Televisione
Bonolis torna in prima serata con De Filippi: la strana coppia della tv italiana si ricompone
Dopo anni di carriere parallele, Paolo e Maria si ritrovano in un progetto condiviso: lui verso “Tu sì que vales”, lei regina indiscussa del format. E in arrivo c’è anche il ritorno de “Il senso della vita”

La televisione italiana, quella fatta di volti familiari e conduzioni che si ricordano per anni, si prepara a riaccogliere uno dei suoi nomi più iconici: Paolo Bonolis. Dopo mesi di silenzio e mezze dichiarazioni, il conduttore ha confermato il suo ritorno in grande stile. E lo farà in compagnia di un altro pezzo da novanta del piccolo schermo: Maria De Filippi. I due non si sono mai realmente persi di vista, ma è la prima volta che si preparano a condividere un progetto continuativo e strutturato in prima serata. Secondo quanto trapelato, Bonolis affiancherà Maria nel cast fisso di “Tu sì que vales”, lo show di Canale 5 che mescola varietà, comicità e sfida tra talenti popolari. Un ingresso clamoroso, destinato a cambiare gli equilibri della trasmissione e a regalarle una nuova dimensione narrativa.
Bonolis non è nuovo ai grandi rientri, né ai format popolari: da “Ciao Darwin” ad “Avanti un altro”, ha sempre saputo calibrare il proprio stile tra cinismo brillante, ritmo serrato e capacità di improvvisazione. L’ipotesi di vederlo accanto a De Filippi – che da anni guida programmi con un linguaggio opposto, più asciutto e chirurgico – è un incontro televisivo che promette scintille. «Lavorare con Maria è un piacere – ha dichiarato Bonolis –. C’è un rapporto di stima e di grande affetto, oltre che di ammirazione reciproca». Parole che confermano la complicità già mostrata tempo fa, quando Maria fu ospite speciale ad “Avanti un altro”: una partecipazione rara, che i telespettatori più attenti avevano già letto come un indizio.
Quella tra i due non è solo una sinergia professionale. Negli ambienti Mediaset si parla da tempo di una stima coltivata fuori dai riflettori, lontana dalle rivalità che spesso dividono le grandi firme del piccolo schermo. Durante la loro apparizione insieme, Bonolis le dedicò persino una canzone: gesto simbolico, ma eloquente. Ora, quella sintonia si traduce in un’alleanza più strutturata, destinata a riportare entrambi al centro della scena nel momento in cui la televisione generalista cerca nuovi equilibri e vecchie certezze.
E non è finita. Perché accanto al ritorno nello show del sabato sera, Bonolis ha confermato anche la ripartenza de “Il senso della vita”, il programma più personale e riflessivo della sua carriera, che tornerà con una veste aggiornata. «Ci sarà una contemporaneizzazione del racconto – ha spiegato –. Il format resta, ma con uno sguardo nuovo». Un modo per portare di nuovo il pubblico in territori meno ovvi, con interviste a tu per tu, momenti simbolici e spunti esistenziali che negli anni Duemila conquistarono un pubblico trasversale. All’epoca fu un esperimento ardito, oggi potrebbe diventare un’alternativa necessaria alla saturazione di contenuti troppo simili.
La sfida è duplice: Bonolis dovrà tenere insieme due anime, quella leggera e brillante dello show del sabato sera, e quella più intima e profonda del talk notturno. Non è la prima volta che ci prova, ma stavolta lo farà in una televisione cambiata, più frammentata e affamata di volti credibili. E se c’è qualcosa che Bonolis non ha mai perso, è proprio la credibilità del mestiere: sa condurre, sa tenere il tempo, sa prendersi gioco dei format mentre li cavalca.
Per Mediaset è una scommessa che guarda alla memoria, ma con un occhio al presente. Mentre nuove piattaforme e algoritmi ridisegnano le abitudini, il ritorno di Bonolis e la collaborazione con De Filippi sembrano una risposta classica a un pubblico che chiede rassicurazione. A patto che il tutto non si trasformi in un’operazione nostalgia. Perché se il senso della vita cambia con i tempi, anche la televisione, forse, può ancora sorprendere. Anche con i suoi volti più noti.
INSTAGRAM.COM/LACITYMAG
Televisione
Quando il testosterone va in tilt: arriva la sitcom che prende a calci la mascolinità tossica
E’ sbarcata su Netflix Maschi Veri, serie tutta italiana con Pietro Sermonti, Francesco Montanari, Maurizio Lastrico e Matteo Martari. Quattro amici alle prese con crisi esistenziali, battute sessiste fuori tempo massimo e ormoni ormai più lenti di un modem vecchio stile. Un ritratto ironico e tagliente di quella virilità che oggi fa più ridere che paura.

La trama è semplice ma spietata: quattro uomini tra i 40 e i 50 anni – Mattia, Massimo, Riccardo e Luigi – si trovano a fare i conti con i cliché del “maschio alfa” in un mondo che, fortunatamente, sta andando da tutt’altra parte. E no, non ci sono manuali di sopravvivenza per chi viene licenziato per una battuta sessista, né per chi tenta di aprire la coppia e finisce per spalancare un vaso di Pandora.
