Personaggi e interviste
Luca Barbareschi: la mia matrigna mi minacciò perchè le insidiavo il figlio
Un uomo che nella sua vita ne ha viste e provate tante. In un’infanzia “confusa” a 12-13 anni sperimenta qualche tensione omosessuale. E per questo viene minacciato di morte.
Luca Barbareschi l’avevamo lasciato a Ballando con le Stelle, partecipazione peraltro giudicata di buon livello per un personaggio sempre sulla cresta dell’onda, anche se divisivo per le sue idee spesso molto poco… accomodanti. Recentemente è passato anche come ospite di Malcom Pagani nel suo podcast Dicono di te, durante il quale ha svelato alcuni retroscena della sua infanzia molto difficile, alla scoperta della sua sessualità. «Seducevo anche un grammofono», ha raccontato nel podcast, soffermandosi sui dettagli di quando ha sedotto l’intera famiglia della nuova moglie di suo padre. Con un finale che poteva avere un esito davvero drammatico…
Sessualmente un po’ confuso
Nella lunga chiacchierata-confessione in compagnia di Malcom Pagani, ha raccontato alcuni retroscena della sua infanzia. «Da bambino, verso i 12-13 anni, ero un po’ confuso sessualmente. Ero come ‘Teorema’ di Pasolini, seducevo anche un grammofono. Quando mio padre mi portò dalla nuova moglie sedussi la famiglia intera: la cameriera, il figlio, poi la figlia, infine anche la madre», ha rivelato l’attore.
Venne minacciato dal padre
Il padre ad un certo punto scoprì il segreto che Luca custodiva con il figlio della sua nuova moglie: «Scoprì cosa facevo col figlio. Che poi non facevamo nulla di male, guardavamo i giornaletti pornografici. Chi non si è mai masturbato l’uno con l’altro? È la scoperta, si fa la lotta, ci si tocca. Una mattina lei mi sveglia con una pistola in bocca, col colpo in canna, dicendo ‘ti uccido’. Il bambino, poverino, si ammalò di leucemia e morì, sul letto di morte disse ‘mi davo i baci con Luca’. Una cosa innocente».
Minacciato, scappo da sua madre in moto
La nuova moglie di suo padre e il padre stesso non erano del medesimo avviso: «Io con la pistola in bocca guardai mio padre. Lui non reagì e siccome era molto bacchettone disse ‘hai ucciso la dignità di tuo padre’. Mi ricordo questa frase. Diedi un colpo alla pistola e scappai, con la Vespa arrivai ad Ardena, a 70 chilometri da Milano, terrorizzato. Mia madre è stata la prima a venirmi a prendere, a proteggermi».
L’onta per un padre dell’omosessualità del figlio
Naturalmente sua madre comprese la situazione e lo volle proteggere: «Mi ha detto di andare a casa sua per un mesetto, poi è andata da questa e credo gliel’abbiano tolta dalle mani perché l’ha ammazzata di botte. L’ha denunciata alla Procura della Repubblica, era una donna libera. Mio padre per un anno mi ha fatto fare il giro del Vigorelli dicendo ‘sei omosessuale, hai ucciso la dignità di tuo padre’. Per un anno eh, il Vigorelli lo conosco a memoria. Questo era mio padre».
Barbareschi in pillole
Nato a Montevideo, in Uruguay, per via del lavoro del padre Francesco Saverio, ingegnere milanese con un passato da partigiano. Cresce a Milano con il padre e la madre Maria Antonietta Hirsch, un’economista di origine ebraica. Dopo la separazione dei genitori la madre abbandonò Barbareschi all’età di 6 anni. È stato sposato con Patrizia Fachini, dalla quale ha avuto le figlie Beatrice, Eleonora e Angelica. In seguito è stato compagno per sette anni dell’attrice Lucrezia Lante della Rovere. Attualmente è legato a Elena Monorchio, sposata il 20 giugno 2015, dalla quale ha avuto due figli: nel 2010 nasce Maddalena e nel 2012 nasce Francesco Saverio.
