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Speciale Festival di Sanremo 2025

Fedez e Marco Masini a Sanremo 2025? Il cantautore frena: «Voglio prima ascoltarla»

Sanremo 2025 potrebbe regalare un duetto inaspettato: Fedez vuole portare sul palco dell’Ariston Bella Stronza, la hit del 1995 di Marco Masini. Il cantautore, però, non è ancora convinto e vuole prima valutare l’arrangiamento. Il progetto includerebbe anche nuove barre scritte dal rapper sul tema della depressione.

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    Il Festival di Sanremo 2025 potrebbe vedere una collaborazione tanto sorprendente quanto nostalgica: Fedez ha chiesto a Marco Masini di cantare insieme Bella Stronza nella serata dei duetti, in programma per il 14 febbraio.

    L’invito è stato confermato dallo stesso Masini durante un incontro con i fan a Piacenza lo scorso 19 gennaio:

    «Fedez mi ha chiamato per Bella Stronza, ma non ho ancora deciso. Voglio prima ascoltare come intende cantarla, poi valuterò».

    Masini prende tempo: perfezionismo o strategia?

    A quanto pare, il cantautore non ha ancora detto sì, non per mancanza di interesse, ma per il suo noto perfezionismo artistico. Masini ha sempre avuto un forte legame con i suoi brani e vuole essere certo che il nuovo arrangiamento renda giustizia alla sua hit del ‘95.

    Tuttavia, alcuni segnali lasciano intendere che la collaborazione sia più vicina di quanto sembri: il cantautore ha posticipato un suo instore previsto proprio per il 14 febbraio, facendo insospettire i fan.

    Inoltre, un dettaglio ha fatto scatenare i social: in una recente Instagram Story di Fedez, si intravede un uomo dal volto oscurato in studio di registrazione, e molti hanno ipotizzato che possa trattarsi proprio di Masini.

    Un progetto che va oltre la nostalgia

    Secondo fonti vicine al rapper, il progetto non si limiterebbe a una semplice reinterpretazione del brano. Fedez avrebbe scritto delle barre inedite da inserire nella canzone, affrontando il tema della depressione, argomento già centrale nel suo ultimo brano Battito.

    Un’idea che potrebbe dare un nuovo significato a Bella Stronza, trasformandola da sfogo sentimentale a un racconto più ampio sul dolore e la fragilità emotiva.

    Un’opportunità per Masini?

    Se Masini accetterà, il duetto sarebbe un ritorno importante sul palco di Sanremo, un’occasione perfetta per promuovere il suo nuovo album 10 Amori e il tour nei palazzetti previsto per ottobre 2025.

    Ora resta solo da attendere la conferma ufficiale. Sarà davvero Fedez & Masini la coppia più discussa della serata delle cover?

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      Francesco Gabbani: «Non rinnego il successo, ma del successo non mi frega niente»

      Dopo la vittoria nel 2017 con Occidentali’s Karma e il secondo posto nel 2020 con Viceversa, Gabbani torna all’Ariston con un brano positivo: «Gratitudine e accettazione, questa è la mia direzione. Del brilluccichio del successo non mi importa più nulla».

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        Francesco Gabbani torna sul palco del Festival di Sanremo 2025 con Viva la vita, un brano che esprime positività e gratitudine, nonostante i tempi difficili. Il cantautore di Carrara, classe 1982, ha un legame speciale con l’Ariston, dove nel 2016 ha vinto tra le Nuove Proposte con Amen, per poi trionfare l’anno successivo con Occidentali’s Karma, diventato un tormentone internazionale grazie anche all’iconico ballerino vestito da scimmia. Nel 2020 ci ha quasi riprovato con Viceversa, sfiorando la vittoria e conquistando il secondo posto dietro a Diodato.

        Quest’anno torna sul palco con un pezzo solare e diretto, che invita a godersi la vita così com’è, senza inseguire risposte che non abbiamo. «Non rinnego il successo – spiega – ma il brilluccichio, l’esposizione… non mi interessano più. Quello che conta davvero è l’accettazione serena della vita».

        Francesco, dopo tante partecipazioni importanti, cosa significa per te tornare a Sanremo?
        «Sanremo mi emoziona ogni volta, anche solo a nominarlo. Per me non è un semplice Festival: è il luogo dove tutto è iniziato davvero. Nel 2016 ho vinto la sezione Nuove Proposte con Amen, un’esperienza che mi ha aperto tante porte. Poi, l’anno successivo, è arrivata la vittoria con Occidentali’s Karma, una cosa che ancora oggi fatico a credere. Non dimenticherò mai il momento in cui mi sono inginocchiato davanti a Fiorella Mannoia. È stato un gesto spontaneo, perché mi sembrava incredibile aver vinto contro un’artista così grande. Da lì, tutto è cambiato».

