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Personaggi e interviste

Selena Gomez in lacrime per le deportazioni di migranti: “La mia gente è aggredita, non so cosa fare”

L’artista, di origini messicane, ha condiviso un video su Instagram in cui esprime il suo dolore per le politiche migratorie di Trump, ricordando la storia della sua famiglia e il documentario “Living Undocumented”.

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    Selena Gomez, celebre cantante, attrice e imprenditrice, non ci sta proprio. Ha espresso il suo profondo dolore per le politiche migratorie attuate dall’amministrazione Trump negli Stati Uniti. Attraverso un video condiviso nelle sue Instagram Stories, l’artista, visibilmente commossa e in lacrime, ha commentato le recenti espulsioni di migranti clandestini, definendole un’aggressione contro “la sua gente“. “Tutta la mia gente viene aggredita, i bambini. Non capisco. Mi dispiace tanto, vorrei poter fare qualcosa ma non posso. Non so cosa fare. Proverò a fare tutto, lo prometto“, ha dichiarato Selena nel video, che è stato però rimosso poco dopo la pubblicazione. La cantante ha poi aggiunto: “A quanto pare non è giusto mostrare empatia per le persone“, ma anche questo commento è stato successivamente eliminato.

    Un padre emigrato dal Messico

    Selena Gomez, di origini messicane, ha sempre mostrato un forte legame con le sue radici e una particolare sensibilità verso le tematiche legate all’immigrazione. Nel 2019, ha prodotto il documentario Living Undocumented (Vite clandestine), disponibile su Netflix, in cui ha raccontato storie di migranti e la difficile situazione che affrontano negli Stati Uniti. In quell’occasione, ha anche condiviso la storia della sua famiglia, rivelando che sua zia aveva oltrepassato il confine tra Messico e USA nascosta in un camion negli anni ’70, seguito dai nonni. Suo padre, Ricardo Joel Gomez, è nato poco dopo in Texas, e Selena stessa è nata con la cittadinanza americana grazie ai sacrifici della sua famiglia.

    Selena Gomez una vita difficile

    Negli ultimi 40 anni la mia famiglia ha lavorato duramente per guadagnarsi la cittadinanza americana“, ha scritto in un editoriale per il Time. Già allora, Selena aveva espresso preoccupazione per le politiche migratorie che sarebbero potute seguire all’elezione di Donald Trump. Oggi, di fronte alle recenti espulsioni e agli arresti di migranti clandestini, la sua reazione è stata di profonda tristezza e impotenza. La storia della famiglia di Selena Gomez è un riflesso delle difficoltà e delle speranze di molti migranti. Suo padre, Ricardo, è di origine messicana, mentre sua madre, Mandy Dawn Cornett, è stata adottata da piccola e sembra avere origini italiane. Selena non ha fratelli ma due sorelle, Gracie Elliot Teefey e Victoria Gomez, nate dai successivi matrimoni dei suoi genitori, che hanno divorziato nel 2006.

    Un impegno sociale senza fine

    Oltre al suo impegno sociale, Selena Gomez ha affrontato anche sfide personali, come la lotta contro il lupus, una malattia autoimmune cronica. Nel 2017, ha rivelato di essersi sottoposta a un trapianto di rene, donatole dalla sua migliore amica, l’attrice Francia Raisa. Con il suo video e le sue parole, Selena Gomez ha voluto dare voce al dolore di molte persone colpite dalle politiche migratorie. Ha dimostrato ancora una volta il suo impegno nel sostenere i diritti umani e la giustizia sociale. La sua empatia e il suo coraggio nel parlare di temi così delicati continuano a ispirare milioni di persone in tutto il mondo.

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      Personaggi e interviste

      Barbara D’Urso, svolta poetica dalle vacanze: “Il mare è casa mia, Barbara lascia il posto a Carmelita”

      Il nuovo post social di Barbara D’Urso divide e incuriosisce: niente polemiche, niente frecciate, solo un lungo pensiero sul mare, sul sole d’inverno e su quella parte di sé che chiama affettuosamente “Carmelita”. Il messaggio è chiaro: serenità ritrovata, gratitudine e voglia di prendersi il proprio tempo, lontano dai clamori televisivi.

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        Barbara D’Urso ha lasciato alle spalle le luci scintillanti di Ballando con le Stelle, dove si è rimessa in gioco fra giudizi, applausi e discussioni, e ha scelto una narrazione completamente diversa. Adesso mostra una versione più intima, meno rumorosa, dichiarando apertamente che quel mare, quell’orizzonte e quel vento che profuma di salsedine rappresentano la sua vera casa.

        “Barbara lascia il posto a Carmelita”

        Nel suo messaggio social, Barbara gioca anche con la sua doppia identità pubblica e privata. Scrive che “Barbara lascia il posto a Carmelita”, quasi a voler dire che l’immagine televisiva resta fuori e rimane la donna, con le sue fragilità e le sue gratitudini. Parole che, inevitabilmente, suonano come una presa di distanza dalle tensioni degli ultimi anni e come una rivendicazione di libertà personale.

