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Personaggi e interviste

Ylenia Carrisi: 31 anni di mistero. Al Bano e Romina tra dolore e speranza

Dichiarata morta nel 2014, Ylenia Carrisi è scomparsa nel 1994. Il racconto struggente dei genitori: tra visioni inquietanti, false piste e l’ultimo, enigmatico tuffo nel Mississippi, la storia della primogenita continua a commuovere.

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    La scomparsa di Ylenia Carrisi rimane uno dei misteri più dolorosi della cronaca italiana. Primogenita di Al Bano e Romina Power, Ylenia svanì nel nulla il 6 gennaio 1994 a New Orleans, lasciando dietro di sé un vuoto incolmabile e una scia di domande senza risposta. La sua morte presunta è stata dichiarata solo nel 2014, con una sentenza del tribunale di Brindisi richiesta dal padre. Ma, nonostante il riconoscimento legale, il mistero della sua fine continua a tormentare e affascinare.

    Al Bano, nel suo libro autobiografico Il sole dentro, rivive gli ultimi istanti condivisi con Ylenia, tra inquietudini inspiegabili e premonizioni sinistre. In un viaggio negli Stati Uniti, durante una processione a Española, in Nuovo Messico, un uomo travestito da Morte si avvicinò al cantante e, con un gesto teatrale, gli disse: “I get you”. Un episodio che Al Bano ricorda con disagio, legandolo all’estate che precedette la tragedia.

    L’ultima telefonata con Ylenia risale al 1 gennaio 1994. Al Bano racconta come, poco dopo, ricevette una telefonata dal detective Ronald Brink. Un guardiano sul molo del Mississippi aveva visto una donna tuffarsi nel fiume, pronunciando una frase riconosciuta come tipica della figlia: “Io appartengo alle acque”. Quella donna non è mai stata identificata con certezza.

    Romina Power, al contrario, non ha mai accettato l’idea della morte della figlia. Durante un’intervista a Verissimo, ha confidato di essersi raccolta in preghiera in un tempio indiano per il compleanno di Ylenia, che oggi avrebbe 54 anni. “C’è sempre speranza, non l’ho mai persa e non la perderò mai”, ha dichiarato. Per Romina, Ylenia era molto più che una figlia: “Quando viaggiavamo insieme, ci scambiavano per sorelle. Era coraggiosa, molto più di me. Viaggiava per il mondo da sola, spinta da un’indomabile voglia di scoprire”.

    La giovane, poco prima di scomparire, aveva raccontato ai genitori il desiderio di scrivere un libro sulla vita degli emarginati. Con questa missione, era partita per il Belize e da lì aveva raggiunto New Orleans. I racconti di chi l’ha vista per l’ultima volta si mescolano con dettagli enigmatici e leggende urbane, alimentando false piste e speculazioni.

    Oggi, Ylenia Carrisi è ricordata con amore e struggimento. Al Bano e Romina vivono il loro dolore in modi opposti: lui, convinto che la figlia sia morta nel Mississippi; lei, aggrappata alla speranza di un miracolo. Un dualismo che racconta la complessità di un lutto mai risolto, che continua a far vibrare le corde del cuore.

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      Can Yaman si prepara a vestire i panni di Sandokan e racconta: “Non molla mai!”

      Can Yaman, la star turca amata dal pubblico italiano, si prepara a rivestire i panni di Sandokan nella nuova produzione Rai. Tra intense sessioni di allenamento e riflessioni profonde sul personaggio, Yaman ha mostrato una dedizione straordinaria, tanto da disattivare il suo account Instagram per concentrarsi al massimo. In una recente intervista, l’attore ha condiviso le sue riflessioni su Sandokan, rivelando un coinvolgimento emotivo e una passione per il ruolo che promettono di regalare agli spettatori una performance indimenticabile.

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        A dicembre sulla Rai arriverà una delle produzioni più attese dal pubblico, ossia “Sandokan”, riproposizione dello sceneggiato cult con Kabir Bedi degli anni ’70. Questa volta il ruolo da protagonista sarà interpretato da Can Yaman. Le riprese si sono svolte tra la Calbria e l’Isola di Reunion ed è già stato annunciata una seconda stagione che andrà in onda nel 2027 su Rai Uno. Il cast è internazionale, con Alessandro Preziosi ed Ed Westwick, noto per il suo ruolo in “Gossip Girl”.

        Per Yaman, il ruolo della Tigre della Malesia è molto impegnativo e ha richiesto una preparazione fisica intensa. L’attore ha persino disattivato il suo account Instagram per concentrarsi meglio sul suo ruolo.

        Can Yaman ha condiviso alcune riflessioni sul personaggio di Sandokan: “Credo sia un uomo che ha sofferto, ma questo lo ha reso forte: non molla mai. È un personaggio che affronta le difficoltà con determinazione e tenacia. La sua sofferenza lo ha forgiato, rendendolo capace di superare ostacoli che avrebbero scoraggiato chiunque altro.”

        Yaman ha poi sottolineato l’importanza del personaggio come fonte di ispirazione: “Rappresenta un’ispirazione per tutti, specie per i bambini. Sandokan sogna di migliorare la vita degli altri e, anche quando sembra che stia facendo qualcosa di cattivo, è sempre per un buon fine. Tutti dovrebbero voler essere come lui, bisogna essere degni per interpretarlo. È un eroe che insegna il valore della perseveranza e della giustizia.”

        È chiaro che Yaman si è profondamente coinvolto nello stato d’animo di Sandokan. Sin dall’inizio delle riprese, è noto come Can Yaman abbia fatto di tutto per concentrarsi al meglio, sia fisicamente con duri allenamenti, sia mentalmente estraniandosi dai social per evitare distrazioni. Non resta che attendere per vedere i risultati sul piccolo schermo.

