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Televisione

Il dissing eterno sbarca a Belve: Guè vs Fedez

Guè, ospite a Belve, spara a zero su Fedez tra accuse di gossip costruiti, cadute sospette e figlie in braccio per far notizia. Nel mezzo, una confessione cruda sulle droghe, 5.000 euro spesi su piattaforme per adulti e persino un incendio in hotel. Tutto in un’intervista che ha fatto esplodere il web.

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    Cosimo Fini, in arte Guè, ha scelto il salotto graffiante di Francesca Fagnani per riaprire uno scontro mai davvero chiuso: quello con Fedez. Durante l’intervista a Belve, il rapper non ha fatto sconti al collega, con cui – parole sue – “non si è mai preso”. Il motivo? Visioni opposte su tutto, dalla musica al modo di stare sotto i riflettori.

    Fedez? “Fa gossip con intelligenza, ma non è il mio stile”

    Guè non usa mezzi termini: “Fedez fa gossip con intelligenza. Fa pubblicità e sa come rimanere sulla cresta dell’onda, ma è il contrario del mio modo di vivere”. Secondo il rapper, il collega sfrutta a pieno la cronaca rosa e la sua vita privata per mantenere alta l’attenzione mediatica. “Io non faccio soldi per una relazione o perché metto mia figlia in braccio. Io mi faccio un c**o così”, ha detto tra gli applausi (e le polemiche) del pubblico.

    Ha lanciato Fedez. E non si pente. Ma…

    A sorpresa, Guè ha anche ammesso di essere stato tra i primi a dare spazio a Fedez, quando quest’ultimo era agli inizi: “È stata una delle tante cose importanti per il nostro genere”. Ma nonostante il passato professionale condiviso, il distacco resta netto. “Se vedo una persona sempre nei gossip, che cade in bici apposta per far parlare di sé, non mi piace. Io non vendo esclusive. È un altro mestiere”.

    “Le droghe mi hanno rovinato”: la confessione più forte

    L’intervista ha toccato anche aspetti più personali e delicati. Guè ha raccontato il suo passato segnato dalle dipendenze: “Le droghe mi hanno rovinato, non le consiglio a nessuno”. Ha ammesso di aver provato quasi tutto, e di essere stato attratto da un lato oscuro che, oggi, non rimpiange: “Ho un animo gentile, attratto dall’oscurità. Ma la droga ti distrugge, e lo dico per esperienza”.

    I 5.000 euro su OnlyFans e l’incendio in hotel: Guè senza freni

    Francesca Fagnani ha ricordato un episodio diventato virale: Guè pizzicato in un video compromettente. “Ero un precursore”, ha ironizzato il rapper. Più seriamente, ha confessato di aver speso 5.000 euro in pochi giorni su una nota piattaforma per adulti: “È come il gioco d’azzardo”. E per non farsi mancare nulla, ha raccontato anche di aver provocato un incendio in hotel fumando: “Un disastro, con tanto di fuga”.

    Un mix esplosivo tra verità, ironia e fuoco amico

    L’intervista a Belve è stata uno show nello show: Guè si è raccontato senza maschere, tra frecciatine velenose a Fedez, confessioni pesanti e aneddoti al limite dell’assurdo. Un mix che ha riacceso il dibattito tra chi ama la sincerità senza filtri e chi vede solo l’ennesimo attacco gratuito. Di certo, il “Guè contro tutti” funziona sempre. Soprattutto quando c’è Fedez di mezzo.

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      Televisione

      “Franchitto”, il film sul poliziotto che sfidò la mafia messinese, arriva in tv

      Ispirato a una storia vera, il film diretto da Franco Arcoraci racconta la lotta di un uomo contro la criminalità organizzata. Nel cast anche Sperandeo, Riotta, Rettondini e Guia Jelo

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        S’intitola Franchitto ed è pronto a sbarcare su Amazon Prime Video Italia e su altre piattaforme internazionali, tradotto in inglese e spagnolo. Il film racconta la storia di un poliziotto che ha dedicato la vita alla lotta contro la mafia barcellonese, ispirandosi alla vicenda reale del regista stesso, Franco Arcoraci, ex agente di polizia attivo per venticinque anni in Sicilia.

