Televisione
Ilary Blasi sbarca su Netflix: “Hanno lasciato pure la scena in cui faccio la pipì nel bosco”
Dal “mi fa male la patata” in bicicletta con Nicola Savino alla pipì nel bosco: la serie-documentario promette di svelare tutto di Ilary Blasi, tra confessioni sul gossip, retroscena sul rapporto con Silvia Toffanin e la voglia di cimentarsi nel cinema.
Ilary Blasi sarà la regina di Netflix per gennaio 2025. La sua nuova serie-documentario Ilary segue le orme del filone di successo di Unica, e l’ex moglie di Francesco Totti si prepara a conquistare gli spettatori con una formula che la consacra come una sorta di Kim Kardashian all’italiana. Il lancio stampa ha già scatenato la curiosità, grazie a una serie di dichiarazioni irriverenti e momenti di quotidianità che promettono di intrattenere e far discutere.
La Blasi, famosa per la sua spontaneità disarmante, ha accettato di mostrarsi senza filtri, e a quanto pare Netflix non ha risparmiato nulla. Come racconta in un’intervista con Silvia Fumarola per Repubblica, la serie conserva ogni dettaglio, compresi i momenti più “crudi”:
“Hanno lasciato tutto, pure la scena in cui faccio la pipì nel bosco”, rivela Ilary con la schiettezza che la contraddistingue.
Ilary in bicicletta e quella battuta già virale
Nel trailer, un momento iconico la vede pedalare accanto a Nicola Savino, mentre esclama senza freni: “In bicicletta mi fa male la patata”. Un’uscita che, come spesso accade con Ilary, è destinata a diventare virale. Alla domanda della giornalista se trovasse “normale” quella battuta, la conduttrice risponde con ironia, lasciando intendere che il docu-racconto sarà una cavalcata di momenti altrettanto genuini.
Ilary e il gossip: nessuna rivalità con Silvia Toffanin
Non mancano poi i riferimenti ai gossip che l’hanno vista al centro dell’attenzione negli ultimi mesi, compreso il presunto gelo con Silvia Toffanin. “Questa cosa mi fa così ridere”, chiarisce Ilary. “Silvia scherza: ‘Quindi ci siamo separate?’. Ci sentiamo sempre e non parliamo mai di lavoro”.
La Blasi affronta anche il tema del suo distacco dalla televisione con un inaspettato candore:
“Non sono bulimica di televisione. Spesso dico no, non so se sia un bene o un male. Mi devo appassionare al progetto. Preferisco stare a casa a guardare la tv, più che farla. Ho iniziato piccolissima, con gli spot, ho girato due o tre film. Mi ero messa in testa che volevo presentare. Il cinema mi incuriosisce, ma se sei troppo televisiva non va bene. Vediamo, mi divertirebbe provare”.
Un ritratto senza filtri
La serie, che sarà disponibile dal 9 gennaio 2025, promette di regalare uno sguardo intimo e divertente sulla vita della Blasi. Ilary sembra destinata a conquistare gli abbonati Netflix, grazie a una formula che bilancia leggerezza e autoironia, e che lascia emergere tutta la personalità della conduttrice.
Dalla “pipì nel bosco” alle battute iconiche, passando per riflessioni sulla carriera e retroscena personali, questa produzione ha tutte le carte in regola per diventare un piccolo fenomeno pop. A giudicare dal trailer, il pubblico può aspettarsi una Ilary Blasi più sincera che mai, pronta a raccontare la sua vita con lo stile unico che l’ha resa un’icona.
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Televisione
Massimo Giletti aggredito a Roma durante un’intervista sul caso Orlandi: un pugno in strada ripreso in un video choc
Massimo Giletti è stato colpito con un pugno per strada a Roma mentre cercava di intervistare un presunto ex 007 collegato al caso Emanuela Orlandi. L’episodio sarà mostrato nella puntata di Lo Stato delle Cose di lunedì 8 dicembre su Rai3. Fanpage ha diffuso un estratto del video che documenta l’aggressione. Giletti ha reagito urlando e ha ribadito: “Non ho perso la voglia di fare il giornalista di strada”.
