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Televisione

«Se non mi fermo, non ho più niente da dare»: la confessione di Antonella Clerici in diretta

La conduttrice di Rai Uno spiega il suo bisogno di staccare per ricaricare mente e cuore: «Lavorare sempre sotto giudizio ti svuota, servono pause vere per tornare a essere presenti». Accoglie in studio Alessandro Billi e condivide la sua filosofia: «Bisogna saper scendere dalla giostra, almeno per un po’»

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    Una mattinata come tante nel salotto televisivo di È sempre mezzogiorno, il programma culinario di Rai Uno, si è trasformata in un momento di confessione profonda e inaspettata per Antonella Clerici, che ha condiviso in diretta con il pubblico una riflessione personale sul bisogno di fermarsi per ritrovare sé stessi. Il tutto è partito con il rientro in studio dei gemelli Billi, amatissimi volti della trasmissione, di cui uno – Alessandro – era assente da oltre un mese.

    Una pausa lunga e significativa, motivata dallo stesso chef con parole semplici ma chiare: “Ero troppo stressato e ho sentito la necessità di riaccumulare le energie”. A quel punto, Antonella Clerici ha preso la parola con empatia e un pizzico di emozione: “Hai fatto benissimo. Soprattutto per chi fa un lavoro stressante, non è facile reggere costantemente… Siamo sempre sotto giudizio. Anch’io ogni tanto ho bisogno di scendere dalla giostra”.

    “Scompaio dai radar, altrimenti finisco col dare niente”

    La conduttrice ha voluto ribadire come fermarsi non sia un segno di debolezza, ma al contrario un gesto di grande lucidità: “Io questo lo faccio, per esempio, in estate. D’estate scompaio dai radar. Ho bisogno di staccare davvero, di liberare la mente, di uscire dai ritmi che la televisione impone ogni giorno”.

    E ha poi spiegato senza mezzi termini perché tutto ciò per lei è fondamentale: “Il mio cervello ha bisogno di svuotarsi per poter tornare a dare di più. Se non mi prendo del tempo per me, finisco con l’essere vuota. Finisco col non avere più niente da offrire al pubblico, né come professionista né come persona”.

    Una filosofia di vita, non solo un’esigenza lavorativa

    Nel corso dell’intervento, Clerici ha sottolineato come questa scelta di vita sia diventata per lei una sorta di rituale necessario, quasi una medicina per il benessere mentale ed emotivo: “Le pause servono, soprattutto per chi fa un lavoro molto esposto. È stressante non solo fisicamente ma anche mentalmente. Le telecamere, i giudizi, l’ansia da prestazione… Non è sempre tutto rosa e fiori come sembra in video”.

    Le sue parole, pronunciate con sincerità disarmante, hanno colpito i telespettatori e sono rimbalzate subito sui social, dove in molti hanno espresso apprezzamento per la capacità della Clerici di mostrarsi autentica, umana, lontana dai cliché della conduttrice in perenne modalità “perfetta”.

    Il ritorno di Alessandro Billi e l’abbraccio del pubblico

    L’episodio è stato anche l’occasione per riaccogliere calorosamente in studio Alessandro Billi, lo chef “scomparso” per un mese e tornato a fianco del fratello gemello Filippo. Antonella non ha nascosto la sua gioia nel riaverli entrambi: “Bravo Ale, noi abbiamo rispettato il tuo bisogno di staccare. E siamo felici che tu sia tornato”.

    Una frase che, tra le righe, conferma il clima familiare che la Clerici ha saputo costruire in anni di televisione, trasformando È sempre mezzogiorno in uno spazio in cui c’è posto anche per la fragilità, i ritmi umani e le necessità interiori.

    Le vacanze (meritate) in vista

    Con l’estate alle porte e i palinsesti in procinto di rimescolarsi, Antonella ha già chiarito che il suo break annuale non è in discussione: “Anche questa estate scomparirò per un po’. Fa parte del mio equilibrio. È il modo che ho trovato per restare vera, lucida, viva. Per me stessa, per il mio pubblico e per la mia famiglia”.

    Una dichiarazione d’amore per la vita, prima ancora che per il lavoro. Una piccola lezione di consapevolezza in diretta nazionale. E forse, una risposta concreta a quella pressione invisibile che ogni giorno pesa su chi lavora nel mondo dello spettacolo.

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      Televisione

      Monica Maggioni lascia la Rai ma si blinda per cinque anni: contratto d’oro da conduttrice e autrice di programmi di approfondimento

      Mentre annuncia le dimissioni, Maggioni ottiene un contratto milionario sul modello di Bruno Vespa, che le garantisce cinque anni come autrice e conduttrice di trasmissioni di approfondimento. Un passaggio che solleva più di un malumore dentro Viale Mazzini e che rafforza la sua ambizione di diventare il nuovo volto simbolo del giornalismo Rai.

