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Personaggi e interviste

Il simpatico sfottò di Cameron Diaz: “Il vero presidente è Elon Musk”

Una presa in giro in piena regola quella dell’attrice di Tutty pazzi per Mary, che coincide col suo ritorno alla recitazione dopo 11 anni.

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    “Elon Musk è il vero presidente”, questo il messaggio che l’attrice lancia in occasione del suo nuovo giro promozionale, che coincide con il suo ritorno alle scene. La Diaz è infatti tornata alla recitazione dopo un lunghissimo periodo di pausa e ha offerto il suo punto di vista sulla situazione politica attuale. Qualche maligno ha sottolineato che si tratta di un modo come un altro per riaccendere un sopito interesse nei suoi confronti…

    Un lungo passo indietro da Hollywood

    Il ritorno di Cameron Diaz alla recitazione, dopo 11 anni di pausa, avviene nella action comedy Back in Action su Netflix, impegnandola nel suo primo press tour cinematografico da quando ha deciso di prendersi un lungo stop. Ora torna letteralmente in azione accanto a Jamie Foxx, in un progetto che racconta la storia di due genitori con un passato da agenti segreti. Il film è già disponibile in streaming sulla piattaforma, mescolando realtà e finzione perché la storia di Emily è piuttosto simile a quella di Cameron Diaz. Come il suo personaggio, anche l’attrice ha deciso tempo fa di fare un passo indietro da Hollywood, quindi prendere le distanze dal suo lavoro per occuparsi della famiglia.

    Con il collega Jamie Foxx percula Trump

    Insieme al collega Foxx per un’intervista video con Complex, la star di Charlie’s Angels e Tutti pazzi per Mary ne ha approfittato anche per prendere in giro il presidente eletto Donald Trump dicendo che in realtà è Elon Musk il vero presidente. Come ormai sanno pure i sassi, Trump e Musk sono diventati molto amici: l’anno scorso il fondatore di SpaceX e proprietario di X ha donato milioni alla campagna presidenziale del tycoon rieletto.

    A un certo punto dell’intervista, Foxx ha chiesto alla Diaz di parlare di cospirazioni online. L’attrice ha risposto esponendo il suo punto di vista sugli alieni e raccontando una teoria che sostiene che in futuro gli esseri umani vivranno tutti su Marte. “Se pensate a dove siamo attualmente nella tecnologia: ci sediamo davanti a uno schermo non ci parliamo, non dobbiamo parlare”, ha commentato Diaz. “E sappiamo tutti che ci stiamo allontanando dal pianeta perché ora Elon Musk è il nostro presidente”.

    La famiglia prima di tutto

    Per la Diaz si tratta del suo primo lavoro da attrice dopo 11 anni. Questo significa che tornerà definitivamente a Hollywood? “È difficile da dire”, risponde lei alla rivista Empire. “Se lo dico poi diventa reale. Mi riservo il diritto di dire sì solo se deciderò di farlo. Non sto lavorando a nulla adesso. Sono solo aperta a qualsiasi cosa abbia senso per me e per la mia famiglia in qualsiasi momento”. Se Diaz dovesse continuare a recitare, ha una sola regola: “Niente più commedie romantiche, solo commedie per mamme”.

    La trama del film nel dettaglio

    Back in Action racconta di Emily e Matt, due genitori un tempo agenti segreti che hanno deciso di mettere su famiglia e, di conseguenza, abbandonare quel lavoro ad alto rischio. La loro vita prosegue tranquilla, insieme ai figli Alice e Leo. Quello che i due coniugi non sanno è che molto presto il passato tornerà a bussare alla loro porta e verranno nuovamente trascinati in quel mondo frenetico fatto di bugie ed azione. La copertura dei due coniugi è saltata e la salvaguardia della famiglia è messa a rischio. Per amore dei figli, la coppia si conce un’ultima avventura, tornando nel mondo dello spionaggio. In merito a questo “ritorno in azione”, Cameron Diaz ha raccontato sul film: “Siamo in missione e cogliamo questa opportunità in cui la gente potrebbe pensare che siamo morti, per sparire dalla faccia della terra e iniziare una nuova vita e crescere la nostra famiglia”.