Un’aggressione in piena regola, avvenuta durante un tentativo di intervista, e finita davanti alle telecamere. Massimo Giletti è stato colpito con un pugno per strada a Roma da un uomo indicato come un presunto ex appartenente ai servizi segreti. Il fatto sarà al centro della prossima puntata di Lo Stato delle Cose, in onda lunedì 8 dicembre su Rai3.
Il video dell’aggressione diffuso in anteprima
Fanpage è entrata in possesso di un estratto del video che documenta la scena. Nelle immagini si vedono, a distanza, le sagome del conduttore e dell’uomo che Giletti sta tentando di fermare per porre alcune domande. Prima il tentativo di divincolarsi, poi la reazione improvvisa con un pugno. Secondo quanto emerso, il colpo non sarebbe stato particolarmente violento: Giletti è rimasto in piedi e ha subito reagito urlando: «Ma le pare il modo, ma sta scherzando, ma si rende conto?».
Il collegamento con il caso Emanuela Orlandi
L’episodio è legato a un approfondimento sul caso di Emanuela Orlandi. L’uomo inseguito dal conduttore è indicato come un ex appartenente al Sisde, ascoltato in Commissione Orlandi pochi giorni prima. Come raccontato anche nella puntata precedente della trasmissione, qualcuno appartenente ai servizi segreti aveva avvisato Mario Meneguzzi, zio di Emanuela, che era pedinato. Questo qualcuno si chiamava Giulio Gangi, oggi deceduto, e lavorava in coppia proprio con l’uomo coinvolto nell’aggressione.
La reazione di Giletti dopo l’episodio
Secondo quanto anticipato, durante la puntata Giletti rivelerà anche il nome della persona che lo ha colpito. Sul piano personale, il conduttore ha voluto chiarire che l’aggressione non ha spento il suo spirito investigativo: «Non ho perso la mia voglia di fare il giornalista di strada. Con tutti i rischi del caso», ha dichiarato. Una frase che riassume il senso del lavoro sul campo che continua a portare avanti anche in situazioni di forte tensione.
L’episodio riaccende l’attenzione non solo sul caso Orlandi, ma anche sui rischi del giornalismo d’inchiesta condotto fuori dagli studi televisivi, dove il confine tra ricerca delle risposte e pericolo fisico può diventare improvvisamente sottilissimo.
Televisione
Roberta Bruzzone, il dietrofront che sorprende tutti: dopo l’addio annunciato torna a sorpresa a Quarto Grado da Gianluigi Nuzzi
Roberta Bruzzone aveva risposto seccamente sui social a chi le chiedeva di non andare più a Quarto Grado: “Tranquilli, lì non mi vedrete più”. Una promessa che sembrava definitiva. Venerdì sera, però, la criminologa è riapparsa proprio nello studio di Gianluigi Nuzzi, riaccendendo curiosità, ironie e inevitabili domande sul suo improvviso cambio di rotta.
A volte i post restano scolpiti nella memoria collettiva come promesse granitiche. A maggio, Roberta Bruzzone aveva risposto senza giri di parole a chi, sui social, le chiedeva di interrompere la collaborazione con Quarto Grado: «Tranquilli, lì non mi vedrete più». Una frase netta, che molti avevano interpretato come un addio definitivo al programma di Gianluigi Nuzzi.
La dichiarazione che sembrava un addio
Quel commento, secco e privo di sfumature, aveva fatto il giro dei social e degli ambienti televisivi. Nessuna spiegazione, nessun “forse”. Solo una certezza apparente: Bruzzone non sarebbe più tornata a Quarto Grado. E per mesi quella scelta è rimasta lì, come una linea tracciata senza possibilità di ripensamento.
Il ritorno in diretta che spiazza tutti
Poi venerdì sera, a sorpresa, il colpo di scena. Roberta Bruzzone è riapparsa proprio nello studio di Quarto Grado, ospite di Gianluigi Nuzzi. Nessun annuncio preventivo, nessuna anticipazione. Solo la realtà che smentisce le parole scritte mesi prima. Il pubblico se n’è accorto subito e sui social il ritorno è diventato immediatamente argomento di discussione.
Il corto circuito tra social e televisione
Il contrasto tra il “non mi vedrete più” e la presenza in diretta ha acceso ironie, commenti, domande. C’è chi parla di ripensamento, chi di semplice evoluzione delle scelte, chi sottolinea quanto oggi le dichiarazioni sui social siano spesso più istintive che definitive. Fatto sta che il ritorno ha creato un piccolo corto circuito tra ciò che era stato scritto e ciò che è andato in onda.
