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Speciale Festival di Sanremo 2025

The Kolors: «A Sanremo portiamo un nuovo tormentone, con gli stessi suoni di Italodisco»

Dopo il successo di Italodisco, i The Kolors tornano a Sanremo con Un ragazzo una ragazza. «È una nuova sfida, con i suoni che ci rappresentano oggi. Vogliamo goderci il palco al massimo e far ballare tutti».

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    Dopo il successo travolgente di Italodisco, i The Kolors tornano a Sanremo con un brano che ha già tutte le carte in regola per diventare il nuovo tormentone del Festival 2025: Un ragazzo una ragazza. Il pezzo ha gli stessi suoni contagiosi della loro hit precedente, ma con una storia diversa e una produzione ancora più raffinata. Cassa dritta, fiati, bassi funk e violini anni ’70, il ritornello si stampa in testa già al primo ascolto: «Un ragazzo incontra una ragazza / la notte poi non passa / la notte se va». Stash Fiordispino ci racconta tutto, tra aspettative, scaramanzie e progetti futuri.

    Cosa significa per voi tornare al Festival di Sanremo dopo sei anni?
    «È un’emozione diversa rispetto alla nostra prima volta nel 2018 con Frida (mai, mai, mai). Ci siamo accorti solo qualche giorno fa che sono passati già sei anni. Siamo più consapevoli, ma anche più rilassati. Vogliamo goderci il palco dell’Ariston al massimo questa volta».

    Il brano Un ragazzo una ragazza ha qualcosa in comune con Italodisco?
    «Non volevamo ripeterci, ma abbiamo mantenuto quella palette di suoni che ci rappresenta in questo momento: groove, elettronica e cassa dritta. Anche in questo caso abbiamo avuto la benedizione della nostra fan numero uno: mia figlia Grace. La canta già! Quando un pezzo arriva ai bambini, arriva a tutti».

    Come è nato il brano?
    «L’idea ci è venuta più di un anno fa. Stavamo alla Stazione Centrale di Milano e abbiamo intercettato un ragazzo che tentava di approcciare una ragazza. Ci ha colpito l’imbarazzo di quel momento: oggi siamo abituati a rompere il ghiaccio virtualmente, con un like o una visualizzazione di una Story. Quel tentativo offline ci è sembrato molto coraggioso. Così abbiamo iniziato a lavorarci con Davide Petrella. Amadeus ha ascoltato una prima versione del pezzo e ha detto di essere partito proprio dai The Kolors per costruire il cast del Festival».

    Siete pronti a pubblicare la prima versione del pezzo?
    «Magari lo faremo. È cambiata parecchio rispetto alla versione finale. Ora il brano racconta un incontro in cui entrambe le parti devono trovare il coraggio di lasciarsi andare davvero, superando la paura».

    Per la serata delle cover avete già le idee chiare?
    «Sì, faremo un medley di capolavori del passato che restano attualissimi. Non potevamo scegliere un pezzo solo, volevamo qualcosa che ci aiutasse a mostrare un lato diverso della nostra anima, pur restando fedeli a noi stessi. E avremo un grande nome con noi sul palco, lo abbiamo voluto fin dal primo momento».

    Si dice che Italodisco fosse stata proposta a Sanremo l’anno scorso. È vero?
    «No, assolutamente. Ma è stato un brano che ci ha insegnato tanto. È arrivato dopo un periodo di riflessione, come un dessert dopo un mese di dieta e palestra. Ci ha fatto capire che i momenti di down sono fondamentali: senza, non ci saremmo chiusi in studio e non sarebbe mai nata Italodisco».

    Che rapporto avete con Maria De Filippi?
    «È la vera mamma di questo progetto. Quando ci esibivamo alle Scimmie con il chiodo e le creste gellate, abbiamo partecipato a un provino per Amici nel 2015. Ricordiamo ancora le sue parole: “Lasciate che la diversità sia la vostra forza”. Da allora è sempre stata una presenza importante. La sentiamo spesso ed è la prima persona a cui ci rivolgiamo quando abbiamo bisogno di un consiglio».

    E dopo Sanremo?
    «Torneremo dal vivo. Il 3 aprile saremo al Forum di Assago di Milano e il 20 giugno all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Saranno concerti speciali, soprattutto il primo Forum. Stiamo già lavorando per farli diventare una pietra miliare nella nostra storia. Per l’album, invece, non ci sono certezze. Sarà una decisione di team. Di sicuro nel 2024 uscirà tanta nostra musica».

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      Speciale Festival di Sanremo 2025

      Quando Sanremo si trasforma in una sitcom, con Bresh nel ruolo principale!

