Televisione
Maria De Filippi saluta Chiamamifaro: “I tuoi non mi hanno mai chiamata”. L’uscita ad Amici e la lezione di stile
Eliminata al ballottaggio con Senza Cri, Angelica Gori – in arte Chiamamifaro – ha chiuso il suo percorso nel talent sottolineando la propria autonomia. Maria De Filippi le ha rivolto un saluto affettuoso con una stoccata elegante: “Non ho mai ricevuto telefonate da mamma o papà”
È uscita con eleganza, trattenendo le lacrime, ma lasciando il segno. Angelica Gori, in arte Chiamamifaro, ha abbandonato il serale di Amici 2025 dopo uno dei ballottaggi più discussi della stagione, contro Senza Cri. Una sfida di voci, talento e identità diverse che ha tenuto il pubblico con il fiato sospeso fino all’ultimo. Alla fine, a restare nella scuola è stata Cristina Carella, mentre per Angelica è arrivato il momento dei saluti.
E proprio quei saluti sono stati tra i più commentati. Maria De Filippi, dopo aver annunciato il verdetto, ha voluto rivolgersi direttamente alla giovane cantautrice con una frase che è suonata come un colpo di fioretto: “Sono contenta di averti conosciuta. Non ho mai ricevuto una telefonata di tuo padre o di tua madre, né ora né quando sei venuta ai casting”. Una frase apparentemente neutra, ma che dice molto, considerando che i genitori di Angelica sono Giorgio Gori e Cristina Parodi — e che Maria, insieme a Maurizio Costanzo, è stata anche testimone di nozze della coppia.
La cantante, che aveva già dichiarato all’inizio dell’avventura televisiva di voler percorrere questo cammino in piena autonomia, si era espressa chiaramente: “Con i miei genitori siamo d’accordo sul fatto che questa cosa la devo fare per conto mio. Non voglio che mi diano una mano in nessun modo. Ho passato una vita a sentirmi dire che sono raccomandata”. E ora, quella frase di Maria sembra arrivare a suggellare pubblicamente questa scelta, con un garbo che non rinuncia però a togliersi qualche sassolino dalla scarpa.
Durante la puntata, Chiamamifaro ha mostrato tutta la sua vulnerabilità e forza, spiegando cosa ha rappresentato per lei questa esperienza: “Da quando sono sul palco del serale mi sento me stessa nelle mie esibizioni. Non voglio tornare a casa. Sento di aver fallito, ma ho fame per questo lavoro, per la musica. So quanto ci è voluto per arrivare fin qui”.
Nel frattempo, mentre Senza Cri piangeva disperata al pensiero di uscire, al punto da farsi prendere bonariamente in giro dalla stessa De Filippi (“Quando piangi non si capisce un piffero di quello che dici”), Angelica ha scelto un altro tipo di emozione: composta, intensa, consapevole.
L’eliminazione non cancella il percorso. Chiamamifaro ha lasciato il programma con la testa alta, ribadendo, ancora una volta, che il suo cognome resta in secondo piano. Ha scelto di chiamarsi in modo diverso, di farsi conoscere per la musica, e non per i legami familiari. E ora che è uscita, forse è solo l’inizio di qualcosa. Perché chi ha fame, prima o poi, si prende il suo posto.
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Televisione
Greta Thunberg dà forfait a Che Tempo Che Fa per l’influenza, Vanoni torna a parlare di “canne” e Malgioglio perde la voce
Greta Thunberg annulla la sua partecipazione per motivi di salute. Ornella Vanoni racconta la sua “vita dopo l’erba” e dice di sognare molto di più. Cristiano Malgioglio, afono, scherza: “Il tassista pensava fossi Amanda Lear”.
L’ospite più attesa, alla fine, non si è vista. Greta Thunberg avrebbe dovuto sedersi sul divano di Che Tempo Che Fa, ma un’influenza l’ha costretta a dare forfait all’ultimo momento. Fabio Fazio lo annuncia con la consueta eleganza e un filo di rammarico: l’attivista svedese avrebbe dovuto parlare delle proteste ambientaliste e dei nuovi progetti internazionali. La promessa? “Recupereremo presto”.
La serata, però, ha preso comunque una piega imprevedibile. Perché se Greta è mancata, a riempire lo studio ci hanno pensato due campioni assoluti di spontaneità e humour: Ornella Vanoni e Cristiano Malgioglio.
Vanoni e la vita “post-erba”
Ornella Vanoni continua a essere Ornella Vanoni. E per molti è una certezza rassicurante. In studio racconta con tono serissimo temi… tutt’altro che seri. “Da quando ho smesso e ho iniziato con i sonniferi ho un’attività onirica molto intensa”, dice. “Sogno molto di più, mentre prima con l’erba mi addormentavo direttamente. Però chissà che ci mettono dentro”.
