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Personaggi e interviste

Pupo: “La bigamia mi ha dato molto, amo entrambe le mie donne”

Legato sentimentalmente sia alla moglie Anna sia alla compagna Patricia, Pupo vive una vita divisa tra due donne, che ama alla stessa maniera. Con entrambe ha costruito una famiglia, riconoscendo anche la figlia avuta da una fan solo sette anni dopo la sua nascita. Il cantante non si nasconde, anzi, rivendica con orgoglio il suo stile di vita, affermando che il vero “anormale” in famiglia è lui.

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    La vita di Pupo, nome d’arte di Enzo Ghinazzi, è stata spesso al centro delle cronache rosa, e non solo per i successi musicali. Il cantante di hit come Gelato al cioccolato e Su di noi non ha mai fatto mistero della sua relazione sentimentale “doppia”, che lo vede legato a due donne da decenni. Anna, sua moglie dal 1974, e Patricia Abati, la sua amante e personal manager dal 1989, convivono serenamente in un equilibrio atipico ma ben saldo.

    Pupo, che ama definirsi bigamo, ha dichiarato più volte che la sua particolare condizione affettiva gli ha regalato molto: «Amo le mie due donne. Tutto questo mi ha dato molto più di quanto mi abbia tolto», ha affermato. Il cantante gestisce con armonia questa doppia relazione, dividendosi tra la villetta a Ponticino, dove vive con la moglie Anna, e Firenze, dove risiede Patricia. Una vita organizzata su misura, con il benestare di entrambe le donne.

    Una famiglia atipica, ma “esemplare”
    Dal matrimonio con Anna, Pupo ha avuto due figlie, Ilaria e Clara, entrambe coinvolte nella gestione del locale di famiglia, Gelato al cioccolato da Pupo, a Ponticino. Ma non finisce qui. Dal suo rapporto con Patricia è nata una terza figlia, Clara (omonima della figlia avuta con Anna), e Pupo è anche nonno di tre nipoti: Leonardo (1999), Viola (2010) e Matteo (2012).

    Parlando della sua famiglia, Pupo non nasconde l’orgoglio: «Se conosceste la mia famiglia e le mie figlie, la discussione finirebbe subito. Perché ho una famiglia esemplare. Tutte persone normali, il più anormale sono io». Il cantante ha sempre difeso con forza la sua scelta di vivere una bigamia dichiarata, affermando che la sincerità è alla base del suo equilibrio familiare. «Faccio l’amore con loro allo stesso modo, in maniera normale», ha detto in un’intervista a Barbara D’Urso, sottolineando che il suo amore è equamente diviso tra le due compagne.

    Valentina: la figlia riconosciuta anni dopo
    Oltre alle figlie Ilaria e Clara, c’è un’altra figura importante nella vita di Pupo: Valentina, figlia nata da una relazione extraconiugale con una fan e riconosciuta dal cantante solo sette anni dopo la sua nascita. Di lei si sa poco, ma nel 2012 ha dato a Pupo il suo terzo nipote, Matteo. Questa parte della vita di Pupo è emblematica del suo rapporto complesso e aperto con l’amore e la famiglia.

    Il passato segnato dal tradimento e dal gioco d’azzardo
    Non tutto, però, è stato semplice nella vita di Enzo Ghinazzi. Pupo ha affrontato numerosi momenti bui, specialmente legati al gioco d’azzardo, che gli è costato molto a livello finanziario e personale. Tuttavia, uno degli episodi più traumatici del suo passato riguarda il tradimento della madre. A soli 12 anni, Pupo scoprì la madre a letto con un altro uomo, un evento che lo segnò profondamente: «All’inizio ci rimasi male. La colpa di come sono sentimentalmente è sua».

    Il rapporto con i genitori fu complesso, soprattutto con il padre, postino del paese e anch’egli giocatore d’azzardo. Pupo ha raccontato che non riusciva a tenere per sé le cose negative: «Anche a dei miei amici ho riferito di aver visto le loro mogli con altri. Non posso tacere, bisogna avvisare, è terribile essere ingannati così».

    Un uomo tra luci e ombre
    Pupo è un artista che non ha mai temuto di mostrarsi per quello che è, con tutte le sue contraddizioni e i suoi errori. La sua vita sentimentale, così come la sua carriera, è stata caratterizzata da scelte fuori dagli schemi. Oggi, a distanza di anni, continua a parlare con onestà di quegli errori, rivendicando il diritto di vivere seguendo il proprio cuore e le proprie convinzioni.

    Diviso tra la moglie Anna e la compagna Patricia, tra la musica e la famiglia, Pupo è un uomo che ha imparato a bilanciare le sue passioni e i suoi legami, mantenendo sempre una profonda autenticità, sia sul palco che nella vita privata.

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      Barbara D’Urso, svolta poetica dalle vacanze: “Il mare è casa mia, Barbara lascia il posto a Carmelita”

      Il nuovo post social di Barbara D’Urso divide e incuriosisce: niente polemiche, niente frecciate, solo un lungo pensiero sul mare, sul sole d’inverno e su quella parte di sé che chiama affettuosamente “Carmelita”. Il messaggio è chiaro: serenità ritrovata, gratitudine e voglia di prendersi il proprio tempo, lontano dai clamori televisivi.

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        Barbara D’Urso ha lasciato alle spalle le luci scintillanti di Ballando con le Stelle, dove si è rimessa in gioco fra giudizi, applausi e discussioni, e ha scelto una narrazione completamente diversa. Adesso mostra una versione più intima, meno rumorosa, dichiarando apertamente che quel mare, quell’orizzonte e quel vento che profuma di salsedine rappresentano la sua vera casa.