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        Dimissioni con paracadute. Monica Maggioni, volto storico del giornalismo Rai, ha lasciato l’azienda dopo 33 anni di carriera da dipendente, ma lo ha fatto firmando nello stesso momento un nuovo contratto da esterna: cinque anni blindati per scrivere e condurre programmi di approfondimento. Una scelta che la colloca fuori dal vincolo dei 240mila euro annui riservati ai dirigenti e la avvicina al modello già sperimentato da Bruno Vespa.

        La giornalista, unica donna ad aver diretto finora il Tg1 e poi presidente della Rai, ha deciso di percorrere la strada che più le è congeniale: stare davanti alle telecamere. Così, mentre ufficializza le dimissioni, mette nero su bianco un accordo che la conferma al centro dell’offerta informativa del servizio pubblico. Tra i format già previsti ci sono “In mezz’ora” e “Newsroom”, ma l’obiettivo è quello di consolidarla come presenza fissa della fascia di approfondimento.

        Fino a poche settimane fa Maggioni era responsabile della Direzione Editoriale per l’Offerta Informativa, incarico strategico che le dava voce anche sulle sedi estere, le trasferte e i corrispondenti. Una posizione che, secondo indiscrezioni, non era stata accolta con entusiasmo dai vertici delle testate, provocando attriti interni. Resta da capire se proprio queste tensioni abbiano spinto la giornalista ad abbandonare la carriera da manager per tornare a quella da autrice e conduttrice.

        Il contratto quinquennale, stando ai rumors, è un vero e proprio “scivolo dorato”: Maggioni potrà muoversi come figura artistica, con margini economici e creativi ben più ampi di quelli concessi ai colleghi rimasti all’interno dell’organigramma. Per molti è l’ennesima conferma della sua ambizione: diventare il nuovo volto di riferimento dell’approfondimento Rai, una “Vespa in gonnella” pronta a guidare la narrazione politica e culturale dei prossimi anni.

        Resta l’incognita sulle reazioni interne. In un’azienda attraversata da equilibri fragili e tensioni editoriali, la sua scelta rischia di alimentare discussioni e invidie. Ma a Viale Mazzini, una cosa è già certa: Monica Maggioni, più che lasciare la Rai, ha appena rilanciato la sua partita.

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          Televisione

          Amanda Lear contro HBO: “Enigma è un vergognoso tentativo di guadagnare su di me, farò causa”

          Il film “Enigma”, diretto da Zackary Drucker, accosta la vita di Lear a quella dell’attivista trans April Ashley. L’artista parla di violazione contrattuale e diffida già inviata. HBO respinge le accuse: “Nessun limite sui temi”.

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            Amanda Lear torna al centro della scena, ma questa volta non per una canzone o una mostra, bensì per una battaglia legale. L’artista 85enne ha annunciato di voler citare in giudizio HBO, colpevole a suo dire di aver oltrepassato i limiti nel documentario Enigma, uscito a fine giugno, che ripercorre la sua carriera accostandola a quella della modella e attivista trans April Ashley.

            Lear contesta soprattutto il riferimento al presunto “dead name” Alain Tap e alla voce secondo cui avrebbe subito un’operazione chirurgica di riassegnazione del sesso a Casablanca. “Sono vittima di transvestigation”, ha dichiarato a Il Messaggero, accusando i produttori di aver violato clausole contrattuali che avrebbero escluso quei temi. “I miei avvocati hanno inviato una diffida, ma loro se ne sono fregati. In America fare causa è un incubo”.

            La regista Zackary Drucker difende invece il film, definendolo “un documentario d’amore” verso una figura da lei ammirata. “Volevo sapere chi fosse davvero la mia icona, perché c’è sempre un’ombra di dubbio”, ha spiegato. HBO, dal canto suo, afferma che l’accordo firmato non limitava in alcun modo i contenuti e sostiene di non aver ricevuto alcuna comunicazione ufficiale di diffida.

            Nel documentario compaiono anche vecchi spezzoni televisivi, tra cui uno con Gianni Boncompagni che le chiede apertamente se sia un uomo: Lear, con il suo consueto tono ironico, si limita a rispondere “Ma Gianni!”. In un’altra clip, racconta a Mara Venier di aver alimentato le voci sul suo passato solo per gioco, dicendo: “Il prossimo uomo che mi vedrà nuda sarà il medico legale”.

            Amanda Lear ha sempre giocato sull’ambiguità, senza mai confermare né smentire del tutto le speculazioni. In passato, in un’intervista con Maurizio Costanzo, aveva ricordato come un servizio fotografico di nudo avesse infranto quel velo di mistero che al pubblico piaceva coltivare: “La gente preferiva credere alla favola, piuttosto che guardare la realtà”.