        Il tuo nuovo brano, Viva la vita, sembra avere un messaggio molto diverso rispetto ai tuoi successi precedenti. Ce lo spieghi?
        «È un pezzo che può sembrare semplicistico a un primo ascolto, quasi uno slogan, ma nasce da una riflessione interiore profonda. È il risultato di un percorso personale. Ho sempre cercato risposte nella vita, ma alla fine mi sono reso conto che alcune risposte semplicemente non esistono. Viva la vita è un invito ad accettare la vita così com’è, con le sue difficoltà e le sue bellezze, e a ringraziarla per quello che ci offre. Accettazione serena, gratitudine: questa è la direzione che voglio seguire».

        Hai detto che non rinnegni il successo, ma che il suo lato più superficiale non ti interessa più. Cosa intendi?
        «Sì, non ho mai rinnegato il successo, perché è stato parte della mia crescita, sia personale che artistica. Però il “brilluccichio”, l’apparenza, l’esposizione mediatica e il possesso di cose materiali non mi attraggono più. Per un po’, sono stato sedotto da tutto questo, ma poi mi sono accorto che non era ciò che davvero cercavo. Oggi preferisco dedicarmi a ciò che conta: la musica, le persone che amo e la mia serenità interiore. Voglio dire “Grazie alla vita” ogni giorno».

        In Viva la vita c’è anche una componente di coraggio, vista l’epoca che stiamo vivendo. Sei d’accordo?
        «Assolutamente. Vivere con gratitudine e positività in questi tempi non è facile, può sembrare quasi un atto di ribellione. Ma credo che sia una strada importante. Non significa ignorare i problemi, ma trovare un modo per affrontarli senza esserne schiacciati. E poi, ammettiamolo, abbiamo tutti bisogno di un po’ di leggerezza».

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          Tony Effe: «Le polemiche sui miei testi? Mi hanno ferito. Ho pianto davanti a mia madre»

          Tony Effe si confessa: «Le accuse di violenza mi hanno fatto male, sono crollato. Ho una fidanzata, esco poco e prendo lezioni di italiano. Leggo anche Saba: mi ha insegnato a vedere Roma come una persona. Sanremo? Una nuova sfida con Damme ’na mano».

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            Un’intervista a cuore aperto, quella di Tony Effe in cui il rapper romano si racconta senza filtri. Nicolò Rapisarda, 33 anni, conosciuto al grande pubblico come Tony Effe, è reduce da un anno di successi e polemiche. Dalla pubblicazione del suo secondo album solista, certificato quadruplo disco di platino, al record di ascolti tra tutti gli artisti italiani, fino alla bufera per il concerto di Capodanno a Roma, Tony Effe ha attraversato un periodo intenso, segnato anche da momenti di fragilità. «Mi ha ferito leggere che i miei testi istigassero all’odio di genere. Non mi riconosco in quell’immagine», confessa l’artista, che oggi si definisce più maturo e riflessivo, distante dagli eccessi del passato.

            Non mancano però i nuovi progetti: una canzone autobiografica per il prossimo Festival di Sanremo, lezioni settimanali di italiano per affinare la scrittura e una crescente consapevolezza artistica. «Non si può confondere l’immaginario con la realtà. Stephen King allora cos’è, un serial killer?».

            Come hai vissuto le critiche ricevute per il Capodanno a Roma?
            «Malissimo, non lo nego. Mi ha ferito leggere che i miei testi istigassero all’odio di genere. Durante il concerto al PalaEur l’ho detto al pubblico: ci sono stato male. Ho organizzato quella serata in fretta e furia dopo che il Comune aveva deciso di escludermi dall’evento ufficiale. Tutti si aspettavano che reagissi da duro, ma non ce l’ho fatta. Un giorno, mentre stavo traslocando, sono crollato. C’era mia madre ad aiutarmi con gli scatoloni, e all’improvviso mi sono messo a piangere. Mi sono vergognato, perché non sono abituato a mostrare le mie debolezze. Ma in quel momento stavo esplodendo. Quelle accuse mi hanno fatto davvero male. Una cosa è raccontare, un’altra è vivere. È importante capire questa differenza».

            Parli dei tuoi testi come di uno sguardo sulla realtà. Ti riconosci nella polemica sui contenuti violenti?
            «Il rap ha un suo linguaggio, un suo codice. Raccontiamo ciò che vediamo, è sempre stato così. Mai confondere l’immaginario con la persona. Stephen King allora sarebbe un serial killer? Io parlo di esperienze, di cose vissute o viste. Poi certo, cresci, cambi, e cerchi di affinare il modo in cui racconti queste cose. Ma se vuoi fare un pezzo realistico, non puoi edulcorarlo troppo, altrimenti perde di senso. Questo però non vuol dire che io sia quella persona che descrivo nei miei pezzi».

            Prima del rap c’era la carriera d’attore. Ci racconti quel periodo?
            «Da piccolo ero convinto che sarei diventato un attore. A quattro anni sono stato preso in Viaggi di nozze di Carlo Verdone, e da lì è iniziato tutto. Ero richiesto, facevo un provino al giorno. Mio padre mi portava in giro per Roma, e spesso avrei preferito giocare con i miei amici. Ma capivo che era un modo per aiutare economicamente la famiglia. Andava così: uscivo da scuola alle quattro e andavo subito a fare i provini. Era una vita strana per un bambino».

