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Personaggi e interviste

Una carriera da fiction – quella di Ettore Bassi – ma con tante realtà, prima fra tutte i suoi figli

L’attore è pronto a raccontarsi in una nuova veste: quella di scrittore. Ospite del programma La volta buona, l’attore presenta il suo primo romanzo “Dio, come mi amo… Per amarti di più!”, dedicato ai temi sociali. Un’occasione per aprirsi non solo sul piano professionale, ma anche personale: dal difficile divorzio con l’ex moglie Angelica Riboni al rapporto speciale con la figlia Amelia, affetta da sindrome di Down. Tra teatro, fiction, libri e paternità, Bassi si conferma un uomo in continua evoluzione.

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    Ettore Bassi sbarca nel mondo dell’editoria con il suo primo romanzo, Dio, come mi amo… Per amarti di più, un titolo che è tutto un programma. Non si tratta di un semplice libro autobiografico, ma di un viaggio attraverso emozioni, esperienze personali e riflessioni profonde sui temi sociali. L’attore ha scelto il salotto televisivo di Caterina Balivo per raccontare questa nuova sfida creativa che, a detta sua, è nata dal bisogno di condividere ciò che la vita gli ha insegnato… spesso a suon di scossoni.

    Chi è davvero Ettore Bassi?

    Per chi ancora lo identifica solo come “quello di Carabinieri”, è ora di aggiornarsi. Nato a Bari nel 1970, Ettore Francesco Maria Guido Bassi è un artista poliedrico: attore, conduttore, appassionato di magia e persino pilota. Dal piccolo schermo al teatro, ha interpretato santi, commissari e papà, portando sempre con sé quel mix di intensità e calore che lo ha reso amatissimo dal pubblico italiano.

    Un amore finito, tre figlie e una rinascita

    Nel 2009 si sposa con Angelica Riboni, dalla quale ha tre figlie: Caterina, Olivia e Amelia. Dopo una crisi, il matrimonio si chiude nel 2018 con un divorzio che fa discutere. Angelica racconta difficoltà, accuse di assenze e tensioni gestionali. Ettore, dal canto suo, cerca di tenere un profilo più riservato, preferendo raccontare il suo punto di vista attraverso i gesti e il tempo dedicato alle figlie.

    Amelia, la figlia “arrivata per insegnare”

    Amelia nasce nel 2014 e la diagnosi di sindrome di Down arriva come un fulmine a ciel sereno. “Dagli esami non risultava nulla”, racconta Ettore, “è stato un momento difficile, pieno di domande”. Ma poi arriva la svolta: “Le risposte te le dà lei”, confessa, “è una maestra di vita”. Le parole di Bassi sono un inno all’accettazione, alla scoperta e all’amore incondizionato. Una testimonianza potente che fa riflettere e commuove.

    Una carriera coerente

    Dalla vittoria come “più bello d’Italia” nel 1992, passando per i successi in Un posto al sole, Carabinieri, Rex e numerose fiction a sfondo spirituale, Ettore Bassi ha costruito una carriera solida e coerente. Ma non solo: nel 2000 presenta la Giornata Mondiale della Gioventù con Papa Giovanni Paolo II, si cimenta nelle corse automobilistiche e nel 2019 arriva secondo a Ballando con le Stelle. Insomma, non si annoia mai — e non annoia mai.

    L’uomo in rinascita

    Intervistato da Grand Hotel, Bassi ha raccontato il suo momento più buio: la perdita del padre, la malattia della madre, il divorzio. “Ho sofferto tanto, ma ho imparato chi sono”, racconta oggi. La scrittura del romanzo sembra arrivare come naturale conseguenza di questa maturazione: un modo per elaborare il dolore, trasformarlo in parola e offrirlo agli altri come spunto di riflessione.

