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Personaggi e interviste

Il nuovo disco di Achille Lauro: da “nullità” a icona libera e inarrestabile

Lauro ha sottolineato l’importanza di seguire il proprio percorso creativo senza lasciarsi ingabbiare dalle aspettative altrui. Con un passato difficile alle spalle, l’artista celebra la sua rinascita personale e artistica, pronto a conquistare nuovi orizzonti.

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    Achille Lauro ha scelto un singolo spiazzante come Banda Kawasaki per tornare sulle scene. Un brano urban, inciso insieme a Salmo e Gemitaiz. Sabato scorso è partito l’Achille Lauro Summer Fest — A rave before l’Iliade, che proseguirà fino a settembre prima dei due eventi unici intitolati Ragazzi Madre L’Iliade — Il Live, il 4 ottobre a Milano e il 7 a Roma.

    Ora, il cantante si è racconta rivelando le difficoltà affrontate durante la sua carriera e la sua rinascita artistica. “Mi hanno fatto sentire una nullità”, ha confessato l’artista, ricordando le critiche ricevute nel corso degli anni. Tuttavia, Lauro non si è lasciato abbattere e ha trasformato quelle esperienze in una forza propulsiva per la sua creatività.

    “Ho sempre saputo di avere qualcosa di diverso da dire, ma le pressioni e le aspettative degli altri mi hanno spesso ingabbiato”, ha spiegato. Il percorso di Achille Lauro non è stato facile, ma la sua determinazione e il desiderio di esprimere la sua vera essenza lo hanno portato a emergere come una delle icone più originali e influenti della musica italiana contemporanea.

    Parlando della sua evoluzione artistica, Lauro ha sottolineato l’importanza di seguire il proprio istinto: “Non mi interessa più cosa pensano gli altri. Ho imparato a fidarmi di me stesso e delle mie intuizioni”. Questa nuova consapevolezza gli ha permesso di sperimentare liberamente con la sua musica e il suo stile, rompendo le convenzioni e superando le barriere.

    Il cantante ha ricordato come le sue esperienze personali abbiano influenzato profondamente il suo lavoro: “La mia musica è il riflesso di ciò che sono, delle mie lotte e delle mie vittorie. Ogni canzone è un pezzo della mia anima”. Achille Lauro ha anche parlato del suo impegno a promuovere la libertà di espressione e l’accettazione della diversità: “Voglio che la mia musica sia un messaggio di libertà per tutti, un invito a essere se stessi senza paura”.

    Con una carriera in continua ascesa e un futuro pieno di possibilità, Achille Lauro si sente più forte e sicuro di sé che mai: “Nessuno può più ingabbiarmi. Sono qui per restare e per continuare a fare ciò che amo”. Concludendo l’intervista, l’artista ha lanciato un messaggio di speranza e coraggio ai suoi fan: “Non arrendetevi mai. Seguite i vostri sogni e non lasciate che nessuno vi dica cosa potete o non potete fare”.

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      Martina Colombari, lo sfogo su Achille a Ballando e quel “mi piace” del figlio che vale più di mille discorsi: il gesto che ha commosso tutti

      A Ballando con le Stelle Martina Colombari ha parlato dell’esposizione mediatica subita da Achille, definendola “dolorosa” e “distorta”. Due giorni dopo, il suo post di ringraziamenti ha ricevuto un segnale silenzioso ma potente: il figlio ha messo “mi piace”. Un gesto piccolo, lontano dai riflettori, che molti fan hanno letto come una riappacificazione emotiva.

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        A Ballando con le Stelle Martina Colombari non ha portato solo passi di danza: ha portato una verità che aveva bisogno di uscire. Durante una delle puntate più intense della stagione, l’attrice e showgirl ha ricordato quanto la narrazione pubblica attorno al figlio Achille le abbia ferito profondamente. «C’è stata una strumentalizzazione delle vicende di Achille che mi ha fatto schifo», ha detto davanti alle telecamere, senza filtri, con il tono di chi ha visto il proprio privato inghiottito dal rumore esterno.

