Speciale Festival di Sanremo 2025
Irama: «Non volevo tornare a Sanremo, ma Lentamente mi ha convinto»
Il cantante racconta le sue emozioni e i retroscena del Festival. Dalla collaborazione con Blanco al rapporto con i giornalisti: «Vorrei che le mie canzoni fossero come massi che rotolano lentamente, ma acquistano velocità»

A soli 29 anni, Irama, all’anagrafe Filippo Maria Fanti, si presenta per la sesta volta al Festival di Sanremo. Con 53 dischi di platino e una carriera in continua ascesa, è uno dei favoriti dai bookmaker per questa edizione. Il brano che porta sul palco si intitola Lentamente e, come annuncia lui stesso, sarà pubblicato anche in versione spagnola per il mercato latino-americano.



«Racconta una storia carnale: la distruzione lenta di un amore che sembrava eterno, ma finisce da entrambe le parti. Ha un’atmosfera british grazie all’organo Hammond, ma una melodia decisamente italiana», spiega Irama, evidenziando come questa canzone rappresenti una svolta più matura nel suo percorso musicale.
Dietro l’apparente freddezza, Irama si rivela autoironico e di una gentilezza disarmante, con idee molto precise sulla musica e sulla vita. In questa intervista ci racconta la sua esperienza a Sanremo, il rapporto con i giornalisti, la collaborazione con Blanco e il nuovo album in lavorazione.
Non lo avevate come obiettivo?
No, non sarei voluto tornare. La mia casa discografica (Warner Music, ndr) e il mio team erano avvisati. Ma poi continuavo ad ascoltare questo brano, anche la notte, e mi piaceva sempre di più. Così, a un meeting – dove di solito non vado – me ne sono uscito con questo pezzo. Tutti hanno esultato, anche in maniera un po’ tamarra, devo ammettere.
Non volevi andare perché avevi altri progetti?
Esatto, volevo focalizzarmi sul tour e sul nuovo album, ma Sanremo è un’occasione pazzesca per far sentire la tua musica a tutti, e questo mi interessa.
Lentamente uscirà anche in versione spagnola per il mercato latino. Come pensi di essere percepito lì?
Devo ancora costruire tutto in quel mondo, però mi pare di percepire un certo interesse. Mi piacerebbe che la mia musica avesse una visione il più internazionale possibile.
Hai letto le pagelle dei giornalisti?
Solo perché me le hanno mandate, ma non è una cosa che mi piace fare.
C’è stato qualcosa che non è stato proprio capito secondo te?
Qualcuno ha scritto che l’autore del pezzo è solo Blanco, e già questa è una follia, perché io scrivo sempre i miei pezzi. Poi ho letto altre cose che non mi hanno convinto troppo. Credo perché non ho mai avuto un bel rapporto con le pagelle. I giornalisti forse mi vedono troppo distante. Mi piacerebbe comunicare meglio anche con loro.
Dipende da questo senso di distanza secondo te?
Credo che a volte ci si fermi troppo alle apparenze. Si guarda di più all’estetica che all’emotività. Le mie canzoni sono legate a quest’ultima. Mi piacerebbe che fossero concepite come massi che rotolano piano e acquistano velocità, proprio come Ovunque sarai. Comunque, se mi avessero dato voti troppo alti mi sarei preoccupato: tutti i miei successi sono nati da voti bassi.
Forse non sei una persona che si apre con chiunque.
Sai, da piccolo mi hanno insegnato un certo tipo di educazione e rispetto dello spazio dell’altro. Non mi permetto di scherzare troppo con chi non conosco bene. Questa mancata leggerezza viene interpretata come freddezza o arroganza. Ma io non penso di essere freddo.
Per la cover di Say Something hai deciso di cantare in inglese con Arisa. Una scelta in controtendenza.
Rosalba è una persona e una cantante meravigliosa. Non è stato facile scegliere il pezzo, perché non sono un interprete. Nei miei dischi non ci sono cover. È un altro sport. È come dire a un attaccante di giocare in difesa.
Che effetto ti fa avere Shablo, il tuo manager, in gara contro di te?
Lo prendo in giro. Lui dice che, se Sanremo fosse uno Squid Game in cui solo uno dei due può sopravvivere, farebbe vincere me. Mah, chissà se è vero… A parte gli scherzi, Shablo vive la musica come va vissuta, sdrammatizzando tutto.
Quando uscirà il tuo nuovo album?
Non lo so ancora. Mi odiano in molti e, quando mi incontrano, non mi chiedono la foto ma: Quando esce il tuo album?. Avevamo persino un gruppo WhatsApp chiamato Disco 2024, che poi è diventato Disco 2025. Io lo faccio uscire solo quando penso di aver fatto l’impossibile per renderlo il miglior lavoro possibile.
Dove scrivi ora? Prima andavi spesso in Salento.
È vero, anni fa andavamo in Salento in posti che non costavano molto, anzi. Una volta avevamo persino una stalla con un maiale dentro! Ora preferisco posti oggettivamente belli, con piscina e giardino, perché in genere non mi prendo vacanze. Però poi mi chiudo a scrivere in uno sgabuzzino.
Quindi, niente Sardegna per scrivere?
No! Ci ho provato, ma se hai davanti un tramonto, guardi quello, mica scrivi. Lo stesso vale per i concerti: perché fare il video del live quando puoi godertelo?
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Speciale Festival di Sanremo 2025
Quando Sanremo si trasforma in una sitcom, con Bresh nel ruolo principale!
Duetto con Cristiano De Andrè da rifare tre volte, backstage infuocato, bodypack volanti e amici in after party a petto nudo: il Festival di Bresh è stato più un reality che una gara canora.