Una riflessione a metà tra confessione rock e filosofia notturna, che scatena risate e applausi. Perché la Vanoni, anche quando parla di sonno, erba e incubi, ha l’eleganza di chi sa che nulla va preso troppo sul serio. Nemmeno se stessi.
Malgioglio “mute”: scambio (involontario) di identità
Poi tocca a Cristiano Malgioglio, versione inedita: senza voce. “Non parlo”, mima con gesto teatrale. Eppure, voce o non voce, la battuta arriva lo stesso. “Il tassista al telefono mi ha scambiato per Amanda Lear”. Un lampo di autoironia irresistibile, con tanto di sguardo scandalizzato e spalle alzate. Il pubblico, naturalmente, crolla in una risata collettiva.
In un talk domenicale che alterna attualità e leggerezza, è lui a prendersi il ruolo della spalla brillante. E a dimostrare che, persino afono, resta uno showman.
Una serata senza Greta ma con molto racconto umano
L’assenza della giovane attivista ha spostato gli equilibri della puntata. Eppure, il salotto di Fazio ha comunque ricordato perché continua a funzionare: perché sa muoversi dalla riflessione al surreale, dalla politica al nonsense, senza perdere ritmo.
E mentre Greta si riprende dall’influenza, Ornella sogna mondi paralleli e Malgioglio convince tassisti di essere Amanda Lear, Che Tempo Che Fa porta a casa l’ennesima serata in cui tutto può succedere. Anche quando un’ospite manca.
Televisione
“Terrazza Sentimento”, la docu-serie che riapre la ferita Genovese: sesso, droga, potere e caduta libera nella Milano tossica
Condannato in via definitiva a 6 anni e 11 mesi per aver drogato e violentato una 18enne nel suo attico milanese, l’ex imprenditore è al centro della docu-serie “Terrazza Sentimento”: ricostruzioni digitali delle feste, testimonianze delle ragazze e uno sguardo sulla Milano del denaro facile e della notte estrema.
Una terrazza con vista Duomo, vassoi di droga, notti infinite e la figura di un uomo che passava dal palcoscenico delle startup alla voragine. “Terrazza Sentimento”, la docu-serie Netflix in uscita mercoledì, riapre una pagina recente e dolorosa della cronaca italiana: l’ascesa e il crollo di Alberto Genovese, imprenditore simbolo della Milano “up” e poi condannato in via definitiva a 6 anni e 11 mesi per aver drogato e violentato una 18enne nel suo superattico nell’autunno 2020.
L’uomo, il mito (e il baratro)
L’ultima immagine lo mostra diverso, svuotato, quasi irriconoscibile. Ma la serie — ideata da Alessandro Garramone, scritta con Davide Bandiera e Annalisa Reggi, diretta da Nicola Prosatore — non indulge e non mitizza. Racconta una discesa agli inferi, un mondo costruito sul denaro e sulla fascinazione del potere, dove gli eccessi diventano regola e la realtà si distorce fino a implodere.
La Milano che corre e si consuma
Milano è coprotagonista. Città del lavoro spinto e del divertimento sfrenato, del software e della polvere bianca, del networking e del buio dietro i vetri fumé. “Una carica batterica enorme”, la definisce Garramone. Non un semplice sfondo, ma un habitat: la capitale dell’efficienza che di notte ribalta i codici e flirta con l’abisso.
Le ragazze, da ombre a voci
Al centro ci sono anche loro: le ragazze delle feste. Non più sagome giudicate e archiviate, ma testimonianze che tornano a farsi carne e voce. “Allora furono giudicate, quasi colpevoli — ricorda l’autore — ma erano la parte fragile. Potevano essere le nostre figlie, le nostre sorelle”. Una scelta narrativa e morale che sposta l’attenzione dalla voyeuristica cronaca nera alla responsabilità collettiva.
AI e ricostruzioni: capire, non mostrare
Nessuna immagine originale delle telecamere di “Terrazza Sentimento”. Le scene sono state ricostruite digitalmente grazie all’intelligenza artificiale. “Ci serviva far capire, non mostrare”, spiegano gli autori. Un ulteriore segno di distanza da qualunque tentazione estetizzante.
Oltre il caso, una società allo specchio
Genovese resta il protagonista, inevitabilmente. Ma la docu-serie si allarga, mostrando un ecosistema: investitori incantati, influencer affacciate sulla “bella vita”, complici silenziosi, una Milano che stappa champagne e chiude gli occhi. Non una biografia autorizzata — sottolineano i creatori — bensì un racconto della perdizione individuale e collettiva.