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Personaggi e interviste
Colpo di scena a Catanzaro: stop all’accusa contro il padre di Elisabetta Gregoraci
La decisione riguarda l’udienza a carico di Mario Gregoraci, 74 anni: presunti maltrattamenti e atti persecutori da riesaminare. La Procura dovrà riformulare la richiesta di rinvio a giudizio o approfondire il quadro investigativo
Un passaggio tecnico che cambia il percorso processuale e rimette in moto l’intero procedimento. A Catanzaro, nell’udienza preliminare per Mario Gregoraci, 74 anni, padre della showgirl Elisabetta Gregoraci, il giudice ha dichiarato la nullità della richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura. Il motivo è un vizio di notifica degli atti di chiusura indagine, ritenuto tale da incidere sul diritto di difesa.
Una decisione che non chiude il caso, ma lo riporta indietro di una fase: gli atti tornano sul tavolo dei pm e il fascicolo rientra nell’alveo delle indagini preliminari. Il procedimento riguarda ipotesi di maltrattamenti, atti persecutori e lesioni contestate all’ex compagna, Rosita Gentile.
Il nodo della notifica
Il giudice dell’udienza preliminare ha accolto l’eccezione sollevata dalla difesa, evidenziando un’irregolarità formale nella notifica degli atti. Un vizio che, secondo la valutazione del gup, avrebbe limitato la corretta possibilità di predisporre la linea difensiva.
Nell’immediato, il risultato è uno stop alla corsa verso il processo. La nullità non annulla l’inchiesta, ma obbliga la Procura a ripartire da una fase precedente, ristabilendo − almeno per ora − la posizione dell’indagato nella fase istruttoria.
La posizione della difesa
Soddisfazione da parte dell’avvocata Ramona Gualtieri, che ha parlato di “riconoscimento pieno del diritto di difesa”. Non una vittoria definitiva, ma un passaggio che la stessa legale ha definito essenziale per “garantire il corretto contraddittorio”.
L’eco mediatica del caso, legato anche alla notorietà familiare, aveva acceso i riflettori già nella fase delle indagini. Ora il quadro si ricompone, con tempi che inevitabilmente si allungano.
Cosa succede adesso
La Procura potrà nuovamente notificare gli atti e riproporre l’impianto accusatorio, confermando la richiesta di rinvio a giudizio. Oppure scegliere di integrare il fascicolo con nuovi elementi, valutando se e come rimodulare le contestazioni.
Per il momento, tutto torna in sospeso. Nessuna archiviazione, nessun proscioglimento, ma una fase interlocutoria che riapre margini e scenari.
Un esito che ribadisce quanto, nel percorso giudiziario, la forma possa pesare quanto la sostanza: un vizio procedurale può rallentare la corsa verso il processo e riaprire partite che sembravano avviate.
Personaggi e interviste
Claudio Amendola, dal furto di benzina alla dipendenza, fino all’infarto e alla rinascita
Sincero come sempre, Amendola racconta fragilità e ripartenze. La carriera tra cinema e tv, l’amore per Francesca Neri, il nuovo legame con Giorgia Guglielman, l’infarto del 2017 e il passato con la cocaina. «Ne sono uscito da solo, c’era qualcosa di più importante: i figli». Ora l’attore torna sullo schermo con un film che parla di verità e scelte
Claudio Amendola torna al cinema con “Fuori la verità” di Davide Minnella e porta con sé tutta la storia che ha addosso. Quella di un ragazzo cresciuto in una famiglia d’arte, figlio di Ferruccio Amendola e Rita Savagnone, che a 19 anni debutta in tv e in pochi anni diventa il volto romano che riempie cinema, serie e immaginario pop. Dagli anni Ottanta di “Vacanze di Natale” e “Ultrà” ai successi di “Noi e Giulia” e “Nero a metà”, Amendola è diventato una certezza. Eppure, dietro l’immagine di attore amatissimo, c’è sempre stata un’umanità irregolare, senza filtri.
Lo ha dimostrato quando ha raccontato del suo arresto a 18 anni per aver rubato benzina, finendo per una notte a Regina Coeli. Una caduta che oggi ricorda con un mezzo sorriso e una dose di vergogna, perché quelle esperienze rimangono, ma insegnano. Lo ha confermato anche quando, parlando della droga, ha ammesso tutto senza costruirsi alibi: la cocaina, la perdita di lucidità, la decisione di uscirne da solo. «Ne sono uscito perché c’era qualcosa di più importante: i figli», ha raccontato. La famiglia come boa, come limite, come salvezza.
