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Televisione

Temptation Island: fin che la barca va…incidente in mare per l’imbarcazione della produzione

Un’imbarcazione utilizzata per il programma si è inabissata davanti al Calandrusa Resort, nuova location della trasmissione. Nessun ferito, ma danni materiali ingenti.

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    La nuova edizione di Temptation Island non poteva iniziare con un colpo di scena più inaspettato. Nelle acque di Guardavalle Marina, in provincia di Catanzaro, una barca a vela della produzione è affondata a poche centinaia di metri dalla costa, proprio davanti al Calalandrusa Resort, sede delle riprese di quest’anno. L’imbarcazione, che aveva sostato per alcuni giorni nel porto di Roccella Jonica, era diretta verso la location del reality. Secondo una prima ricostruzione, avrebbe urtato un relitto sommerso, già segnalato nelle cartine nautiche, causando un danno irreparabile alla struttura e portandola rapidamente all’inabissamento.

    L’intervento della Guardia Costiera

    Il fatto non è passato inosservato: residenti e bagnanti, increduli, hanno assistito alla scena, allertando subito i soccorsi. Sul posto sono intervenuti gli uomini della Guardia Costiera di Roccella Jonica e Soverato, che hanno avviato accertamenti per chiarire la dinamica dell’incidente. Fortunatamente, nessuno è rimasto ferito, né tra i membri della produzione né tra i concorrenti del programma, ma il danno economico è rilevante. L’imbarcazione era destinata a trasportare i protagonisti di Temptation Island nelle uscite in mare, parte integrante del format.

    Un inizio movimentato per Temptation Island 2025

    Nonostante l’imprevisto, la produzione ha deciso di proseguire con le registrazioni, che termineranno pochi giorni prima del debutto ufficiale fissato per giovedì 3 luglio su Canale 5. Quest’anno, dopo undici edizioni in Sardegna, il programma ha scelto la costa ionica calabrese per ospitare le nuove vicende sentimentali. Alla guida dello show è stato confermato Filippo Bisciglia, volto storico della trasmissione, pronto a raccontare le emozioni, le tensioni e i colpi di scena che accompagneranno le coppie nel loro viaggio nei sentimenti.

    Un inizio movimentato, dunque, per una stagione che promette schizi e spruzzi dentro e fuori dal villaggio. La produzione non ha ancora deciso se sceglierà un nuovo mezzo per le riprese in mare o se rinuncerà a questa parte del format. L’unica certezza, per ora, è che Temptation Island 2025 è già in burrasca.

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      Televisione

      Gabriele Corsi chiarisce l’addio a Domenica In: “Nessun litigio, è cambiato il progetto”

      Il conduttore rompe il silenzio dopo la rinuncia alla co-conduzione con Mara Venier: “I soldi non c’entrano, era una questione di coerenza”. Nel frattempo si fanno insistenti le voci su un possibile futuro a Reazione a Catena, ma nulla è ancora ufficiale

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      Gabriele Corsi

        Dopo giorni di indiscrezioni, Gabriele Corsi ha deciso di parlare apertamente. Il conduttore, volto noto del piccolo schermo e già protagonista del PrimaFestival e di vari format di successo, ha rilasciato una nota per chiarire le motivazioni dietro la sua uscita dal progetto Domenica In, dove avrebbe dovuto affiancare Mara Venier nella stagione 2025-2026, la cinquantesima del programma.

        L’annuncio della sua partecipazione era arrivato tra grande entusiasmo, proprio mentre Mara Venier – storica padrona di casa – annunciava l’intenzione di alleggerire i propri impegni a causa di questioni familiari. L’idea, appoggiata dalla Rai, era quella di una conduzione più corale, dove Venier sarebbe rimasta come figura centrale affiancata da altri professionisti, tra cui proprio Corsi e, inizialmente, anche Nek, poi defilatosi.

