Speciale Festival di Sanremo 2025
Vince il 75° Festival della Canzone Italiana… il genovese Olly
Morto un Papa se ne fa un altro. Per assistere al prossimo Sanremo inizia il countdown da -365, con l’inizio dei lavori a breve. Una macchina che non si ferma mai, come il Duomo di Milano. Giusto il tempo di festeggiare il vincitore e poi via… correndo gambe in spalla, come ha fatto Carlo Conti in questa edizione.

Perchè quando finisce Sanremo ci prende – mannaggia – quella sottile malinconia? E’ il potere della canzonetta… che ci piaccia o meno. Il momento che in tantissimi attendevano è finalmente arrivato: dopo mesi di anticipazioni, l’addio di Amadeus, notizie, fake news, illazioni e scandaletti vari… si è giunti alla finalissima del festival.
La cinquina fischiata
All’una e mezza, la comunicazione dei cinque finalisti nella manche finale scatena i fischi del pubblico, che non gradisce affatto l’esclusione di Giorgia e Achille Lauro. Per mostrare il suo disappunto li reclama a gran voce… e l’Ariston si riempie dei loro nomi, manco fossimo allo stadio.
Il verdetto: in un poker al maschile vola la “Balorda nostalgia” di Olly
5 – Simone Cristicchi con Quando sarai piccola
4 – Fedez con Battito
3 – Brunori Sas con L’albero delle noci
2 – Lucio Corsi con Volevo essere un duro
1 – Olly, che vince il 75° Festival di Sanremo
Cosa resterà di questo Sanremo
Nel bene e nel male si è trattato di un evento che ha tenuto incollati davanti alla televisione milioni e milioni di italiani. Gli stessi che, seduti nelle comode poltrone dell’Ariston o sui divani casalinghi, hanno ballato con Gabry Ponte all’inizio della diretta. Il brano Tutta l’Italia, ne siamo certi, diventerà un vero e proprio inno, da cantare negli stadi, durante i concerti o, più semplicemente, testimonianza di un’edizione memorabile. Il record di ascolti ottenuti allontana ancora di più il ricordo della gestione Amadeus: ora è Carlo Conti l’eroe di Sanremo: un po’ vecchio stile, garbato
Fermi immagine
Nell’album dei ricordi di questa edizione piccoli guizzi, brevissimi e immediatamente smorzati. Bianca Balti, definita «esempio per tante donne», che ci tiene a correggere: «Noi donne siamo sempre di grande esempio per tanti uomini». Il braccio di Katia Follesa che si alza come a fare un certo saluto nostalgico, subito bloccato per poi scoprire che voleva fare solo “No, adoro”. I Duran Duran che cantano, forse un po’ criptici: «We got you boys, we got you LGBTQ, we got you girls». Vale LP e Lil Jolie – sulle orme del duo russo t.A.T.u. – che portano sul palco i cartelli «Se io non voglio, tu non puoi», frase poi ripetuta a pappagallo.
Michielin barricadera, Cucciari sarcastica, Mahmood inefficace
E ancora… Francesca Michielin che, al gesto di Conti di dare i fiori a Rkomi dicendo «Così li puoi dare tu a lei», se li prende da sola: «Semmai sono io che li do a lui». La Cucciari che punzecchia Conti: «Quando una donna dice no, è no. Quando un uomo dice no, ricordatevelo, è perché non ce la fa». Mahmood, impacciato durante la conduzione, ci fa salire una macchina nel tempo che ci porta in un futuro pieno di glitch fluidi e meticci durante la sua esibizione. Molto meglio nei suoi panni: che ognuno faccia il suo mestiere, un motto troppo spesso dimenticato.
Tutto cronometrato al secondo
Piccoli strappi colorati in un velo che risulta altrimenti monocromo e uniforme. Il ritorno di Conti non caratterizza il tanto invocato festival della reazione ma, semmai, quello della stazione, dell’assenza di vento, dell’immobilismo. Inspirato al motto gattopardiano “Tutto cambia perché nulla cambi”, con l’eliminazione dei monologhi e di tutto quei gesti emozionati e spontanei. Abbiamo assistito ad uno spettacolo completamente cronometrato e scalettato. Nelle serate si è corso velocemente, presentando in rapida successione canzone dopo canzone, per “portare a casa” un risultato che l’Auditel non aveva mai registrato così imponente. Il festival del rigore, della correttezza e della precisione chirurgica.
Un serraglio variegato ma ordinato
Il Festival 2025 sembra un Golem impossibile da abbattere: funziona e fa felici i funzionari Rai, determinando una raccolta pubblicitaria imponente. Bandite le battute politiche ma ben vengano le celebrazioni dei morti, i saluti alle forze dell’ordine, la presenza nello show di bambini prodigio che sembrano dei “picoli mostri”, lanciando pure messaggi edificanti sui “guerrieri” malati o disabili. C’è tempo addirittura per il Santo Padre, forse a sua insaputa. E per Benigni, che risulta essere la fotocopia sbiadita di se stesso, infilato nello spettacolo per promuovere il suo nuovo show su Rai 1.
