Televisione
Ilary Blasi senza filtri: “Ascolti di mer*a? Succede, ma me la rido”
Se c’è una cosa che Ilary Blasi non ha mai fatto è nascondersi dietro frasi di circostanza. E anche stavolta non si è smentita. Ospite del podcast Passa dal BSMT di Gianluca Gazzoli, la conduttrice ha ripercorso la sua carriera, tra successi e scivoloni. E sì, ha parlato anche di quel programma che, diciamolo, è andato malissimo: Star in the Star.

Quando le è stato chiesto del suo rapporto con gli ascolti televisivi, la Blasi ha risposto senza troppi giri di parole: “Ricordo che c’è un programma in cui facemmo uno share di mera: Star in the Star”*. Il talent show, trasmesso su Canale 5 nel 2021, si era fermato a un imbarazzante 11% di share, decretandone la chiusura anticipata.
Ma Ilary, anziché fare drammi, l’ha presa con filosofia: “Quando uno sperimenta cose nuove, ci può stare”. Insomma, la botta c’è stata, ma senza rimpianti. Anche perché, come ha sottolineato, “Lo ricordo comunque con affetto”.
Mai incastrata nel mondo del calcio
Durante l’intervista, la Blasi ha anche parlato della sua carriera lontano dalle trasmissioni sportive, nonostante il matrimonio con Francesco Totti. “Se eri la fidanzata o la moglie di un calciatore, andava di moda fare il calendario e poi le trasmissioni televisive. Ma io non le ho mai volute fare”, ha spiegato, rivendicando un percorso autonomo e indipendente.
E in effetti, nel corso degli anni, Ilary è riuscita a ritagliarsi uno spazio tutto suo nel panorama televisivo italiano, passando da Le Iene a L’Isola dei Famosi, fino alla recente docuserie su Netflix che ha raccontato la fine burrascosa del suo matrimonio con Totti.
Flop o meno, la Blasi va avanti senza guardarsi indietro
Con la solita autoironia, Ilary Blasi ha dimostrato ancora una volta di non prendersi troppo sul serio. Certo, Star in the Star è stato un tonfo clamoroso, ma chi lavora in tv sa che non sempre si può vincere. E lei, tra cadute e trionfi, resta comunque una delle conduttrici più seguite e chiacchierate d’Italia.
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Televisione
Tv generalista in caduta libera: persi 1,3 milioni di spettatori, telegiornali allo sbando e pubblico in fuga
Nessun Tg si salva: dal Tg1 al Tg5 fino a La7, tutti in rosso. Gli italiani abbandonano il rito serale e scelgono altre fonti di informazione.

Il nuovo anno televisivo si apre con una doccia gelata per Rai, Mediaset e La7: gli ascolti delle tv generaliste sono crollati del 7,7% in un solo anno. Significa un milione e trecentomila spettatori in meno tra il 14 e il 20 settembre, rispetto al 2024. Non parliamo di reality o fiction, ma dei telegiornali: i pilastri della televisione italiana, per decenni liturgia quotidiana dell’ora di cena.
E invece oggi quella liturgia non funziona più. Secondo lo Studio Frasi, tutti e otto i Tg serali hanno perso pubblico. Nessun superstite. Il Tg1, ancora il più visto, scende a 3,8 milioni con un calo del 7,6%. Il Tg5 precipita a 3,3 milioni e perde il 10,5%. Il Tg3 crolla del 14,6%, la Tgr regionale del 13,7%. Peggio di tutti il Tg2, che lascia sul campo quasi un quinto del suo pubblico, e Studio Aperto, che si riduce a 408 mila spettatori con un -20%.
Nemmeno Mentana regge l’urto: il Tg La7 perde il 5,5%, fermandosi a 1,2 milioni. E il Tg4, ormai ridotto a mezzo milione, si accontenta di un -8%. Un’ecatombe che non si può liquidare solo come effetto della concorrenza digitale.