Quando la virilità si trasforma in un boomerang
Il protagonista Riccardo – interpretato da Francesco Montanari – è la caricatura perfetta dell’uomo che ancora dice “era solo una battuta” convinto che il problema sia la suscettibilità altrui. Ma purtroppo non lo è. La serie, adattamento della spagnola Machos Alfa, racconta con leggerezza e intelligenza i momenti in cui la virilità tossica inciampa su se stessa e si guarda allo specchio con uno sguardo (finalmente) critico.
Quattro uomini e un’emotività
Pietro Sermonti, Maurizio Lastrico, Matteo Martari e Francesco Montanari danno vita a personaggi diversi ma accomunati da una fragilità comune: quella di chi è cresciuto con l’idea che piangere fosse da femmine, per poi scoprire – tardi – che la vulnerabilità è più virile di un selfie in palestra. E quando la mascolinità tossica cade, fa rumore. E spesso, fa ridere.
Il maschilismo che (forse) risiede in ognuno di noi
«Non credevo di avere dentro quel germe del maschilismo» dice uno degli attori. Ed è proprio questo il punto: la serie non punta il dito, ma invita a riflettere. Perché il patriarcato non è solo nei talk show gridati o nei social col testo in maiuscolo: è nel linguaggio, nelle battute, nei silenzi. Ed è lì che bisogna iniziare a smantellarlo.
Maschi sì… ma diversamente veri
Il bello di Maschi Veri è che non pretende di essere una lezione di sociologia travestita da sitcom, ma ci riesce lo stesso. Con ironia, ritmo e un cast in stato di grazia, la serie ci ricorda che essere uomini oggi non è più questione di forza, ma di consapevolezza.
Televisione
Germania amara per Pier Silvio. ProsiebenSat1 dice no all’OPA di Mediaset: «Offerta inadeguata»
I vertici del colosso bavarese raccomandano agli azionisti di non aderire all’offerta da 5,74 euro per azione. Troppo bassa, dicono. A complicare il quadro anche la controfferta del gruppo ceco Ppf, più generosa e tutta in contanti

Un no secco, ben argomentato e politicamente rilevante. Dalla Baviera arriva la bocciatura ufficiale del consiglio di amministrazione e del consiglio di sorveglianza di ProsiebenSat.1 all’offerta pubblica d’acquisto lanciata da Mfe-MediaForEurope, la holding televisiva guidata da Pier Silvio Berlusconi.
L’OPA del Biscione, del valore di 5,74 euro per azione (di cui 4,48 in contanti e 0,4 azioni Mfe di categoria A), è stata giudicata «inadeguata dal punto di vista finanziario» dai vertici della società tedesca, che hanno invitato gli azionisti a non aderire all’offerta.
Una presa di posizione forte, anche nella forma, che arriva attraverso una nota ufficiale in cui il gruppo tedesco sottolinea come la proposta «non rifletta il valore atteso della società né il suo potenziale di sviluppo futuro». Il parere è stato rafforzato da due colossi della finanza: Morgan Stanley e Goldman Sachs, che hanno espresso una valutazione negativa sull’operazione.
Per Mediaset, tuttavia, la risposta non rappresenta uno shock. A Cologno Monzese, spiegano fonti vicine al dossier, l’ostilità era stata messa in conto. L’OPA, infatti, è stata lanciata al prezzo minimo consentito per legge proprio perché non aveva l’obiettivo di raggiungere la totalità del capitale.
L’obiettivo strategico era e resta quello di superare la soglia del 30% della proprietà, già sfiorata con il 29,9% in mano a Mfe. Una soglia che consentirebbe al gruppo italiano maggior peso nelle decisioni e una posizione più forte nel capitale senza bisogno di acquisizioni totali.
Ma non è solo Mediaset a guardare a Monaco di Baviera con interesse. C’è anche il gruppo ceco Ppf, secondo azionista di ProsiebenSat.1, che ha presentato una controfferta molto più allettante: 7 euro per azione, interamente in contanti. Una proposta che rappresenta un premio del 18% rispetto al valore di mercato al momento del lancio e che ha messo in ulteriore difficoltà l’offerta italiana.
In questo gioco a due, ProsiebenSat.1 ha scelto di consigliare prudenza agli azionisti, spingendoli implicitamente verso la proposta più vantaggiosa. Anche perché, come sottolinea il comunicato ufficiale della società tedesca, l’OPA di Mfe non prevede alcun controllo totale, ma si limiterebbe a un rafforzamento di una posizione già rilevante. Il gruppo tedesco, inoltre, teme che un’ulteriore penetrazione italiana possa limitare l’autonomia gestionale e incidere sulla strategia a lungo termine del gruppo.
Lo scontro tra le due offerte, italiana e ceca, mette in luce anche il crescente interesse internazionale per il mercato televisivo tedesco, considerato un nodo strategico nel futuro assetto europeo dei media. ProsiebenSat.1, con la sua forte presenza nel mercato germanofono e il controllo di diversi canali free-to-air, rappresenta una pedina fondamentale nella partita della TV europea.