        Tra poesia, nostalgia e strategia comunicativa

        Il post è anche un gesto comunicativo preciso. Linguaggio caldissimo, immagini sensoriali, sottotesto emotivo fortissimo. Un modo per rinsaldare il rapporto con il pubblico, ricordando che dietro la figura televisiva esiste una persona che cerca silenzio, luce, mare e affetto. E che, nonostante tutto, continua a rimanere al centro dell’attenzione.

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          Veronica Ruggeri, la confessione choc: “A Milano senza soldi ho persino rubato la carta igienica a Mediaset”

          Ospite del podcast Vox On Air, Veronica Ruggeri ha ricordato il periodo in cui, appena arrivata a Milano, faceva fatica perfino a permettersi la vita quotidiana. “Arrancavo”, ha detto, ammettendo di aver persino portato via la carta igienica dagli uffici Mediaset perché non riusciva a sostenere le spese. Pranzi e cene in azienda, zero uscite, solo lavoro e resistenza: “Avevo 21 anni, era dura, ma volevo farcela”.

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            Ruggeri non usa giri di parole: vivere a Milano con pochi soldi significa combattere ogni giorno. Anche per chi oggi appare realizzato e sicuro, l’inizio è stato tutt’altro che glamour. “Era difficile riuscire a sostenere quella vita”, ha ammesso, spiegando come ogni euro dovesse essere calcolato.

            La confessione che fa discutere

            Il passaggio più forte è quello che ha fatto il giro dei social. “Spero che Pier Silvio Berlusconi non ascolti questo podcast”, scherza lei, prima di raccontare l’episodio della carta igienica portata via dagli uffici Mediaset. Un gesto estremo, simbolo di una sopravvivenza quotidiana fatta di espedienti e di un contesto economico che non perdona.

            Vivere a Mediaset per risparmiare

            Per contenere i costi Ruggeri mangiava in azienda sia a pranzo sia a cena, restava lì il più possibile, rinunciando a uscite e divertimenti. Nessun lusso, solo lavoro e determinazione. “Non uscivo praticamente mai, ma volevo costruire qualcosa”, racconta. Una testimonianza che mostra il lato nascosto del mondo televisivo: dietro il successo, anni di sacrifici.

            Dal bisogno alla carriera

            Oggi Ruggeri è uno dei volti più riconoscibili de Le Iene, ma la sua storia ricorda che niente è arrivato per caso. Quella che potrebbe sembrare una confessione imbarazzante diventa invece il manifesto di una generazione che prova a resistere in una città spietata, dove talento e sacrificio devono correre più veloci del costo della vita.

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              Alberto Angela rompe il tabù del “per sempre in Rai”: ascolti in calo e un futuro che non è più scontato

              «Mio padre diceva: nasco e muoio in Rai. Io no, sono altri tempi»: con questa frase, affidata a La Stampa, Alberto Angela apre scenari fino a ieri impensabili. Con ascolti non più irresistibili e un clima mediatico più nervoso del solito, il divulgatore più amato della tv italiana lascia intravedere la possibilità di un futuro lontano dal servizio pubblico.

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                Per una vita Alberto Angela è stato percepito come un pilastro immovibile della Rai, erede naturale – e amatissimo – della grande stagione della tv culturale costruita da Piero Angela. Oggi, però, il quadro non appare più così granitico. Il divulgatore ha rotto uno dei tabù più intoccabili: l’idea che la sua carriera fosse indissolubilmente legata al servizio pubblico.

                “Io non sono mio padre”: il cambio di paradigma

                Intervistato da La Stampa, Angela è stato chiarissimo: «Se lavorerò fino all’ultimo come mio padre? Sì. Non penso di andare in pensione. Mio padre però diceva: nasco e muoio in Rai. Io no, sono altri tempi». Parole che pesano, perché arrivano in un momento delicato, con un contratto biennale “in attesa di rinnovo” e un contesto televisivo che sta cambiando rapidamente, tra politica, budget e strategia editoriale.

                Il nodo ascolti e l’aria che tira in Viale Mazzini

                Negli ultimi mesi, i numeri di share hanno mostrato segnali meno brillanti rispetto alle stagioni d’oro. Non un tracollo, ma abbastanza da alimentare discussioni interne e riflessioni sul futuro del marchio Angela in Rai. E in un’azienda dove gli equilibri sono sempre sensibili, basta poco perché un simbolo diventi improvvisamente un “tema” da gestire.

                Carriera, libertà e un futuro aperto a tutto

                Angela non parla di rottura, ma di realismo. Sottolinea che i tempi sono cambiati, che il rapporto con la Rai resta forte ma non più eterno per definizione. È il segno di una fase nuova: meno appartenenza assoluta, più libertà, più consapevolezza del proprio valore in un mercato in cui oggi anche la divulgazione culturale è contesa e corteggiata.

                La domanda che resta

                Lui dice che continuerà “finché si potrà”. Tradotto: finché condizioni, ascolti e contratti lo permetteranno. Il pubblico, intanto, osserva. La Rai ascolta. E per la prima volta, l’idea che Alberto Angela possa fare televisione altrove non appare più fantascienza, ma un’ipotesi concreta che qualcuno, a Viale Mazzini, farebbe bene a non sottovalutare.

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