Televisione
Mara Venier chiude tra le lacrime: “Chi vivrà, vedrà”. E sul ritorno a settembre resta il mistero
Un’ondata di affetto e di appelli da colleghi e amici, da Carlo Conti a Massimo Ranieri, ha accompagnato l’addio (provvisorio?) di Mara Venier a Domenica In. Ma la conduttrice, tra ricordi e commozione, ha lasciato aperta ogni ipotesi: “Non so cosa dirvi adesso. Chi vivrà, vedrà”.

Con le lacrime agli occhi, Mara Venier ha salutato ieri pomeriggio il suo pubblico nella puntata finale di Domenica In, chiudendo una stagione segnata dall’affetto dei telespettatori e da momenti personali difficili. Ma sul suo futuro, ancora una volta, ha scelto di non sbilanciarsi. “Chi vivrà, vedrà”, ha detto sul finale, abbracciata virtualmente da una pioggia di videoappelli che le chiedevano di restare.
Il momento più toccante è arrivato con un omaggio che ha riunito alcuni volti noti della tv e dello spettacolo: Carlo Conti, Milly Carlucci, Antonella Clerici, Vincenzo Mollica e Massimo Ranieri le hanno rivolto messaggi affettuosi, chiedendole apertamente di tornare in onda a settembre, proprio in occasione dei 50 anni del contenitore domenicale di Rai1, nato nel 1976 con Corrado.
A chiudere la carrellata, Massimo Ranieri ha reinterpretato per lei Torna a Surriento con versi riscritti: “Vire Mara quant’è bella… ma nun me lassà, nun darme stu turmiento! Torna a settembre, famme campà!”.
Poi un lungo medley dei momenti più intensi della sua conduzione: dall’intervista a Francis Ford Coppola a quella a Carlo Verdone, il tutto accompagnato dalla voce inconfondibile di Vincenzo Mollica. Un tributo che ha toccato profondamente la conduttrice.
“Non sono stati mesi facili per la mia vita privata”, ha confessato Venier, lasciando intendere un riferimento ai problemi di salute del marito Nicola Carraro. E proprio a lui ha rivolto parole semplici ma cariche di amore: “Nicola ti amo, sei la mia vita, ricominceremo e torneremo come prima”.
Il commiato si è chiuso con un ringraziamento sentito a tutta la squadra Rai, dall’amministratore delegato Giampaolo Rossi – “che c’è sempre”, ha sottolineato – fino all’intero staff che l’ha affiancata in questi anni.
Ma sulla possibilità di tornare a settembre, magari con una formula rinnovata o una co-conduzione che alleggerisca il suo impegno, nessuna conferma ufficiale. I rumor si rincorrono da settimane, e secondo le indiscrezioni più attendibili, un suo ritorno sarebbe quasi certo, anche per festeggiare degnamente l’anniversario della trasmissione. Ma finché la diretta interessata non parlerà, tutto resterà sospeso.
Per ora, l’unica certezza è quella che ha voluto lasciare al pubblico: un sorriso tra le lacrime e una frase che sa di arrivederci più che di addio. Chi vivrà, vedrà.
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Televisione
Chi vuol essere americano? Il reality distopico per migranti della Barbie della Sicurezza USA
Negli Stati Uniti prende forma un’idea che sembra uscita da un episodio di Black Mirror: un reality show in cui i migranti si sfidano per ottenere la cittadinanza americana. La proposta, avanzata dal produttore Rob Worsoff e sostenuta dalla discussa segretaria alla Sicurezza Kristi Noem, prevede prove tra miniere d’oro e catene di montaggio. Un format tanto surreale quanto reale, che fa discutere l’America (e non solo). Ecco cosa sappiamo su “The American”, il contest che trasforma il sogno americano in una sfida televisiva.

Nel 2025, l’immigrazione negli Stati Uniti non si affronta solo con riforme o decreti. Si può risolvere… con un reality. Sì, perché Kristi Noem, attuale responsabile del Dipartimento per la Sicurezza Interna, starebbe valutando seriamente la produzione di un programma televisivo competitivo dove gli immigrati si sfidano per ottenere la cittadinanza. Il titolo? The American, un format che ha già sollevato un’ondata di critiche.
Ispirazione tra Duck Dynasty e Hunger Games
A proporre il progetto è stato Rob Worsoff, produttore canadese noto per Duck Dynasty, show cult ambientato tra paludi e fucili. La nuova idea, però, è ben più controversa: un mix tra Giochi senza frontiere e Hunger Games. I migranti verranno divisi in squadre e sottoposti a prove di resistenza, abilità e lavoro manuale. La vittoria? L’accesso al sogno americano. La sconfitta? Non si sa: nessuna deportazione, dicono, ma il destino degli eliminati resta vago.