«Sono 1,6 milioni le persone che nel 2024 seguivano almeno un Tg e che quest’anno non lo hanno più fatto», spiega l’analista Francesco Siliato. «Non perché manchino guerre o crisi, ma perché i Tg vengono percepiti come latitanti, troppo uguali, troppo superficiali».
Il problema è che i telegiornali continuano a replicare lo stesso schema di trent’anni fa: titoli, servizi, collegamenti, in un mondo che corre a una velocità completamente diversa. La conseguenza è che perfino il pubblico più fedele, gli over 60, inizia a disertare.
Il 2025 rischia così di diventare l’anno del funerale dei Tg generalisti. Senza credibilità, senza freschezza, senza più la forza di orientare l’opinione pubblica, restano un rito svuotato, seguito da pochi nostalgici. Un sottofondo per l’ora di cena, niente di più.
E il dato più amaro è che i dirigenti lo sanno: servirebbe una rivoluzione, ma nessuno sembra pronto a rischiare. Intanto la televisione generalista perde terreno, e gli italiani non sembrano avere alcuna intenzione di tornare indietro.
Televisione
Lontana dal cuore, lontana dalla Rai: Stefano De Martino non gradisce gli impegni televisivi di Belen
Dopo il video privato con Caroline Tronelli e il furto dell’orologio a Milano, De Martino affronta una fase delicata della carriera. Intanto Belen conquista nuovi spazi tra Radio 2, “Ballando con le Stelle”, “Belve” e un possibile ruolo a Sanremo Giovani.

Lontana dal cuore, ma sempre più vicina… alla Rai. Per Stefano De Martino non è un periodo facile: il nuovo volto di punta di Viale Mazzini vive settimane complesse, tra episodi privati finiti sotto i riflettori e un clima professionale che si fa via via più pesante.
Il conduttore, reduce dal successo altalenante dei suoi programmi e dalla sfida quotidiana con La Ruota della Fortuna, si è trovato al centro di diverse situazioni spiacevoli: dal video intimo con Caroline Tronelli circolato in rete al furto dell’orologio subìto a Milano. Eventi che hanno contribuito a incrinare un’immagine pubblica costruita con fatica negli ultimi anni.
Ma a pesare, dicono gli addetti ai lavori, è anche la presenza ingombrante di Belen Rodriguez nei palinsesti Rai. L’argentina, tornata in piena attività dopo un periodo di silenzio, ha firmato un contratto per un nuovo programma su Radio 2, ha preso parte a Ballando con le Stelle, sarà tra le protagoniste di Belve e potrebbe persino ottenere un ruolo di co-conduzione a Sanremo Giovani.
Un ritorno sotto i riflettori che, secondo fonti interne, non avrebbe entusiasmato De Martino. Ritrovarsi l’ex moglie nello stesso universo televisivo, dopo anni di separazioni e riconciliazioni, rischia infatti di creare più di un imbarazzo. I rapporti, al contrario di quanto mostrano i sorrisi di circostanza, non sarebbero così distesi.
Belen, dal canto suo, sembra concentrata solo sul lavoro e su una nuova fase di vita, lasciandosi alle spalle polemiche e delusioni sentimentali. Il suo ritorno nel mondo Rai è visto come una strategia di rilancio, puntando su fascino e popolarità.
Per De Martino, invece, è tempo di ritrovare equilibrio. Dopo anni di ascesa costante, il conduttore napoletano affronta una fase di transizione delicata: nuovi progetti in arrivo, ma anche la necessità di proteggere un’immagine che la cronaca mondana continua a mettere alla prova.
E mentre Belen torna a brillare sul piccolo schermo, lui sembra preferire il basso profilo. Almeno per ora.
Televisione
Christian De Sica, tra emozione e ricordi: “Papà mi avrebbe potuto insegnare ancora tanto”
Ospite di Silvia Toffanin a This Is Me, l’attore romano si racconta con sincerità e nostalgia. Dal ricordo del padre Vittorio all’amore per il palcoscenico, un ritratto intimo di un artista che ha fatto della leggerezza una forma d’arte.

Luci accese, musica di apertura e un’ospite d’eccezione: Christian De Sica torna davanti alle telecamere di This Is Me, il talk show condotto da Silvia Toffanin su Canale 5.