        Girato interamente in location tra Milazzo, Spadafora, Oliveri e Barcellona Pozzo di Gotto, Franchitto è un’opera dal forte impatto narrativo ed emotivo. Prodotto da Venarc Comunicazione, è stato realizzato senza fondi pubblici, grazie al contributo di associazioni e finanziamenti privati. L’obiettivo è chiaro: raccontare la lotta quotidiana alla criminalità organizzata attraverso la storia di chi ha scelto di esporsi in prima persona, con coraggio e determinazione.

        Il protagonista, interpretato da Rosario Petix, è ispirato a Franco Arcoraci, che negli anni Novanta entrò a far parte della squadra investigativa del commissariato di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina. In un contesto segnato da intimidazioni, violenza e criminalità radicata, Arcoraci – soprannominato “Franchitto” – ha condotto numerose operazioni contro la mafia, partecipando all’arresto di latitanti e guadagnandosi sul campo il rispetto delle istituzioni e dei colleghi.

        Il film non si limita a ritrarre l’azione investigativa, ma esplora le conseguenze personali e familiari di una vita spesa nella lotta per la legalità. Franchitto è anche il racconto di un uomo solo, spesso costretto a fronteggiare minacce e pericoli con le proprie forze, in un clima in cui la presenza dello Stato sembrava intermittente e la solidarietà popolare fragile. Il protagonista si ritrova più volte a dover firmare documenti in cui si assumeva la piena responsabilità dei rischi legati al proprio incarico, pur di non essere trasferito in sedi meno esposte.

        «La mafia si può combattere con la cultura della legalità», ha dichiarato Arcoraci, che con questo film intende trasmettere ai più giovani un messaggio chiaro: affrontare la criminalità organizzata è possibile, anche a costo di sacrifici personali, purché si scelga con fermezza la via della giustizia, della meritocrazia e del coraggio civile.

        Il cast riunisce nomi noti del cinema italiano: oltre a Petix, compaiono Vincent Riotta, Tony Sperandeo, Francesca Rettondini, Turi Giuffrida, Nando Morra, Giusy Venuti, Angelo Maria Sferrazza, Marilena Più, Tony Gangitano, Mario Pupella, Barbara Bacci, Daniela Lucchesi (al suo debutto cinematografico) e la partecipazione speciale di Guia Jelo.

        La regia punta su un linguaggio diretto, realistico e coinvolgente. Lontano dai toni enfatici, il film restituisce l’umanità fragile di chi sceglie la strada dell’integrità. A emergere non è solo la tensione delle indagini, ma anche la solitudine, la paura, il senso del dovere e l’inquietudine di chi vive costantemente in bilico tra missione e rinuncia. Il tutto accompagnato da una fotografia curata da Alfio D’Agata e distribuito da Cinemaset e Sileo.

        Franchitto si inserisce nel filone del cinema civile italiano, con un occhio attento al genere crime e alle storie vere che lasciano il segno. Non è solo un film d’azione, ma una riflessione sull’importanza di non voltarsi dall’altra parte, anche quando il prezzo da pagare è alto. Un tributo a chi ha scelto di combattere l’illegalità con gli strumenti della giustizia, senza mai nascondersi.

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          Televisione

          Selvaggia Lucarelli affonda la D’Urso: “Cinica, performativa, incapace di dire ciò che pensa davvero”

          “L’ho vista ballare in tv, disse: ‘Io sono la più forte di tutte’. Una rara verità detta in pubblico”, scrive Selvaggia Lucarelli. Poi l’affondo: “Una delle persone meno capaci di rilasciare interviste autentiche. Creava dinamiche mortificanti e si dissociava in diretta. Fingeva di parlare al popolo, ma accumulava potere”.

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            Non è la prima volta che Selvaggia Lucarelli affonda il colpo, ma questa volta lo fa con la lama più affilata. A riaccendere la miccia è stato un ricordo personale condiviso sui social, in cui la giornalista racconta l’ultima apparizione tv di Barbara D’Urso con lei in studio: “Aveva ballato (benino) con un ballerino portato da casa”, scrive, “commentai che la trovavo in forma e che in fondo questo le interessava, essere la più forte di tutte. Lei mi diede una risposta fulminante: ‘Io sono la più forte di tutte’. Fu una delle poche verità assolute che le scapparono in pubblico, credo”.