Se Sanremo fosse una serie TV, quella di Bresh sarebbe stata la puntata più movimentata. Ospite del podcast Supernova di Alessandro Cattelan, il rapper genovese ha raccontato la sua indimenticabile (per vari motivi) esibizione alla serata cover del Festival 2025. Il duetto con Cristiano De André sulle note di Creuza de mä? Ripetuto ben tre volte. Prima per un microfono spento. Poi per un bodypack caduto. Infine, probabilmente, per un esaurimento collettivo dietro le quinte.
“Conti voleva andare spedito, ma non poteva”
Dopo il secondo fallimento tecnico, Bresh racconta: “C’è stato un tafferuglio serio alla genovese, abbastanza sanguigno”. Dietro le quinte, tra un cavo e una bestemmia, pare che i toni si siano alzati. Il commento sul conduttore Carlo Conti è tutto un programma: “Voleva andare spedito, ma non poteva. I suoi capelli sono diventati bianchi in un attimo”. Capelli che, per dovere di cronaca, erano già piuttosto bianchi da anni.
L’importante è il gruppo, anche se viene in after, senza maglia
A rendere la settimana sanremese ancora più surreale ci hanno pensato gli amici di Bresh, portati a Sanremo come una vera squadra di calcio. “Quindici persone, solo numeri 10”, ha detto. La sua fidanzata Elisa Maino? Presente. L’appartamento affittato per il clan? Pagato da lui. E la dirigenza Sony a colazione? Costretta ad assistere all’arrivo di amici in modalità “post-rave a torso nudo”. Se questo non è spirito ligure, non sappiamo cosa lo sia.
Nessun interesse per l’hype, solo vacanza e caos
Bresh ha tenuto a precisare che i suoi amici “non gliene fregava un ca**o di niente dell’hype”. Nessuna voglia di apparire, solo relax. E magari un po’ di caos organizzato. Per lui, la vera vittoria è stata portarsi dietro un pezzo di casa, tra focaccia e after party, microfoni difettosi e discussioni tra fonici e autori.
Ariston, ovvero… il bello dell’imprevisto
Alla fine, la terza esibizione è andata. Bresh e De André hanno salvato la performance e fatto pace con l’audio. Ma a rimanere nella storia non sarà l’intonazione, bensì il dietro le quinte. Dove Conti perdeva la pazienza – forse anche un paio di diottrie – e Bresh faceva del Festival la sua personale vacanza collettiva. A Sanremo si viene per la musica, sì, ma anche per ricordare che l’imprevisto è il vero spettacolo.
Speciale Festival di Sanremo 2025
Sanremo dice addio al Festival? La Rai punta su Torino per la rivoluzione della musica italiana