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      Riccardo Rossi, il re del “tampinamento seriale”: una vita tra cinema, tv e star

      L’attore romano, sempre pronto a una battuta, ci racconta la sua carriera costellata di incontri con le celebrità e la sua scelta di vita da scapolo convinto.

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        Riccardo Rossi, volto noto del cinema e della televisione italiana, è un personaggio eclettico e dalla verve inconfondibile. Con la sua simpatia e la sua ironia ha conquistato il pubblico, diventando uno degli attori più amati del nostro paese. Ma chi è davvero Riccardo Rossi dietro la maschera del comico?

        Un inizio tra cinema e tv

        Nato a Roma nel 1962, Rossi ha debuttato al cinema a soli 22 anni, nel film “College“. Da lì in poi, la sua carriera è stata costellata di ruoli in film e serie tv di successo, come “I ragazzi della 3ª C” e “Dio c’è”. Negli anni ’90 ha conquistato il pubblico televisivo con la sua partecipazione a programmi come “Non è la Rai” e “Forum”.

        Riccardo Rossi o meglio il “tampinatore seriale”

        Ma è forse per la sua passione per le celebrità che Rossi è diventato famoso. Autodefinitosi un “tampinatore seriale”, ha raccontato in numerose interviste i suoi incontri con star del cinema e dello spettacolo. Da Sean Connery a Fanny Ardant, da Alberto Sordi a Raffaella Carrà, Rossi ha collezionato una serie di aneddoti divertenti e curiosi. E nonostante il successo e le numerose conquiste, Rossi ha scelto di rimanere single. “Ho pensato tanto all’amore eterno, all’anima gemella, ma poi ho capito che non fa per me“, ha confessato in un’intervista. L’attore ha spiegato che preferisce la libertà e l’indipendenza, e che non crede nel matrimonio come istituzione.

        Un’esistenza tra cinema, tv e… cucina

        Oltre alla carriera di attore, Rossi è un appassionato di cucina. Ha partecipato a numerosi programmi televisivi dedicati al cibo e ha scritto diversi libri di ricette. La sua passione per il buon cibo lo ha portato a viaggiare in lungo e in largo, alla scoperta di nuovi sapori e tradizioni culinarie. In tavola la sua solita simpatia, la sua ironia e la sua voglia di vivere. Tre qualità con le quali è riuscito a conquistare il pubblico e a ritagliarsi un posto speciale nel cuore degli italiani.

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          Tuona Alessandro Gassmann: No a raduni fascisti nel teatro dedicato a mio padre!

          Alessandro Gassmann chiede la rimozione del nome del padre, Vittorio, dal Teatro Condominio di Gallarate, dopo che la struttura ha ospitato un evento dell’estrema destra. La vicenda solleva interrogativi sull’uso degli spazi culturali pubblici e sull’eredità dei grandi artisti italiani.

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            Il Teatro Condominio di Gallarate, fondato nel 1862 come Teatro Sociale, è stato per decenni un punto di riferimento culturale nella provincia di Varese. Dopo anni di chiusura, nel 2006 è stato riaperto e intitolato a Vittorio Gassman, uno dei più grandi attori italiani del 900. La scelta di dedicare a lui il teatro è stata un omaggio alla sua straordinaria carriera e al suo contributo al teatro italiano.

            La polemica: un evento controverso accende gli animi

            Recentemente, il Teatro Condominio ha ospitato il Remigration Summit, un convegno organizzato da gruppi di estrema destra. La scelta di utilizzare una struttura pubblica intitolata a un artista noto per i suoi valori antifascisti ha suscitato indignazione. In particolare, Alessandro Gassmann, figlio di Vittorio, ha espresso il suo disappunto, chiedendo la rimozione del nome del padre dal teatro.

            La reazione di Alessandro Gassmann: una questione di coerenza

            Alessandro Gassmann ha dichiarato: “L’estrema destra si incontri dove vuole, ma non nella sala intitolata a Vittorio. I nostri parenti uccisi dai nazifascisti”. Le sue parole riflettono una profonda preoccupazione per l’uso degli spazi pubblici e per la memoria storica. Per Gassmann, associare il nome del padre a un evento di estrema destra è inaccettabile e contraddice i valori che Vittorio ha sempre rappresentato.