Tra aneddoti, risate e momenti di commozione, l’attore — volto simbolo della commedia italiana e figlio del grande Vittorio De Sica — si racconta con la consueta ironia ma anche con una sincerità che sorprende.
“Papà mi avrebbe potuto lasciare di più”
De Sica non nasconde l’emozione quando sullo schermo scorrono vecchie fotografie del padre, maestro del neorealismo italiano e regista di capolavori come Ladri di biciclette e Miracolo a Milano.
«Papà mi avrebbe potuto lasciare di più, purtroppo l’ho perso a 23 anni. Quanti consigli mi avrebbe potuto dare, quante paure mi avrebbe potuto togliere», confessa.
Un dolore ancora vivo, ma anche la consapevolezza di un’eredità immensa, raccolta con rispetto. «Mi ha insegnato che questo è un mestiere fatto in famiglia, dove nessuno è più importante dell’altro. Non bisogna mai montarsi la testa, mai sentirsi arrivati.»
L’ultimo spettacolo prima dell’addio
Il racconto si fa più intenso quando De Sica ripercorre il giorno in cui suo padre morì. «Ero in scena a Milano con uno spettacolo scritto da Maurizio Costanzo, Le sette di sera. Mio padre era a Parigi, stava male. Mia madre mi disse: “A papà restano poche ore, finisci di recitare e poi vieni”.»
Con la voce rotta dall’emozione, l’attore continua: «Sono salito sul palco, ho cantato, ho fatto ridere. Non sentivo nulla. Il palcoscenico è una specie di anestetico: quando reciti, il dolore si ferma. Quando si è chiuso il sipario, sono crollato. Ho preso il primo volo e sono andato da lui. Sono rimasto al suo fianco fino alla fine.»
Un mestiere che è una famiglia
Christian De Sica, oggi 74 anni, ha alle spalle una carriera di oltre cinque decenni, tra cinema, televisione e teatro. Con oltre 80 film e successi che hanno fatto ridere generazioni — dai cinepanettoni con Massimo Boldi a pellicole come Il principe abusivo e Amici come prima — l’attore romano ha saputo rinnovarsi nel tempo, senza mai rinnegare le sue origini artistiche.
«Ho sempre cercato di lavorare come mi ha insegnato papà: con rispetto per chi hai accanto, dal tecnico al protagonista. Il cinema è una squadra. Se credi di essere il capo, hai già perso.»
Tra leggerezza e malinconia
Nell’intervista con Silvia Toffanin, De Sica alterna aneddoti esilaranti a riflessioni più intime.
«La gente pensa che io sia sempre allegro, ma la verità è che il comico spesso nasconde un lato malinconico. La risata nasce da una piccola ferita che impari a trasformare in musica, in battuta, in ritmo. È la mia maniera di sopravvivere al dolore.»
E parlando del pubblico, aggiunge: «È lui che mi salva ogni volta. Quando salgo su un palco o entro in scena, sento un’energia che cancella tutto. È come un abbraccio collettivo, un antidoto alla paura e alla tristezza.»
L’uomo dietro l’attore
Non mancano riferimenti alla famiglia: alla moglie Silvia Verdone, sorella del collega Carlo, e ai figli Brando e Mariarosa, che oggi lavorano dietro le quinte del cinema.
«Sono orgoglioso dei miei figli, hanno scelto di stare dietro la macchina da presa, e questa è la cosa più bella. L’arte, in casa nostra, è una tradizione che si rinnova senza bisogno di protagonismo.»
Sul futuro, Christian De Sica sorride: «Finché avrò fiato, continuerò a fare spettacolo. Il pubblico mi dà vita. E poi, come diceva papà, il cinema è la mia religione: ti salva anche quando non ci credi più.»
Un racconto pieno di luce e nostalgia, che restituisce tutta la complessità di un uomo capace di far ridere anche mentre parla di perdita e amore. Con l’eleganza di chi ha imparato che la vera forza di un artista è continuare a emozionarsi.
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