      Duetto con Cristiano De Andrè da rifare tre volte, backstage infuocato, bodypack volanti e amici in after party a petto nudo: il Festival di Bresh è stato più un reality che una gara canora.

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        Se Sanremo fosse una serie TV, quella di Bresh sarebbe stata la puntata più movimentata. Ospite del podcast Supernova di Alessandro Cattelan, il rapper genovese ha raccontato la sua indimenticabile (per vari motivi) esibizione alla serata cover del Festival 2025. Il duetto con Cristiano De André sulle note di Creuza de mä? Ripetuto ben tre volte. Prima per un microfono spento. Poi per un bodypack caduto. Infine, probabilmente, per un esaurimento collettivo dietro le quinte.

        “Conti voleva andare spedito, ma non poteva”

        Dopo il secondo fallimento tecnico, Bresh racconta: “C’è stato un tafferuglio serio alla genovese, abbastanza sanguigno”. Dietro le quinte, tra un cavo e una bestemmia, pare che i toni si siano alzati. Il commento sul conduttore Carlo Conti è tutto un programma: “Voleva andare spedito, ma non poteva. I suoi capelli sono diventati bianchi in un attimo”. Capelli che, per dovere di cronaca, erano già piuttosto bianchi da anni.

        L’importante è il gruppo, anche se viene in after, senza maglia

        A rendere la settimana sanremese ancora più surreale ci hanno pensato gli amici di Bresh, portati a Sanremo come una vera squadra di calcio. “Quindici persone, solo numeri 10”, ha detto. La sua fidanzata Elisa Maino? Presente. L’appartamento affittato per il clan? Pagato da lui. E la dirigenza Sony a colazione? Costretta ad assistere all’arrivo di amici in modalità “post-rave a torso nudo”. Se questo non è spirito ligure, non sappiamo cosa lo sia.

        Nessun interesse per l’hype, solo vacanza e caos

        Bresh ha tenuto a precisare che i suoi amici “non gliene fregava un ca**o di niente dell’hype”. Nessuna voglia di apparire, solo relax. E magari un po’ di caos organizzato. Per lui, la vera vittoria è stata portarsi dietro un pezzo di casa, tra focaccia e after party, microfoni difettosi e discussioni tra fonici e autori.

        Ariston, ovvero… il bello dell’imprevisto

        Alla fine, la terza esibizione è andata. Bresh e De André hanno salvato la performance e fatto pace con l’audio. Ma a rimanere nella storia non sarà l’intonazione, bensì il dietro le quinte. Dove Conti perdeva la pazienza – forse anche un paio di diottrie – e Bresh faceva del Festival la sua personale vacanza collettiva. A Sanremo si viene per la musica, sì, ma anche per ricordare che l’imprevisto è il vero spettacolo.

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          Speciale Festival di Sanremo 2025

          Sanremo dice addio al Festival? La Rai punta su Torino per la rivoluzione della musica italiana

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            Per decenni, dire “Sanremo” ha significato dire “Festival della Canzone Italiana”. Ma questa associazione potrebbe presto diventare un ricordo. La decisione del Comune di Sanremo di indire una gara per l’organizzazione del Festival ha fatto infuriare la Rai, che ora lavora a un piano alternativo: portare la kermesse in un’altra città, trasformandola in un evento musicale senza più radici liguri.

            Secondo quanto riportato dall’Adnkronos, la Rai starebbe valutando Torino come nuova sede della manifestazione. Il capoluogo piemontese, già apprezzato per l’organizzazione dell’Eurovision Song Contest nel 2022, sarebbe la location perfetta per garantire continuità all’evento. Il cambio di città porterebbe con sé anche un cambio di nome: non più “Festival di Sanremo”, bensì “Festival della Musica Italiana”.

            La decisione è tutt’altro che definitiva, ma la tensione tra la Rai e il Comune di Sanremo è ormai evidente. Il servizio pubblico attende di conoscere i dettagli della delibera con cui la città ligure ha istituito il bando di gara, ma nel frattempo sta lavorando per garantirsi un’alternativa sicura, senza più il rischio di restare senza casa.


            Sanremo vuole più soldi, la Rai si guarda intorno

            Alla base dello scontro c’è una questione economica: il Comune di Sanremo ha alzato la base d’asta per la concessione della manifestazione a 6,5 milioni di euro l’anno, rispetto ai 5 milioni dell’attuale accordo. Oltre a questo, la nuova convenzione impone alla Rai l’obbligo di realizzare altri quattro programmi televisivi in città, ampliando l’impegno economico dell’azienda.