        “Barbara lascia il posto a Carmelita”

        Nel suo messaggio social, Barbara gioca anche con la sua doppia identità pubblica e privata. Scrive che “Barbara lascia il posto a Carmelita”, quasi a voler dire che l’immagine televisiva resta fuori e rimane la donna, con le sue fragilità e le sue gratitudini. Parole che, inevitabilmente, suonano come una presa di distanza dalle tensioni degli ultimi anni e come una rivendicazione di libertà personale.

        Tra poesia, nostalgia e strategia comunicativa

        Il post è anche un gesto comunicativo preciso. Linguaggio caldissimo, immagini sensoriali, sottotesto emotivo fortissimo. Un modo per rinsaldare il rapporto con il pubblico, ricordando che dietro la figura televisiva esiste una persona che cerca silenzio, luce, mare e affetto. E che, nonostante tutto, continua a rimanere al centro dell’attenzione.

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          Veronica Ruggeri, la confessione choc: “A Milano senza soldi ho persino rubato la carta igienica a Mediaset”

          Ospite del podcast Vox On Air, Veronica Ruggeri ha ricordato il periodo in cui, appena arrivata a Milano, faceva fatica perfino a permettersi la vita quotidiana. “Arrancavo”, ha detto, ammettendo di aver persino portato via la carta igienica dagli uffici Mediaset perché non riusciva a sostenere le spese. Pranzi e cene in azienda, zero uscite, solo lavoro e resistenza: “Avevo 21 anni, era dura, ma volevo farcela”.

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            Ruggeri non usa giri di parole: vivere a Milano con pochi soldi significa combattere ogni giorno. Anche per chi oggi appare realizzato e sicuro, l’inizio è stato tutt’altro che glamour. “Era difficile riuscire a sostenere quella vita”, ha ammesso, spiegando come ogni euro dovesse essere calcolato.

            La confessione che fa discutere

            Il passaggio più forte è quello che ha fatto il giro dei social. “Spero che Pier Silvio Berlusconi non ascolti questo podcast”, scherza lei, prima di raccontare l’episodio della carta igienica portata via dagli uffici Mediaset. Un gesto estremo, simbolo di una sopravvivenza quotidiana fatta di espedienti e di un contesto economico che non perdona.

            Vivere a Mediaset per risparmiare

            Per contenere i costi Ruggeri mangiava in azienda sia a pranzo sia a cena, restava lì il più possibile, rinunciando a uscite e divertimenti. Nessun lusso, solo lavoro e determinazione. “Non uscivo praticamente mai, ma volevo costruire qualcosa”, racconta. Una testimonianza che mostra il lato nascosto del mondo televisivo: dietro il successo, anni di sacrifici.

            Dal bisogno alla carriera

            Oggi Ruggeri è uno dei volti più riconoscibili de Le Iene, ma la sua storia ricorda che niente è arrivato per caso. Quella che potrebbe sembrare una confessione imbarazzante diventa invece il manifesto di una generazione che prova a resistere in una città spietata, dove talento e sacrificio devono correre più veloci del costo della vita.

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              Alberto Angela rompe il tabù del “per sempre in Rai”: ascolti in calo e un futuro che non è più scontato

              «Mio padre diceva: nasco e muoio in Rai. Io no, sono altri tempi»: con questa frase, affidata a La Stampa, Alberto Angela apre scenari fino a ieri impensabili. Con ascolti non più irresistibili e un clima mediatico più nervoso del solito, il divulgatore più amato della tv italiana lascia intravedere la possibilità di un futuro lontano dal servizio pubblico.

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                Per una vita Alberto Angela è stato percepito come un pilastro immovibile della Rai, erede naturale – e amatissimo – della grande stagione della tv culturale costruita da Piero Angela. Oggi, però, il quadro non appare più così granitico. Il divulgatore ha rotto uno dei tabù più intoccabili: l’idea che la sua carriera fosse indissolubilmente legata al servizio pubblico.

                “Io non sono mio padre”: il cambio di paradigma

                Intervistato da La Stampa, Angela è stato chiarissimo: «Se lavorerò fino all’ultimo come mio padre? Sì. Non penso di andare in pensione. Mio padre però diceva: nasco e muoio in Rai. Io no, sono altri tempi». Parole che pesano, perché arrivano in un momento delicato, con un contratto biennale “in attesa di rinnovo” e un contesto televisivo che sta cambiando rapidamente, tra politica, budget e strategia editoriale.

                Il nodo ascolti e l’aria che tira in Viale Mazzini

                Negli ultimi mesi, i numeri di share hanno mostrato segnali meno brillanti rispetto alle stagioni d’oro. Non un tracollo, ma abbastanza da alimentare discussioni interne e riflessioni sul futuro del marchio Angela in Rai. E in un’azienda dove gli equilibri sono sempre sensibili, basta poco perché un simbolo diventi improvvisamente un “tema” da gestire.

                Carriera, libertà e un futuro aperto a tutto

                Angela non parla di rottura, ma di realismo. Sottolinea che i tempi sono cambiati, che il rapporto con la Rai resta forte ma non più eterno per definizione. È il segno di una fase nuova: meno appartenenza assoluta, più libertà, più consapevolezza del proprio valore in un mercato in cui oggi anche la divulgazione culturale è contesa e corteggiata.

                La domanda che resta

                Lui dice che continuerà “finché si potrà”. Tradotto: finché condizioni, ascolti e contratti lo permetteranno. Il pubblico, intanto, osserva. La Rai ascolta. E per la prima volta, l’idea che Alberto Angela possa fare televisione altrove non appare più fantascienza, ma un’ipotesi concreta che qualcuno, a Viale Mazzini, farebbe bene a non sottovalutare.

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