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      Personaggi e interviste

      Giorgio Panariello, tra ferite e risate: dall’infanzia segreta al fratello perduto, al sogno di Sanremo con Conti e Pieraccioni

      Panariello racconta la sua infanzia segnata dagli abbandoni, il senso di colpa per il fratello morto assiderato, le spese folli degli inizi e il flop di Sanremo 2006. Ma oggi, tra tournée e nuovi progetti, ritrova l’ottimismo di sempre: “Forse ho pagato lo scotto di essere un comico, in Italia chi fa cabaret resta fuori da certi giri”.

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        La storia di Giorgio Panariello è una traiettoria fatta di scarti emotivi, scoperte improvvise e di un talento nato quasi per autodifesa. Il comico toscano, oggi in tournée con E se domani…, ha ripercorso le ombre della sua vita con una sincerità rara: un’infanzia che molti definirebbero difficile, lui la chiama semplicemente “singolare”.

        L’infanzia segreta e la verità scoperta per caso
        Fino a undici anni era convinto che i suoi fossero due genitori un po’ più anziani del normale. La realtà gli arrivò addosso tutta insieme: «La signora che compariva a Natale era mamma». Era stata lei, a soli 17 anni, ad abbandonarlo all’Ospedalino degli Innocenti di Firenze. A salvarlo fu la nonna, che lo portò a casa imponendosi su un marito contrario. Quelli che credeva fratelli erano zii, e da qualche parte c’era anche un fratello vero, Franco.

        Franco, la droga e un dolore che non passa
        Quando Panariello lo conobbe, gli volle bene subito. Ma la vita di Franco prese la strada peggiore: la dipendenza, la strada, un tentativo di disintossicazione e poi il destino tragico del 2011, quando fu abbandonato per strada e morì assiderato. Il comico non nasconde il tormento: «Mi sentivo in colpa, lo aiutavo dandogli soldi sapendo che fine avrebbero fatto». Una frattura che ancora oggi trattiene negli occhi.

        Il successo, le spese folli e il Sanremo che brucia
        Panariello non nega di essere stato un esteta dalla mano larga: «Se guadagno cinque, tre li spendo e due li tengo». E il palco, fin da ragazzo, era il suo modo per farsi vedere: firmava quaderni per “allenare” gli autografi. Poi è arrivato Sanremo 2006, un tasto dolente: «Ho sbagliato approccio. L’embargo dei discografici ha fatto il resto».

        Il futuro tra amici, teatro e un’idea di Festival
        Eppure, nonostante tutto, Panariello resta ottimista. Il pranzo con Conti e Pieraccioni è già fissato: se nascerà un’idea, il Festival 2026 potrebbe diventare una sorpresa. «Forse ho pagato lo scotto di essere un comico: in Italia chi fa cabaret è escluso da certi giri». Ma lui, al pubblico, chiede solo una cosa: continuare a essere visto per quello che è, un uomo che ha imparato a sorridere anche quando la vita non glielo rendeva facile.

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          Personaggi e interviste

          Addio alle gemelle Kessler: il legame indissolubile che ha segnato una vita intera e un ultimo gesto scelto insieme

          Le celebri gemelle tedesche, protagoniste assolute della tv anni Cinquanta e Sessanta e amatissime dal pubblico italiano, avevano espresso da tempo il desiderio di “morire nello stesso giorno”. La polizia bavarese conferma che non ci sono terze persone coinvolte e che le due artiste avevano lasciato disposizioni chiare sulle loro volontà.

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            La notizia della morte di Alice ed Ellen Kessler ha attraversato l’Europa come un’eco familiare, malinconica, quasi inevitabile. Le due sorelle, inseparabili per natura e per scelta, sono state trovate senza vita nel loro appartamento di Gruenwald, vicino a Monaco. Avevano 89 anni. Secondo quanto riportato dalla Bild, avrebbero optato per il suicidio assistito, una possibilità prevista dalla legge tedesca in condizioni specifiche e con decisione autonoma.

