Televisione
Don Matteo bye bye: Raoul Bova rischia il posto dopo lo scandalo “occhi spaccanti”
L’indiscrezione arriva da «DiPiùTv» e «Nuovo Tv»: il futuro di Raoul Bova in “Don Matteo” sarebbe appeso a un filo. Tra audio piccanti e pettegolezzi sulle corna, qualcuno a Viale Mazzini spinge per il ritorno di Terence Hill.

L’aura di santità televisiva che Raoul Bova si era cucita addosso interpretando don Massimo nella serie di punta Rai “Don Matteo” rischia di andare in frantumi. Da settimane il suo nome è sulla bocca di tutti, non per la fiction ma per il gossip: un audio piccante in cui parlerebbe dei famosi “occhi spaccanti” inviato all’amante, la modella Martina Ceretti, ha messo sottosopra l’immagine del prete gentile e affidabile che aveva raccolto l’eredità di Terence Hill.
Secondo le indiscrezioni lanciate da «DiPiùTv» e «Nuovo Tv», a Viale Mazzini ci si starebbe interrogando seriamente sulla permanenza di Bova nel cast della serie. Non solo per le voci di corna, che in teoria riguarderebbero la vita privata dell’attore, ma perché la Rai teme l’effetto boomerang di un sacerdote televisivo finito al centro di un intrigo sentimentale tanto chiacchierato. Il pubblico di “Don Matteo”, abituato a sorridere con le avventure rassicuranti del parroco detective, potrebbe non gradire il cortocircuito tra fiction e realtà.
A complicare le cose c’è un dettaglio che fa tremare Bova: qualcuno dentro la Rai, secondo le riviste, starebbe spingendo per un clamoroso ritorno di Terence Hill. Dopo l’addio di tre anni fa, l’attore era stato salutato come una leggenda vivente, pronto a ritirarsi tra cavalli e paesaggi del Sud Tirolo. Ma la tentazione di riportarlo sul set per salvare la credibilità del prete più famoso della tv non è mai stata così forte.
Bova, che era entrato in punta di piedi nella fiction di Lux Vide, aveva conquistato gradualmente il pubblico interpretando un don Massimo sorridente e rassicurante. Ma il rischio è che la sua versione da “Don Giovanni” off screen possa pesare sulle prossime scelte della rete. Perché, come si sa, la Rai non ama trovarsi al centro di scandali che rischiano di sporcare il suo brand familiare e rassicurante.
La decisione definitiva dovrebbe arrivare entro l’autunno, in tempo per le riprese della nuova stagione. Nel frattempo, il toto-prete impazza tra i fan: c’è chi invoca il ritorno del vecchio e intramontabile don Matteo, chi sogna un passaggio di testimone a sorpresa e chi, tra un meme e un pettegolezzo social, ride del destino di un prete tv inciampato negli affari di cuore. Se a vincere sarà la nostalgia o la voglia di voltare pagina, lo scopriremo presto.
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Televisione
Enrico Papi: «In tv ho sbagliato a fermarmi, per durare bisogna starci sempre»
Dagli esordi da comico nelle piazze fino alla consacrazione televisiva, Enrico Papi rivive il successo di Sarabanda e ammette il rimpianto più grande: essersi auto-eclissato dopo la popolarità.

Enrico Papi ride di sé e della sua carriera con la stessa leggerezza con cui ha condotto Sarabanda, il quiz musicale che lo ha reso un volto amatissimo della tv italiana. «A Sarabanda perderei al primo round», scherza, «riconosco le canzoni ma scordo i titoli». Eppure è proprio quel format, tornato su Canale 5 dopo anni di assenza, a riportarlo al centro della scena. «Sono contentissimo che dopo trent’anni a Mediaset abbiano pensato a me», dice, orgoglioso di essere parte del progetto di evoluzione voluto da Pier Silvio Berlusconi, che punta a rafforzare il preserale come alternativa a “Striscia la notizia”.
Il percorso di Papi non è mai stato lineare. «Ho iniziato facendo il comico alle serate, nelle piazze», racconta. «Un giorno orecchiai per caso il mio manager che diceva: “Questo Papi non fa ridere per niente, ma quando c’è lui non piove mai, porta bene”. Ci rimasi malissimo». L’ironia è diventata la sua corazza e il suo marchio di fabbrica, dai primi passi come cabarettista mancato all’intuizione del gossip in tv con Papi Quotidiani, quando i social non esistevano e nessuno capiva la sua idea di portare i pettegolezzi sul piccolo schermo.
Il successo vero, però, arrivò con Sarabanda. «Fu una follia accettare», ricorda. «Ero il re dei telepaparazzi e all’improvviso mi ritrovai a condurre un quiz. All’inizio non decollava, facevamo ascolti da prefisso telefonico. Mi diedero ancora una settimana di tempo. Apportammo dei piccoli cambi e improvvisamente il programma decollò. Me la sono sudata, quindi non mi sono mai montato la testa».
Oggi Papi guarda al passato con sincerità e un pizzico di rimpianto. «Il mio errore più grande è stato fermarmi dopo il successo di Sarabanda. Mi sono auto-eclissato e non lo rifarei mai: in tv bisogna starci sempre, è quello il segreto per durare». Una lezione imparata sul campo, tra picchi di popolarità e momenti di silenzio.
Il conduttore non risparmia una stoccata ai format concorrenti: «L’idea della lotteria e dell’azzardo non mi è mai piaciuta», dice alludendo ai pacchi di Affari Tuoi. Per lui la tv deve essere gioco, ritmo, intrattenimento familiare. «Sarabanda è costruita su di me, è il vestito perfetto: un’etichetta che non invecchia mai».
Dal ragazzino che passava i pomeriggi alle registrazioni di Zig Zag al conduttore che oggi si gode un nuovo giro di giostra televisiva, Enrico Papi resta fedele al suo pubblico. «Mi sento uno di loro», ripete, «uno spettatore che è diventato conduttore».
Televisione
Cerno, il prezzemolone di Tele-Meloni: da Porta a Porta a “Domenica In” con Miccio e zia Mara
Dopo il forfait di Gabriele Corsi, a Viale Mazzini si riparte da un cast surreale: il direttore de Il Tempo e il re dei matrimoni da favola insieme nel contenitore domenicale. La Rai punta su una domenica a blocchi, tra prediche meloniane e prove di portamento.