            Il dibattito pubblico, tra libertà di espressione e rispetto della memoria

            La vicenda ha acceso un acceso dibattito sull’uso degli spazi culturali pubblici. Da un lato, c’è chi sostiene la libertà di espressione e l’uso delle strutture pubbliche da parte di tutti i gruppi, indipendentemente dalle loro ideologie. Dall’altro, c’è chi ritiene che ospitare eventi di estrema destra in luoghi intitolati a figure simbolo dell’antifascismo sia una mancanza di rispetto per la memoria storica e per i valori democratici.

            Una riflessione sull’eredità culturale

            La richiesta di Alessandro solleva interrogativi importanti sull’eredità culturale e sulla gestione degli spazi pubblici. È fondamentale che le istituzioni riflettano sull’uso delle strutture culturali, garantendo che siano coerenti con i valori che rappresentano. In un’epoca in cui la memoria storica è spesso messa in discussione, preservare l’integrità dei luoghi simbolo della cultura italiana è più importante che mai.

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              Fiorello demolisce la Rai: “Palinsesti da 27 anni fa. Chi li fa meriterebbe una pallottola nel cuore”

              Don Matteo 13, Imma Tataranni 3, Makari 3: per Fiorello la programmazione Rai è “la stessa di 27 anni fa”. E rilancia: “Questo non è un palinsesto, è un miracolo che cammina”. Frecciate anche al mondo del cinema e ai furbi del tax credit: “Facciamo le sovvenzioni, ma pure autocritica”.

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                Nel debutto ufficiale del suo nuovo programma su Rai Radio2, La pennicanza, lo showman siciliano ha fatto quello che gli riesce meglio: mescolare ironia, paradosso e verità che bruciano. E la prima vittima è stata proprio la Rai, colpevole — secondo lui — di aver messo il palinsesto in naftalina nel 1997 e di non averlo mai più tirato fuori.

                I palinsesti Rai sono quelli di 27 anni fa”, dice ridendo (ma neanche troppo), “chi li fa meriterebbe una pallottola nel cuore”. E poi affonda il colpo: “Questo non è un palinsesto, è accanimento terapeutico. Ora inizia la stagione delle repliche: Don Matteo 13 (don Matteo ormai ha 109 anni), Lolita Lobosco 2, Imma Tataranni 3, Makari 3, Bianca 2, L’allieva e Cuori. Praticamente RaiUno è il museo delle cere”.

                La battuta è feroce, ma l’applauso è servito. Perché sotto la risata c’è una stoccata a una tv che sembra aver perso il coraggio dell’innovazione. E non è finita.

                Fiorello, in una finta telefonata con Gabriele Muccino, si toglie qualche sassolino anche dalle scarpe del cinema italiano: “Ci sono stati dei furbetti che si sono approfittati dei finanziamenti. Il cinema dovrebbe dirlo: sì alle sovvenzioni, ma anche un po’ di autocritica. In questo governo e in quelli precedenti c’è sempre stato chi ha fatto il furbo”.

                La puntata poi scorre tra telefonate vere (come quella a Silvia Toffanin, beccata mentre “lavava i piatti”), revival di Ramazzotti e un botta e risposta live con il direttore di Repubblica, Mario Orfeo, che gli scrive per ricordargli che Veltroni, da lui citato, “scrive per il Corriere”. La risposta? “Ma Veltroni è comunista!”. Finezza e nonsense firmati Fiore.

                Lo show è appena iniziato, ma la linea è chiara: La pennicanza sarà anche una siesta pomeridiana, ma non per chi siede ai piani alti della tv pubblica. Per loro, il risveglio è già stato piuttosto traumatico.

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