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Televisione

Sanremo, ultimatum Rai: o il Comune abbassa le pretese o il Festival trasloca a Torino (con rischio flop pubblicitario)

Il cda di Viale Mazzini è spaccato, il Comune di Sanremo non molla sulle richieste economiche e il rischio di perdere il marchio storico preoccupa anche gli inserzionisti: un “piano B” fuori dalla Riviera potrebbe ridurre appeal e incassi.

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    Sanremo, capitale della canzone italiana, rischia di perdere il suo Festival. Nelle ultime ore, la tensione tra il Comune e la Rai è salita alle stelle. Sul tavolo, una trattativa complicata e logorante per l’edizione 2026, con l’ultimatum di Viale Mazzini che scadrà la prossima settimana. Se non si troverà un accordo, il Festival della Canzone Italiana è pronto a fare le valigie. E la destinazione più probabile, ormai non è più un mistero, si chiama Torino: città già collaudata con l’Eurovision Song Contest, con infrastrutture moderne e studi televisivi pronti a ospitare la macchina più complessa della tv italiana.

    Dietro le quinte, la partita è politica, economica e di immagine. Ieri sera l’amministratore delegato della Rai, Giampaolo Rossi, ha aggiornato il cda spiegando lo stato della trattativa con il Comune ligure. La fotografia è impietosa: richiesta economica giudicata “elevata” da Viale Mazzini, cda spaccato, consiglieri che contestano persino la decisione di partecipare al bando pubblico indetto da Sanremo. «Se si partecipa – mormorano alcuni – si accettano le condizioni». E quelle condizioni, oggi, sono considerate indigeste.

    L’errore, secondo i falchi interni, è stato proprio quello di cedere alla paura che qualche altro competitor – magari un gruppo privato – si presentasse al bando. Ma il risultato è stato l’opposto di quello sperato: la procedura ha irrigidito il Comune e complicato i margini di trattativa. Da Palazzo Bellevue trapela fastidio: «Avete partecipato, ora rispettate le regole», è il sottotesto che filtra dalle stanze del sindaco Alessandro Mager.

    Per Mager, perdere il Festival non sarebbe solo uno smacco politico: significherebbe scatenare la furia di albergatori, commercianti e affittuari, già in allarme per un possibile trasloco. Un colpo diretto a quell’indotto che, in una settimana di Festival, fa girare milioni tra hotel, ristoranti e case vacanza. Eppure, anche per la Rai, l’ipotesi di un addio alla città dei fiori rischia di trasformarsi in un autogol di proporzioni storiche.

    Il brand “Sanremo” non è solo una location: è il cuore dell’evento. Traslocare a Torino – per quanto logisticamente efficiente – significherebbe rompere un legame che dura da oltre settant’anni. E, soprattutto, lanciare un messaggio rischioso agli inserzionisti. L’ombra che aleggia nei corridoi di Viale Mazzini è chiara: un “piano B” potrebbe essere percepito come un ridimensionamento del Festival, con un impatto diretto sulle vendite pubblicitarie. E i numeri in ballo non sono uno scherzo: 67 milioni di euro di ricavi lo scorso anno, record assoluto.

    Gli sponsor comprano Sanremo per quello che rappresenta, non solo per i milioni di spettatori. Cambiare città potrebbe spostare equilibri, ridurre la magia e, di conseguenza, lo spazio percepito per i messaggi commerciali. Ed è proprio su questa incognita che il cda Rai si divide: meglio cedere alle richieste del Comune, pur salate, o rischiare di scalfire il mito pur di risparmiare quei 3,5 milioni di differenza tra bando, percentuale su pubblicità ed eventi collaterali?

    Il paradosso è tutto qui: la Rai cerca di tagliare i costi rispetto alle edizioni precedenti, mentre il Comune di Sanremo, forte della sua unicità, rilancia sulle cifre e non arretra. Nel frattempo, si ragiona già sul cronoprogramma: ultimatum in scadenza, ipotesi Torino pronta, ma la sensazione è che la resa dei conti si giocherà tutta nella prossima settimana.

    Nella città dei fiori, intanto, cresce la tensione politica. Se la trattativa saltasse, per il sindaco Mager la poltrona vacillerebbe. E mentre gli hotel temono cancellazioni e i commercianti vedono sfumare l’oro di febbraio, a Roma il cda Rai prepara il piano d’emergenza. Il messaggio che filtra è chiaro: o Sanremo si piega, o Sanremo si perde.

    La verità, però, è che per entrambe le parti la posta in gioco è altissima. Il Festival è molto più di uno show: è un generatore di immagine, economia e identità nazionale. Perderlo o spostarlo significherebbe cambiare la storia della tv italiana. E a oggi, la certezza è una sola: sul futuro del palco più famoso d’Italia, la musica è tutt’altro che scritta.