La nuova stagione di “Domenica In” promette di essere una miscela esplosiva di politica, tulle e sorrisi forzati. Dopo il forfait in corsa di Gabriele Corsi, che ha salutato il progetto senza rimpianti, a Viale Mazzini si è aperto il toto-conduttori. L’ipotesi più ovvia sarebbe lasciare Mara Venier da sola al timone, come nelle ultime edizioni. Ma il vento di Tele-Meloni soffia forte, e il palinsesto domenicale si prepara a una metamorfosi che sa di esperimento disperato.
Secondo le prime indiscrezioni riportate dall’Adnkronos, la Rai starebbe puntando su una coppia inedita e, diciamolo, un po’ surreale: Tommaso Cerno ed Enzo Miccio. Sì, proprio loro. Da un lato il direttore del quotidiano Il Tempo, giornalista dal pedigree politico spiccatamente meloniano, habitué di talk e salotti dove la linea governativa trova sempre la sua eco. Dall’altro, il guru dei matrimoni fiabeschi, dei papillon scintillanti e degli inchini perfetti, pronto a portare un tocco di glamour tra un servizio su Gaza e un ricordo di Raffaella Carrà.
L’idea, trapelata dai corridoi di Viale Mazzini, sarebbe di spacchettare “Domenica In” in blocchi tematici: Cerno gestirebbe la parte di attualità, cronaca e politica – il cosiddetto “bacino protetto” di Tele-Meloni – mentre Miccio si occuperebbe della parentesi più leggera, tra tutorial di bon ton e gossip da passerella. A Mara Venier il compito di fare da collante, con quel sorriso un po’ stanco da signora della domenica che ne ha viste ormai di tutti i colori.
Un cast così sembra la risposta definitiva al rebus di questa 50ª edizione: da un lato la Rai soddisfa il governo con un volto affidabile per l’informazione “da salotto”, dall’altro non rinuncia al varietà zuccheroso che fa audience tra cuscini e telecomandi. Intanto il pubblico si divide tra chi sogna il trash epocale e chi teme di ritrovarsi davanti a un contenitore schizofrenico, capace di passare da un’intervista a un ministro a una sfilata di abiti da sposa senza battere ciglio.
L’ufficialità sui contratti arriverà solo a fine agosto, ma a questo punto la domenica di Rai1 somiglia sempre più a un laboratorio di esperimenti audaci, dove la politica si mescola con il pizzo chantilly. Cerno e Miccio, fianco a fianco, pronti a entrare nella storia della tv italiana come la coppia più improbabile dell’autunno.
Televisione
Sigfrido Ranucci nel mirino: “Io indagato? Ho solo fatto il mio lavoro”
La procura di Roma indaga per interferenze illecite nella vita privata. Ranucci si dice sereno e rivendica il diritto di cronaca: “Abbiamo dato una notizia inedita, già archiviata dall’Ordine dei giornalisti”.

Sigfrido Ranucci finisce nel vortice delle polemiche politiche e mediatiche. Il conduttore di Report è accusato da esponenti di Forza Italia di aver diffuso in trasmissione un estratto audio della telefonata tra Gennaro Sangiuliano, all’epoca ministro della Cultura, e la moglie Maria Rosaria Boccia. Un frammento di trenta secondi – su un audio molto più lungo – che avrebbe svelato la pressione esercitata sul ministro per bloccare il contratto Rai della donna.
I senatori Roberto Rosso e Maurizio Gasparri hanno annunciato l’apertura di un’indagine della procura di Roma per il reato di interferenze illecite e chiedono alla Rai di intervenire. “Il servizio pubblico non può trasformarsi in un gossip sguaiato. Nessuno gode di impunità e anche Ranucci deve rispettare le leggi”, ha dichiarato Gasparri.
Il giornalista, però, non arretra: “Io so solo che è stata presentata una denuncia. Non ho ricevuto alcun avviso, sono sereno. Abbiamo semplicemente dato una notizia inedita. L’audio non è stato registrato da noi e abbiamo trasmesso solo l’essenziale. L’Ordine dei giornalisti aveva già archiviato il caso”.
Ranucci ne fa anche una questione di libertà di stampa: “Il diritto del cittadino a essere informato ha un valore superiore alla riservatezza, quando si rispettano i limiti dell’essenzialità. Siamo a un punto di non ritorno per il servizio pubblico”.
Mentre la politica affila le armi e la Rai è sotto pressione, il conduttore di Report si affida alla magistratura e alla trasparenza del suo lavoro: “Ho fatto solo il mio mestiere di giornalista”.
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