grandi attori italiani del 900. La scelta di dedicare a lui il teatro è stata un omaggio alla sua straordinaria carriera e al suo contributo al teatro italiano.
La polemica: un evento controverso accende gli animi
Recentemente, il Teatro Condominio ha ospitato il Remigration Summit, un convegno organizzato da gruppi di estrema destra. La scelta di utilizzare una struttura pubblica intitolata a un artista noto per i suoi valori antifascisti ha suscitato indignazione. In particolare, Alessandro Gassmann, figlio di Vittorio, ha espresso il suo disappunto, chiedendo la rimozione del nome del padre dal teatro.
La reazione di Alessandro Gassmann: una questione di coerenza
Alessandro Gassmann ha dichiarato: “L’estrema destra si incontri dove vuole, ma non nella sala intitolata a Vittorio. I nostri parenti uccisi dai nazifascisti”. Le sue parole riflettono una profonda preoccupazione per l’uso degli spazi pubblici e per la memoria storica. Per Gassmann, associare il nome del padre a un evento di estrema destra è inaccettabile e contraddice i valori che Vittorio ha sempre rappresentato.
Il dibattito pubblico, tra libertà di espressione e rispetto della memoria
La vicenda ha acceso un acceso dibattito sull’uso degli spazi culturali pubblici. Da un lato, c’è chi sostiene la libertà di espressione e l’uso delle strutture pubbliche da parte di tutti i gruppi, indipendentemente dalle loro ideologie. Dall’altro, c’è chi ritiene che ospitare eventi di estrema destra in luoghi intitolati a figure simbolo dell’antifascismo sia una mancanza di rispetto per la memoria storica e per i valori democratici.
Una riflessione sull’eredità culturale
La richiesta di Alessandro solleva interrogativi importanti sull’eredità culturale e sulla gestione degli spazi pubblici. È fondamentale che le istituzioni riflettano sull’uso delle strutture culturali, garantendo che siano coerenti con i valori che rappresentano. In un’epoca in cui la memoria storica è spesso messa in discussione, preservare l’integrità dei luoghi simbolo della cultura italiana è più importante che mai.
Personaggi e interviste
Fiorello demolisce la Rai: “Palinsesti da 27 anni fa. Chi li fa meriterebbe una pallottola nel cuore”
Don Matteo 13, Imma Tataranni 3, Makari 3: per Fiorello la programmazione Rai è “la stessa di 27 anni fa”. E rilancia: “Questo non è un palinsesto, è un miracolo che cammina”. Frecciate anche al mondo del cinema e ai furbi del tax credit: “Facciamo le sovvenzioni, ma pure autocritica”.

Nel debutto ufficiale del suo nuovo programma su Rai Radio2, La pennicanza, lo showman siciliano ha fatto quello che gli riesce meglio: mescolare ironia, paradosso e verità che bruciano. E la prima vittima è stata proprio la Rai, colpevole — secondo lui — di aver messo il palinsesto in naftalina nel 1997 e di non averlo mai più tirato fuori.
“I palinsesti Rai sono quelli di 27 anni fa”, dice ridendo (ma neanche troppo), “chi li fa meriterebbe una pallottola nel cuore”. E poi affonda il colpo: “Questo non è un palinsesto, è accanimento terapeutico. Ora inizia la stagione delle repliche: Don Matteo 13 (don Matteo ormai ha 109 anni), Lolita Lobosco 2, Imma Tataranni 3, Makari 3, Bianca 2, L’allieva e Cuori. Praticamente RaiUno è il museo delle cere”.
La battuta è feroce, ma l’applauso è servito. Perché sotto la risata c’è una stoccata a una tv che sembra aver perso il coraggio dell’innovazione. E non è finita.
Fiorello, in una finta telefonata con Gabriele Muccino, si toglie qualche sassolino anche dalle scarpe del cinema italiano: “Ci sono stati dei furbetti che si sono approfittati dei finanziamenti. Il cinema dovrebbe dirlo: sì alle sovvenzioni, ma anche un po’ di autocritica. In questo governo e in quelli precedenti c’è sempre stato chi ha fatto il furbo”.
La puntata poi scorre tra telefonate vere (come quella a Silvia Toffanin, beccata mentre “lavava i piatti”), revival di Ramazzotti e un botta e risposta live con il direttore di Repubblica, Mario Orfeo, che gli scrive per ricordargli che Veltroni, da lui citato, “scrive per il Corriere”. La risposta? “Ma Veltroni è comunista!”. Finezza e nonsense firmati Fiore.
Lo show è appena iniziato, ma la linea è chiara: La pennicanza sarà anche una siesta pomeridiana, ma non per chi siede ai piani alti della tv pubblica. Per loro, il risveglio è già stato piuttosto traumatico.
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