E poi l’amore. Lungo, intenso, complicato. Marina Grande prima, poi Francesca Neri, compagna per venticinque anni, madre di suo figlio Rocco, con cui ha condiviso cinema e vita prima di dirsi addio nel 2022. Oggi al suo fianco c’è la costumista Giorgia Guglielman, quindici anni meno di lui, presenza discreta in una fase più quieta e riflessiva dell’attore. Un equilibrio che arriva dopo un’altra frattura profonda: l’infarto del 2017. «Una secchiata d’acqua gelata», disse. Addio sigarette, dodici chili in meno, la consapevolezza che il corpo ti chiama, e ignorarlo significa perdere tutto.
Accanto alla recitazione, Amendola ha coltivato un’altra passione: la cucina romana. Prima Trastevere, poi Valmontone, fino a Milano, dove ha aperto l’ultimo ristorante. Tavoli, sugo che ribolle, carbonara servita senza compromessi. Rombo di voce e autenticità, anche a tavola.
Oggi arriva in sala con la storia di un uomo che deve fare i conti con la verità. Un tema che gli calza addosso: perché Claudio Amendola, nel bene e nel difficile, la verità non l’ha mai nascosta. Preferisce guardarla in faccia. E raccontarla.
Personaggi e interviste
Charlize Theron e la gaffe presidenziale: “Posso portarti in uno strip club, Presidente?”
Capita a tutti di dire la cosa sbagliata al momento sbagliato, ma non a tutti succede davanti al presidente degli Stati Uniti. Charlize Theron l’ha raccontato ridendo (e arrossendo) nello show di Jimmy Kimmel: durante una precedente ospitata con Barack Obama, nel tentativo di spezzare l’imbarazzo, se ne uscì con una proposta assurda per ampliare il pubblico giovane: “Posso portarti in uno strip club”. Una battuta che le è costata notti insonni e un posto di diritto nella categoria “imbarazzi stellari”.
Dicono che il silenzio a volte sia d’oro. Non sempre, però: talvolta è un fossato pronto a inghiottire. E Charlize Theron lo sa bene. Durante una puntata dello show di Jimmy Kimmel, l’attrice ha ricordato uno dei momenti più imbarazzanti della sua vita… e non era davanti a un collega o a un giornalista curioso, ma al presidente degli Stati Uniti in persona: Barack Obama.
Tutto nasce da una precedente apparizione nello stesso talk show. Quel giorno, sul divano di Kimmel, Charlize sedeva accanto a Obama. Conversazione brillante, sorrisi istituzionali, l’aria che frizzava di quella tensione elegante che solo un presidente può portare con sé. Poi, una frazione di secondo fatale: il vuoto. Lei lo racconta così: “C’è stata questa pausa, non sapevo cosa dire. Mi sono sentita obbligata a riempire il silenzio”.
Ed ecco la frase che nessun media trainer avrebbe mai previsto: «Se stai cercando un pubblico più giovane posso portarti in uno strip club». Una battuta che, nella testa di Charlize, in quel nanosecondo sembrava probabilmente ironica, brillante, spiazzante. Nella realtà? Un salto mortale senza rete.
Lui, Obama, rimase cortese come sempre, con quel mezzo sorriso diplomatico che vale più di mille manuali di bon ton politico. Lei, invece, ricorda di non aver dormito per settimane. “Ogni volta che chiudevo gli occhi rivivevo il momento e pensavo: davvero ho detto così?”.
La scena, ormai leggenda nello scrigno delle gaffe hollywoodiane, è diventata quasi terapeutica per chiunque abbia mai avuto la bocca troppo veloce rispetto al cervello. Perché sì, succede anche agli dei del grande schermo: la parola sbagliata, il contesto peggiore, il rimorso che ti perseguita di notte come una notifica indesiderata.
Oggi Charlize Theron ci ride sopra. Anzi, lo racconta come un trofeo di umanità. È confortante, in fondo, scoprire che dietro l’eleganza glaciale di Mad Max: Fury Road o l’intensità drammatica di Monster, c’è una donna che ha avuto il suo momento “ehi, vuoi venire in uno strip club con me, Mister President?”.
Morale — senza morale: se mai vi scapperà una frase infelice davanti a qualcuno che conta, pensate a Charlize. E sorridete. Magari non sarà un presidente, ma l’imbarazzo… quello sì, è democratico.
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