            Lucarelli ne approfitta per fare un ritratto senza sconti di una delle figure più divisive della televisione italiana. “Una persona meno capace di rilasciare interviste in cui davvero dica ciò che le passi per la testa, non l’ho vista mai”, scrive, accusando la D’Urso di costruire costantemente un personaggio a uso e consumo del pubblico, senza mai lasciar intravedere la vera sé.

            Poi l’attacco più diretto: “La sua tv era quella in cui lei creava dinamiche spesso mortificanti per ospiti o spettatori e poi ‘io mi dissocio’. Che è un po’ come spingere qualcuno giù dalle scale e poi dire ‘Ma io gli avevo chiamato l’ascensore’”. Per Lucarelli, D’Urso è sempre stata cinica e abilmente manipolatrice: una regina dell’empatia “performativa”, capace di mostrare compassione solo per ottenere ascolti.

            E se il suo celebre saluto alle “donne che stirano” sembrava un gesto popolare e accogliente, per Lucarelli era solo l’ennesima costruzione. “Fingeva di essere una del popolo mentre accumulava potere”. Una carriera costruita tra lacrime in diretta e drammi in prima serata. Ma ora che la televisione è cambiata, scrive Lucarelli, “Barbara è rimasta sempre più sola”. E la maschera, forse, non basta più.

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              Televisione

              Che succede in Rai? Nessuno vuole più stare con Mara: dopo Nek, anche Gabriele Corsi saluta e se ne va

              Il progetto a due voluto da Angelo Mellone per “Domenica In” naufraga prima ancora di partire. Prima l’addio di Nek, ora la rinuncia di Corsi. E Mara? Sempre più regina solitaria, nel bene e nel male.

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                Sarà stato il caldo, sarà stato il karma. Fatto sta che Domenica In, lo storico contenitore festivo di Rai1, è tornato nel caos. Il cast della prossima edizione si sta smontando come un mobile dell’Ikea senza istruzioni, e l’unica vite rimasta ben avvitata è quella della regina madre: Mara Venier. Tutto il resto è un fuggi-fuggi.

                L’ultimo colpo di scena arriva con il forfait di Gabriele Corsi. Doveva essere lui, scelto direttamente dal direttore dell’Intrattenimento Day Time Rai, Angelo Mellone, a portare freschezza e varietà nella trasmissione della domenica pomeriggio. L’annuncio in pompa magna era arrivato a metà giugno: “La coppia della prossima stagione sarà Mara Venier e Gabriele Corsi. Continuità e innovazione”. Peccato che oggi la Rai annunci, con garbo istituzionale e ringraziamenti di circostanza, che Corsi si è sfilato.

                La nota parla di “disponibilità umana e professionale”, e di un arrivederci più che di un addio. Ma la sostanza è semplice: Gabriele non se la sente. E prima di lui, pure Nek aveva fatto retromarcia, dopo che si era parlato di un inedito trio proprio con Venier e Corsi. Un valzer di nomi, un passo avanti e due indietro.

                Cosa sia successo dietro le quinte, resta nel regno delle ipotesi. Ma è evidente che il progetto di “rinfrescare” Domenica In stia incontrando resistenze. Che siano logiche interne, personalità ingombranti o semplicemente tempi sbagliati, poco importa: il risultato è che a oggi il programma non ha ancora una guida definita. O meglio: ha ancora la stessa di sempre.

                Perché Mara, a 50 edizioni suonate e con mille traversie personali alle spalle, continua a reggere l’urto. Col sorriso, con le lacrime, con la stanchezza che c’è ma non si dice. E anche stavolta, con ogni probabilità, si ritroverà da sola al timone. Che sia per scelta altrui o per necessità, la zia Mara si prepara a un’altra stagione da one woman show. Mica male per una che ogni anno giura che sarà l’ultima.

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