        Ma a sorpresa, pochi giorni fa, la Rai ha comunicato ufficialmente che Corsi non farà parte del cast di Domenica In, parlando di una separazione consensuale per “sopraggiunta incompatibilità con altri progetti già in essere”. La notizia ha riacceso le speculazioni: da presunti contrasti con la Venier a divergenze economiche.

        A chiarire la situazione è stato lo stesso Corsi con una dichiarazione netta, pubblicata attraverso la sua società di produzione:

        “I soldi non c’entrano. È vero invece che, prima della presentazione dei palinsesti, mi era stato illustrato un progetto artistico molto chiaro. Ma dopo un mese, quel progetto è stato modificato in modo sostanziale.”

        Il conduttore ha sottolineato come la decisione di fare un passo indietro sia stata ponderata, e dettata dalla volontà di mantenere coerenza con il proprio percorso professionale:

        “È normale che un’azienda cambi i propri piani, ed è altrettanto normale che un artista scelga se aderire o meno a quei cambiamenti. Nessuna polemica, nessun dramma.”

        Nel frattempo, Radio Rai e diversi blog televisivi riportano che Corsi sarebbe tra i papabili per Reazione a Catena, quiz estivo molto seguito e già nelle sue corde. Ma prima di un’eventuale staffetta, bisognerà attendere la conclusione dell’attuale contratto di Pino Insegno, in scadenza a fine 2025.

        Intanto, Corsi guarda avanti:

        “Resto disponibile a future collaborazioni con la Rai, come già accaduto in passato. Le polemiche? Spesso sono solo ricostruzioni fantasiose. La verità è molto più semplice.”

        Una risposta che chiude, almeno per ora, ogni tipo di congettura.

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          Televisione

          “Franchitto”, il film sul poliziotto che sfidò la mafia messinese, arriva in tv

          Ispirato a una storia vera, il film diretto da Franco Arcoraci racconta la lotta di un uomo contro la criminalità organizzata. Nel cast anche Sperandeo, Riotta, Rettondini e Guia Jelo

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            S’intitola Franchitto ed è pronto a sbarcare su Amazon Prime Video Italia e su altre piattaforme internazionali, tradotto in inglese e spagnolo. Il film racconta la storia di un poliziotto che ha dedicato la vita alla lotta contro la mafia barcellonese, ispirandosi alla vicenda reale del regista stesso, Franco Arcoraci, ex agente di polizia attivo per venticinque anni in Sicilia.

            Girato interamente in location tra Milazzo, Spadafora, Oliveri e Barcellona Pozzo di Gotto, Franchitto è un’opera dal forte impatto narrativo ed emotivo. Prodotto da Venarc Comunicazione, è stato realizzato senza fondi pubblici, grazie al contributo di associazioni e finanziamenti privati. L’obiettivo è chiaro: raccontare la lotta quotidiana alla criminalità organizzata attraverso la storia di chi ha scelto di esporsi in prima persona, con coraggio e determinazione.

            Il protagonista, interpretato da Rosario Petix, è ispirato a Franco Arcoraci, che negli anni Novanta entrò a far parte della squadra investigativa del commissariato di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina. In un contesto segnato da intimidazioni, violenza e criminalità radicata, Arcoraci – soprannominato “Franchitto” – ha condotto numerose operazioni contro la mafia, partecipando all’arresto di latitanti e guadagnandosi sul campo il rispetto delle istituzioni e dei colleghi.

            Il film non si limita a ritrarre l’azione investigativa, ma esplora le conseguenze personali e familiari di una vita spesa nella lotta per la legalità. Franchitto è anche il racconto di un uomo solo, spesso costretto a fronteggiare minacce e pericoli con le proprie forze, in un clima in cui la presenza dello Stato sembrava intermittente e la solidarietà popolare fragile. Il protagonista si ritrova più volte a dover firmare documenti in cui si assumeva la piena responsabilità dei rischi legati al proprio incarico, pur di non essere trasferito in sedi meno esposte.