            Oggi, con Enigma, la questione si riapre. Per i fan, è l’ennesimo capitolo di una biografia segnata dall’ambiguità; per Lear, invece, è un attacco alla sua immagine e al suo diritto a decidere cosa raccontare di sé. Una battaglia legale che si annuncia lunga e complessa, e che riaccende il dibattito su confini, identità e diritti d’immagine nel mondo dello spettacolo.

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              Televisione

              Pippo Baudo, l’ultimo applauso: Militello si ferma per il Maestro della tv

              Il vescovo Peri e il padre spirituale Albanese hanno celebrato i funerali insieme ad altri quattordici parroci. Cori e letture scelte personalmente dal conduttore hanno reso unico il rito. Lorella Cuccarini, Al Bano e Gigi D’Alessio in prima fila tra le lacrime e gli applausi.

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                Il santuario della Madonna della Stella non era mai stato così gremito. Militello in Val di Catania ha dato l’ultimo addio a Pippo Baudo in una cerimonia che resterà nella memoria collettiva. Centinaia di persone non hanno trovato posto in chiesa e hanno seguito il rito dal maxi schermo allestito nella piazza antistante, inondata dal sole e dal silenzio interrotto soltanto dagli applausi all’ingresso del feretro.

                La liturgia è stata presieduta dal vescovo di Caltagirone, Calogero Peri, insieme al parroco, padre Giuseppe Luparello, a don Giulio Albanese – padre spirituale di Baudo arrivato da Roma – e ad altri quattordici sacerdoti dei paesi vicini. «Carissimo Pippo – ha detto il vescovo – ti auguriamo di splendere come stella non soltanto nel firmamento degli uomini, ma soprattutto in quello di Dio. Perché solo l’amore resta ed è per sempre».

                L’omelia è stata affidata a don Albanese, che con voce rotta ha ricordato le confidenze dell’amico: «Poco prima di morire mi ha detto che il successo non basta a riempire il cuore. Pippo lo sapeva bene: ciò che conta davvero è l’amore che si dona, la giustizia che si cerca, la legalità che si difende. Questo è l’insegnamento che lascia a tutti noi».

                I canti hanno aggiunto intensità al rito. Il coro polifonico Maris Stella ha eseguito i brani scelti con cura, usando il pianoforte che Baudo regalò nel 1998. «Eccomi» all’ingresso, «Se tu mi accogli» all’offertorio, «Panis Angelicus», «Ave Verum» e l’«Ave Maris Stella» di Nino Rota alla comunione. Infine «Maria Mamma Nostra», inno tradizionale della patrona del paese. «Sicuramente Pippo l’avrà cantata tante volte», ha raccontato Salvatore, uno dei coristi.

                Le letture non sono state casuali. Dal Libro della Sapienza il passo che dice «Agli occhi degli stolti parve che morisse… ma essi sono nella pace»; dal Vangelo di Matteo le Beatitudini: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli». Parole che hanno risuonato tra le navate come un testamento spirituale.

                In prima fila i figli Tiziana e Alessandro, visibilmente provati, e l’inseparabile assistente Dina Minna. Tra i volti dello spettacolo Lorella Cuccarini, inseguita dai cronisti, Al Bano, Michele Guardì, Gigi D’Alessio. «Finalmente si sono accorti della sua grandezza», ha detto Al Bano. «Pippo era alto in tutto quello che faceva. Ho una vita con lui, non un ricordo». E D’Alessio ha aggiunto: «La Rai ha perso la sua R. Pippo era della gente, era uno di noi. Una volta mi chiese un concerto per Militello: ora sono qui per una cosa più triste, ma so che da lassù continuerà a dirigere».

                Non è mancata la rappresentanza istituzionale: il presidente del Senato Ignazio La Russa, il ministro Adolfo Urso, il sottosegretario Gianmarco Mazzi, il governatore Renato Schifani e il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno. «Siamo qui – ha spiegato il vescovo Peri – per salutare non solo un personaggio, ma un amico. Pippo ha portato la Sicilia nel cuore di tutti gli italiani».

                Un malore per un carabiniere in alta uniforme, subito soccorso tra gli applausi, ha interrotto per pochi minuti il rito. Poi l’uscita della bara ha riportato l’attenzione su di lui: applausi lunghi, mani tese, lacrime. Un addio che ha avuto il calore di uno show corale, senza telecamere ma con lo stesso pathos di una diretta televisiva. Pippo Baudo ora riposa nella tomba di famiglia al cimitero di Militello, tra la sua gente.

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