        Uno sfogo necessario, nato dal dolore
        Le parole hanno colpito il pubblico, perché non erano parte di una performance né di un copione emozionale: erano lo sfogo di una madre che si è vista raccontare — e giudicare — attraverso una lente che non le apparteneva. La Colombari ha spiegato quanto quella sovraesposizione mediatica fosse diventata tossica per lei e per la sua famiglia, trasformando situazioni delicate in “contenuti” su cui speculare.

        Il post di ringraziamenti dopo lo tsunami
        Due giorni dopo quella confessione così dura, la Colombari ha pubblicato un messaggio sui social. Un post composto, quasi protettivo, in cui ha ringraziato il pubblico, la produzione e soprattutto il suo maestro di ballo Luca Favilla. Ha definito Ballando “una famiglia”, lasciando intendere che quell’ambiente l’abbia accolta e sostenuta in un momento già complesso.

        Il like di Achille: il gesto che dice tutto
        E poi è arrivato quel gesto inatteso: Achille, il figlio di cui si è parlato troppo e troppo spesso senza delicatezza, ha messo “mi piace”. Nessun commento, nessuno sfogo, nessuna apparizione pubblica. Solo un pollice alzato digitale che ha fatto il giro dei social. I fan lo hanno interpretato come un segnale di vicinanza, forse di conforto, forse di sostegno a una madre che ha scelto di proteggere la sua storia.

        Un gesto che vale più di mille dichiarazioni, perché arriva da chi di solito resta distante dalle dinamiche mediatiche. Un piccolo clic che racconta una relazione fatta di passi lenti, ricostruzioni silenziose e affetto che non ha bisogno della ribalta.

        Una famiglia che si ritrova lontano dai riflettori
        Per la Colombari, quella reazione è stata probabilmente la conferma più preziosa: che le sue parole non sono cadute nel vuoto, che il suo tentativo di rimettere i confini attorno alla vita di Achille sia stato compreso proprio da lui. E mentre Ballando continua tra voti, coreografie e sfide, la storia più vera l’ha raccontata quel like. Un frammento di normalità che, in un mondo saturato di rumore, suona come una carezza.

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          Giorgio Panariello, tra ferite e risate: dall’infanzia segreta al fratello perduto, al sogno di Sanremo con Conti e Pieraccioni

          Panariello racconta la sua infanzia segnata dagli abbandoni, il senso di colpa per il fratello morto assiderato, le spese folli degli inizi e il flop di Sanremo 2006. Ma oggi, tra tournée e nuovi progetti, ritrova l’ottimismo di sempre: “Forse ho pagato lo scotto di essere un comico, in Italia chi fa cabaret resta fuori da certi giri”.

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            La storia di Giorgio Panariello è una traiettoria fatta di scarti emotivi, scoperte improvvise e di un talento nato quasi per autodifesa. Il comico toscano, oggi in tournée con E se domani…, ha ripercorso le ombre della sua vita con una sincerità rara: un’infanzia che molti definirebbero difficile, lui la chiama semplicemente “singolare”.

            L’infanzia segreta e la verità scoperta per caso
            Fino a undici anni era convinto che i suoi fossero due genitori un po’ più anziani del normale. La realtà gli arrivò addosso tutta insieme: «La signora che compariva a Natale era mamma». Era stata lei, a soli 17 anni, ad abbandonarlo all’Ospedalino degli Innocenti di Firenze. A salvarlo fu la nonna, che lo portò a casa imponendosi su un marito contrario. Quelli che credeva fratelli erano zii, e da qualche parte c’era anche un fratello vero, Franco.