            «La mafia si può combattere con la cultura della legalità», ha dichiarato Arcoraci, che con questo film intende trasmettere ai più giovani un messaggio chiaro: affrontare la criminalità organizzata è possibile, anche a costo di sacrifici personali, purché si scelga con fermezza la via della giustizia, della meritocrazia e del coraggio civile.

            Il cast riunisce nomi noti del cinema italiano: oltre a Petix, compaiono Vincent Riotta, Tony Sperandeo, Francesca Rettondini, Turi Giuffrida, Nando Morra, Giusy Venuti, Angelo Maria Sferrazza, Marilena Più, Tony Gangitano, Mario Pupella, Barbara Bacci, Daniela Lucchesi (al suo debutto cinematografico) e la partecipazione speciale di Guia Jelo.

            La regia punta su un linguaggio diretto, realistico e coinvolgente. Lontano dai toni enfatici, il film restituisce l’umanità fragile di chi sceglie la strada dell’integrità. A emergere non è solo la tensione delle indagini, ma anche la solitudine, la paura, il senso del dovere e l’inquietudine di chi vive costantemente in bilico tra missione e rinuncia. Il tutto accompagnato da una fotografia curata da Alfio D’Agata e distribuito da Cinemaset e Sileo.

            Franchitto si inserisce nel filone del cinema civile italiano, con un occhio attento al genere crime e alle storie vere che lasciano il segno. Non è solo un film d’azione, ma una riflessione sull’importanza di non voltarsi dall’altra parte, anche quando il prezzo da pagare è alto. Un tributo a chi ha scelto di combattere l’illegalità con gli strumenti della giustizia, senza mai nascondersi.

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              Selvaggia Lucarelli affonda la D’Urso: “Cinica, performativa, incapace di dire ciò che pensa davvero”

              “L’ho vista ballare in tv, disse: ‘Io sono la più forte di tutte’. Una rara verità detta in pubblico”, scrive Selvaggia Lucarelli. Poi l’affondo: “Una delle persone meno capaci di rilasciare interviste autentiche. Creava dinamiche mortificanti e si dissociava in diretta. Fingeva di parlare al popolo, ma accumulava potere”.

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                Non è la prima volta che Selvaggia Lucarelli affonda il colpo, ma questa volta lo fa con la lama più affilata. A riaccendere la miccia è stato un ricordo personale condiviso sui social, in cui la giornalista racconta l’ultima apparizione tv di Barbara D’Urso con lei in studio: “Aveva ballato (benino) con un ballerino portato da casa”, scrive, “commentai che la trovavo in forma e che in fondo questo le interessava, essere la più forte di tutte. Lei mi diede una risposta fulminante: ‘Io sono la più forte di tutte’. Fu una delle poche verità assolute che le scapparono in pubblico, credo”.

                Lucarelli ne approfitta per fare un ritratto senza sconti di una delle figure più divisive della televisione italiana. “Una persona meno capace di rilasciare interviste in cui davvero dica ciò che le passi per la testa, non l’ho vista mai”, scrive, accusando la D’Urso di costruire costantemente un personaggio a uso e consumo del pubblico, senza mai lasciar intravedere la vera sé.

                Poi l’attacco più diretto: “La sua tv era quella in cui lei creava dinamiche spesso mortificanti per ospiti o spettatori e poi ‘io mi dissocio’. Che è un po’ come spingere qualcuno giù dalle scale e poi dire ‘Ma io gli avevo chiamato l’ascensore’”. Per Lucarelli, D’Urso è sempre stata cinica e abilmente manipolatrice: una regina dell’empatia “performativa”, capace di mostrare compassione solo per ottenere ascolti.

                E se il suo celebre saluto alle “donne che stirano” sembrava un gesto popolare e accogliente, per Lucarelli era solo l’ennesima costruzione. “Fingeva di essere una del popolo mentre accumulava potere”. Una carriera costruita tra lacrime in diretta e drammi in prima serata. Ma ora che la televisione è cambiata, scrive Lucarelli, “Barbara è rimasta sempre più sola”. E la maschera, forse, non basta più.

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