Intanto, da Cologno, nessun passo indietro. «Non si tratta di una scalata ostile», hanno più volte ribadito da Mfe. Piuttosto, un progetto di consolidamento continentale, già avviato con l’integrazione delle attività italiane e spagnole in una nuova holding europea, con sede fiscale e strategica nei Paesi Bassi. Un’operazione che guarda al futuro della televisione generalista, sempre più minacciata dalle piattaforme on demand e dai colossi digitali internazionali.
La decisione di ProsiebenSat.1 rappresenta quindi un ostacolo, ma non necessariamente uno stop. Mfe può ancora incrementare la propria partecipazione sul mercato, o decidere in una fase successiva di rilanciare con un’offerta più competitiva.
Nel frattempo, gli equilibri restano instabili, con un’OPA fredda e una controfferta calda, in un contesto in cui i grandi gruppi europei cercano alleanze per sopravvivere all’assalto delle big tech.
A fare la differenza, alla fine, sarà come sempre il verdetto degli azionisti. Ma intanto, a Cologno, si mastica amaro. Anzi, krauti amari.
Televisione
Fiorello vuole fare “Domenica In”. Ma con Mara Venier
Lo showman sogna un’edizione speciale per i 50 anni dello storico contenitore Rai: “Il grande varietà del sabato sera la domenica pomeriggio. Con scenografie pazzesche, balletti, super ospitoni”. E Mara Venier risponde con entusiasmo: “Io ci sto”

Fiorello non si ferma mai. Neanche quando sembra essersi concesso una pausa dalla tv per rifugiarsi nella leggerezza della radio. In realtà, tra una risata e un jingle, lo showman medita già la prossima mossa. E come sempre lo fa a modo suo: con una battuta diventata subito titolo. Durante una diretta Instagram notturna con l’amico e collega Fabrizio Biggio, Rosario Fiorello ha sganciato l’ennesima idea che potrebbe rivoluzionare il palinsesto Rai: “Mi piacerebbe fare Domenica In, ma dopo Mara. La domenica si possono fare belle cose, hai tutta la settimana per prepararle e poi vai in scena col grande spettacolo”.
Parole che non sono passate inosservate. Anzi, hanno trovato subito una sponda entusiasta nella diretta interessata. Ospite di Tv Talk, Mara Venier ha rilanciato l’invito in perfetto stile zia Mara: “Fiorello, perché dopo di me? Facciamola insieme”. Il risultato è che l’ipotesi più bizzarra della settimana è diventata all’improvviso un’idea allettante: una Domenica In condotta a quattro mani, per celebrare il cinquantesimo compleanno del programma con un’edizione fuori dal comune.
Fiorello, del resto, ha già le idee chiare su come trasformare il contenitore domenicale: niente interviste strappalacrime o confessioni intime – quelle sono il regno incontrastato della Venier – ma un vero varietà all’italiana, tra coreografie spettacolari, duetti musicali e super ospiti. “Io non sono capace a fare interviste. Io devo fare spettacolo – ha detto Fiore – Farei il grande varietà del sabato sera, ma la domenica pomeriggio. Con scenografie pazzesche, balletti pazzeschi, canzoni, super ospitoni. Ci dobbiamo sbrigare, siamo vecchi, non possiamo aspettare ancora molto”.
L’uscita ha infiammato i social, ma anche acceso i riflettori sul futuro del pomeriggio di Rai1. Proprio mentre si discute di una possibile rivoluzione del day-time per la prossima stagione, l’idea di un Domenica In targato Fiorello–Venier potrebbe diventare più di una boutade. In fondo, chi meglio di loro per raccontare 50 anni di televisione italiana?
Nel frattempo, Fiorello si gode il successo radiofonico de La Pennicanza su Radio2, ma con la mente già proiettata al piccolo schermo: “Chi ha successo se lo tiene stretto, noi invece cambiamo. Di Viva Rai2 avremmo potuto fare altre otto edizioni. Ma abbiamo preferito fermarci per trovare un’idea nuova”. E a quanto pare, l’ha trovata.
-
Gossip1 anno fa
Elisabetta Canalis, che Sex bomb! è suo il primo topless del 2024 (GALLERY SENZA CENSURA!)
-
Cronaca Nera10 mesi fa
Bossetti è innocente? Ecco tutti i lati deboli dell’accusa
-
Sex and La City1 anno fa
Dick Rating: che voto mi dai se te lo posto?
-
Speciale Olimpiadi 202410 mesi fa
Fact checking su Imane Khelif, la pugile al centro delle polemiche. Davvero è trans?
-
Speciale Grande Fratello8 mesi fa
Helena Prestes, chi è la concorrente vip del Grande Fratello? Età, carriera, vita privata e curiosità
-
Speciale Grande Fratello8 mesi fa
Shaila del Grande Fratello: balzi da “Gatta” nei programmi Mediaset
-
Gossip12 mesi fa
È crisi tra Stefano Rosso e Francesca Chillemi? Colpa di Can?
-
Gossip10 mesi fa
La De Filippi beccata con lui: la strana coppia a cavallo si rilassa in vacanza