            Queste condizioni non sono piaciute ai vertici di Viale Mazzini, che hanno deciso di studiare un’alternativa. L’ipotesi di spostare l’evento a Torino non è campata in aria: la città piemontese dispone di strutture moderne e di un’esperienza recente nell’ospitare eventi musicali di caratura internazionale.

            Ma la questione è anche politica e legale. Il Comune di Sanremo ha preso questa decisione dopo che il TAR della Liguria ha dichiarato illegittimo l’affidamento diretto del Festival alla Rai, rendendo necessaria una gara pubblica. Il prossimo 22 maggio si discuterà il ricorso al Consiglio di Stato, ma la Rai non può permettersi di aspettare passivamente il verdetto.


            Cosa succederà ora?

            L’idea che il Festival possa abbandonare Sanremo dopo oltre 70 anni lascia increduli molti appassionati di musica e televisione. La Rai, dal canto suo, non può rinunciare a un evento che genera un giro d’affari enorme, con oltre 65 milioni di euro di raccolta pubblicitaria solo nell’ultima edizione.

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              Marco Masini e Fedez, la verità su Sanremo: «Con Bella stronza eravamo soli contro tutti»

              Marco Masini torna a parlare del suo Sanremo e del duetto con Fedez, tra critiche, censure e rinascita artistica. «Bella stronza? Abbiamo portato a casa un risultato incredibile». Nel podcast del rapper, il cantautore ripercorre la sua carriera tra accuse di sessismo, istigazione alla violenza e il periodo in cui era stato messo da parte dall’industria musicale. «Ma tutto passa, come le polemiche sui social».

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                La partecipazione di Marco Masini a Sanremo 2025 al fianco di Fedez ha acceso un dibattito acceso ancora prima che i due salissero sul palco dell’Ariston. La scelta della cover da eseguire nella serata dei duetti, Bella stronza, ha scatenato polemiche per il suo testo diretto, accusato negli anni di essere sessista e misogino. A questo si è aggiunto il gossip, con i più maliziosi che hanno collegato la scelta della canzone alla situazione sentimentale del rapper, reduce dalla rottura con Chiara Ferragni.

                Ora, a distanza di settimane, Masini ha ripercorso quell’esperienza nel podcast Muschio Selvaggio, condotto da Fedez e Mr Marra, parlando non solo del Festival, ma anche della sua carriera, delle accuse che lo hanno segnato e del suo lungo periodo di allontanamento dall’industria musicale.

                «Con Bella stronza eravamo soli contro tutti»

                Durante l’intervista, Masini ha difeso il brano portato a Sanremo, sottolineando il successo ottenuto: «Eravamo soli contro tutti e abbiamo portato a casa un bellissimo risultato. Ma poi l’abbiamo portato a casa dopo, perché è l’unica cover che oggi è in classifica». Un’affermazione che sottolinea come, al di là delle critiche, la canzone abbia conquistato il pubblico, raggiungendo i vertici dello streaming e delle radio.

                Il cantautore ha poi ripercorso i suoi esordi, ricordando il Festival del 1990, quando vinse tra le Nuove Proposte con Disperato. «È stato pazzesco, perché in un attimo mi sono ritrovato da musicista e autore per altri artisti a essere sul palco di Sanremo davanti a dieci milioni di persone».

                Ma quel successo segnò anche l’inizio di un periodo complicato, fatto di censure e accuse pesanti. Disperato, infatti, venne attaccata per i suoi riferimenti considerati espliciti e Masini fu accusato addirittura di istigazione alla droga e alla violenza.

                Le censure e il periodo nell’ombra

                Se gli anni ‘90 furono segnati da una serie di hit di successo, la situazione cambiò dopo la vittoria sanremese del 2004 con L’uomo volante. Da lì in poi, Masini si trovò sempre più isolato nel panorama musicale, fino a scomparire quasi del tutto dalle scene. «Per un periodo nessuno mi chiamava più, ero stato messo ai margini. Ma nella mia mente c’era la convinzione che comunque queste cose passano, come passa una notizia sui social: oggi ti travolgono, domani c’è già qualcos’altro».

                Nel tempo, l’artista ha imparato a vedere le cose con più distacco e a rimettersi in gioco. A Fanpage aveva spiegato: «Bisogna evitare il vittimismo. È sbagliato attribuire tutte le colpe agli altri. Il nemico più grande da fermare sei tu stesso. Devi lavorare su di te, senza farti prendere dal panico».

                Oggi Marco Masini è tornato protagonista, con una carriera che continua a rinnovarsi e una nuova generazione di fan che lo riscopre. Sanremo, nonostante le polemiche, è stato un punto di svolta e il duetto con Fedez ha dimostrato che il suo repertorio è ancora attuale. Critiche o meno, la musica ha vinto.

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