Come vogliono i poteri forti
A Sanremo 2025 dove tutto è liturgia anche il fashion ridefinisce le regole: i grandi marchi ci sono ancora ed offrono personalizzati percorsi nostalgici, elegantemente sontuosi e brillanti. Un festival verrebbe da dire “governativo” dove, quello che non si capisce, può essere definito – come ha fatto ironicamente Geppi Cucciari – una “supercazzola con scappellamento OVVIAMENTE a destra”.
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Speciale Festival di Sanremo 2025
Quando Sanremo si trasforma in una sitcom, con Bresh nel ruolo principale!
Duetto con Cristiano De Andrè da rifare tre volte, backstage infuocato, bodypack volanti e amici in after party a petto nudo: il Festival di Bresh è stato più un reality che una gara canora.

Se Sanremo fosse una serie TV, quella di Bresh sarebbe stata la puntata più movimentata. Ospite del podcast Supernova di Alessandro Cattelan, il rapper genovese ha raccontato la sua indimenticabile (per vari motivi) esibizione alla serata cover del Festival 2025. Il duetto con Cristiano De André sulle note di Creuza de mä? Ripetuto ben tre volte. Prima per un microfono spento. Poi per un bodypack caduto. Infine, probabilmente, per un esaurimento collettivo dietro le quinte.
“Conti voleva andare spedito, ma non poteva”
Dopo il secondo fallimento tecnico, Bresh racconta: “C’è stato un tafferuglio serio alla genovese, abbastanza sanguigno”. Dietro le quinte, tra un cavo e una bestemmia, pare che i toni si siano alzati. Il commento sul conduttore Carlo Conti è tutto un programma: “Voleva andare spedito, ma non poteva. I suoi capelli sono diventati bianchi in un attimo”. Capelli che, per dovere di cronaca, erano già piuttosto bianchi da anni.
L’importante è il gruppo, anche se viene in after, senza maglia
A rendere la settimana sanremese ancora più surreale ci hanno pensato gli amici di Bresh, portati a Sanremo come una vera squadra di calcio. “Quindici persone, solo numeri 10”, ha detto. La sua fidanzata Elisa Maino? Presente. L’appartamento affittato per il clan? Pagato da lui. E la dirigenza Sony a colazione? Costretta ad assistere all’arrivo di amici in modalità “post-rave a torso nudo”. Se questo non è spirito ligure, non sappiamo cosa lo sia.
Nessun interesse per l’hype, solo vacanza e caos
Bresh ha tenuto a precisare che i suoi amici “non gliene fregava un ca**o di niente dell’hype”. Nessuna voglia di apparire, solo relax. E magari un po’ di caos organizzato. Per lui, la vera vittoria è stata portarsi dietro un pezzo di casa, tra focaccia e after party, microfoni difettosi e discussioni tra fonici e autori.
Ariston, ovvero… il bello dell’imprevisto
Alla fine, la terza esibizione è andata. Bresh e De André hanno salvato la performance e fatto pace con l’audio. Ma a rimanere nella storia non sarà l’intonazione, bensì il dietro le quinte. Dove Conti perdeva la pazienza – forse anche un paio di diottrie – e Bresh faceva del Festival la sua personale vacanza collettiva. A Sanremo si viene per la musica, sì, ma anche per ricordare che l’imprevisto è il vero spettacolo.
Speciale Festival di Sanremo 2025
Sanremo dice addio al Festival? La Rai punta su Torino per la rivoluzione della musica italiana

Per decenni, dire “Sanremo” ha significato dire “Festival della Canzone Italiana”. Ma questa associazione potrebbe presto diventare un ricordo. La decisione del Comune di Sanremo di indire una gara per l’organizzazione del Festival ha fatto infuriare la Rai, che ora lavora a un piano alternativo: portare la kermesse in un’altra città, trasformandola in un evento musicale senza più radici liguri.
Secondo quanto riportato dall’Adnkronos, la Rai starebbe valutando Torino come nuova sede della manifestazione. Il capoluogo piemontese, già apprezzato per l’organizzazione dell’Eurovision Song Contest nel 2022, sarebbe la location perfetta per garantire continuità all’evento. Il cambio di città porterebbe con sé anche un cambio di nome: non più “Festival di Sanremo”, bensì “Festival della Musica Italiana”.
La decisione è tutt’altro che definitiva, ma la tensione tra la Rai e il Comune di Sanremo è ormai evidente. Il servizio pubblico attende di conoscere i dettagli della delibera con cui la città ligure ha istituito il bando di gara, ma nel frattempo sta lavorando per garantirsi un’alternativa sicura, senza più il rischio di restare senza casa.
Sanremo vuole più soldi, la Rai si guarda intorno
Alla base dello scontro c’è una questione economica: il Comune di Sanremo ha alzato la base d’asta per la concessione della manifestazione a 6,5 milioni di euro l’anno, rispetto ai 5 milioni dell’attuale accordo. Oltre a questo, la nuova convenzione impone alla Rai l’obbligo di realizzare altri quattro programmi televisivi in città, ampliando l’impegno economico dell’azienda.