            Un legame oltre la scena
            Per oltre sessant’anni le gemelle Kessler hanno condiviso palcoscenici, camerini, tournée e applausi. Cantanti, ballerine, attrici: amavano definirsi “un’unica storia in due corpi”, un’immagine che oggi pesa di un significato diverso. Nel loro testamento avevano chiesto che le ceneri fossero conservate nella stessa urna, un’ultima conferma di una vita vissuta rigorosamente in duo.

            Le star del varietà internazionale
            Dalla Germania agli Champs-Élysées, il percorso delle Kessler è stato un salto costante verso l’alto. Notate giovanissime a Düsseldorf, conquistarono Parigi nel 1955 con il Lido e da lì si imposero come vere protagoniste dei varietà internazionali. In Italia diventarono volti popolarissimi, tra gambe interminabili e una presenza scenica che pareva scolpita per la televisione dell’epoca. Hanno condiviso il palco con nomi come Frank Sinatra, Fred Astaire e Harry Belafonte, portando la loro eleganza in tutto il mondo.

            Dalla fuga alla libertà alla scelta finale
            La loro storia, però, non è solo spettacolo. A 16 anni fuggirono dalla Germania dell’Est per raggiungere l’Occidente, convinte che la libertà fosse l’unico terreno possibile per il loro futuro. Nel 2024 avevano dichiarato al Corriere della Sera di voler “morire nello stesso giorno”. Così è stato. La Kriminalpolizei di Monaco ha confermato che non vi sono responsabilità esterne: una scelta consapevole, presa insieme, come sempre.

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              Personaggi e interviste

              Christian Bale costruisce un villaggio da 22 milioni per tenere uniti i fratelli in affido: il suo progetto nel deserto della California

              Per Christian Bale non esiste ingiustizia più grande che vedere bambini divisi dal sistema di affido. Così, a Palmdale, nel cuore della California, sta nascendo un villaggio da 22 milioni di dollari progettato per tenerli insieme e offrirgli una nuova possibilità di vita, sotto lo stesso tetto.

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                Christian Bale, uno che potrebbe limitarsi a godersi i frutti dei suoi film milionari, ha deciso invece di investire tempo, denaro e visione in qualcosa di molto più concreto di un nuovo set hollywoodiano. A Palmdale, in California, l’attore sta costruendo Together California: un villaggio pensato per ospitare bambini in affido senza separarli da fratelli e sorelle. Un progetto dal valore complessivo di 22 milioni di dollari che, giorno dopo giorno, prende forma nell’assolato paesaggio del deserto.

                Bale conosce bene il sistema di affido degli Stati Uniti e ne ha più volte denunciato le fragilità, soprattutto quando costringe i minori a crescere lontani dai propri familiari. Per lui non è una statistica: è una ferita aperta. «Non c’è nulla di più doloroso per un bambino che essere separato da chi ama», ha ripetuto negli anni. Ed è proprio da questa convinzione che è nato il villaggio: un luogo sicuro dove i legami non si spezzano.

                Il progetto prevede abitazioni accoglienti, spazi verdi, centri educativi e un team di operatori specializzati. Un modello nuovo, pensato per ridurre i traumi e dare continuità affettiva ai piccoli ospiti. Quando sarà completato, Together California offrirà un ambiente stabile a decine di minori che oggi vivono in condizioni difficili o rischiano la separazione forzata.

                Bale segue personalmente ogni fase dei lavori, lontano dai riflettori, com’è nel suo stile. Nessuna conferenza stampa, nessun tappeto rosso: solo il rumore dei cantieri e un obiettivo chiaro. Perché per lui questo non è un progetto benefico da aggiungere al curriculum, ma una battaglia che tocca il cuore della sua idea di giustizia sociale.

                Nella città di Palmdale, questo villaggio è già considerato un piccolo miracolo che cresce giorno dopo giorno. Per i bambini che lo abiteranno, potrebbe diventare il luogo dove ricominciare, senza dover rinunciare alla cosa più preziosa che hanno: la propria famiglia.

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