Oro, catene di montaggio e prove da reality estremo
Tra gli episodi già descritti nel progetto spiccano due location simboliche. A San Francisco, i concorrenti dovranno affrontare una “corsa all’oro” in una vera miniera. A Detroit, invece, verranno impiegati per assemblare il telaio di un’auto Ford. Manca solo una sfida alla Silicon Valley, magari in una fabbrica Tesla (sponsor non ancora ufficiale, ma mai dire mai).
Kristi Noem tra social, Rolex e polemiche
Kristi Noem, soprannominata dai detrattori la “Barbie della Sicurezza”, è nota per le sue pose da sceriffo davanti ai detenuti e per i suoi post patinati sui social. L’ultima apparizione? Davanti a carcerati in Salvador, con un Rolex da 50.000 dollari al polso. Anche se non ha confermato pubblicamente il suo coinvolgimento nel reality, secondo fonti interne sarebbe entusiasta del progetto. E non è escluso che appaia anche in video.
Un reality che divide (e fa tremare)
Se da una parte il format viene presentato come una “celebrazione dello spirito americano”, dall’altra suscita timori per la banalizzazione della condizione dei migranti. I critici lo vedono come una deriva cinica e pericolosa, dove chi cerca una vita migliore finisce protagonista inconsapevole di uno show televisivo.
L’America dello spettacolo è già realtà?
The American non è ancora ufficiale, ma è già simbolo di un’America dove politica e spettacolo si fondono pericolosamente. Dove il sogno americano passa dalla TV prima ancora che dalla legge. E dove l’immigrazione non è più un diritto da difendere, ma un format da vendere.
Televisione
«Se non mi fermo, non ho più niente da dare»: la confessione di Antonella Clerici in diretta
La conduttrice di Rai Uno spiega il suo bisogno di staccare per ricaricare mente e cuore: «Lavorare sempre sotto giudizio ti svuota, servono pause vere per tornare a essere presenti». Accoglie in studio Alessandro Billi e condivide la sua filosofia: «Bisogna saper scendere dalla giostra, almeno per un po’»

Una mattinata come tante nel salotto televisivo di È sempre mezzogiorno, il programma culinario di Rai Uno, si è trasformata in un momento di confessione profonda e inaspettata per Antonella Clerici, che ha condiviso in diretta con il pubblico una riflessione personale sul bisogno di fermarsi per ritrovare sé stessi. Il tutto è partito con il rientro in studio dei gemelli Billi, amatissimi volti della trasmissione, di cui uno – Alessandro – era assente da oltre un mese.
Una pausa lunga e significativa, motivata dallo stesso chef con parole semplici ma chiare: “Ero troppo stressato e ho sentito la necessità di riaccumulare le energie”. A quel punto, Antonella Clerici ha preso la parola con empatia e un pizzico di emozione: “Hai fatto benissimo. Soprattutto per chi fa un lavoro stressante, non è facile reggere costantemente… Siamo sempre sotto giudizio. Anch’io ogni tanto ho bisogno di scendere dalla giostra”.
“Scompaio dai radar, altrimenti finisco col dare niente”
La conduttrice ha voluto ribadire come fermarsi non sia un segno di debolezza, ma al contrario un gesto di grande lucidità: “Io questo lo faccio, per esempio, in estate. D’estate scompaio dai radar. Ho bisogno di staccare davvero, di liberare la mente, di uscire dai ritmi che la televisione impone ogni giorno”.
E ha poi spiegato senza mezzi termini perché tutto ciò per lei è fondamentale: “Il mio cervello ha bisogno di svuotarsi per poter tornare a dare di più. Se non mi prendo del tempo per me, finisco con l’essere vuota. Finisco col non avere più niente da offrire al pubblico, né come professionista né come persona”.
Una filosofia di vita, non solo un’esigenza lavorativa
Nel corso dell’intervento, Clerici ha sottolineato come questa scelta di vita sia diventata per lei una sorta di rituale necessario, quasi una medicina per il benessere mentale ed emotivo: “Le pause servono, soprattutto per chi fa un lavoro molto esposto. È stressante non solo fisicamente ma anche mentalmente. Le telecamere, i giudizi, l’ansia da prestazione… Non è sempre tutto rosa e fiori come sembra in video”.
Le sue parole, pronunciate con sincerità disarmante, hanno colpito i telespettatori e sono rimbalzate subito sui social, dove in molti hanno espresso apprezzamento per la capacità della Clerici di mostrarsi autentica, umana, lontana dai cliché della conduttrice in perenne modalità “perfetta”.
Il ritorno di Alessandro Billi e l’abbraccio del pubblico
L’episodio è stato anche l’occasione per riaccogliere calorosamente in studio Alessandro Billi, lo chef “scomparso” per un mese e tornato a fianco del fratello gemello Filippo. Antonella non ha nascosto la sua gioia nel riaverli entrambi: “Bravo Ale, noi abbiamo rispettato il tuo bisogno di staccare. E siamo felici che tu sia tornato”.