            Franco, la droga e un dolore che non passa
            Quando Panariello lo conobbe, gli volle bene subito. Ma la vita di Franco prese la strada peggiore: la dipendenza, la strada, un tentativo di disintossicazione e poi il destino tragico del 2011, quando fu abbandonato per strada e morì assiderato. Il comico non nasconde il tormento: «Mi sentivo in colpa, lo aiutavo dandogli soldi sapendo che fine avrebbero fatto». Una frattura che ancora oggi trattiene negli occhi.

            Il successo, le spese folli e il Sanremo che brucia
            Panariello non nega di essere stato un esteta dalla mano larga: «Se guadagno cinque, tre li spendo e due li tengo». E il palco, fin da ragazzo, era il suo modo per farsi vedere: firmava quaderni per “allenare” gli autografi. Poi è arrivato Sanremo 2006, un tasto dolente: «Ho sbagliato approccio. L’embargo dei discografici ha fatto il resto».

            Il futuro tra amici, teatro e un’idea di Festival
            Eppure, nonostante tutto, Panariello resta ottimista. Il pranzo con Conti e Pieraccioni è già fissato: se nascerà un’idea, il Festival 2026 potrebbe diventare una sorpresa. «Forse ho pagato lo scotto di essere un comico: in Italia chi fa cabaret è escluso da certi giri». Ma lui, al pubblico, chiede solo una cosa: continuare a essere visto per quello che è, un uomo che ha imparato a sorridere anche quando la vita non glielo rendeva facile.

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              Addio alle gemelle Kessler: il legame indissolubile che ha segnato una vita intera e un ultimo gesto scelto insieme

              Le celebri gemelle tedesche, protagoniste assolute della tv anni Cinquanta e Sessanta e amatissime dal pubblico italiano, avevano espresso da tempo il desiderio di “morire nello stesso giorno”. La polizia bavarese conferma che non ci sono terze persone coinvolte e che le due artiste avevano lasciato disposizioni chiare sulle loro volontà.

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                La notizia della morte di Alice ed Ellen Kessler ha attraversato l’Europa come un’eco familiare, malinconica, quasi inevitabile. Le due sorelle, inseparabili per natura e per scelta, sono state trovate senza vita nel loro appartamento di Gruenwald, vicino a Monaco. Avevano 89 anni. Secondo quanto riportato dalla Bild, avrebbero optato per il suicidio assistito, una possibilità prevista dalla legge tedesca in condizioni specifiche e con decisione autonoma.

                Un legame oltre la scena
                Per oltre sessant’anni le gemelle Kessler hanno condiviso palcoscenici, camerini, tournée e applausi. Cantanti, ballerine, attrici: amavano definirsi “un’unica storia in due corpi”, un’immagine che oggi pesa di un significato diverso. Nel loro testamento avevano chiesto che le ceneri fossero conservate nella stessa urna, un’ultima conferma di una vita vissuta rigorosamente in duo.

                Le star del varietà internazionale
                Dalla Germania agli Champs-Élysées, il percorso delle Kessler è stato un salto costante verso l’alto. Notate giovanissime a Düsseldorf, conquistarono Parigi nel 1955 con il Lido e da lì si imposero come vere protagoniste dei varietà internazionali. In Italia diventarono volti popolarissimi, tra gambe interminabili e una presenza scenica che pareva scolpita per la televisione dell’epoca. Hanno condiviso il palco con nomi come Frank Sinatra, Fred Astaire e Harry Belafonte, portando la loro eleganza in tutto il mondo.

                Dalla fuga alla libertà alla scelta finale
                La loro storia, però, non è solo spettacolo. A 16 anni fuggirono dalla Germania dell’Est per raggiungere l’Occidente, convinte che la libertà fosse l’unico terreno possibile per il loro futuro. Nel 2024 avevano dichiarato al Corriere della Sera di voler “morire nello stesso giorno”. Così è stato. La Kriminalpolizei di Monaco ha confermato che non vi sono responsabilità esterne: una scelta consapevole, presa insieme, come sempre.

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