            Come sei cambiato rispetto agli anni con la Dark Polo Gang?
            «Tantissimo. Ho una fidanzata con cui convivo e ho imparato ad apprezzare la tranquillità. Esco poco, mentre prima avevo bisogno di stare sempre fuori, tra locali e feste. Ora preferisco restare a casa a guardare La carica dei 101. Mi piace questa nuova dimensione più calma. Mi sento più centrato, anche artisticamente. Per questo ho iniziato a prendere lezioni di italiano una volta a settimana. Mi aiuta a scrivere meglio e a capire più a fondo i testi».

            Lezioni di italiano? Un rapper che legge Umberto Saba suona curioso…
            «Sì, e mi sta piacendo un sacco! Nell’ultima lezione abbiamo letto una poesia di Saba in cui impersonifica la città come un ragazzaccio biondo. Mi ha colpito, perché è un po’ quello che ho cercato di fare anch’io con Roma nella mia canzone Damme ’na mano. Roma per me è come una persona, è un rapporto d’amore e odio, ma soprattutto è casa. Scrivere quel brano per Sanremo è stato terapeutico. Mi ha aiutato a ritrovare un po’ di quella magia che avevo perso».

            A Sanremo sarà un nuovo inizio per te?
            «Non so se sarà un nuovo inizio, ma di sicuro sarà un’occasione per mostrarmi in modo diverso. Damme ’na mano è un pezzo che mi rappresenta al 100%. L’ho scritto io, ogni singola parola. È il brano che amo di più della mia discografia. Lo sento vero, diretto, senza filtri. Credo che anche il pubblico se ne accorgerà».

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              Rose Villain: «Trump? Non potrei crescere un figlio negli USA. In Italia con Meloni non mi sento tutelata»

              Vive a New York da 14 anni ma ora pensa di andarsene: «Ho già sofferto la prima amministrazione Trump, ora è anche peggio. Qui in Italia, con Meloni, non mi sento tutelata. Sanremo? Ci torno per vendetta. Click boom! lo definirono “Frankenstein”, ma è stato il pezzo più ascoltato dell’anno».

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                Rose Villain, tra i big della 75ª edizione del Festival di Sanremo, non usa mezzi termini per descrivere il suo disagio verso il clima politico degli Stati Uniti, dopo l’elezione di Donald Trump: «Mi viene da piangere, ma capisco che in un momento come questo si scelgano i bulli, perché fa meno paura stare con loro», dichiara, parlando della sua esperienza negli USA, dove vive ormai da 14 anni.

                All’anagrafe Rosa Luini, 35 anni, figlia dell’imprenditore milanese Franco Luini (fondatore del marchio Tucano), Rose Villain ha trascorso buona parte della sua vita a New York, compreso tutto il primo mandato del tycoon. Ed è proprio lì che ha scritto il nuovo disco, in uscita dopo Sanremo, che comprende anche Fuorilegge, il brano con cui gareggia quest’anno. «Quattordici anni di vita vissuti a New York non sono passati invano – racconta –. Ho già sofferto la prima amministrazione Trump, ma questa volta ho l’impressione che sia molto peggio. Quando fu eletto Biden, tutti scendemmo in strada a festeggiare. Oggi non c’è nulla da festeggiare. Se mai diventerò mamma, non riesco a immaginare come si possa crescere un figlio in quella società».

                Ma il malessere non si ferma agli Stati Uniti. Anche in Italia, Rose Villain non si sente al sicuro. «Qui non è che con Meloni vada benissimo. Sento molto scontento fra i miei coetanei. Sono una donna che tiene tantissimo ai diritti umani, e con questo governo non mi sento tutelata».

                Il ritorno a Sanremo per “vendetta”

                Nonostante le sue riserve sul clima politico, Rose Villain torna all’Ariston per il secondo anno consecutivo. Nel 2024 si era presentata con il brano Click boom!, che nei mesi successivi ha conquistato tre dischi di platino, nonostante si fosse classificato solo 23° a Sanremo.

                Molti giornalisti hanno definito Fuorilegge una sorta di sequel di Click boom! per la somiglianza nella struttura del brano, una definizione che Rose Villain non smentisce, anzi: «È la conferma di uno stile, un sequel del pezzo precedente, anche se è nato prima. E l’ho scritto io, ogni singola parola. Guarda Dua Lipa: spesso fa canzoni che richiamano quelle precedenti, creando un marchio di fabbrica. Questo pezzo sono io al 100%».

                E se proprio deve scegliere una metafora cinematografica, più che un sequel, Rose Villain preferisce definirlo una «vendetta» (detto con il sorriso). «Quando presentai Click boom! nel 2024, molti lo etichettarono come un pezzo “Frankenstein”, non lo capirono. Poi però è rimasto in classifica per un anno intero ed è stato uno dei più ascoltati di quella edizione».

                Di certo, Click boom! è uno di quei brani che hanno “vinto Sanremo senza vincerlo”, dimostrando che partecipare al Festival è il trampolino ideale per lanciare un disco o un tour. Ora, Rose Villain spera che Fuorilegge compia lo stesso percorso, confermandola come uno dei volti più luminosi della musica italiana contemporanea.

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