Per decenni, dire “Sanremo” ha significato dire “Festival della Canzone Italiana”. Ma questa associazione potrebbe presto diventare un ricordo. La decisione del Comune di Sanremo di indire una gara per l’organizzazione del Festival ha fatto infuriare la Rai, che ora lavora a un piano alternativo: portare la kermesse in un’altra città, trasformandola in un evento musicale senza più radici liguri.
Secondo quanto riportato dall’Adnkronos, la Rai starebbe valutando Torino come nuova sede della manifestazione. Il capoluogo piemontese, già apprezzato per l’organizzazione dell’Eurovision Song Contest nel 2022, sarebbe la location perfetta per garantire continuità all’evento. Il cambio di città porterebbe con sé anche un cambio di nome: non più “Festival di Sanremo”, bensì “Festival della Musica Italiana”.
La decisione è tutt’altro che definitiva, ma la tensione tra la Rai e il Comune di Sanremo è ormai evidente. Il servizio pubblico attende di conoscere i dettagli della delibera con cui la città ligure ha istituito il bando di gara, ma nel frattempo sta lavorando per garantirsi un’alternativa sicura, senza più il rischio di restare senza casa.
Sanremo vuole più soldi, la Rai si guarda intorno
Alla base dello scontro c’è una questione economica: il Comune di Sanremo ha alzato la base d’asta per la concessione della manifestazione a 6,5 milioni di euro l’anno, rispetto ai 5 milioni dell’attuale accordo. Oltre a questo, la nuova convenzione impone alla Rai l’obbligo di realizzare altri quattro programmi televisivi in città, ampliando l’impegno economico dell’azienda.
Queste condizioni non sono piaciute ai vertici di Viale Mazzini, che hanno deciso di studiare un’alternativa. L’ipotesi di spostare l’evento a Torino non è campata in aria: la città piemontese dispone di strutture moderne e di un’esperienza recente nell’ospitare eventi musicali di caratura internazionale.
Ma la questione è anche politica e legale. Il Comune di Sanremo ha preso questa decisione dopo che il TAR della Liguria ha dichiarato illegittimo l’affidamento diretto del Festival alla Rai, rendendo necessaria una gara pubblica. Il prossimo 22 maggio si discuterà il ricorso al Consiglio di Stato, ma la Rai non può permettersi di aspettare passivamente il verdetto.
Cosa succederà ora?
L’idea che il Festival possa abbandonare Sanremo dopo oltre 70 anni lascia increduli molti appassionati di musica e televisione. La Rai, dal canto suo, non può rinunciare a un evento che genera un giro d’affari enorme, con oltre 65 milioni di euro di raccolta pubblicitaria solo nell’ultima edizione.
Speciale Festival di Sanremo 2025
Marco Masini e Fedez, la verità su Sanremo: «Con Bella stronza eravamo soli contro tutti»
Marco Masini torna a parlare del suo Sanremo e del duetto con Fedez, tra critiche, censure e rinascita artistica. «Bella stronza? Abbiamo portato a casa un risultato incredibile». Nel podcast del rapper, il cantautore ripercorre la sua carriera tra accuse di sessismo, istigazione alla violenza e il periodo in cui era stato messo da parte dall’industria musicale. «Ma tutto passa, come le polemiche sui social».

La partecipazione di Marco Masini a Sanremo 2025 al fianco di Fedez ha acceso un dibattito acceso ancora prima che i due salissero sul palco dell’Ariston. La scelta della cover da eseguire nella serata dei duetti, Bella stronza, ha scatenato polemiche per il suo testo diretto, accusato negli anni di essere sessista e misogino. A questo si è aggiunto il gossip, con i più maliziosi che hanno collegato la scelta della canzone alla situazione sentimentale del rapper, reduce dalla rottura con Chiara Ferragni.
Ora, a distanza di settimane, Masini ha ripercorso quell’esperienza nel podcast Muschio Selvaggio, condotto da Fedez e Mr Marra, parlando non solo del Festival, ma anche della sua carriera, delle accuse che lo hanno segnato e del suo lungo periodo di allontanamento dall’industria musicale.
«Con Bella stronza eravamo soli contro tutti»
Durante l’intervista, Masini ha difeso il brano portato a Sanremo, sottolineando il successo ottenuto: «Eravamo soli contro tutti e abbiamo portato a casa un bellissimo risultato. Ma poi l’abbiamo portato a casa dopo, perché è l’unica cover che oggi è in classifica». Un’affermazione che sottolinea come, al di là delle critiche, la canzone abbia conquistato il pubblico, raggiungendo i vertici dello streaming e delle radio.
Il cantautore ha poi ripercorso i suoi esordi, ricordando il Festival del 1990, quando vinse tra le Nuove Proposte con Disperato. «È stato pazzesco, perché in un attimo mi sono ritrovato da musicista e autore per altri artisti a essere sul palco di Sanremo davanti a dieci milioni di persone».
Ma quel successo segnò anche l’inizio di un periodo complicato, fatto di censure e accuse pesanti. Disperato, infatti, venne attaccata per i suoi riferimenti considerati espliciti e Masini fu accusato addirittura di istigazione alla droga e alla violenza.
Le censure e il periodo nell’ombra
Se gli anni ‘90 furono segnati da una serie di hit di successo, la situazione cambiò dopo la vittoria sanremese del 2004 con L’uomo volante. Da lì in poi, Masini si trovò sempre più isolato nel panorama musicale, fino a scomparire quasi del tutto dalle scene. «Per un periodo nessuno mi chiamava più, ero stato messo ai margini. Ma nella mia mente c’era la convinzione che comunque queste cose passano, come passa una notizia sui social: oggi ti travolgono, domani c’è già qualcos’altro».
Nel tempo, l’artista ha imparato a vedere le cose con più distacco e a rimettersi in gioco. A Fanpage aveva spiegato: «Bisogna evitare il vittimismo. È sbagliato attribuire tutte le colpe agli altri. Il nemico più grande da fermare sei tu stesso. Devi lavorare su di te, senza farti prendere dal panico».
Oggi Marco Masini è tornato protagonista, con una carriera che continua a rinnovarsi e una nuova generazione di fan che lo riscopre. Sanremo, nonostante le polemiche, è stato un punto di svolta e il duetto con Fedez ha dimostrato che il suo repertorio è ancora attuale. Critiche o meno, la musica ha vinto.
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