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          Achille Costacurta e il periodo buio: papà Alessandro rompe il silenzio e racconta tutto

          Alessandro Costacurta parla per la prima volta apertamente delle fragilità del figlio Achille, dei problemi con la giustizia e del ruolo fondamentale della moglie Martina Colombari: “Ci siamo salvati a vicenda. E oggi lui è il ragazzo più bello del mondo”.

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            Dopo mesi di silenzio e indiscrezioni, è Alessandro Costacurta a rompere il ghiaccio. In un’intervista a Il Giornale, l’ex difensore del Milan e della Nazionale ha parlato per la prima volta a cuore aperto del momento difficile attraversato dal figlio Achille, 20 anni, diventato suo malgrado protagonista delle cronache per una serie di episodi controversi.

            “Se mi avessero fatto questa domanda due anni fa, non avrei risposto allo stesso modo”, ha detto l’ex calciatore, riferendosi al proprio ruolo di padre. “Oggi posso dire di essere stato un buon padre. Mio figlio ha delle fragilità, ha avuto dei problemi, ma li ha superati. E adesso è il ragazzo più bello del mondo”.

            Parole che rivelano una ferita, ma anche un percorso di consapevolezza. Achille, in passato, ha avuto problemi con le forze dell’ordine, e la vicenda ha messo a dura prova l’equilibrio familiare. “Abbiamo attraversato momenti duri, ma ci siamo sostenuti a vicenda: io, Martina e nostro figlio. Questo ci ha unito ancora di più”.

            Il riferimento è ovviamente alla moglie Martina Colombari, ex Miss Italia e madre di Achille, che ha avuto un ruolo centrale in tutto il percorso. “Ho scoperto in quei giorni una forza incredibile in mia moglie”, ha raccontato Costacurta. “Ha una capacità di protezione verso nostro figlio che è pazzesca. È stata lei il nostro punto fermo”.

            Il matrimonio con Martina, celebrato nel 2004, è uscito rafforzato dalla crisi. E oggi la coppia si mostra compatta, più consapevole e pronta a condividere anche i momenti difficili. “La famiglia è stata la nostra ancora. E lo è ancora oggi”, ha concluso Costacurta.

            Non serve aggiungere molto. In un mondo dove spesso si finge perfezione, il coraggio di raccontare anche le cadute – e le risalite – fa tutta la differenza.

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              Nasce “La Voce di Iris”, la onlus fondata da Fabrizia De Andrè per aiutare donne e bambini: “Cantare per chi non ha voce”

              Dal CADOM di Monza alla rete umanitaria Supermarket23 all’Avana: il primo progetto benefico si finanzia con un CD in cui Fabrizia De Andrè interpreta due brani di Bebe. E presto arriverà anche un inedito.

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                C’è un fiore che sboccia in mezzo al rumore del mondo. Si chiama Iris ed è il simbolo scelto da Fabrizia De Andrè per dare forma a un progetto di amore concreto, un gesto musicale che si fa solidarietà. Così nasce “La Voce di Iris”, nuova onlus fondata dalla nipote del grande Fabrizio De Andrè, con l’obiettivo di aiutare donne e bambini che vivono in condizioni di fragilità, sia in Italia che all’estero.

                Dietro al nome poetico si nasconde un’idea molto chiara: usare la musica per creare connessioni, attenzione, sostegno reale. «Per molti anni offrire aiuto è stato anche un modo per non doverlo chiedere. Con la nascita di mio figlio questo impulso ha preso una forma nuova, più profonda», spiega Fabrizia, modella, artista e ora anche promotrice sociale.

                Le prime iniziative sostenute dall’associazione toccano due luoghi distanti ma simbolicamente vicini. Il primo è il CADOM – Centro Aiuto Donne Maltrattate di Monza, una struttura attiva da oltre trent’anni che accoglie e accompagna le donne vittime di violenza attraverso percorsi psicologici, legali e formativi. Il secondo è Supermarket23, rete solidale attiva nella zona di L’Avana, a Cuba, dove la crisi economica sta colpendo duramente le famiglie, e in particolare i bambini.

                Per raccogliere fondi in favore di queste realtà, Fabrizia ha deciso di cantare. È appena uscito un CD autoprodotto in cui reinterpreta due brani della cantautrice spagnola Bebe: Malo ed Es Por Ti. Due canzoni cariche di rabbia, dolore e resilienza. «Non l’ho fatto per brillare, ma per dare luce a situazioni che troppo spesso preferiamo non vedere», dice. Il disco sarà disponibile in occasione dell’evento inaugurale dell’associazione, l’8 luglio 2025 al GetFit Village di Milano, e anche sul sito lavocediiris-onlus.com: chi effettuerà una donazione libera riceverà il CD in omaggio.

                La musica, nella visione di Fabrizia, non è solo colonna sonora: è strumento di partecipazione. È il linguaggio che può unire mondi diversi e portare attenzione dove c’è silenzio. Non a caso il progetto prende il nome da un fiore, l’iris, simbolo di speranza e fiducia. E non è un caso che a ispirarla sia stato il nonno, Fabrizio De Andrè, che nella sua carriera ha sempre dato voce agli ultimi.

                Nel futuro dell’associazione c’è anche un brano inedito, attualmente in fase di scrittura, che accompagnerà le prossime campagne de La Voce di Iris. Ma già da ora è chiaro che non si tratterà solo di beneficenza: sarà un atto di cura, un ponte tra emozione e impegno.

                Perché ci sono fiori che crescono ovunque, anche tra le crepe del disagio. Basta saperli ascoltare.

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