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      Televisione

      Red Carpet accende Prime: Federica Nargi, Alba Parietti, Pamela Prati, Giulia Salemi e Flavia Vento diventano vip da proteggere

      Federica Nargi, Alba Parietti, Pamela Prati, Giulia Salemi e Flavia Vento sono le protagoniste della nuova edizione di Red Carpet su Prime. Al loro fianco, nei panni di bodyguard decisamente fuori dagli schemi, arrivano Gli Autogol e una squadra di comici pronti a trasformare la protezione in spettacolo.

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        Il tappeto rosso si trasforma in un percorso a ostacoli e la parola “protezione” assume contorni decisamente ironici. Dal 23 gennaio su Prime torna Red Carpet con una nuova squadra di vip pronte a mettersi in gioco e una scorta che promette più risate che sicurezza. A sfilare sotto i riflettori saranno Federica Nargi, Alba Parietti, Pamela Prati, Giulia Salemi e Flavia Vento, cinque nomi molto diversi tra loro ma accomunati dalla voglia di sorprendere.

        Il format gioca proprio su questo: prendere volti iperconosciuti e affidarli a bodyguard improbabili, capaci di trasformare ogni ingresso scenografico in uno show a metà tra performance, gag e imprevisto. Il tappeto rosso diventa così un terreno narrativo dove tutto può succedere, e spesso succede davvero.

        Cinque vip, cinque stili diversi
        Federica Nargi porta con sé l’immagine glamour costruita tra moda e televisione. Alba Parietti è l’esperienza, il carisma e la battuta pronta. Pamela Prati resta una figura iconica, capace di catalizzare l’attenzione anche solo con un passo. Giulia Salemi rappresenta il presente social e televisivo, mentre Flavia Vento aggiunge quella componente imprevedibile che rende ogni scena potenzialmente virale. Insieme, il mix è studiato per far parlare.

        Bodyguard fuori controllo
        A occuparsi della loro “sicurezza” arrivano Gli Autogol, Alessandro Betti, Valentina Cardinali, Alessandro Ciacci, Scintilla, Antonio Ornano e Giulia Vecchio. Una squadra che ha poco a che fare con la serietà delle scorte tradizionali e molto con il mondo della comicità. Il risultato è una protezione che diventa spettacolo puro, fatta di dialoghi surreali, momenti slapstick e situazioni che sfuggono rapidamente di mano.

        Il tappeto rosso come palcoscenico
        In Red Carpet non conta solo arrivare a destinazione, ma come lo si fa. Ogni ingresso è costruito come un piccolo evento, con i bodyguard che diventano coprotagonisti e i vip chiamati a reagire, improvvisare e giocare con la propria immagine pubblica. È qui che il format trova la sua forza, ribaltando le aspettative e trasformando il red carpet in un vero set comico.

        Prime punta sullo show leggero
        Con il debutto fissato al 23 gennaio, Prime scommette su un intrattenimento leggero, pop e ad alto tasso di condivisione. Red Carpet si candida a essere uno di quei programmi che vivono anche fuori dallo schermo, tra clip, commenti e momenti pronti a rimbalzare sui social.

        Vip da proteggere, bodyguard improbabili e un tappeto rosso che promette di non essere mai una semplice passerella. Il gioco è tutto qui.

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          Televisione

          Erica Martinelli e Rosa Chemical a Bella Ma: “D’Urso e La Rocca sopravvalutati”, risposta confusa e stoccata a Magnini

          Erica Martinelli e Rosa Chemical accendono lo studio di Bella Ma con commenti diretti e poco allineati. Barbara d’Urso e Pasquale La Rocca definiti “sopravvalutati”, poi una risposta che spiazza tutti e la frecciata a Filippo Magnini, accusato di essere “un po’ rosicone”.

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          Rosa Chemical

            A Bella Ma il clima si fa leggero solo in apparenza, perché basta una domanda per far partire una sequenza di dichiarazioni che lasciano il segno. Erica Martinelli e Rosa Chemical non girano intorno ai giudizi e, parlando delle coppie rimaste in gara, indicano senza troppi filtri Barbara d’Urso e Pasquale La Rocca come “la coppia più sopravvalutata”.

            La frase rimbalza subito in studio, ma è quello che arriva dopo a trasformare il momento in un piccolo caso televisivo. Alla richiesta di spiegare meglio, Martinelli prova a ritrattare, o forse a correggere il tiro, con una risposta che finisce per confondere più che chiarire: “Io non me ne intendo di ballo, non capisco niente, sopravvalutati non lo so? Boh“.