Il risultato è un viaggio nella parte nascosta del glamour digitale, dove l’idea di successo scivola fino a diventare abuso, e la caduta di un uomo trascina con sé l’immagine di un’intera scena. Perché, come ricordano gli autori, “in quella storia, a un certo punto, un po’ tutti si sono persi”.
Televisione
Miriam Leone: «Essere madre non significa dimenticare sé stesse»
L’attrice catanese, ospite di Verissimo, si racconta con emozione tra set, maternità e nuove consapevolezze. Mamma del piccolo Orlando, nato nel dicembre 2023, Miriam Leone parla dell’amore come forza che arricchisce, non che annulla.
Miriam Leone, 40 anni, torna in televisione per parlare non solo di cinema, ma di vita vera. Ospite del salotto di Verissimo per presentare il suo nuovo film, Amata, l’attrice siciliana si è aperta con sincerità sul suo primo anno da mamma del piccolo Orlando, nato il 29 dicembre 2023 dal marito Paolo Carullo, musicista e manager.
Con la dolcezza e la profondità che la contraddistinguono, ha raccontato il cambiamento radicale che la maternità ha portato nella sua esistenza: «L’amore per un figlio è una scoperta immensa – ha confidato – ma non deve cancellarti. Solo se resti felice come donna puoi davvero trasmettere gioia a tuo figlio. Dare amore è più importante che riceverlo».
La sorpresa sul set e la paura di rivelarsi
L’attrice ha scoperto di essere incinta in un momento particolarmente intenso della sua carriera, mentre era impegnata sul set della serie Miss Fallaci, in cui interpreta la leggendaria giornalista italiana. «Avevo paura – ha raccontato – perché in molte scene dovevo fumare tantissimo. Cercavo di proporre soluzioni diverse al regista, di cambiare qualcosa, ma non potevo ancora dire che aspettavo un bambino».
Una tensione durata fino al quarto mese, quando ha finalmente potuto condividere la notizia con la troupe. «Le sarte, però, l’avevano già capito», sorride Miriam. «Mi hanno confessato che da settimane allargavano gli abiti. È stato un momento tenero, perché mi sono sentita protetta e accolta».
Una maternità vissuta con libertà e verità
Nonostante l’entusiasmo, l’attrice non nasconde la complessità dell’esperienza: «Sulla maternità ci sono ancora molti tabù. Noi donne abbiamo paura di dire che siamo stanche, che abbiamo bisogno di aiuto, o semplicemente che non tutto è come ce lo aspettavamo. Ma parlarne è fondamentale. Io stessa ho capito quanto sia importante fare domande, affidarsi a chi può supportarci davvero».
Leone invita a un racconto più onesto e sfaccettato della maternità, lontano dagli stereotipi: «Non dobbiamo essere madri perfette, ma presenti. E dobbiamo imparare a volerci bene anche nei giorni in cui ci sentiamo fragili. Essere mamma non significa perdersi, ma conoscersi di più».
Una carriera in equilibrio tra arte e famiglia
Diventata un volto amatissimo del cinema e della televisione italiana, da 1992 a Diabolik, Miriam Leone non ha mai nascosto il desiderio di conciliare la carriera con la vita privata. Oggi, tra un set e un biberon, l’attrice racconta di aver trovato un nuovo ritmo: «Ho imparato a dire qualche “no”, a prendermi il mio tempo. Orlando è la mia priorità, ma anche il mio mestiere è parte di me. Credo che una madre felice sia il miglior esempio per un figlio».
Il film Amata, nelle sale da ottobre 2025, segna per Leone un ritorno intenso e maturo. Diretto da Laura Morante, il film esplora proprio il tema dell’amore materno e della libertà femminile. «È stato emozionante lavorare su un ruolo così vicino a ciò che sto vivendo – racconta –. Ho potuto mettere nel personaggio la mia verità di donna e di madre. E forse è per questo che oggi mi sento più autentica che mai».
Un messaggio alle mamme (e alle donne)
L’intervista si conclude con una riflessione che sembra racchiudere il suo nuovo equilibrio: «A tutte le donne direi di non avere paura di chiedere aiuto, di condividere, di essere imperfette. L’amore di una madre è una forza, non una gabbia. Solo se siamo felici possiamo crescere figli felici».
Con la sua voce calma e sincera, Miriam Leone dimostra ancora una volta di essere non solo un talento versatile, ma anche una donna capace di trasformare ogni esperienza in occasione di crescita e ispirazione.
Un messaggio di autenticità e coraggio, che parla a chiunque cerchi un modo per restare sé stesso anche nei momenti in cui la vita cambia tutto.
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