Una presenza che fa sempre discutere
Roberta Bruzzone è da anni una figura centrale nel dibattito televisivo sui casi di cronaca, e ogni sua presenza porta con sé consensi e critiche. Anche questo ritorno non fa eccezione: per alcuni è un normale cambio di idea, per altri una smentita clamorosa di una posizione che sembrava inattaccabile.
Quando le promesse diventano reversibili
La vicenda dimostra ancora una volta quanto, nel mondo dello spettacolo e dell’informazione televisiva, nulla sia davvero immutabile. Le parole restano, le immagini anche. E venerdì sera, davanti alle telecamere di Quarto Grado, è andata in scena tutta la distanza tra un post scritto mesi fa e una scelta presa oggi.
Televisione
Sandokan giace tra ruggine ed erbacce: il set pagato 560mila euro con fondi pubblici abbandonato a Lamezia
È LaC News24, con un reportage di Alessia Principe e Francesco La Luna, a rivelare per prima le condizioni del set di Sandokan acquistato per 560mila euro dalla Calabria Film Commission. Solo dopo l’inchiesta televisiva di Striscia la notizia ha ripreso la vicenda. Oggi la scenografia è ancora lì: stoccata a cielo aperto tra erbacce, ferri arrugginiti e silenzio amministrativo.
Sandokan in tv corre tra palme, avventure ed effetti speciali. A terra, a Lamezia Terme, tra capannoni industriali e sterpaglie, resta invece un set vero, pagato 560mila euro con fondi pubblici e lasciato a marcire all’aperto. A documentare per prima questa situazione è stata LaC News24, con un reportage esclusivo firmato da Alessia Principe e Francesco La Luna, che ha portato alla luce lo stato reale della scenografia acquistata dalla Calabria Film Commission come “opera d’arte unica”.

L’inchiesta di LaCNews24
Solo dopo quell’inchiesta, la vicenda è approdata anche su Striscia la notizia, che ha ripreso il caso mostrando ulteriori passaggi amministrativi e le anomalie presenti sul sito dell’ente. Ma la fotografia iniziale resta quella dei colleghi di LaC News: pannellature verticali esposte alle intemperie, una recinzione bassa e deformata con varchi liberi, il piazzale in terreno battuto invaso da infestanti e detriti solidi, nessun telo industriale, nessuna vera copertura, solo un cartello di divieto ormai inghiottito dall’erba.
25 milioni di euro
Eppure parliamo di una Film Commission che negli ultimi cinque anni avrebbe speso circa 25 milioni di euro. L’acquisto della scenografia di Sandokan per 560mila euro è solo una voce di quella lista. Una voce che sul sito ufficiale dell’ente risulta poco comprensibile, mentre emerge chiaramente nel portale dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, dove l’appalto è registrato come “opera d’arte unica”. Un’opera che, nei fatti, non ha nulla di museale: è stoccata a cielo aperto nella zona industriale di Lamezia, protetta solo da cancelli arrugginiti e catene ossidate.
Per raggiungerla bisogna attraversare la periferia produttiva, costeggiare i capannoni della Fondazione Terina, superare i cantieri dei futuri Studios cinematografici da quasi 22 milioni di euro. Pochi metri più in là, nascosta da un canneto, appare la “Mompracem calabrese”, che sembra uscita più da un film di Eli Roth che da una produzione Rai.
Anche Striscia riprende LaCNews24
Nel servizio di Striscia, l’inviato aveva chiesto conto direttamente al presidente della Film Commission delle modalità di acquisto e della gestione di questo bene. Già allora erano emerse criticità sulla trasparenza degli atti, con documenti non cliccabili e delibere non scaricabili. Oggi, lo stato di abbandono raccontato in esclusiva da LaC News24 completa il quadro.
Mentre la serie con Can Yaman va in onda e rilancia l’immaginario di Sandokan, sul territorio resta una scenografia da mezzo milione di euro che nessuno protegge, nessuno valorizza, nessuno spiega. In tv scorre l’epica. A terra restano ferri, ruggine e fondi pubblici sepolti tra le erbacce.
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