            La risposta che spiazza anche Diaco
            Una replica che suona talmente fuori asse da diventare protagonista del momento. Tanto che lo stesso Pierluigi Diaco non resiste e glielo fa notare, con una battuta che diventa immediatamente virale: “Questa risposta è più paraguro di me e ce ne vuole eh, è pazzesco“. Lo studio ride, ma il non sense resta lì, sospeso tra ironia e imbarazzo.

            Il risultato è un giudizio lanciato e subito ritirato, come se la parola “sopravvalutati” fosse uscita prima del ragionamento. Una dinamica che in tv funziona sempre: dire, correggere, smentire senza smentire davvero.

            Rosa Chemical e il capitolo Magnini
            A rimettere benzina sul fuoco ci pensa Rosa Chemical, che sposta il mirino su un altro nome. Per lui, il concorrente più “rosicone” sarebbe Filippo Magnini. “Non si accontenta delle cose, è un po’ lamentoso”, dice senza mezzi termini. Ma subito dopo arriva la precisazione che smussa il colpo: “Io sono sempre dalla sua parte, anche io sono un po’ rosicone“.

            Una critica che si trasforma in autocritica, rendendo il giudizio meno tagliente e più complice. Il classico commento che sembra una frecciata, ma prova a restare sul terreno della simpatia.

            Giudizi sparati e parole che restano
            Tra risposte confuse, battute fulminanti e commenti che si correggono da soli, Bella Ma si conferma il luogo perfetto per questo tipo di momenti. Opinioni espresse di getto, ripensamenti immediati e quella sensazione costante che, una volta dette, le parole inizino a camminare da sole.

            In studio si ride, fuori si commenta, e i nomi citati finiscono inevitabilmente al centro del chiacchiericcio. Perché in tv, anche quando si prova a fare un passo indietro, la frase detta resta sempre un passo avanti.

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              Televisione

              Perché Roberto Bolle non è mai stato ad Amici: l’invito c’è stato, la risposta arriva da Cattelan

              Ospite di Alessandro Cattelan, Roberto Bolle rompe un piccolo tabù televisivo e spiega perché non è mai stato ad Amici. Altro che rifiuti o snobismi: gli inviti ci sono stati, ma il calendario e la Rai hanno sempre inciso più di ogni altra cosa.

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                La domanda prima o poi doveva arrivare, e quando arriva passa sempre per la via più diretta. Alessandro Cattelan la piazza senza troppi giri di parole: perché Roberto Bolle non è mai stato ad Amici di Maria De Filippi? Una curiosità che circola da anni, tra pubblico, addetti ai lavori e appassionati di danza. La risposta, però, è molto meno polemica di quanto qualcuno immaginasse.

                Bolle, un po’ imbarazzato ma sorridente, mette subito le cose in chiaro: “No, devo dire la verità, mi è stato anche chiesto di andare. Non come cast o professore, come ospite”. Fine del mistero sugli inviti mancati: Amici ha bussato alla porta del ballerino più famoso d’Italia, e non una volta sola.

                Gli inviti ci sono stati
                Il punto non è mai stato un no ideologico o una distanza dal format di Maria De Filippi. Bolle lo dice chiaramente, sgombrando il campo da qualsiasi lettura maliziosa. Nessuna proposta di entrare nel cast fisso, nessuna cattedra da professore, solo inviti come ospite. Insomma, il classico passaggio celebrativo che molti si aspettavano da tempo.

                Il nodo Rai e il calendario
                Il motivo dell’assenza, spiega Bolle, è molto più pratico che simbolico: “Ancora non ci sono stato principalmente perché ho sempre fatto il programma su Rai Uno ed è sempre capitato in quel periodo”. Una questione di tempi televisivi che si sovrappongono, più che di scelte editoriali. In particolare, aprile torna come un mese chiave, spesso occupato dagli impegni Rai legati alla danza.

                La giornata della danza come spartiacque
                Bolle cita un esempio preciso: “Ad esempio ad aprile per la giornata della danza”. Un appuntamento che per lui è diventato quasi una tradizione televisiva su Rai Uno, difficile da aggirare senza creare conflitti di palinsesto. Quando Amici è in piena corsa, lui è già impegnato altrove, sotto un’altra insegna.

                Nessun veto, solo incastri mancati
                Il racconto restituisce un quadro molto più semplice di quanto si sia detto negli anni. Nessun veto incrociato, nessuna rivalità tra reti, nessuna presa di distanza dal talent più longevo della tv italiana. Solo una serie di coincidenze che, stagione dopo stagione, hanno reso impossibile quell’incontro tanto atteso.

                Alla fine, la risposta di Bolle smonta il mito dell’assenza “scelta” e lo riporta su un terreno concreto: quello dei palinsesti. E lascia aperta una possibilità implicita. Perché se gli inviti ci sono stati e il problema è sempre stato il calendario, allora non è detto che, prima o poi, quel debutto ad Amici non possa davvero accadere.

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