Queste condizioni non sono piaciute ai vertici di Viale Mazzini, che hanno deciso di studiare un’alternativa. L’ipotesi di spostare l’evento a Torino non è campata in aria: la città piemontese dispone di strutture moderne e di un’esperienza recente nell’ospitare eventi musicali di caratura internazionale.
Ma la questione è anche politica e legale. Il Comune di Sanremo ha preso questa decisione dopo che il TAR della Liguria ha dichiarato illegittimo l’affidamento diretto del Festival alla Rai, rendendo necessaria una gara pubblica. Il prossimo 22 maggio si discuterà il ricorso al Consiglio di Stato, ma la Rai non può permettersi di aspettare passivamente il verdetto.
Cosa succederà ora?
L’idea che il Festival possa abbandonare Sanremo dopo oltre 70 anni lascia increduli molti appassionati di musica e televisione. La Rai, dal canto suo, non può rinunciare a un evento che genera un giro d’affari enorme, con oltre 65 milioni di euro di raccolta pubblicitaria solo nell’ultima edizione.
Speciale Festival di Sanremo 2025
Marco Masini e Fedez, la verità su Sanremo: «Con Bella stronza eravamo soli contro tutti»
Marco Masini torna a parlare del suo Sanremo e del duetto con Fedez, tra critiche, censure e rinascita artistica. «Bella stronza? Abbiamo portato a casa un risultato incredibile». Nel podcast del rapper, il cantautore ripercorre la sua carriera tra accuse di sessismo, istigazione alla violenza e il periodo in cui era stato messo da parte dall’industria musicale. «Ma tutto passa, come le polemiche sui social».

La partecipazione di Marco Masini a Sanremo 2025 al fianco di Fedez ha acceso un dibattito acceso ancora prima che i due salissero sul palco dell’Ariston. La scelta della cover da eseguire nella serata dei duetti, Bella stronza, ha scatenato polemiche per il suo testo diretto, accusato negli anni di essere sessista e misogino. A questo si è aggiunto il gossip, con i più maliziosi che hanno collegato la scelta della canzone alla situazione sentimentale del rapper, reduce dalla rottura con Chiara Ferragni.
Ora, a distanza di settimane, Masini ha ripercorso quell’esperienza nel podcast Muschio Selvaggio, condotto da Fedez e Mr Marra, parlando non solo del Festival, ma anche della sua carriera, delle accuse che lo hanno segnato e del suo lungo periodo di allontanamento dall’industria musicale.
«Con Bella stronza eravamo soli contro tutti»
Durante l’intervista, Masini ha difeso il brano portato a Sanremo, sottolineando il successo ottenuto: «Eravamo soli contro tutti e abbiamo portato a casa un bellissimo risultato. Ma poi l’abbiamo portato a casa dopo, perché è l’unica cover che oggi è in classifica». Un’affermazione che sottolinea come, al di là delle critiche, la canzone abbia conquistato il pubblico, raggiungendo i vertici dello streaming e delle radio.
Il cantautore ha poi ripercorso i suoi esordi, ricordando il Festival del 1990, quando vinse tra le Nuove Proposte con Disperato. «È stato pazzesco, perché in un attimo mi sono ritrovato da musicista e autore per altri artisti a essere sul palco di Sanremo davanti a dieci milioni di persone».
Ma quel successo segnò anche l’inizio di un periodo complicato, fatto di censure e accuse pesanti. Disperato, infatti, venne attaccata per i suoi riferimenti considerati espliciti e Masini fu accusato addirittura di istigazione alla droga e alla violenza.
Le censure e il periodo nell’ombra
Se gli anni ‘90 furono segnati da una serie di hit di successo, la situazione cambiò dopo la vittoria sanremese del 2004 con L’uomo volante. Da lì in poi, Masini si trovò sempre più isolato nel panorama musicale, fino a scomparire quasi del tutto dalle scene. «Per un periodo nessuno mi chiamava più, ero stato messo ai margini. Ma nella mia mente c’era la convinzione che comunque queste cose passano, come passa una notizia sui social: oggi ti travolgono, domani c’è già qualcos’altro».
Nel tempo, l’artista ha imparato a vedere le cose con più distacco e a rimettersi in gioco. A Fanpage aveva spiegato: «Bisogna evitare il vittimismo. È sbagliato attribuire tutte le colpe agli altri. Il nemico più grande da fermare sei tu stesso. Devi lavorare su di te, senza farti prendere dal panico».
Oggi Marco Masini è tornato protagonista, con una carriera che continua a rinnovarsi e una nuova generazione di fan che lo riscopre. Sanremo, nonostante le polemiche, è stato un punto di svolta e il duetto con Fedez ha dimostrato che il suo repertorio è ancora attuale. Critiche o meno, la musica ha vinto.
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