Una frase che, tra le righe, conferma il clima familiare che la Clerici ha saputo costruire in anni di televisione, trasformando È sempre mezzogiorno in uno spazio in cui c’è posto anche per la fragilità, i ritmi umani e le necessità interiori.
Le vacanze (meritate) in vista
Con l’estate alle porte e i palinsesti in procinto di rimescolarsi, Antonella ha già chiarito che il suo break annuale non è in discussione: “Anche questa estate scomparirò per un po’. Fa parte del mio equilibrio. È il modo che ho trovato per restare vera, lucida, viva. Per me stessa, per il mio pubblico e per la mia famiglia”.
Una dichiarazione d’amore per la vita, prima ancora che per il lavoro. Una piccola lezione di consapevolezza in diretta nazionale. E forse, una risposta concreta a quella pressione invisibile che ogni giorno pesa su chi lavora nel mondo dello spettacolo.
Televisione
Chef Cracco: lasciare Masterchef? E’ stata un’ottima scelta
Basta con i talent, lo chef vicentino è tornato con grande entusiasmo a pieno regime in cucina. Unica disgressione su Prime Video con Dinner Club, che però è un programma di intrattenimento vero.

Quando si dice Carlo Cracco si pensa alla tv. Ancora meglio… a Masterchef, il talent show culinario di cui è stato giudice per le prime sei stagioni nell’edizione italiana. Poi, nel 2017, l’addio a sorpresa. Che oggi giudica positivamente: «È stata un’ottima scelta», ha confessato al podcast Passa dal Bsmt di Gianluca Gazzoli. «Sono tornato a quello che mi piace di più», cucinare.
Ora al volante di Dinner Club
Anche se il piccolo schermo è rimasto nel cuore del cuoco vicentino, che infatti dal 2021 è tornato sul piccolo schermo con Dinner Club, un programma di Prime Video in cui lo chef viaggia per tutta l’Italia alla riscoperta delle tradizioni più autentiche, in compagnia di ospiti vip: «La tv mi piace sempre. E Dinner Club non è un programma di cucina, ma intrattenimento».
La genesi del suo personaggio da critico intransigente
Come si diventa giudici di Masterchef? Il racconto di Carlo Cracco che risponde a questo questito è piuttosto singolare, anche perché ci svela l’origine del suo personaggio da giudice severo e intransigente. «Masterchef lo conoscevo già perché all’estero era molto conosciuto, però da noi nessuno ci credeva più di tanto», ha raccontato ricordando del suo provino nel 2011. «Mi misero davanti una ragazza, che era una segretaria, con un cannolo siciliano e mi dissero: prova a giudicare. In fondo alla stanza avevo gli autori e pochi altri. E io ho pensato: se faccio quello gentile forse mi prendono, per cui faccio l’opposto, faccio il maleducato. Comincio a essere duro, ci sono andato giù pesante». La reazione dei produttori è inaspettata: «Ho alzato gli occhi e ho visto la gente esultare. Alla fine sono uscito e mi hanno detto: “Preso”. Poi abbiamo iniziato».
L’obiettivo era di lanciare qualche talento con Hell’s Kitchen
Da lì il personaggio si cristallizza: «Cercavo di autogiustificarmi, nel senso che cercavo di essere corretto ma di tenere il punto». L’obiettivo, però, era chiaro: «Mi interessava che qualcuno venisse fuori». E in quest’ottica le maggiori soddisfazioni le ha ricevute da Hell’s Kitchen, altro talent culinario: «Il vincitore della prima edizione (Matteo Grandi, ndr), per esempio, possiede una stella Michelin. Ci sono tantissimi ragazzi di quelli che sono usciti da lì che hanno posizioni importanti», ha aggiunto con orgoglio.
Tutta finzione
«A Hell’s Kitchen era divertente, era completamente finto. Delle volte ridevo della mia cattiveria». Infatti, come ha ben spiegato, in cucina alla fine non c’è mai cattiveria: «Si può essere severi al massimo, ci può essere durante della tensione durante il servizio. Ma poi pensi a recuperare e cerchi di aiutare. Magari il linguaggio è duro ma ci si ferma lì».
La fama difficile da gestire
Da Masterchef e dalla cucina è arrivata la fama, una brutta bestia «difficile da gestire»: «Cerchi di venirne fuori, ci ho messo un po’». Ma dalle stelle si può sempre cadere, come ha fatto lo stesso Cracco che nel 2021 quando ha perso una stella Michelin: «Perderla fa parte dell’esperienza, è sempre formazione. Però non è che abbandoni il tuo lavoro, anzi, lo fai ancora meglio». Il segreto è «essere convinto di quello che fai. Se viene bene, se non viene è uguale». Anche perché Masterchef ormai è un ricordo lontano: «Ormai per me non è più una gara. Tu devi lavorare perché sai lavorare bene e puoi servire come esempio per i ragazzi che lavorano con noi»
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